Luiss Business School lancia il programma “Governance, relazioni istituzionali e strumenti finanziari”, dedicato ai professionisti che desiderano approfondire le loro competenze in EU Public Affairs e Public Finance.
Mai come in questo momento storico, in un contesto geopolitico nervoso e in profonda trasformazione, l’espressione “sapere è potere” si manifesta in tutta la sua verità. Ma, oltre a una capillare informazione volta a conoscere nel dettaglio gli scenari nazionali e internazionali, anche la formazione continua si rivela fondamentale.
Luiss Business School, da sempre promotrice del life-long learning, dedica al campo dei Public Affairs in ambito comunitario l’Executive Programme “Governance, relazioni istituzionali e strumenti finanziari” per aiutare i professionisti del settore a strutturare le competenze essenziali al fine di influenzare e rafforzare la comprensione del processo decisionale a livello europeo, nonché di sviluppare le strategie di finanziamento dei progetti europei.
Come spiega Michele Vitiello, Segretario Generale World Energy Council – Italia, «non basta conoscere le norme: serve interpretare gli scenari, costruire messaggi che ispirino fiducia e visione, ma anche saper gestire crisi e reputazione, che è la cosa più importante da tutelare».

Public Affairs: in un contesto geopolitico nervoso, come cambia il set di competenze necessarie a chi opera in questo settore?
Più il contesto è nervoso e più l’industria ha bisogno di professionisti che sappiano leggere la realtà con lucidità. Sun Tzu scriveva che il miglior combattente non è mai in collera. Il public affairs, oggi più di prima, richiede allora visione politica e capacità di analizzare l’interdipendenza che c’è tra energia, capacità tecnologica e sicurezza. Sono necessarie analisi, empatia, comunicazione e strategia, e un dialogo costante tra competenza tecnica e sensibilità politica di cittadini e decisori.
Quali sono le principali sfide che la nuova Commissione Europea sta affrontando e affronterà nel prossimo futuro?
La nuova Commissione dovrà tenere insieme transizione ecologica e digitale, competitività industriale e consenso sociale: le ultime elezioni dell’Occidente democratico ce lo hanno ricordato. Serve un pragmatismo nuovo per evitare che le politiche di regolazione si traducano in fratture economiche e siano avversate dalla popolazione. La vera sfida è quindi mantenere l’unità europea in un mondo che va deglobalizzandosi, rendendo questi processi non solo sostenibili, ma anche giusti e inclusivi. Nel frattempo, Est e Ovest siedono al tavolo con un vantaggio competitivo molto avanzato. L’Europa deve capire come aumentare la sua indipendenza per stare nel dialogo con maggiore forza contrattuale. L’assenza di una politica industriale comune e lungimirante ci ha portato a questo. Ma siamo ancora in tempo per cambiare la rotta. E serve coerenza normativa.
Finanziamenti: in che modo un professionista del Public Affairs può diventare un asset capace di aumentare la competitività delle aziende sul mercato?
Il professionista del public affairs è il ponte di cerniera tra istituzioni e impresa. Sa leggere le priorità politiche e tradurle in strategie di sviluppo, intercettando fondi e partnership pubblico-private. In particolare, l’attività di consolidamento reputazionale è un asset che, seppur a volte intangibile, ha un impatto concreto e solido sui business e sui bilanci aziendali. Non è solo un interprete del quadro regolatorio, ma un facilitatore di valore che anticipa i trend e aiuta l’azienda ad allinearsi con le politiche industriali europee e nazionali.
Public Affairs e AI: come questo strumento potrà integrarsi nella professione?
L’intelligenza artificiale è un alleato nell’analisi dei dati, nel monitoraggio legislativo e nella mappatura degli stakeholders. Ma non potrà mai sostituire la componente umana: il giudizio politico, l’ascolto e la fiducia – ossia le basi delle relazioni umane – restano insostituibili. In particolare, ciò che ci rende uomini è il sapere andare oltre il concetto di corretto e sbagliato, per provare a perseguire quello di giusto o ingiusto. Sembrano infatti sinonimi ma non lo sono, e su questo errore – che ci rende perfetti nell’imperfezione – le macchine non sono ancora preparate. Il futuro del public affairs sarà allora ibrido: tecnologia per la precisione, ma intuizione e sensibilità per dare senso e direzione all’azione pubblica. I luddisti hanno fallito nella guerra con le macchine industriali: impariamo dal passato e ricordiamo che la tecnica è il mezzo, non il fine.