La filosofia della casa di moda e l’attenzione alle materie legate alla sostenibilità raccontate da Lavinia Biagiotti, Presidente e Ceo della maison, alla terza generazione, in un’intervista a SustainEconomy.24, il report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore – Radiocor
La storia di famiglia, l’etica verde e l’attenzione ai materiali naturali e sostenibili. Lavinia Biagiotti, presidente e ceo del gruppo di alta moda, alla terza generazione, racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Radiocor, la filosofia della moda Biagiotti e le scelte fatte fino al motto ‘Be Green’. Ma anche il rapporto speciale con Roma e il progetto di moda ‘Made in Centro’. La moda ha reagito e sta reagendo agli effetti imprevisti del coronavirus, sperimentando e proponendo nuovi format a livello creativo, finanziario e commerciale e il Made in Italy ha dimostrato compattezza, assicura.
Parliamo di moda e sostenibilità. Quanto spazio c’è nel vostro settore per scelte sostenibili e coma vanno declinate? E per Biagiotti cosa vuol dire essere sostenibili?
«Vivo e lavoro nella campagna romana circondata dal verde sconfinato del Golf Marco Simone, realizzato dalla famiglia, che ospiterà la Ryder Cup nel 2023, in un luogo storico e ‘coltivato’. E’ un «ecosistema» che coniuga impresa, cultura e natura, valorizzando il patrimonio del territorio e gli asset del Made in Italy. Interpreto il messaggio di una storia di famiglia e la connessione tra generazioni nella cosciente percezione della contemporaneità, fatta di radici, rispetto e responsabilità con l’impegno costante di disegnare il futuro. Rappresento la terza generazione dell’azienda di famiglia fondata nel 1965 che continua a distinguersi per la sua attenzione alle materie legate alla sostenibilità: mettere lo straordinario nel quotidiano e farlo durare nel tempo, coniugando etica ed estetica, è la filosofia della moda Biagiotti, che utilizza tessuti naturali e da sempre investe nel verde. La stretta connessione tra moda, arte, natura e cultura è al centro della visione del gruppo Biagiotti. Proprio per questo e per lo stretto legame di Biagiotti con la città di Roma, la sostenibilità affonda le sue radici anche nel mecenatismo, sostenuto da un grande senso di responsabilità nel prendersi cura delle persone e del territorio. La prima scelta che ho fatto nel nuovo decennio è stata questa: lavorare con laboratori del Centro Italia, dunque del Lazio e delle regioni del Centro, dando vita ad un vero e proprio progetto che più di Made in Italy sarà Made in Centro. Questa etica del ‘verde’ mi ha portato a lanciare già nel 2014 la Collezione Laura Biagiotti eyewear ‘Bio’ all’insegna del ‘green-design’. La collezione opera nel rispetto dell’eco sostenibilità attraverso l’utilizzo di un materiale innovativo: la bioplastica M49 di Mazzucchelli. Si tratta di un acetato di cellulosa, polimero derivato dalla cellulosa – il composto organico più diffuso in natura, estratto dalle fibre del cotone e del legno – caratterizzato da una formulazione che prevede esclusivamente l’utilizzo di sostanze ottenute da fonti rinnovabili. M49 è il materiale 100% ecofriendly, biodegradabile e riciclabile che mantiene tutte le caratteristiche estetiche e di performance dell’acetato tradizionale e può essere lavorato senza modifiche al processo produttivo dell’occhiale. ‘Be green’ è il motto della collezioni Laura Biagiotti, stampato anche sulle “sciarpe parlanti” della Collezione F/W 21 che fondono il logo e il logos e anche la cifra distintiva del marchio che opera con tessuti naturali. Radici e Riciclo come nella maglia integrale di cashmere di recupero, nelle trecce della tradizione o di totale piana semplicità nei tubini alla caviglia o nei pullover e la pelliccia che più che ecologica è totalmente biodegradabile».
Come diceva, la sua maison racconta una importante storia di famiglia e un rapporto speciale con Roma. Quali sono i prossimi progetti?
«Interpreto il messaggio di una storia di famiglia e la connessione tra generazioni nella cosciente percezione della contemporaneità, fatta di radici e di rispetto. La storia della nostra azienda e quella della nostra famiglia sono intrinsecamente legate a Roma con una visione e valori che ricordano quelli delle grandi famiglie rinascimentali, in un gioco di rimandi tra etica ed estetica. Roma è il luogo magico che ha lo straordinario potere di darmi quel senso di radici solide e proiezione verso il futuro di cui tutti abbiamo bisogno. Mi piace salire lentamente la Scala Cordonata di Michelangelo, restaurata grazie al contributo dei nostri profumi Laura Biagiotti Roma e Roma Uomo, fare un giro intorno al simulacro di Marco Aurelio per poi rifugiarmi nella terrazza che dà sul Foro Romano, che soprattutto all’ora del tramonto, con sfumature che vanno dal rosa all’oro, regala uno spettacolo unico al mondo. Gratificarmi con un’immersione di bellezza nella mia città mi rende creativa e coraggiosa. Nel 1998, assieme a Laura Biagiotti Parfums e al successo dei profumi Roma e Roma Uomo, Biagiotti Group ha portato agli antichi splendori la Scala Cordonata del Campidoglio disegnata da Michelangelo e i Due Dioscuri che la custodiscono e, in seguito, le Fontane di Piazze Farnese. Nel settembre 2020 è stato annunciato il contributo per il ripristino della Fontana della Dea Roma in Campidoglio, cuore della romanità. Abbiamo pensato più che altro a restituire, a conservare capolavori irripetibili anche per superare il senso di impermanenza della moda: le pietre vanno oltre. Noi combattiamo sempre contro il tempo e in fondo la moda è un foglio bianco sul quale disegnare il futuro».
Dopo il drammatico 2020 si è appena aperto un nuovo anno e si ragiona e si lavora sulle strategie per la ripartenza. Cosa serve al settore del fashion?
«Mi piace pensare alla bellissima frase di Voltaire ‘Bisogna coltivare il proprio giardino’ e quindi occuparci non solo del verde che ci circonda ma anche e soprattutto della bellezza che ci viene affidata in quanto imprenditori italiani. La moda ha insito nel suo dna il tema della fiducia, in questo momento sto lavorando sulle collezioni 20/21 e 2022 quindi io sono portata a credere che ci saranno opportunità per il Made in Italy, certamente c’è stato un impatto violento su almeno due stagioni che sono l’Autunno Inverno 20/21 e la Primavera Estate 2020. Noi però abbiamo fiducia altrimenti non continueremmo a disegnare il futuro. Dobbiamo essere sempre più non solo testimonial ma anche testimoni della bellezza del nostro Paese. La moda è l’impresa che ha nel suo dna il gene della sperimentazione e del cambiamento: ogni 6 mesi, anzi ormai ogni 3, si vive una trasformazione radicale che nasce come processo creativo, e che diventa procedimento industriale. Ritengo che stiamo vivendo una metamorfosi epocale, innescata dalla rivoluzione digitale, che porta con sé la necessità di rivedere linguaggi e format. La moda ha reagito e sta reagendo agli effetti imprevisti, rapidissimi e dirompenti del Coronavirus, facendo leva su ciò che le è più congeniale: sperimentare e proporre nuovi format a livello creativo, finanziario e commerciale. Non esiste una ricetta unica, ma il Made in Italy ha dimostrato subito una certa compattezza nel reagire, nell’investire sulla creatività. Attraverso la ragione e la consapevolezza, mettendo in campo prima fra tutto l’orgoglio della nostra eccellenza italiana, della nostra ‘scienza’ insieme a tutti i nostri primati di bellezza, arte e moda. Lanciamo un segnale di ripresa e di riaffermazione del nostro capitale-umano e del potenziale ‘immagine Italia’ che oggi più che mai deve essere confermata. C’è un aspetto che può risultare chiave per affrontare questo difficilissimo e delicatissimo guado: la capacità della moda di ‘disegnare il futuro’, e questo vale anche per le strategie. Siamo abituati a operare con 12/18 mesi di anticipo, la capacità di creare fiducia, e di guardare al futuro con un atteggiamento costruttivo e positivo, è per noi intrinseca. Dobbiamo dunque contribuire a creare bellezza e fiducia, a farlo con conoscenza, responsabilità e trasparenza. E con uno sguardo attento alle nostre radici, al territorio in cui agiamo e all’ambiente. Be green, un nuovo patto con la natura, è certamente un buon primo passo».
29/1/2021