Presentati i risultati dell’analisi degli interventi formativi finanziati da Fondimpresa nel 2020, realizzata da Luiss Business School, Fondazione ADAPT, EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali e Fondazione Giuseppe Di Vittorio
La pandemia ha aggiunto complessità a un mondo del lavoro impegnato nel confronto con le transizioni energetica e digitale. In questo contesto, la formazione e i Fondi Paritetici Interprofessionali giocano un ruolo importantissimo nel creare valore attraverso l’upskilling e reskilling delle risorse umane di un’azienda. A Villa Blanc, sede di Luiss Business School a Roma, si è tenuta la presentazione dei risultati dell’analisi degli interventi formativi finanziati da Fondimpresa nel 2020, realizzata da Luiss Business School, Fondazione ADAPT, EU.R.E.S. Ricerche Economiche e Sociali e Fondazione Giuseppe Di Vittorio. Un importante momento di riflessione sul ruolo chiave che la formazione assume per rispondere ai bisogni di competenze che con la pandemia sono divenute strategiche per affrontare la ripresa in un’economia fortemente globalizzata e digitale.
Competenze trasversali
Nel rivolgere il proprio saluto iniziale, Raffaele Oriani, Dean, Luiss Business School, ha rimarcato l’importanza della formazione d’impatto. «Si tratta di un percorso in cui istituzioni come Luiss Business School accompagnano le imprese nei processi di trasformazione, con effetti sulla crescita di lungo termine quanto sulla realtà operativa. Non si rimane nell’ambito delle sole conoscenze teoriche, ma impattano sulle competenze organizzative delle persone. Per questo, sono necessarie competenze trasversali, che permettano di avere un impatto più rotondo sulle imprese».
Formare per far ripartire l’Italia
Negli ultimi anni Fondimpresa ha investito oltre 5 miliardi di euro nella formazione: una risposta alla complessità che Aurelio Regina, Presidente, Fondimpresa, ha specificato come necessaria per rispondere al fenomeno di accelerazione contemporanea. «Un anno dei prossimi equivarrà a quattro anni del passato. Si va sempre più veloce, verso impellenti trasformazioni. A queste sfide importanti si è aggiunta una grande complessità, portata dalla pandemia. In un contesto come questo, a quella digitale si affiancherà un’altra grande trasformazione, quella ecologica ed energetica, di cui ancora non decifriamo la complessità, ma che sarà accelerata dal conflitto russo-ucraino. In questo scenario di incertezza e trasformazione economica, investire nella formazione è necessario e indispensabile per far ripartire il Paese in un’economia che sarà fortemente digitalizzata e tecnologica».
Parlando dell’offerta di Fondimpresa, Regina ha sottolineato: «i nostri fondi professionali sono la perfetta sintesi tra l’interpretazione delle necessità delle imprese e la gestione complessa di chi deve amministrare denaro pubblico. In futuro, dovremo avere un ruolo più proattivo verso le imprese».
Come incrementare il valore delle risorse umane
«La necessità di valorizzare i propri dipendenti diventa ancora più pressante in questo momento storico, in cui le imprese hanno grandi difficoltà nel reperire le figure professionali che cercano», ha esordito Rossella Accoto, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. «Il valore delle risorse umane non è immutabile, ma può crescere con la formazione continua». In questo contesto i fondi di formazione professionale svolgono un ruolo dirimente. Queste istituzioni sono spesso state chiamate a contrastare situazioni di crisi nella più recente storia economica e sociale, come durante la crisi del 2009, in cui fu allargato l’ambito d’intervento anche a chi aveva perso il lavoro. Nel più ampio scenario della Next Generation EU sono previsti investimenti importanti, inseriti in un quadro pluriennale, finalizzati al progresso della società dell’apprendimento. Nel contesto del Pnrr, l’upskilling e il reskilling avranno un ruolo strategico.
«In questa logica, la formazione diviene la principale leva strategica – ha aggiunto Accoto – sia per rispondere alle necessità di nuove competenze per le transizioni, soprattutto digitali ed ecologiche, sia per arginare gli effetti della crisi sull’occupabilità delle persone. In questo quadro, tutti gli attori vengono chiamati a rafforzare la capacità di collaborare, unendo gli sforzi in un’ottica di complementarità e non sovrapposizione».
All’interno del piano si inseriscono tre programmi guida. Ci sono il programma di riforma a garanzia dell’occupabilità dei lavoratori, il cosiddetto programma Goal, rivolto ai non occupati; il fondo Nuove Competenze e il programma di investimento Sistema Duale.
«L’innovazione è un processo complesso, che può declinarsi in molti modi. Ma la sua implementazione necessita di processi formativi. Anche la più rilevante tra le innovazioni non avrebbe alcun impatto se non vi fossero lavoratori in grado di assorbire le potenzialità e le funzionalità, implementando tutta la catena del valore dell’impresa. In questo contesto, va tenuto in conto il ruolo strategico dei fondi paritetici interprofessionali».
Uno studio per disegnare il futuro della formazione
Nell’introdurre la presentazione dei dati dell’analisi degli interventi formativi finanziati da Fondimpresa nel 2020, Matteo Giuliano Caroli, Direttore della ricerca, Associate Dean per l’Internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research and Consulting, Luiss Business School, ha esplicitato: «l’obiettivo dello studio è duplice: da un lato, rendicontare i risultati all’attività del 2020 di Fondimpresa; dall’altro, sulla base dei numeri, tracciare traiettorie per l’evoluzione futura».
Nel 2020, Fondimpresa ha mobilitato una notevole mole di risorse a favore della formazione delle imprese aderenti, pari a 308,5 milioni di euro. Le imprese aderenti al Fondo sono in aumento, per un totale di 209mila aziende coinvolte, con una presenza nettamente prevalente di quelle di dimensione minori. È proporzionalmente molto significativo il peso delle imprese localizzate nelle regioni meridionali (comprese le isole) e nel manifatturiero. L’indice di attrattività del Fondo, riferito alle imprese è pari al 12,5%, in aumento rispetto al 2019. Ci sono anche imprese, dette silenti, che pur avendo aderito al Fondo, non hanno mai svolto attività formativa. Alla fine del 2020 erano pari al 55%, erano distribuite per lo più al Sud e rispondevano ai criteri di micro e piccole dimensioni.
La formazione d’impatto richiede una massa critica: se si fanno due ore di formazione, difficilmente si avrà un impatto formativo importante. Per questo le aziende ricorrenti (che partecipano a più di un’attività formativa nell’anno) sono molto importanti per Fondimpresa: equivalgono al 30% della totalità delle beneficiarie. Sono per lo più micro e piccole imprese, legate al manifatturiero, distribuite per lo più al Nord.
La maggior parte dei beneficiari sono uomini (67,9%, 2021, rispetto al 32,1% delle donne), non giovani, operanti nel settore manifatturiero e nelle regioni settentrionali. Ciò dipende dalla composizione della popolazione aziendale e non dai criteri di accesso di Fondimpresa. L’upskilling e reskillng riguarda persone con più di 45 anni. Prevalgono persone con Diploma di scuola superiore (47,9%), nonostante sia in crescita l’insieme dei beneficiari con Laurea o specializzazione.
I Piani Formativi finanziati attraverso il Conto formazione sono prevalentemente di breve durata e per piccoli gruppi di persone o individuali; più di due terzi dei lavoratori sono coinvolti su piani «base». Questa scelta rimette a fuoco la criticità della durata dei programmi, ancora troppo brevi perché siano davvero impattanti ed efficaci. Le tematiche formative riguardano la sicurezza sul luogo del lavoro e delle abilità personali, insieme a temi di gestione dell’azienda.
La missione di Fondimpresa è particolarmente sfidante, in considerazione della notevole eterogeneità del sistema delle imprese e quindi delle persone cui indirizza il suo supporto alla formazione. «Rivolgersi a target molto differenziati è una sfida enorme. C’è la necessità di differenziare l’azione in più possibile, con elementi normativi istituzionali indispensabili», ha concluso Caroli.
«Le grandi imprese svolgono un ruolo di capofiliera, alla guida di sistemi di fornitori. L’obiettivo oggi è farli crescere sia nel proprio interesse, ma anche nel segno della sostenibilità. Questi soggetti devono fungere da motore di sviluppo condiviso, Crediamo che si possa lavorare su questo tema, con meccanismi di stimolo che coinvolgano le grandi imprese nell’attivare l’azione formativa per le medio piccole e piccole realtà. Uno strumento utile sono le reti di impresa, ormai consolidate, che favoriscono la collaborazione».
«Il ruolo di Fondimpresa, consolidato, che emerge dallo studio è quello di raggiungere e coinvolgere un’ampia platea delle imprese. Tutto starà nel trasformare questa capacità in un’azione più chirurgica, tenendo conto che il sistema delle imprese è molto eterogeneo. Pur con i limiti istituzionali, deve essere trattato in modo differenziato. Poi bisogna stimolare collaborazione e interazione tra le diverse tipologie di impresa sullo sviluppo delle competenze».
All’evento “VI RAPPORTO NAZIONALE FONDIMPRESA, Anno 2020. La formazione come leva strategica per l’innovazione e la sostenibilità”, tenutosi il 12 luglio a Villa Blanc, Roma, sono intervenuti: Raffaele Oriani, Dean, Luiss Business School; Aurelio Regina, Presidente, Fondimpresa; Matteo Giuliano Caroli, Direttore della ricerca, Associate Dean per l’Internazionalizzazione, Direttore BU Applied Research and Consulting, Luiss Business School; Giorgio Alleva, Direttore, Dipartimento di Metodi e modelli per l’economia, il territorio e la finanza, Università Sapienza di Roma; Nadio Delai, Sociologo; Lucia Valente, Professore Ordinario di Diritto del Lavoro, Avvocato giuslavorista; Rossella Accoto, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali; Annamaria Trovò, Vicepresidente, Fondimpresa. Claudio Tucci, giornalista, Il Sole 24 Ore, ha moderato la tavola rotonda.
12/07/2022