lbs
Asstel: «Serve oltre un miliardo di euro per formazione e ricambio generazionale nelle tlc»
Asstel: «Serve oltre un miliardo di euro per formazione e ricambio generazionale nelle tlc»
lbs

Parla la direttrice dell’associazione Laura Di Raimondo a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School. Il fondo di solidarietà bilaterale tra gli strumenti necessari secondo l’associazione: «Occorre un sostegno aggiuntivo da parte del Governo»

«Serve oltre 1 miliardo di euro per formazione e ricambio generazionale nelle tlc» «Da qui al 2025 serve oltre un miliardo di euro per formare ed effettuare il ricambio generazionale dei 130mila dipendenti del settore delle telecomunicazioni». Lo afferma Laura Di Raimondo, direttrice di Asstel, facendo il punto sulle prossime sfide del comparto e sulla necessità di dar vita, proprio per affrontare questo processo di trasformazione, al fondo bilaterale di solidarietà di settore come previsto nel contratto collettivo. Il fondo, spiega a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School, «è uno strumento di straordinaria importanza sia per il settore sia per l’indotto. La fotografia ad oggi ci consegna un comparto che sta invecchiando, occorrono politiche di formazione permanente, di reskilling, upskilling, occorre assumere giovani. Serve una cassetta degli attrezzi di cui il fondo di solidarietà è uno degli strumenti, assieme al contratto di espansione e al fondo nuove competenze, che vanno resi strutturali». Ma per avviare la piena operatività del fondo, che per due terzi sarà sostenuto economicamente dalle aziende, per un terzo dai lavoratori, prosegue Asstel, «occorre un sostegno aggiuntivo da parte del Governo».

Solari (Cgil): «Fondo di solidarietà è anche nelle nostre richieste»

Il sindacato è sulla stessa linea. «Il fondo di solidarietà – dice Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil – è anche nelle nostre richieste, all’epoca avevamo immaginato che ci potesse essere un contributo anche dal mercato, con 2 centesimi a sim, ma questa strada sembra complicata. Fermo restando la partecipazione di lavoratori e aziende, servirebbero fondi pubblici per l’avvio. Va comunque notato che sarebbe utile che questi strumenti fossero parte integrante della riforma degli ammortizzatori, purtroppo in questi giorni assistiamo alla chiusura del blocco dei licenziamenti senza una riforma complessiva». Previsto inizialmente dalla legge Fornero e ripreso dal Jobs Act, il fondo bilaterale di settore punta a risolvere i problemi legati alla trasformazione di un comparto, adattandosi ai bisogni della filiera delle telecomunicazioni, incentivando i percorsi di formazione e riqualificazione, sostenendo il ricambio generazionale e le nuove assunzioni.

Per l’associazione agire all’interno della missione 5 del Pnrr

Per Asstel il Pnrr è la risorsa adatta per sostenere il fondo: «si potrebbe agire all’interno della missione 5 del Pnrr “inclusione e coesione” in cui rientrano anche gli interventi su occupazione e politiche attive oppure nella prossima legge di Bilancio sulle cui linee generali si comincia a ragionare proprio in queste settimane». Una delle esigenze più sentite dal settore è quella di investire nella formazione delle persone che lavorano nelle aziende della filiera. «Serve attivare un patto per le competenze che preveda la formazione permanente indispensabile alla trasformazione digitale e all’innovazione a beneficio di imprese e persone. Stiamo formando tutti e 130mila lavoratori della filiera senza lasciare – afferma Di Raimondo, anticipando alcune tematiche del convegno “Le sfide delle telco per l’Italia del futuro: dalla formazione dei giovani al fondo bilaterale di settore” alla Luiss Business School il 31 maggio” – nessuno indietro, occorre procedere con azioni di formazione permanente. Già oggi sono coinvolti oltre 75mila persone in attività di upskilling e oltre 28mila in attività di reskilling. Ma occorre fare di più: vogliamo passare dai cinque giorni svolti in media di formazione nel 2020 a 7-8 giorni già dal 2021».

Boccardelli (Luiss BS): «Chiamati a difendere centralità del capitale umano»

L’impegno a lavorare sulle competenze è condiviso anche dalla Luiss Business School. «Abbiamo davanti a noi un orizzonte in continua trasformazione – è il commento del direttore Paolo Boccardelli – e siamo chiamati a intercettare, analizzare e definire i trend della trasformazione digitale con una rapidità mai sperimentata prima d’ora. In un contesto dominato dalla messa in discussione di ogni parametro precedentemente consolidato noi, protagonisti dell’alta formazione manageriale e in prima linea nell’accompagnare i leader del futuro nel processo di valorizzazione dei talenti e acquisizione di nuove competenze e strumenti, siamo chiamati a difendere la centralità del capitale umano. È alla persona, al valore del professionista e del cittadino consapevole che dobbiamo guardare, concentrando i nostri sforzi per alimentare processi virtuosi per il mondo del lavoro e per la società nel suo complesso».

Lo Storto (Luiss): «Entro 2025 potrebbe emergere 97 milioni di posti di lavoro»

Varie le figure richieste dal mercato, tra quelle più gettonate ci sono i data scientist e gli IoT solutions engineer. «L’accelerazione tecnologica causata dalla pandemia –aggiunge Giovanni Lo Storto, direttore generale della Luiss – ha generato una trasformazione senza precedenti del mondo delle professioni: secondo il Rapporto “The future of Jobs” del World economic forum, entro il 2025 potrebbero emergere 97 milioni di nuovi posti di lavoro a livello globale in un next normal in cui il digitale rappresenterà sempre più un driver di crescita inclusiva e di sviluppo economico e sociale, tra cui lo sbarco della connettività 5G». Per guidare la trasformazione in atto «e mai subirla, è fondamentale – conclude Lo Storto – investire nelle digital skills, soprattutto dei giovani».

SFOGLIA IL REPORT COMPLETO

28/5/2021

Data pubblicazione
28 Maggio 2021
Categorie
DigitEconomy.24