Il direttore operativo e socio parla dei due passaggi chiave: la conversione al grano 100% italiano e il packaging in carta
(Il Sole 24 Ore Radiocor) – Coniugare la vocazione di eccellenza italiana con un approccio sostenibile che culmina, quest’anno, con il primo bilancio di sostenibilità. E’ il percorso tracciato dalla famiglia Ferro dall’acquisto, 10 anni fa, del pastificio La Molisana, un marchio centenario. Un percorso, spiega a SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School, il socio e direttore operativo Flavio Ferro, caratterizzato da due passaggi fondamentali: la conversione al 100% di grano italiano, nel 2018, e la scelta di un packaging in carta per arrivare al marchio ad impatto zero, quest’anno. Con un alto impegno altissimo in termini di investimento: 75 milioni dal 2011 ad oggi e nell’ultimo biennio 25 milioni di euro solo per il reparto confezionamento.
L’impegno sostenibile e green per un’azienda alimentare come la vostra parte dalla scelta delle materie prime fino al prodotto finito. Qual è il percorso di La Molisana?
«Dal 2011, data di acquisizione de La Molisana, sono state numerose le iniziative per cercare di garantire il mantenimento di quella vocazione di eccellenza qualitativa che abbiamo sempre avuto con il consolidamento di un approccio sostenibile. E dopo 10 anni, oggi, nel 2021, vedremo nascere finalmente il primo bilancio di sostenibilità. Il primo vero passaggio nella direzione della sostenibilità lo abbiamo avuto nel 2018 quando abbiamo deciso di convertire la produzione: da pasta realizzata con grani internazionali a pasta realizzata con solo grano italiano. Un passaggio fondamentale che ci ha portato ad una sostenibilità a 360 gradi sia ambientale che alimentare e sociale».
Soffermiamoci sul packaging perché avete annunciato un cambio di abito per essere ancora più green. Una scelta importante?
«E’ una scelta importantissima perché dà seguito ad un percorso aziendale di sostenibilità totale. Questo passaggio alla carta rappresenta una delle pietre miliari dopo il passaggio al grano italiano nel 2018. Abbiamo raggiunto il grade di emissioni zero: abbiamo sostituito il nostro packaging in film plastico con uno in base carta riciclabile in classe C e questo ci ha dato la possibilità, oltre ad un abbattimento immediato pari a circa 3 mila quintali di plastica in meno ogni anno, di ridurre le emissioni di CO2. Partecipiamo, infatti, ad un programma di compensazioni di CO2 con ripiantumazione nel nostro Paese, in Amazzonia e nel Madagascar di un numero proporzionale di piante pari a quelle che vengono utilizzate per la produzione di carta e questo ci consente di avere il marchio a impatto zero. Si tratta comunque di un percorso che è stato particolarmente articolato perché convertire uno stabilimento che lavora attraverso un supporto di plastica significa rivoluzionare dalla base tutto il packaging».
Quindi un impegno consistente anche in termini di investimenti?
«Assolutamente, un investimento altissimo che dal 2011 ad oggi ci ha portato a spendere qualcosa come 75 milioni di euro e nell’ultimo biennio 25 milioni di euro soltanto per il reparto confezionamento. Lo stesso utilizzo della carta genera di fatto una diminuzione del 15-20% di battute per minuto di ogni macchina di confezionamento e questo non si compensa in altro modo se non acquistando delle macchine più performanti. Il passaggio alla carta è partito a marzo 2021, siamo completamente in carta sulla linea Italia 500 grammi e contiamo nel tempo di migliorare con l’utilizzo sempre minore di plastica – ancora oggi presente come barriera all’interno della confezione – e l’utilizzo di prodotti compostabili compatibili con i prodotti alimentari».
Anche la sensibilità del cliente è cresciuta, riscontrate una risposta positiva?
«Nell’ultimo decennio abbiamo compreso quanto sensibile sia l’attenzione dei consumatori ai temi della sostenibilità e dell’ambiente. Il consumatore è attento e giudica e non è soltanto un giudice di tendenza ma di sostanza. Quindi lavorare un prodotto che dia respiro all’ambiente, al territorio e all’italianità è molto importante. Il prodotto viene sempre più gradito e notiamo un ritorno in termini di fidelizzazione anche proprio grazie al discorso della sostenibilità».
Guardiamo al futuro partendo dai vostri risultati, anche sull’export, e dai prezzi delle materie prime. Cosa vi aspettate per La Molisana e quali sono i progetti?
«Per noi l’export rappresenta un importante driver di sviluppo: ad oggi siamo circa al 50% del nostro spedito e non termina un anno solare senza essere entrati in una nuova nazione. Il momento che stiamo vivendo è particolarmente delicato e fluttuante legato ad una impennata delle materie prime. Il grano, come le altre, sta risentendo di un importante nervosismo con i prezzi che sono più che duplicati da circa due mesi. La nostra realtà guarda con molta attenzione a questo momento delicato, forse dovuto anche al rimbalzo della situazione pandemica, ma posso affermare con certezza che l’unica garanzia per il consumatore, di fronte a questa fluttuazione delle materie prime, è avere di fronte una realtà integrata alimentare che può contenere i costi e garantire gli stessi livelli qualitativi. In merito ai progetti futuri intendiamo implementare tutto ciò che ha impatto sostenibile, continuiamo ad auto-produrre energia, e stiamo per inaugurare un nuovo smart building, che sostituirà un edificio degli anni ’70, che ospiterà gli uffici e una nuova ala di produzione con una nuova linea di pasta lunga».
1/10/2021