L’amministratore delegato Andrea Arzà racconta a SustainEconomy.24 il Piano Strategico di Sostenibilità al 2025 e i nuovi target
Ha definito da poco un Piano Strategico di Sostenibilità al 2025 che sistematizza l’impegno dell’azienda per la sostenibilità e ne definisce le azioni concrete, ma Liquigas vuole andare oltre e pensa a miscelare il carburante fossile con dei prodotti rinnovabili e di origine bio. Andrea Arzà, amministratore delegato di Liquigas, società attiva in Italia nella distribuzione di Gpl e Gnl per uso domestico, commerciale e industriale, controllata al 100% dal Gruppo SHV Energy, parla a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor, degli obiettivi al 2050 con il 100% del prodotto di origine bio o di origine rinnovabile.
Non è facile affiancare il vostro settore alla sostenibilità. Qual è il vostro percorso?
«Noi siamo stati una delle prime aziende italiane a introdurre il Rapporto di Sostenibilità e questo la dice lunga sul fatto di quanta attenzione abbiamo dedicato e continuiamo a dedicare a questo tema. Per noi la sostenibilità non è un fattore solo ambientale, ma anzi si amplia per diventare un argomento sociale. Abbiamo introdotto da tempo all’interno della nostra strategia un elemento essenziale che è la Responsabilità Sociale, cioè l’attività di impresa che non ha come unico scopo quello di produrre profitto ma che deve avere un valore per tutta la società perché sia sostenibile nel tempo. Poi ci sono anche le ricadute di natura economica, perché rivedere i processi e renderli più sostenibili significa anche ottimizzarli e farli essere più efficienti. Un’evoluzione che di conseguenza consente di fare dei profitti. Poi, certamente, ci sono altri “grandi temi” come l’innovazione e la digitalizzazione dei processi che sono essenziali per Liquigas e la cui rilevanza è emersa con preponderanza negli ultimi mesi. Aggiungo però una considerazione “di settore”, per noi che facciamo parte della grande famiglia dell’energia da fonte fossile. E, cioè, la nostra sostenibilità nel futuro: come possiamo continuare a fare la nostra attività cercando di ridurre le emissioni. Su questo ci possiamo ascrivere il merito che per primi, quando tutti in Europa parlavano della riduzione delle emissioni di CO2, abbiamo evidenziato il tema rilevante che riguarda le emissioni delle polveri sottili – le famose PM10 e PM2,5 – proponendo un vero cambio di paradigma, sul quale il nostro azionista ci ha seguito: In Italia abbiamo fatto dei grandi progressi ma siamo ancora all’80% di produzione da fossile. Noi ci siamo sforzati di inquadrare il concetto globale di sostenibilità tenendo conto appunto della molteplicità degli aspetti che devono essere considerati».
Avete presentato il Piano strategico di Sostenibilità al 2025. Quali sono le azioni che avete delineato?
«Alcune azioni le abbiamo già incluse nel piano e altre le stiamo valutando, ma si tratta di un processo in continua integrazione. Ogni investimento che facciamo prevede un calcolo di impatto sulle emissioni di CO2. Questo comporta che quando valutiamo diverse opzioni di investimento, scegliamo quella che magari non è la meno onerosa da un punto di vista finanziario, ma è quella più compatibile con la strategia di contenimento delle emissioni. Per esempio, abbiamo valutato e ci eravamo resi disponibili a trasformare tutta la nostra flotta di camion che distribuisce il nostro prodotto per alimentarli a GNL, che ha un impatto ambientale molto più favorevole in termini sia di emissioni che di polveri, ma, purtroppo, non ci sono ancora le motorizzazioni che rendono possibile questa scelta. Quindi cerchiamo di prevenire quello che l’industria, che fornisce a noi gli elementi per svolgere la nostra attività, non ha ancora prodotto. Di qui il fondamentale rapporto con la ricerca e l’Università. Stiamo poi lavorando a una direzione non ancora inclusa nel piano: ci stiamo ponendo seriamente il tema di miscelare il combustibile di origine fossile con prodotti di origine bio. Stiamo, per esempio, esaminando la possibilità, a livello anche di gruppo, di estrarre degli elementi dal fine ciclo dei rifiuti per farne una componente rinnovabile che diversamente andrebbe a incenerimento. Ogni anno misuriamo i progressi che facciamo in termini di miglioramento sulle emissioni rispetto al nostro punto di partenza e rispetto agli obiettivi che ci siamo dati per il 2025 e poi per il 2030. Grazie a questo continuo monitoraggio siamo in grado di capire quanto le nostre scelte siano allineate e coerenti col raggiungimento di questi obiettivi».
A proposito di obiettivi al 2025 e al 2030 mi ricorda i vostri target?
«Noi abbiamo tre step: vogliamo arrivare nel 2050 ad avere il 100% del nostro prodotto che sia di origine bio o di origine rinnovabile: la miscela che distribuiremo nel 2050 sarà una miscela totalmente sostenibile e a impatto zero. Ci siamo posti degli obiettivi intermedi che prevedono una prima soglia al 20% della nostra componente e successivamente il 50%. Arrivare a completare il percorso al 2050 sarà complesso perché, ad oggi, per esempio, per la parte di rinnovabili non c’è ancora neanche un’industria che li produce e, per la parte del bio, la tecnologia che è stata adottata al momento nel nostro Paese, in modo particolare da Eni, produce biocarburanti ma non sono classificati come avanzati. Proprio nella prima metà di luglio ci confronteremo con gli altri operatori del settore per approfondire quale ruolo può assumere l’industria dei gas per consentire di migliorare la nostra sostenibilità. È con la collaborazione che si raggiungono più agevolmente obiettivi che riguardano il bene comune. Ecco perché cercheremo di capire cosa possiamo fare insieme come leverage, all’interno di Confindustria Energia, per far sì che ci sia un’industria della produzione affiancata da una della distribuzione dando vita a un ciclo completo che possa generare un’offerta di combustibili molto più sostenibili».
2/7/2021