L’amministratore delegato, Alessandro Profumo parla del percorso e delle sfide del gruppo in un’intervista a SustainEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e di Luiss Business School
Le aziende svolgono ormai un ruolo decisivo sul tema della sostenibilità che richiede scelte precise da fare nei prossimi dieci anni e uno sforzo comune. L’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor, il percorso del gruppo. A partire dalla sfida principale che è rappresentata dall’innovazione. La crisi legata alla pandemia sta mettendo a dura prova il sistema economico e sociale e sta avendo un impatto sulla società ma, come asset strategico del Paese, Leonardo contribuisce al percorso verso una “nuova normalità”, assicura l’ad. Che parla anche delle opportunità del Recovery Fund.
Dott. Profumo, un futuro sostenibile è uno dei temi centrali del dibattito economico, politico, sociale. Cosa significa sostenibilità in Leonardo?
«Il dibattito sul tema è divenuto centrale negli ultimi tempi, sia in riferimento alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela delle risorse naturali, sia rispetto alle diseguaglianze sociali, ai diritti umani, all’affermazione di nuovi modelli di produzione e di consumo. Si tratta di sfide globali che necessitano di uno sforzo comune e pienamente condiviso. Le aziende hanno ormai un ruolo decisivo in questo senso che richiede delle scelte precise da fare nei prossimi dieci anni. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030 hanno fatto da apripista, dando un nome alle priorità e indicando un percorso. In Leonardo abbiamo risposto a questo richiamo partendo dalla governance: dal coinvolgimento diretto del Cda dell’azienda, con un Comitato dedicato a Sostenibilità e Innovazione e compiti precisi di verifica in capo al Comitato Controllo e Rischi, con l’introduzione di una politica di remunerazione legata ai temi Esg. Oggi stiamo ponendo gli obiettivi di sostenibilità al centro del nostro piano strategico, portando a bordo tutti i manager responsabili delle diverse aree aziendali, con un impegno esplicito affinché la sostenibilità diventi pratica aziendale».
Quali sono le principali sfide che Leonardo si trova ad affrontare e quali azioni state mettendo in campo?
«La sfida principale per un’azienda che si occupa di aerospazio, difesa e sicurezza è certamente quella dell’innovazione tecnologica. Il nostro obiettivo è mantenere un primato in questo ambito, che si muove ad una velocità elevatissima – vorrei in questo senso ricordare che da sola Leonardo ha rappresentato il 18% dell’export manifatturiero high-tech italiano del 2019. Il passo più importante è stato, dunque, quello di rilanciare il nostro approccio all’innovazione orientandola sempre più verso la sostenibilità, esplorando e investendo sulle disruptive technologies, per anticipare le trasformazioni del mercato e dei contesti in cui operiamo, ma anche portando le nostre soluzioni ad alta tecnologia al servizio degli Sdg. Nello sviluppo dell’innovazione hanno un ruolo centrale i Leonardo Labs, incubatori di tecnologia, trasversali al business, al servizio delle divisioni del gruppo e aperti a contaminazioni esterne verso nuovi mercati high-tech, in cui giovani ricercatori lavoreranno su programmi di frontiera, nel medio e lungo periodo. Ciascuno sarà dedicato a un particolare ambito tecnologico e sarà collegato alla vocazione produttiva della Regione in cui sorge. Ricordo che proprio in questi giorni a Genova stiamo finalizzando l’istallazione del nostro Supercomputer, una macchina che rafforzerà in maniera significativa le capacità dell’azienda nel supercalcolo e contribuirà al riposizionamento del Paese per capacità di calcolo nei settori della ricerca industriale. A proposito di benessere della collettività».
II Covid-19 ha messo in luce tante fragilità della nostra società. Quanto può aiutare o frenare un percorso improntato alla sostenibilità?
«La crisi legata alla pandemia ha avuto e sta avendo un forte impatto sulla nostra società, mettendo a dura prova il sistema sociale ed economico. E proprio in questi frangenti è fondamentale adottare una politica di reazione comune, a livello europeo, che guidi le scelte e indirizzi le strategie, ispirandosi, lo ribadisco, ad un approccio globale, quello degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030. Contemporaneamente abbiamo assistito ad un processo virtuoso con l’agenda del Green Deal europeo che ha proseguito senza significativi rallentamenti e che rappresenta, ad oggi, la nuova strategia di crescita sostenibile per tutto il continente. Da parte nostra, in Leonardo, durante la prima fase della pandemia, abbiamo reso un servizio ai cittadini di cui sono particolarmente fiero, con un impegno diretto sul campo. Impiegando i nostri velivoli per il trasferimento di pazienti, medici e materiale sanitario, garantendo il monitoraggio, anche dallo spazio, di aree critiche e la sicurezza fisica e digitale, non solo nel nostro Paese. Ma in particolare in Italia, dove abbiamo le nostre radici e da cui siamo partiti per costruire la nostra vocazione internazionale, stiamo lavorando per rendere funzionale il nostro piano strategico Be Tomorrow – Leonardo 2030 al Progetto di Rilancio, al fianco delle Istituzioni nazionali e del sistema economico e produttivo. Siamo infatti un asset strategico per il Paese e con le nostre attività contribuiamo al suo sviluppo tecnologico e al percorso verso una “nuova normalità”».
Ora si parla tanto delle risorse del Recovery Fund. Cosa serve al Paese?
«Il Recovery Fund rappresenta un’opportunità di rilancio importante, per il Paese e per l’economia. L’emergenza sanitaria ha messo in luce la necessità di agire su più fronti. Occorre innanzitutto far ripartire l’economia puntando, ancora una volta, sulle tecnologie e attuando piani di investimento mirati, nell’ambito della ricerca e dei settori strategici per il sistema-Paese. Elemento chiave è il processo di digitalizzazione che con le risorse europee potrà essere ulteriormente consolidato. Quello della digitalizzazione è un tema importante, non a caso è uno dei pilastri del piano Next Generation EU lanciato dalla Commissione europea. Per Leonardo, che investe già oggi l’11% dei propri ricavi in ricerca e sviluppo, la digitalizzazione rappresenta un acceleratore di innovazione, tanto per l’azienda quanto per il Paese, una trasformazione che richiede anche governance, competenze e nuove regole. È chiaro che per attuare il piano è necessario un patto tra pubblico e privato che includa, in modo strutturale, il mondo della ricerca e della formazione».
E cosa vede nel futuro di Leonardo?
«Nel futuro di Leonardo vedo i risultati dell’investimento in innovazione, attraverso lo sviluppo di soluzioni tecnologiche orientate alla sostenibilità, per dare forma a un mondo che non sia solo sostenibile ma “preferibile”, prendendo in prestito un termine e un concetto sul quale mi sono recentemente confrontato con il Prof. Floridi in un dialogo pubblico. L’incontro di “saperi ” e punti di vista è un tema fondamentale per lo sviluppo sostenibile che si dovrà tradurre in un dialogo di competenze da costruire e assicurare – creando un sapere cross-fertilizzato – per le nuove generazioni, il vero futuro di Leonardo e non solo».
29/10/2020