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Costa: «Fondi Recovery a progetti virtuosi e più incentivi alla mobilità»
Costa: «Fondi Recovery a progetti virtuosi e più incentivi alla mobilità»
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Il 37% delle risorse assegnate al nostro Paese deve andare al ‘green’ in progetti ‘ambientalmente virtuosi’ per il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Che in un’intervista a SustainEconomy.24, il report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor parla anche dell’impegno a ridurre i sussidi dannosi per l’ambiente e degli incentivi per aiutare le famiglie nel passaggio alla mobilità sostenibile

 

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Ministro Costa di sostenibilità se ne parla tanto. Sono solo belle parole o è realtà?

«Investire sulla sostenibilità significa migliorare la qualità di vita dei cittadini. Significa, per esempio, favorire le condizioni affinché imprese, professionisti e lavoratori possano piantare radici salde per proiettarsi nell’economia eco-compatibile. Le misure previste nel Green Deal – e potenziate con il Recovery Plan – devono essere alla base della ripresa post-Covid».

Che ruolo ha nell’azione del suo ministero e del Governo?

«Come ministero dell’Ambiente abbiamo indicato alcune priorità che si innestano su quattro linee tematiche: le infrastrutture per l’ambiente; il supporto alle imprese virtuose o che vogliano incrementare la sostenibilità dei loro processi produttivi e delle filiere; la transizione ecologica con uno sguardo specifico all’economia circolare; il potenziamento delle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici. Le priorità ambientali devono essere un obiettivo di medio e lungo periodo nella programmazione di queste risorse. Noi abbiamo già iniziato con iniziative concrete, come le Zea, le zone economiche ambientali, nei parchi nazionali: dando agevolazioni fiscali, vantaggi economici, misure di sostegno per la viabilità elettrica, l’efficientamento energetico, per chiunque viva o voglia vivere, lavori o voglia fare impresa, nei parchi nazionali. La visione è quella dell’Italia Paese Parco, che si sostanzia con azioni e progetti concreti».

Quanto l’emergenza Covid-19 ha e può ancora accelerare o ritardare il percorso dell’Italia verso un futuro sostenibile?

«Il post-Covid è un’occasione per porre al centro un paradigma diverso per concepire la vita sui territori. Sul piano nazionale stiamo lavorando su più fronti, come quello della riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, che oggi ammontano a oltre 19 miliardi di euro, e prevedere dei sussidi ambientalmente favorevoli, incentivando l’utilizzo di tecnologie green. Questo intervento era atteso da decenni e finalmente quattro ministeri (Ambiente, Economia, Agricoltura e Infrastrutture) hanno lavorato per mesi, poi tutti gli stakeholders – dagli ambientalisti alle società petrolifere – sono stati auditi e le loro osservazioni sono state portate nei tavoli decisori. Inoltre, occorre pensare a un cuneo fiscale ambientale, una diminuzione del costo del lavoro per le aziende che si impegnano a investire nell’economia green, secondo criteri fissati dal Parlamento. E ancora, il regolamento sulla disciplina per l’end of waste di carta e cartone, che ho firmato recentemente, è un segnale significativo di quanto sia importante valorizzare il potenziale dei rifiuti. In questo modo si fa concretamente economia circolare».

Parliamo delle risorse del Recovery Fund. Un risultato importante con l’Italia primo beneficiario delle risorse. La Commissione chiede progetti sostenibili. Quali sono per lei le priorità?

«L’Italia riceverà circa 208 miliardi di euro dal Recovery Fund, la quota maggiore tra i Paesi membri. Avremo a disposizione circa 81 miliardi a titolo di sussidi, cui si aggiungono 127 miliardi di euro di prestiti, presentando alla Commissione e al Consiglio un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza che consenta di definire un progetto di riforme e investimenti per il periodo 2021-2023. Il 37% delle risorse assegnate al nostro Paese deve andare al green, non al ministero dell’Ambiente, con un concetto trasversale di sostenibilità: dobbiamo utilizzare questi fondi in modo intelligente, indirizzandoli su settori come rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per l’ambiente, mobilità sostenibile, cambiamenti climatici, aiuti alle imprese green. Tutti i progetti dovranno essere ambientalmente virtuosi, non solo quelli del mio dicastero. Con il ministro Amendola stiamo lavorando fianco a fianco per supportare il lavoro di coordinamento».

Soffermiamoci sulla mobilità sostenibile. Siamo in ritardo. Quali sono i risultati alla portata del nostro Paese? E con quali tempi?

«È urgente e necessario puntare su una nuova mobilità, il più possibile sostenibile, in particolare negli spostamenti casa-scuola-lavoro. Una mobilità a minore impatto ambientale è in grado di contribuire considerevolmente al miglioramento della qualità dell’aria nelle città. Proprio per far fronte a questa esigenza, abbiamo destinato 190 milioni di euro al bonus mobilità, per dare una spinta agli spostamenti sostenibili e alla mobilità attiva, favorendo in tal modo il miglioramento della qualità della vita. Vedere gli italiani in fila per acquistare una bici mi ha riempito di gioia. Mai l’Italia aveva risposto in un modo così clamorosamente positivo».

Bonus mobilità, incentivi alle auto elettriche, infrastrutture. Oltre alle misure annunciate e approvate cosa si può fare ancora?

«Oltre al bonus mobilità, abbiamo messo 310 milioni di euro per le piste ciclabili, le ciclovie e i progetti annessi: sono fondi provenienti dalle aste verdi, seguendo il principio ‘chi inquina paga’. In questo modo, i Comuni saranno i veri protagonisti della riscrittura della geografia del territorio. Inoltre, ritengo che le famiglie debbano essere incentivate a passare a una mobilità più sostenibile che includa anche l’elettrico. Se vengono incoraggiate con finanziamenti economici a lasciare l’auto a diesel o a benzina, se vengono aumentate le colonnine di ricarica in tutti i Comuni, mettiamo i cittadini italiani nelle condizioni di entrare da protagonisti nella green economy».

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10/1/2020

Data pubblicazione
1 Ottobre 2020
Tematiche
sostenibilità