Il responsabile e-Mobility per la regione Emea di Fca, Roberto Di Stefano parla della strategia del gruppo e degli investimenti a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor
L’impegno per la sostenibilità è un pilastro fondamentale nelle strategie di Fca. Una priorità coltivata nel difficile momento legato alla pandemia, come dimostrano i lanci di modelli del gruppo, spiega Roberto Di Stefano responsabile e-Mobility per la regione Emea di Fca. E che in numeri si traducono in 5 miliardi di investimenti tra il 2019 e il 2022 in Italia e un piano di elettrificazione da 9 miliardi a livello mondiale. Gli operatori stanno facendo la loro parte, evidenzia, ma serve un piano nazionale. E un ecosistema altrimenti l’auto elettrica resterà un prodotto solo per pochi.
Sostenibilità: cosa significa per il vostro gruppo?
«Le nostre attività ambientali e sociali non influenzano solo la nostra aspirazione a fare crescere il business, ma anche il nostro impegno per influenzare positivamente il mondo in cui viviamo. L’impegno per la sostenibilità deriva da una cultura aziendale che comprende integrità, rispetto per gli altri e impegno al servizio della comunità».
Come si traduce nei piani di Fca? E come si tradurrà in futuro?
«Al centro dell’approccio di Fca c’è la convinzione che soluzioni efficaci e durature ai cambiamenti climatici e ad altre urgenti questioni ambientali e sociali possano essere raggiunte solo attraverso un approccio integrato che combini impegno individuale e collettivo; un’efficace strategia multi-stakeholder; investimenti in processi e tecnologie; e l’integrazione dei principi dell’economia circolare. Tutti questi elementi sono parte integrante del modello di business responsabile di Fca».
Soffermiamoci sui progetti per l’Italia. Nel vostro piano di investimenti quanto sarà dedicato a produzioni legate alla mobilità elettrica ed elettrificata?
«Per Fca la mobilità sostenibile è un pilastro fondamentale su cui abbiamo concentrato tutte le nostre attività. Proprio in questi mesi, mentre stiamo vivendo un difficile momento a causa delle conseguenze della pandemia, abbiamo continuato a lavorare dando priorità soprattutto a questi sviluppi, come dimostrano i lanci effettuati e in corso, e consolidando le basi su cui si reggerà il nostro futuro e quello della mobilità in generale. Solo in Italia – su cui Fca ha puntato molto con il lancio delle produzioni legate alla mobilità elettrica ed elettrificata – si tratta di cinque miliardi di euro tra il 2019 e il 2022, che toccano di fatto tutti i nostri stabilimenti: da Torino alla Sevel di Atessa, da Pomigliano a Cassino, da Modena a Melfi. Senza dimenticare le meccaniche: Verrone, Cento, Termoli o Pratola Serra. Per sostenere il cammino verso l’elettrificazione, Fca ha confermato, a livello mondiale, il suo piano di oltre 9 miliardi di euro, che include investimenti sia nella progettazione e sviluppo di veicoli elettrificati sia nella loro produzione».
Quali sono i progetti?
«Abbiamo ampliato la gamma dei nostri prodotti, lanciando prima i modelli ibridi delle Fiat Panda e 500 e della Lancia Ypsilon, che rappresentano il fondamentale punto di ingresso degli automobilisti alla mobilità elettrica. Poi abbiamo lanciato gli ibridi plug-in di Jeep, Renegade e Compass, che sono il passo successivo, veicoli elettrificati in grado di garantire una autonomia in puro elettrico più che sufficiente per le necessità quotidiane di molti automobilisti. E poi abbiamo elettrificato un’icona della nostra gamma, la nuova 500 full electric. Presto arriverà il Ducato full electric, un altro veicolo simbolo della nostra produzione. Seguiranno tanti altri modelli come le nuove Maserati, partendo dalla Ghibli ibrida. Ma i prodotti hanno bisogno di inserirsi in un ecosistema che li supporti, pertanto abbiamo sviluppato una serie di servizi che semplificano la vita a chi decide di acquistare un’auto elettrica. Soluzioni semplici e innovative, capaci di trasformare in opportunità gli eventuali problemi che i clienti temono di incontrare con i nuovi tipi di mobilità».
Incentivi, infrastrutture, regole: di cosa ha bisogno il settore?
«La politica e le istituzioni devono accompagnare gli sviluppi tecnologici con un quadro regolatorio stabile e premiante per le scelte innovative delle aziende e adeguati investimenti sulle infrastrutture pubbliche. Fca crede fermamente nella mobilità elettrica e ritiene siano fondamentali interventi e misure nel breve periodo per un’adeguata diffusione dell’infrastruttura di ricarica con capacità V2G. Infatti, in questo scenario il V2G, di cu abbiamo presentato un primo esempio a Torino di valenza mondiale nel complesso di Mirafiori, rappresenta un pilastro della transizione energetica del Paese in quanto è accessibile a tutti, consentendo la riduzione dei costi di esercizio delle vetture e una maggior riduzione di CO2. Analogamente è necessario che si sviluppi rapidamente la rete di ricarica pubblica e privata. Noi, come altri operatori, stiamo facendo la nostra parte – ne sono testimonianza gli oltre 3 mila punti di ricarica che stiamo installando – ma occorre un piano nazionale per raggiungere la diffusione necessaria per sostenere lo sviluppo che tutti desideriamo abbiano le vetture elettrificate. Nel 2025 in Italia serviranno 170 mila punti di ricarica pubblici, oggi ne abbiamo 10.300. E per il privato è necessario snellire le procedure per le autorizzazioni, per esempio con la creazione di uno sportello unico. Infine è necessario ridurre le tariffe sul costo della ricarica, che oggi vede tariffe di oltre il doppio rispetto al costo dell’energia casalinga. Senza questi interventi, non solo si limiterà la diffusione delle vetture elettriche e quindi la riduzione delle emissioni, ma si renderà l’auto elettrica un prodotto che solo coloro con un’alta capacità di spesa e la possibilità di avere più di un’auto si potranno permettere».
1/10/202