Il presidente della federazione che riunisce banche, assicurazioni e finanza, parla della necessità di una regolamentazione omogenea e racconta ‘ESGenerationItaly’, il progetto lanciato con Borsa Italia e Forum per lo Sviluppo sostenibile
Tutto il mondo della finanza è presente in prima linea per promuovere lo sviluppo sostenibile consapevole dell’importanza, anche competitiva di configurarsi come motore di questa transizione. Innocenzo Cipolletta, presidente di Febaf, la federazione che riunisce banche, assicurazioni e finanza, parla a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor, della necessità di una regolamentazione omogenea e racconta ‘ESGenerationItaly’, il progetto lanciato con Borsa Italiana e Forum per lo Sviluppo sostenibile. Ma anche del ruolo cruciale della finanza per promuovere una ripartenza solida e duratura.
Parliamo di attenzione ai temi ambientali e della sostenibilità. A che punto sono le banche, le assicurazioni e le istituzioni finanziarie italiane?
«L’attenzione non è nuova. Ci avviciniamo ormai ai 10 anni della ‘Carta dell’Investimento Sostenibile e Responsabile della finanza italiana’ promossa, sin dalla sua costituzione, da Febaf, in cui si indicavano i principi comuni: valorizzazione dei criteri Esg, trasparenza e ottica di medio-lungo periodo. Le imprese della finanza, da tempo, mettono in atto pratiche rispettose del trinomio Esg, aderendo volontariamente a codici e principi di responsabilità sovranazionali (come i principi delle Nazioni Unite), applicando linee guida relative ai prodotti come obbligazioni green, social e sostenibili, promuovendo la formazione delle proprie reti e la conoscenza da parte della propria clientela. Anche le realtà che si sono affacciate al tema della sostenibilità più di recente hanno già raggiunto una piena consapevolezza dell’importanza strategica di governare la transizione in atto e di configurarsi quale motore di sviluppo sostenibile, anche come fattore competitivo. Tutto il mondo della finanza italiana è presente in prima linea, ed ai tavoli di discussione, per promuovere uno sviluppo sostenibile».
Servono dei cambiamenti, anche a livello normativo, per facilitare questo percorso verso una finanza sempre più sostenibile?
«Quello che è maturato negli ultimi anni rispetto alla sostenibilità è da un lato l’attenzione mediatica – per effetto positivo dei movimenti di opinione ma anche purtroppo come riflesso dell’aumento di frequenza e intensità dei disastri naturali generati dal cambiamento climatico – e dall’altro proprio l’attenzione dei legislatori e regolatori che negli ultimi anni, in particolare a partire dall’Action plan della commissione europea del 2018, hanno creato un vero e proprio corpus normativo. Riteniamo sia di fondamentale importanza che venga garantita la piena coerenza tra tutte le discipline, in particolare tra la Taxonomy Regulation, la Corporate Sustainability Reporting Directive, la Sustainable Finance Disclosure Regulation, i lavori sugli standard di sostenibilità e le iniziative in materia di Corporate Governance Sostenibile. Ciò al fine di evitare potenziali sovrapposizioni nei requisiti normativi/di reportistica nonché disallineamenti temporali, che avrebbero l’effetto di moltiplicare gli oneri e la complessità a carico degli operatori finanziari. Sono inoltre cruciali: la disponibilità e accessibilità di dati chiari e comparabili delle aziende, l’introduzione di alcuni incentivi per l’adozione degli standard europei sui green bond, l’opportunità di valorizzare una finanza di transizione (transitional bonds e transitional loans), il principio di proporzionalità del quadro normativo, la necessaria partnership tra pubblico e privato. Da ultimo, è bene ribadire che sugli operatori finanziari non possono ricadere oneri e responsabilità che vanno oltre il proprio ruolo, imponendo obblighi e controllando abusi. Piuttosto crediamo nella necessità di lavorare con le imprese, e come Febaf ne siamo forti sostenitori e continuiamo a farlo».
Per consolidare il ruolo attivo dell’Italia nella finanza sostenibile a livello globale, avete lanciato ESGeneration Italy, insieme a Borsa Italiana e Forum per la Finanza Sostenibile. Ce ne parla?
«Uno degli aspetti che più possono contribuire allo sviluppo della finanza sostenibile riguarda la condivisione di analisi e di buone pratiche. Aderire a reti globali in questo senso è essenziale. ESGeneration Italy, presentato lo scorso primo ottobre, nasce anche per questo. Intendiamo essere presenti – come finanza sostenibile italiana – nei consessi globali come l’International Network of Financial Centres for Sustainability a cui abbiamo aderito. Il nostro impegno, insieme a Borsa Italiana e Forum per la Finanza Sostenibile, farà leva sulle esperienze specifiche di ciascuna organizzazione, non andando a sostituirsi a quanto singolarmente continueremo a fare, ma volendo piuttosto creare un moltiplicatore di energie e un punto di riferimento unico per i nostri partner globali. Il nostro gruppo promotore ha inteso dare l’avvio ad un ‘National Network for Global Sustainable Finance’, rimanendo aperto alla collaborazione con altri soggetti in futuro».
Una delle parole più usate in questa fase è ‘ripartenza’ e i prossimi anni saranno decisivi per il Paese. Quale sarà il ruolo delle vostre associate?
«In una parola? Sostenerla. Noi riteniamo che la finanza abbia un ruolo cruciale per promuovere una economia solida e una crescita del tessuto produttivo duratura. Lavoriamo – in tutte le sedi opportune, come il B20 a guida italiana appena concluso – per valorizzare e rafforzare il binomio finanza e imprese, certi che un adeguato accesso ai canali di finanziamento sia un fattore abilitante. Parlo di sostegno alla capitalizzazione delle imprese, di rafforzamento dei sistemi di garanzia per l’accesso al credito bancario, di miglioramento della partnership pubblico-privata, di potenziamento dei Pir ordinari e alternativi, di valorizzazione del risparmio previdenziale anche di matrice assicurativa, di supporto agli investimenti sostenibili e a quelli in infrastrutture. In questa fase di ripresa, dopo la crisi pandemica e grazie anche alle ingenti risorse dispiegate con il Pnrr, è ancora più pressante l’esigenza di lavorare su questi fronti assieme alle istituzioni che potrebbero predisporre adeguati incentivi, anche sul piano fiscale, per favorire questi processi. Il tutto, nel contesto europeo della capital markets union e della transizione digitale e sostenibile».
15/10/2021