Il direttore generale, Francesco Avanzini, traccia il bilancio dell’anno e parla delle strategie per il 2021: multicanalità, sostenibilità e digitalizzazione
Si chiude un anno, il 2020, di cambiamenti che ha visto le vendite della Gdo aumentare «ma in modo diversificato». Francesco Avanzini, direttore generale di Conad, a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School, traccia un quadro sulla trasformazione dei consumi accelerata dalla pandemia. E dei risultati del gruppo, leader nella grande distribuzione in Italia dopo l’integrazione con Auchan, che si traducono in vendite cresciute di oltre il 10% e quota di mercato quasi al 15%. Anche se il 2021 vedrà inevitabilmente una crescita più lenta. Il tutto senza trascurare un forte impegno alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Le risorse del Recovery Fund, indica, siano destinate a processi di modernizzazione
Siamo alla conclusione di un anno molto particolare. Il vostro settore è stato spesso sotto i riflettori. Cosa è cambiato?
«I cambiamenti che hanno caratterizzato l’anno sono legati alla pandemia e alla situazione di emergenza sanitaria. In generale, le vendite della GDO sono aumentate, ma in modo diversificato: sono cresciute nei negozi di prossimità e nei supermercati; sono diminuite nei negozi di grandi dimensioni, localizzati fuori dai centri cittadini, a causa delle norme sul distanziamento sociale, dei limiti posti alla vendita di prodotti non alimentari, della chiusura nei giorni festivi e prefestivi del periodo natalizio. La chiusura di bar e ristoranti, alberghi e altri centri di aggregazione, che valeva in alcuni negozi fino al 10% del fatturato, e la mancanza di turisti in molte città italiane, hanno anch’esse avuto un effetto negativo sulle nostre vendite. Sono cambiate la composizione del carrello e le modalità di acquisto: in alcuni periodi abbiamo avuto meno visite dei clienti nei negozi, con uno scontrino medio più alto, mentre in altri periodi la situazione si è rovesciata. In definitiva, la pandemia ha accelerato fenomeni di evoluzione delle esigenze dei clienti, che sono diventate molto più articolate e complesse: il “prodotto distributivo” è, di conseguenza, diventato anch’esso più articolato e la multicanalità è diventata una urgenza, compreso il canale dell’e-commerce, cresciuto a tripla cifra, anche se ancora molto piccolo nelle dimensioni sul totale».
Parliamo di Conad. Siete leader della grande distribuzione in Italia e avete appena tracciato il bilancio di un anno che si chiude in forte crescita. Ce ne parla?
«Una nostra prima stima sul valore delle vendite di tutte le componenti del sistema Conad evidenzia una crescita del 10,2%, anche grazie all’integrazione dei negozi ex Auchan, per un valore di 15,7 miliardi di euro. Completando l’operazione Auchan, questa stima potrebbe ulteriormente crescere. La Guida Nielsen Largo Consumo del primo semestre 2020 ci accredita una quota di mercato del 14,8%; inoltre, mi fa piacere vedere che abbiamo rafforzato la nostra quota di mercato nel canale Supermercati, portandola al 24,21%. Da notare anche che la nostra marca commerciale è cresciuta molto: secondo una nostra elaborazione, nel 2020 è aumentata del 20% nel valore delle vendite, fino a raggiungere i 4,5 miliardi: oggi in Italia 1 prodotto di MDD (prodotti a marchio) su 3 è Conad».
E cosa vi aspettate dal 2021?
«Per il 2021, abbiamo elaborato piani di crescita che seguiranno 4 direttrici strategiche: multicanalità, marca del distributore, sostenibilità e digitalizzazione. Le nostre 5 cooperative hanno deliberato 1,487 miliardi di euro di investimenti per l’ammodernamento e il miglioramento dei punti vendita della rete. Abbiamo lavorato per aumentare la dimensione media dei nostri punti vendita, ma seguendo l’evoluzione della domanda: sono cresciute le metrature dei negozi di prossimità e dei supermercati, è stata ridotta la superfice degli ipermercati. Tuttavia ritengo improbabile che nel 2021 avremo gli stessi risultati, in termini di crescita di fatturato e quota di mercato, che abbiamo avuto quest’anno, dovuti all’integrazione della rete ex-Auchan e all’eccezionalità della situazione creata dalla pandemia. La difficile situazione del Paese ci induce a prevedere un ulteriore calo dei consumi, che renderà la nostra crescita nel 2021 più lenta».
A proposito dell’integrazione di Auchan, il processo di integrazione è completato?
«Sì, è completato. Alla fine dell’anno non ci saranno più punti vendita Auchan: circa 190 avranno l’insegna Conad, mentre circa 110 sono passati ad altri primari operatori, seguendo le indicazioni dell’Antitrust e per evitare sovrapposizioni. Abbiamo raggiunto la leadership nelle Marche, l’abbiamo rafforzata in 5 Regioni e migliorato notevolmente la nostra posizione nelle restanti Regioni. Abbiamo lavorato con le Istituzioni per creare lavoro per quanti più collaboratori di Auchan possibile: abbiamo portato nella rete Conad 8.500 persone; a 2.500 persone abbiamo dato una soluzione occupazionale, mentre 2.600 persone lavorano oggi in altre reti distributive».
La Grande Distribuzione sul tema della sostenibilità ha mostrato di saper avere una visione che va lontano. Qual è e quale sarà l’impegno di Conad?
«Per noi la sostenibilità è ambientale, sociale, economica. Per l’ambiente investiamo sul continuo miglioramento della logistica; sull’azzeramento delle emissioni; sui trasporti; sull’utilizzo di cassette riutilizzabili per l’ortofrutta; sul pallet pooling. Nei punti vendita abbiamo rafforzato il monitoraggio dei consumi energetici, spinto l’uso di materiali di consumo riciclabili e biodegradabili e impiantato colonnine elettriche di ricarica. Per i prodotti a marchio Conad lavoriamo alla massimizzazione dei pack sostenibili, all’utilizzo sostenibile delle risorse e delle materie prime, alla valorizzazione dei territori. La sostenibilità sociale è basata sulla valorizzazione delle risorse umane del sistema Conad, sulla formazione dei collaboratori, sull’attenzione alle relazioni. Abbiamo destinato circa 30 milioni di euro a iniziative in favore delle comunità in cui operiamo, comprese le donazioni a istituti clinici di ricerca impegnati nella lotta alla pandemia. Abbiamo stipulato accordi con i produttori per una concorrenza etica e stiamo lavorando ad accordi con il mondo agricolo. Sostenibilità economica significa affiancare le aziende italiane: lavoriamo con 6.900 aziende fornitrici locali, che sviluppano un fatturato di 2,6 miliardi di euro e producono 405 eccellenze alimentari di 19 regioni italiane».
Si parla tanto di sostenibilità, innovazione e green nei futuri piani del Governo per utilizzare le risorse del Recovery Fund. Cosa serve al vostro settore?
«Nel nostro settore la semplificazione della burocrazia e la certezza di norme uguali su tutto il territorio nazionale sono i prerequisiti per un piano di investimenti che consenta di ammodernare una rete in gran parte vecchia e che necessita di interventi strutturali. Anche il sistema Paese deve essere ammodernato, soprattutto nelle sue infrastrutture per i trasporti, per le reti digitali e per la formazione. Credo che siano sfide importanti per il nostro comparto anche la digitalizzazione e la formazione di una nuova generazione di operatori specializzati. Ritengo, quindi, che le risorse del Recovery Fund nella GDO potrebbero essere impiegate a supporto di questi processi di modernizzazione. Infine, penso che molte risorse dovrebbero essere destinate all’educazione dei giovani. La GDO può affiancare le istituzioni e noi da tempo dedichiamo risorse alla scuola e alla formazione delle future generazioni».
23/12/2020