Parla Umberto Pesce, presidente di Psc, che chiede un tavolo ad hoc con sindacati, banche e istituzioni
Migranti per fare le reti, e scuole tecniche ad hoc per favorire l’inserimento dei giovani, anche stranieri nel mondo del lavoro, già dopo un primo biennio. È il mix di soluzioni che propone Umberto Pesce, presidente del gruppo di impiantistica Psc. All’appello, secondo Pesce, mancano 20mila persone specializzate, tra reti di tlc ed elettriche. Di fronte a questa necessità, condivisa negli ultimi giorni da vari membri del Governo, per mettere in grado le aziende del settore di far fronte alla richiesta del mercato, «occorre aprire al più presto – dice Pesce, recentemente nominato Cavaliere del Lavoro, a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) – un tavolo con istituzioni, banche e sindacati».
L’obiettivo posto dal ministro dell’Innovazione e transizione digitale, Vittorio Colao, è infatti, quello di cablare l’Italia entro il 2026 e, dunque, la necessità di competenze, si farà sentire molto presto, una volta assegnate le gare.
Come si può risolvere il problema della mancanza di risorse umane per costruire le reti in fibra e 5G? Quale ruolo può giocare il Governo?
Il sistema Italia si è sempre basato su micro, piccole e medie aziende, dall’artigiano alle imprese fino a 50milioni di euro di ricavi. Questa spina dorsale del sistema è sparita, e le poche aziende rimaste sono in grande difficoltà economica. Per affrontare il mutato scenario e il bisogno di competenze, occorre, dunque, innanzitutto il supporto dello Stato. Occorre, ad esempio, semplificare il sistema degli appalti pubblici, risolvendo anche il problema dei continui ricorsi al Tar che bloccano i lavori. Si potrebbe prevedere che, una volta aggiudicato il lavoro e stipulato il contratto, qualora il Tar dovesse dar ragione alla società ricorrente, quest’ultima venga risarcita per il mancato utile raggiunto, senza bloccare i lavori. Oltre agli interventi dal punto di vista degli appalti, occorre un piano che riguardi l’assunzione e la formazione del personale. Tra reti tlc ed elettriche mancano infatti circa 20mila persone specializzate.
Come formare in tempi brevi i lavoratori necessari?
Occorre un’azione di concerto con i ministeri del Lavoro, Istruzione, della Pa, dell’Innovazione e della Trasformazione digitale, predisponendo delle scuole ad hoc che, dopo un primo biennio, formino già i ragazzi per un impiego specialistico, prevedendo, anche durante gli studi, il tirocinio in azienda. Un nodo fondamentale è poi dove reperire i giovani che vogliano fare questo percorso. Visto che in Italia c’è una mentalità molto progredita per cui le nostre famiglie desiderano per i propri figli un percorso di istruzione quanto più completo, si potrebbe ricorrere ai giovani stranieri. Abbiamo tanti giovani stranieri in Italia, migranti di buona volontà, ma sfruttati tante volte con il caporalato. Noi abbiamo bisogno della migrazione, per noi la migrazione è un’opportunità, e questo momento storico potrebbe essere una buona occasione per formare le persone e farle lavorare. Una specializzazione tecnica di cui potrebbe farsi carico lo Stato che poi recupererà con le tasse pagate da questi lavoratori una volta acquisito un contratto. Un altro problema che bisogna risolvere è quello della patrimonializzazione delle imprese del settore che non sono attualmente in grado di far fronte alla formazione di nuove competenze da sole. Occorre dunque, oltre a quello del Governo, il supporto delle banche, visto che non ci sono aziende che, senza aiuto, riescono a fare investimenti dei livelli richiesti.
Una volta inserite le persone in azienda e realizzate le reti, al 2026 queste persone potrebbero essere utilizzate in diverso modo, ad esempio per la manutenzione dell’infrastruttura?
Oggi stiamo facendo il passaggio dal rame alla fibra, ma il rame richiede molta manutenzione, il sistema della fibra ottica è, invece, completamente diverso. Una volta finita la rete, dunque, ci sarà il problema della sostenibilità per le imprese delle 20mila persone assunte. Per questo chiediamo un incontro, un tavolo con istituzioni, mondo bancario e sindacati al fine di individuare tutte le soluzioni. È un intervento che va concertato assieme. D’altronde dobbiamo preparare l’Italia al boom economico al quale non siamo più abituati, l’ultimo boom è stato nel dopoguerra e, secondo me, questo che stiamo vivendo è un “dopoguerra”.
5/11/2021