Il presidente di Anitec-Assinform Marco Gay nel suo intervento su DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School: «la strategia del lockdown sembra ineludibile»
Viviamo giorni molto difficili. La pandemia da Covid 19 continua a imperversare e dopo qualche mese di apparente calma, si torna a vivere la paura della crisi sanitaria, mentre quella economica e sociale ormai da marzo si fa sempre più acuta e grave, con ricadute drammatiche su famiglie e imprese. Oggi restiamo in attesa di vedere la curva dei contagi appiattirsi, per poi cominciare a scendere. Per farlo, la strategia dei lockdown sembra oggi essere ineludibile, come accade in gran parte di Europa, anche se questo significa la chiusura di attività commerciali, l’interruzione delle attività scolastiche in presenza per migliaia di studenti, la sospensione di alcuni servizi alla persona – dalle prestazioni sanitarie all’attività motoria – indispensabili per il benessere fisico e psicologico. Una strategia dolorosa che dovrebbe servire a guadagnare tempo in attesa che i vaccini e cure sempre più efficaci ci consentano un graduale ritorno alla normalità.
Mettere al centro delle economie avanzate la capacità di innovare
Tra errori politici e di gestione della crisi pandemica, ritardi e criticità strutturali del Paese che emergono oggi in tutta la loro entità, i lockdown sono la soluzione più dolorosa, un costo che dobbiamo sostenere con senso di responsabilità, a partire dal rispetto delle norme sanitarie minime come precondizione per ridurre i contagi e garantire la tenuta delle strutture sanitarie.
Di fronte a una crisi, sta a ciascuno di noi fare la differenza. Nonostante le incertezze, è doveroso però ricominciare a parlare di futuro. Perché non farlo vorrebbe dire condannare il paese a un declino inaccettabile, dopo un così lungo periodo di sofferenza. Un futuro che sarà sempre più digitale e che metterà al centro delle economie avanzate la capacità di innovare, di scommettere sulla conoscenza e sul progresso tecnologico per una crescita inclusiva e sostenibile.
Siamo in transizione digitale, molto di più può essere fatto
Siamo in piena transizione digitale. Il massiccio ricorso alle soluzioni Ict durante e dopo il lockdown – dal lavoro alla didattica a distanza, all’e-commerce, allo sport praticato in casa con le piattaforme on line, al massiccio ricorso a cloud, cybersecurity, alle piattaforme per gestire da remoto interi impianti industriali – ci ha dimostrato come il digitale tocchi in maniera pervasiva quasi ogni campo della nostra vita. E molto di più può esser fatto. Per questo, è oggi imperativo sostenere lo sviluppo di un’industria digitale, innovativa e capace di alimentare l’occupazione, attrarre talenti e modernizzare il nostro sistema produttivo che guarda ai servizi, alla manifattura, alla scuola, alla sanità, infine alla pubblica amministrazione. Dobbiamo, cioè, provare a recuperare quel gap che abbiamo verso i nostri partner europei e internazionali, sapendo di avere tutte le capacità per farlo.
Crisi vuol dire opportunità per affrontare i nodi irrisolti del Paese
Siamo convinti che questa crisi possa rappresentare un’opportunità per affrontare i nodi irrisolti del Paese – dalle semplificazioni amministrative a un fisco più semplice e meno invasivo – per consentire alle imprese e alla Pa di tornare a investire in innovazione, vera “cura” per la nostra economia. Un vero e proprio “strumento” per ridurre le diseguaglianze e assicurare alle future generazioni una prospettiva di crescita e benessere. Sappiamo benissimo che la strada è in salita. Non ci nascondiamo le tante difficoltà. I trasporti, il turismo, la ristorazione, l’attività fieristica ha subito uno stop pressoché totale, mentre l’industria e il mondo dei servizi hanno potuto contare sulle soluzioni digitali per proseguire con una certa continuità l’attività produttiva. Basti pensare allo smartworking, alla scuola a distanza, alle fabbriche “intelligenti”: seppur con qualche difficoltà, il mondo non si è fermato grazie al digitale.
Una politica industriale del digitale in vista del Recovery Fund
Oggi abbiamo bisogno di una nuova normalità che corregga gli errori e faccia tesoro delle best practices e delle innovazioni che il digitale ha introdotto nel nostro quotidiano. Il modo di lavorare, il modo di produrre, i trasporti e i commerci continueranno a subire trasformazioni importanti, centrate sulla parola “sicurezza”. La sicurezza sanitaria, in primo luogo, ma anche la sicurezza delle transazioni commerciali, delle reti di dati, della salubrità dei prodotti, delle procedure adottate. Tutte le imprese e tutte le filiere sono in prima fila, le piccole con le grandi. Per questo, oggi è l’occasione per liberare creatività, trovare soluzioni di policy coraggiose non per proteggere lo status quo, ma per dare nuova linfa vitale al tessuto industriale. C’è bisogno di una strategia e di una visione di lungo periodo che affidi al digitale il compito di trainare la ripresa economica, per affrontare i nodi e i ritardi che da troppo tempo zavorrano la crescita del Paese. Dobbiamo dotarci di una vera politica industriale per il digitale, che consenta di sfruttare al meglio le risorse del Recovery fund per non trasformale in mero debito: dobbiamo fare (e non solo evocare) le riforme strutturali. È un’occasione unica e non va sprecata. Come Anitec-Assinform, proponiamo sette assi di intervento: quattro indirizzati al sostegno della domanda intervenendo lato: imprese, amministrazioni pubbliche, scuola e sanità, tre indirizzati allo sviluppo dell’offerta o industria digitale, attraverso misure di sostegno per R&S, startup e competenze ICT.
*Presidente di Anitec-Assinform
SFOGLIA IL REPORT COMPLETO
5/11/2020