lbs
Pisano: «Paese più pronto ad emergenze ma accrescere infrastrutture e mezzi. Rete unica può dare contributo»
Pisano: «Paese più pronto ad emergenze ma accrescere infrastrutture e mezzi. Rete unica può dare contributo»
lbs

A fronte della seconda ondata Covid, il bilancio della ministra su digital divide, digitalizzazione e App Immuni: «Se più cittadini l’avessero usata subito, forse non saremmo in questa situazione».

2020_Digiteconomy24-pisano_fb

 

L’Italia è più pronta ad affrontare le emergenze «nelle attitudini di ciascuno», ma «è indispensabile accrescere anche dal punto di vista di infrastrutture e mezzi la preparazione del Paese a questa fase e ad altre successive che speriamo più serene». Lo afferma la ministra dell’Innovazione tecnologica e digitalizzazione, Paola Pisano, facendo il punto con DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) sullo stato delle infrastrutture e della digitalizzazione del Paese alla luce della seconda ondata di coronavirus. Secondo gli ultimi dati Agcom, il divario digitale tra le Regioni arriva anche a 40 punti, ma ci si aspetta una riduzione grazie alle iniziative di Open Fiber, di Tim e degli operatori Fwa. In questo scenario «il progetto della rete unica può contribuire a dotare l’Italia di una infrastruttura solida per sviluppare servizi digitali migliori». Quanto all’app Immuni e al suo uso limitato, Pisano sottolinea che se un maggior numero di cittadini l’avesse utilizzata subito «forse oggi non saremmo nella seconda ondata della pandemia o non lo saremmo nelle proporzioni attuali». Un motivo in più per «non demordere e per continuare a far crescere il numero degli utenti».

La nuova ondata di coronavirus ha fatto crescere nuovamente smart working e didattica a distanza. L’Italia oggi, a livello di infrastrutture, è più preparata rispetto al lockdown di pochi mesi fa?

Può essere più preparata nelle attitudini di ciascuno ad affrontare le emergenze, ma è indispensabile accrescere anche dal punto di vista di infrastrutture e mezzi la preparazione del Paese a questa fase e ad altre successive che speriamo più serene, non insidiate da un virus tuttora privo di vaccino. Considerato l’aumento di lavoro e didattica a distanza, il governo ha deciso di aiutare le famiglie meno abbienti sulle quali ricadono i pesi maggiori: potranno usufruire di agevolazioni, voucher fino a 500 euro, per dotarsi di connessione a internet veloce e di un personal computer o di un tablet. Una connettività adeguata e veloce è indispensabile anche per le scuole. Il Comitato banda ultra larga, Cobul, che presiedo, ha deliberato un ‘Piano scuole’ e questo prevede investimenti per 400 milioni di euro. Serviranno a far arrivare la connettività a un gigabit in oltre 35 mila edifici scolastici e a fornire gratuitamente per cinque anni il servizio di connessione. Il governo sta seguendo con grande attenzione anche il piano per portare la banda ultra larga nei Comuni delle cosiddette ‘aree bianche’, ossia quelle zone del Paese nelle quali gli operatori privati del settore non hanno interesse economico ad investire. A fine 2019 erano 79 i Comuni delle aree bianche in cui era presente la connettività in fibra ottica. Oggi sono 594. Il progetto complessivo prevede di portare entro il 2023 la banda ultra larga in oltre settemila Comuni.

L’App Immuni probabilmente non ha dato i risultati sperati, visti i dati del contagio. Quali sono i colli di bottiglia individuati e come superarli?

Finora Immuni è stata oggetto di oltre 9,6 milioni di download. Occorre fare di più? Certo. E’ davvero poco? Beh, ricordiamo che nessuna app pubblica nel nostro Paese è stata scaricata su smartphone così tante volte in un arco di tempo così ristretto. Le notifiche di esposizione al virus che sono state inviate finora superano le 63 mila. Significa che 63 mila persone sono state informate di correre più rischi di altri di risultare contagiate e quindi sono state rese consapevoli di poter agire per circoscrivere focolai, sottoporsi il prima possibile a controlli medici, proteggere persone vicine rinunciando a ulteriori contatti con queste. In ottobre, in concomitanza con l’accelerazione dei contagi, è stato registrato un notevole aumento dei download. Se un maggior numero di cittadini avesse utilizzato Immuni nei primi mesi di entrata in funzione, dunque dal primo giugno scorso, forse oggi non saremmo nella seconda ondata della pandemia o non lo saremmo nelle proporzioni attuali. Ed è un motivo per non demordere. Per continuare a far crescere il numero degli utenti perché ogni focolaio circoscritto sul nascere è un vantaggio per tutti, innanzitutto per le fasce di popolazione più vulnerabili di fronte al virus.

Come si spiegano i casi di successo come quello della Corea? 

La Corea è un Paese dinamico al quale siamo legati da profonda amicizia, ma il confronto non può essere fatto in termini sommari. Per ragioni storiche e geopolitiche evidenti, per la maggiore familiarità del suo popolo con misure di sicurezza e difesa, la Repubblica di Corea ha riguardo alla privacy un approccio che non è identico a quello italiano. Se ci confrontiamo con Paesi simili al nostro, rileviamo che soltanto in Germania il numero dei download è più elevato rispetto a quello registrato in Italia. Oltre ad amministrare uno Stato che ha più popolazione, il governo tedesco ha però anche investito nell’operazione più fondi rispetto a quanto avvenuto in Italia: nemmeno un euro, all’inizio. Noi abbiamo lavorato su un progetto fornitoci gratuitamente da un’azienda selezionata e pubblicizzato sulla base delle disponibilità spontanee di aziende private di informazione ed editoria.

Quali sono state le maggiori difficoltà?

Il dipartimento che guido ha curato la parte tecnologica e normativa dell’applicazione, gestita a partire da giugno dal Sistema sanitario nazionale. Nelle settimane scorse sono state segnalate difficoltà nell’inserimento dei codici degli utenti positivi, operazione necessaria a far partire le notifiche, e il governo è intervenuto. Nel Dpcm del 18 ottobre scorso, tra le misure per contrastare l’emergenza da Covid-19 è stato indicato per gli operatori sanitari l’obbligo di inserire i codici nel sistema di Immuni. Nel decreto legge sull’emergenza epidemiologica pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 28 ottobre è stata prevista la nascita di un call center a disposizione degli utenti di Immuni. Il 19 ottobre scorso l’applicazione è diventata interoperabile con le app di notifica di contatti a rischio di contagio adottate in Germania e in Irlanda. Significa che chi vive in Italia e ha Immuni può impiegarla anche in Germania e Irlanda e viceversa per quanto riguarda gli utenti delle analoghe app tedesca e irlandese. Nei giorni scorsi anche Lettonia e Spagna hanno avviato l’interoperabilità delle loro applicazioni e nelle prossime settimane altri Paesi dell’Unione si uniranno al sistema. Le difficoltà che si sono verificate appartengono alla fase attuale nella quale si trova la digitalizzazione nel nostro Paese: un processo di cambiamento al quale non mancano resistenze, diffidenze superiori a quanto potrebbe essere naturale e molte volte infondate, intralci di varia natura. Qualcuno mi dimostri che sono ragioni per andare indietro invece che avanti, se ci riesce. Motivi per bloccare una evoluzione indispensabile io non ne vedo e agisco per farla procedere a vantaggio della sicurezza, e della salute, di tutti noi.

A che punto è il digital divide alla luce delle iniziative di Tim, Open Fiber e gli altri operatori, attivate nel lockdown e post lockdown? 

Secondo gli ultimi dati dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni le differenze di copertura a banda ultra-larga tra le nostre Regioni vengono misurate anche in 40 punti percentuali. Gli interventi del concessionario Open Fiber che sta cablando le aree bianche contribuiranno a diminuire questo divario, come dovrà farlo il progetto di Tim che sta investendo sulla tecnologia Fiber to the cabinet e gli operatori Fixed wireless access. Ma il digital divide non riguarda solo la connessione. Il divario, non meno preoccupante, è anche nelle competenze digitali. Per questo ho chiesto alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e al ministro dell’Università Gaetano Manfredi di inserire nei programmi didattici delle scuole e nei piani studio degli atenei nuovi spazi da dedicare all’insegnamento dell’informatica e di usi corretti delle tecnologie da parte di ragazze e ragazzi. Senza adeguate competenze, anche una rete di connessione efficiente non potrebbe essere utilizzata al meglio. Sarebbe come avere in casa i cavi della corrente elettrica senza lampadine. Le stanze resterebbero buie.

Open Fiber ha proposto un piano per accelerare e portare la connessione con l’Fwa nelle aree bianchissime, cioè i cosiddetti Comuni “No internet”. Valutate altre iniziative? 

Noi abbiamo chiesto a tutte le società di telecomunicazioni di presentare quanto prima proposte volte a portare in tempi brevi la connettività nelle aree cosiddette ‘bianchissime’, zone nelle quali almeno un decimo delle abitazioni è priva di connessioni con Internet . Sono 204 i Comuni di queste zone. L’obiettivo del governo è sempre fare la propria parte affinché siano assicurate velocità, sicurezza e capacità della rete. Quella di Open Fiber al momento è l’unica proposta concreta, ma sappiamo che altri operatori sono interessati. Occorre fare in modo che una convergenza nelle azioni di soggetti privati e politiche pubbliche permetta che anche in questi Comuni i ragazzi possano seguire le lezioni da casa e i loro genitori lavorare da remoto. La tecnologia deve dare a tutti le stesse opportunità, non certo ampliare i divari sociali.

La nuova ondata di coronavirus fungerà da acceleratore per il progetto di rete unica tanto discusso? 

La rete unica rappresenta un progetto importante per il Paese. L’emergenza sanitaria ha fatto emergere con più forza la necessità di disporre di una rete di connessione veloce e sicura, di digitalizzare il nostro territorio e per questo serve la connettività. Il progetto della rete unica può contribuire a dotare l’Italia di una infrastruttura solida per sviluppare servizi digitali migliori.

SFOGLIA IL REPORT COMPLETO

5/11/2020

Data pubblicazione
5 Novembre 2020