CeSID – Competence Center on Sustainability, Innovation, Digitalization
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Osserva l’intero contesto in cui viviamo, non escludere niente e nessuno, sii tu il nuovo che vuoi vedere!
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ERSlab Food & Wine con Hummus Town (Shaza e Loma Saker) – 18 maggio 2020

Lo scorso 18 maggio l’ufficio ERShub, nella persona di Simone Budini, ha portato avanti il Laboratorio dedicato agli studenti del Master in Food & Wine, facendo conoscere agli studenti una realtà particolarmente speciale: quella di Hummustown. Questa realtà nasce nel 2017 con uno scopo più che nobile: fondare un laboratorio di cucina che avrebbe visto tra chef e gestori persone originarie della Siria sfuggite alla guerra, per offrire loro la possibilità di lavorare e riscattarsi, lasciandosi alle spalle gli orrori del conflitto civile e delle perdite che hanno subito, alla ricerca di una concreta possibilità di ricominciare. L’idea è nata proprio da una persona che la Siria ce l’ha nel sangue: Shaza Saker, trasferitasi in Italia negli anni ’80 insieme alla sua famiglia, attualmente programme officer alla FAO, che non ne poteva più di sentirsi impotente di fronte alla tragedia che stava vivendo il suo popolo, buona parte del quale è approdata nel Bel Paese sognando una nuova vita, una vita normale. E non sono certo né l’elemosina né l’assistenzialismo che possano innescare questo processo, ma semplicemente la possibilità di vivere una vita normale, potendo guadagnare il necessario per vivere grazie al proprio lavoro. Come sta scritto nella loro storia: Refugees Want Parity, Not Charity (I rifugiati hanno bisogno di parità, non carità).

Hummus Town offre cibo a domicilio, nonché catering per eventi e feste, preparando con amore e impegno cucina siriana da persone che sanno prepararlo perché lo conoscono molto bene, essendoci cresciute, avendo tali ricette così radicate nella propria cultura. Lo scopo è molteplice: all’arricchimento personale si unisce l’abbattimento di barriere culturali, nonché l’occupazione onesta di persone che altrimenti avrebbero difficoltà d’inserimento proprio a causa di queste stesse barriere. Un business virtuoso perché eticamente fondato. (Per saperne di più www.hummustown.com )

La dott.ssa Saker ha così commentato la partecipazione al Lab: “A nome di Hummustown vi ringrazio vivamente per aver scelto il nostro progetto come argomento. Personalmente sono rimasta particolarmente entusiasta durante tutte le 4 presentazioni! Ogni gruppo ha presentato delle idee non solamente originali per come fare crescere il progetto, ma soprattutto sono stati capaci di mantenere il focus sulla vera identità del progetto – sì è un business, ma non uno qualsiasi, è un business con un cuore che batte per aiutare quelli meno fortunati.  stata una vera scoperta per me scoprire una generazione non tipicamente “millennials” anzi… grazie a voi per questa esperienza!”.

Anche i commenti degli studenti hanno dimostrato la contentezza di partecipare a tale laboratorio e poter conoscere una realtà così innovativa, così diversa rispetto a tante esperienze del food business giudicandolo “…un’ottima opportunità di scambio culturale e di idee”, o ancora “…mette in risalto delle tematiche poco toccate in altri corsi!” lamentando solo il fatto che sarebbe stato ancora meglio poterlo svolgere dal vivo (assaggiando con i propri sensi la bellezza della cosa…) situazione non consentita, purtroppo, a causa del fatto che ci si trova proprio all’inizio della fase 2 della Quarantena da Covid-19.

Il lato positivo però c’è stato sicuramente: i ragazzi ora son venuti a contatto con questa realtà, che non dimenticheranno facilmente. Un altro seme di bene è stato piantato: chi gli permetterà di crescere?

Uno studente, che ha preferito restare anonimo, ha dichiarato non solo che “Per quanto riguarda il laboratorio (…) mi è davvero piaciuto, nonostante sia stato fatto in modalità “digital” i valori (…) sono arrivati in maniera forte e precisa” ma anche affermato di essersi commosso al racconto di esperienza di vita (in fuga dalla guerra) di uno dei ragazzi siriani che lavorano da Hummus Town; e ancora continua col dire che “…questo corso ci ha sicuramente aperto di più la mente e gli orizzonti richiamando in noi anche un senso di solidarietà che mai come questi giorni attraverso social e telegiornali sembra essersi perso.

Ha spiegato la differenza tra ciò che siamo e ciò che vogliamo essere.