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FOCUS – Il dramma nascosto di una attenzione sotto assedio
FOCUS – Il dramma nascosto di una attenzione sotto assedio
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His strategy was simple: focus

Daniel Goleman a proposito di Steve Jobs

Barbara Parmeggiani

Daniel Goleman è uno degli autori che ha influenzato maggiormente la mia formazione professionale. La sua azione di divulgatore, anche al di là del best seller “Emotional Intelligence”, ha avuto un impatto incredibile sulla cultura occidentale. Colpisce soprattutto il suo ruolo di mediatore intelligente tra U.S.A. e Oriente, in particolare per quanto riguarda meditazione e buddismo. Non tutti sanno infatti che Goleman è stato uno dei pionieri che, negli anni ’70, ha soggiornato lungamente in Asia per attività di ricerca. Attraverso due suoi amici Adam Angle e Francisco Varela (e il loro Mind and Life Institute, nato per stimolare il dialogo tra il Dalai Lama e gli scienziati occidentali), ha poi organizzato nel 1990 un incontro su Emozioni e Salute, pubblicato nel libro “Healthy Emotions”. Dieci anni dopo ha inoltre messo in piedi un secondo dialogo su ciò che rende distruttiva una emozione, narrato in un secondo libro“Destructive Emotions”.

Cosi lo descrive Mark Epstein, quando alla fine del decennio, frequentava il corso di Psicofisiologia di Harvard: “L’argomento del corso era la connessione mente-corpo, gli stati di coscienza, il biofeedback e la relazione del sistema nervoso con l’umore e il pensiero.

Alcune lezioni erano tenute in un auditorium da un professore, ma la gran parte dell’insegnamento si svolgeva in aule più ristrette guidate da studenti laureati. L’insegnamento della mia sezione era condotto da un giovane, di nome Daniel Goleman, che aveva un casco di capelli scuri a riccioli e che, il primo giorno che avevo varcato la soglia della sua aula, portava un paio di pantaloni a coste larghe a zampa d’elefante, di color porpora. Quei pantaloni mi piacevano. Era appena tornato dall’India, dove aveva fatto ricerche sulle tecniche di meditazione e portava ancora con lui l’aura del subcontinente. Mi pareva quasi di poter sentire il profumo d’incenso. La mia reazione più immediata dopo il nostro incontro fu che desideravo tutto ciò che lui aveva:non solo il suo aspetto, ma la sua comprensione delle cose.”

Insomma la dedizione di Goleman a questi temi non ha origine recente, anzi il guru dell’Intelligenza Emotiva, si occupa delle innumerevoli sfaccettature dell’attenzione da ormai oltre trent’anni. Rileggo quindi con piacere il suo bel volume, FOCUS, per verificare e fissare alcune idee sull’utilizzo dell’attenzione nel mondo contemporaneo.

E’ sotto gli occhi di tutti come oggi l’attenzione sia assediata da ogni lato e come sia ormai entrato nella consuetudine quotidiana vedere una persona che parla animatamente con un interlocutore virtuale mentre consuma un veloce tramezzino al bar, o guidare l’auto dando costantemente un’occhiata al navigatore, o ascoltare qualcuno mentre messaggia un amico sullo smartphone.

Quasi non ci stupiamo più. Eppure è evidente che è arrivato il momento di chiederci che cosa accade al nostro rendimento quando ci comportiamo così, frazionando il nostro impegno su mille fronti. La nostra attenzione parcellizzata è altrettanto efficace della classica concentrazione che ci guida nella elaborazione di un complesso calcolo matematico o di un lavoro prolungato che ci assorbe completamente? La risposta di Goleman è un drastico no.

Per restare concentrati e produttivi occorre guardarsi da due varietà principali di distrazioni, quelle sensoriali e quelle emotive. Le prime sono in vertiginoso aumento nel mondo contemporaneo e ci insidiano da tutte le parti. Pubblicità, avvisi, flash istantanei attraversano continuamente il nostro campo di attenzione sotto le spoglie di un pop-up sullo schermo, di un banner chiassoso, di un suono imprevisto che ci fa sobbalzare quando apriamo un biglietto di auguri. Una marea di interlocutori cerca di sedurci attraverso i più originali espedienti per cercare di catturare un minuto del nostro tempo.

Ancor più pericolose sono poi le distrazioni che portano con sé una carica emotiva: la sfida più grande viene dal tumulto di emozioni che attraversano le nostre vite. Per concentrarci dobbiamo mettere a tacere i nostri catalizzatori emotivi, che altrimenti ci conducono costantemente ad altro: l’amico di un tempo che ci chiede la connessione su Linkedin ed attiva la nostalgia spensierata di quei tempi, il capo maldestro che ci ha ferito con un commento malevolo e ci lascia frustrati e offesi, la telefonata del partner che non arriva e che fa crescere ansia e nervosismo … E’ provato che le persone che si concentrano meglio sono relativamente immuni ai tumulti emotivi. Per quanto ci riguarda l’incapacità di abbandonare un oggetto di attenzione per soffermarci su altri può far sì che la mente si trovi a rimuginare senza fine ripercorrendo sempre gli stessi circoli di preoccupazioni. Ruminazioni mentali, chiacchiericcio interiore, alta suscettibilità sono solo alcuni dei sintomi che denotano che la nostra tranquillità psichica è a rischio. Eppure tutti gli insegnanti sanno dalla loro esperienza che quando la mente è sgombra e la nostra attenzione è focalizzata impariamo molto meglio!

Un altro nemico nascosto è poi il cosiddetto multitasking. Goleman ci ricorda che il multitasking più che altro è un mito: in realtà la nostra attenzione non si può suddividere in parallelo. Somiglia più a un tubo, che può condurre un liquido in un’unica direzione e non ad un palloncino che si può gonfiare a piacimento. Se si cambia continuamente il centro di attenzione, si saltella da una parte all’altra, la concentrazione si indebolisce, non si consolida nulla e si fa decisamente più fatica. Riprendere un compito interrotto richiede anche una decina di minuti per arrivare al livello di immersione precedente.

Con fortunata definizione Michael Csíkszentmihályi aveva chiamato questo stato di immersione profonda in un compito sfidante “the flow”: uno stato di flusso e assorbimento che può essere raggiunto in attività anche disparate tra loro, dal gioco, al lavoro, all’arte, allo sport. Quando siamo totalmente concentrati su una attività riusciamo a dare il massimo, quasi non ci accorgiamo del tempo che scorre e la nostra performance diventa ottimale.

Riusciamo a farlo abitualmente? I dati che riporta Goleman dal mondo delle imprese sono sconfortanti. Da ricerche contemporanee nel mondo del lavoro nordamericano sembra che solo il 20% dei dipendenti raggiungano uno stato di flusso almeno una volta al giorno, mentre il 15% non riesce mai a contattarlo nella giornata-tipo. Quali sono invece gli stati d’animo più frequenti in azienda? In barba a tutti gli sforzi sull’engagement, da una parte si parla di una maggioranza di “annoiati”, ovvero di quelli che scorazzano su internet ad ogni piè sospinto, tra il Meteo, Facebook e le aste online. Dall’altra di una componente cospicua di stressati, sommersi da ondate anomale di adrenalina e cortisolo, incalzati dall’ansia e dalla incapacità di fermarsi.

In conclusione dobbiamo allora imparare a osservare la nostra attenzione e a capire meglio come funziona: è come un muscolo, va allenata costantemente per migliorarla e per preservarne l’efficacia è importante riposarsi. Magari scegliendo una bella passeggiata in un luogo silenzioso e tranquillo piuttosto che una serata davanti alla playstation che invece di rilassarci potrebbe aumentare esponenzialmente la fatica mentale derivante da una cascata di stimoli sensoriali violenti e aggressivi. Stupirci poi che dopo un dessert di suoni, luci, colori movimento, emozioni violente non riusciamo a prendere sonno?

I riferimenti sono a:

  • Mihaly Csikszentmihalyi, Flow: The Psychology of Optimal Experience, 2008
  • Mark Epstein, Going on being, Life at the crossroads of Buddhism and Psychotherapy, 2008
  • Daniel Goleman,
    • Healing Emotions: Conversations with the Dalai Lama on Mindfulness, Emotions, and Health, 2003
    • Destructive Emotions: A Scientific Dialogue with the Dalai Lama, 2004
    • Focus: The Hidden Driver of Excellence, 2013
    • Daniel Goleman website, In his own words, http://www.danielgoleman.info/biography/