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EpilepsyPOWER, l’inclusione passa dalla formazione
EpilepsyPOWER, l’inclusione passa dalla formazione
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Luiss Business School presenta il progetto di ricerca pensato per elaborare programmi formativi utili a contrastare lo stigma che spesso esclude le persone con epilessia (PwE) dal mondo del lavoro

Il progetto EpilepsyPOWER, ideato e coordinato dalla Luiss Business School, è un’iniziativa di ricerca applicata e formazione. Tale progetto mira a innovare e integrare l’offerta formativa dei corsi, fornendo supporto alle organizzazioni private e pubbliche con cui collaboriamo, attraverso contenuti formativi aggiornati e concreti.

I risultati del progetto e i moduli formativi per favorire l’inclusione aziendale di persone con epilessia sono stati presentati alla conferenza “Ambienti di lavoro inclusivi” a Villa Blanc il 16 gennaio. Il Professor Nunzio Casalino, coordinatore del progetto EpilepsyPOWER, ha illustrato la ricerca e gli obiettivi raggiunti.

Il progetto EpilepsyPOWER

Il progetto di ricerca EpilepsyPOWER si è concentrato sull’analisi delle lacune nelle organizzazioni riguardo alla diffusione e all’adozione corretta delle buone pratiche di inclusione di persone affette da epilessia, consapevolmente o inconsapevolmente, per supportare i processi aziendali.

I contenuti, sviluppati e validati con numerose organizzazioni ed esperti, sono stati resi disponibili per proporre nuovi approcci alla progettazione dei luoghi di lavoro. Coloro che desiderano specializzarsi nella gestione delle risorse umane o orientare le proprie competenze per prepararsi alla certificazione come disability manager, possono farlo attraverso appositi moduli formativi.

EpilepsyPOWER mira a sensibilizzare, stimolare e rafforzare i programmi offerti dalle Università in Europa per migliorare i curricula didattici in materia di inclusione di soggetti fragili e diffondere le buone pratiche identificate nei cinque Paesi coinvolti (Italia, Francia, Irlanda, Bulgaria e Germania) in contesti aziendali e universitari.

Il progetto di ricerca, durato tre anni, ha coinvolto vari professionisti e pazienti, identificando soluzioni concrete per l’inclusione lavorativa. Sono stati pubblicati articoli scientifici internazionali, con eccezioni in Danimarca, Inghilterra e Norvegia, dove la letteratura è scarsa a livello europeo.

«Abbiamo inoltre puntato a far conoscere i casi di successo, di aziende e pubbliche amministrazioni, e messo a disposizione un tool online che permette di assegnare il “bollino” di organizzazione epilepsy-friendly e validare in un certo qual modo se la formazione acquisita per esempio da un responsabile del personale di una organizzazione è stata correttamente appresa», ha sottolineato il professor Casalino.

Grazie al progetto, docenti e ricercatori di diverse Università (Luiss, Guglielmo Marconi, Campus Bio-Medico, Grenoble Ecole de Management, Parthenope di Napoli) hanno condiviso esperienze e contribuito al report “Operational framework and learning methodology” con dati e idee per migliorare la formazione per manager, dirigenti e responsabili di funzione.

Con il supporto di associazioni come l’International Bureau for Epilepsy (IBE), la task force Epilepsy Alliance Europe (EAE) e diverse Camere di Commercio in Germania e Bulgaria, sono state promosse buone pratiche organizzative. Inoltre, è stata effettuata una revisione sistematica delle legislazioni europee e delle statistiche sull’inclusione lavorativa delle persone con epilessia.

Favorire la responsabilità sociale d’impresa: alla ricerca di un metodo

«Avviare nelle organizzazioni iniziative dedicate all’inclusione lavorativa non solo per le persone con epilessia favorisce la creazione di ambienti di lavoro più equi e accoglienti. Dal punto di vista della gestione delle risorse umane si traduce in azioni concrete: dall’adattamento delle postazioni di lavoro alla formazione del personale per sfatare pregiudizi e lo stigma, oltre soprattutto a saper affrontare eventuali emergenze con maggiore capacità», ha sottolineato Casalino.

«Ciò permette poi di dimostrare che un’organizzazione non si limita a rispettare le normative sull’accesso al lavoro per le categorie svantaggiate, ma si impegna attivamente per garantire pari opportunità. Spesso, le persone con epilessia incontrano ostacoli nel trovare e mantenere un impiego, a causa di stereotipi o timori ingiustificati. Promuovere la loro inclusione significa abbattere queste barriere e valorizzare il talento indipendentemente dalla condizione di salute».

In più, quando un’azienda investe nella diversità, i dipendenti percepiscono un ambiente più giusto e rispettoso, il che aumenta l’engagement. Inoltre, sensibilizzare il personale sull’epilessia aiuta a creare una cultura organizzativa basata sull’empatia e sulla collaborazione, riducendo il rischio di discriminazione o isolamento.

«Oggi, clienti e investitori sono sempre più attenti alle pratiche di responsabilità sociale d’impresa e premiano le imprese che dimostrano un autentico impegno nel sociale. Un progetto di inclusione lavorativa può quindi migliorare la percezione dell’azienda da parte del pubblico e rafforzare il suo brand».

Inclusione in azienda: le soft skill necessarie per attuarle

L’inclusione delle persone con epilessia sul lavoro dipende dalle competenze umane dei colleghi. Creare un ambiente accogliente richiede soft skill per affrontare la diversità con consapevolezza.

L’empatia è fondamentale: capire le difficoltà degli altri senza pregiudizi è essenziale per l’inclusione. È importante comunicare chiaramente sull’epilessia, normalizzando la condizione e preparando il contesto lavorativo a gestire eventuali crisi senza panico.

La flessibilità è cruciale: adattare spazi e orari di lavoro alle esigenze dei dipendenti con epilessia facilita l’inclusione. Intelligenza emotiva aiuta a gestire emozioni proprie e altrui, riducendo insicurezze e paure infondate.

Investire su queste competenze crea un ambiente di lavoro equo e accessibile, rendendo l’organizzazione più innovativa e competitiva.

Il ruolo della formazione

Le persone con epilessia spesso non rivelano la loro condizione ai datori di lavoro per evitare lo stigma, il che può essere interpretato come una rottura della fiducia. Più della metà nasconde la propria condizione ai potenziali datori di lavoro durante la candidatura.

«Fondamentale diventa, quindi, il ruolo di una formazione specifica per chi si occupa di gestire persone in grado di riprogettare i luoghi di lavoro, favorire la capacità di ascolto, abbattere lo stigma, ridurre gli errori di valutazione e favorire indirettamente la creazione di ambienti lavorativi realmente più inclusivi».

Luiss Business School per EpilepsyPOWER

I moduli formativi prodotti grazie al progetto EpilepsyPOWER sono progettati per soddisfare il fabbisogno conoscitivo ed esperienziale, dopo discussioni approfondite con i colleghi Matteo Giuliano Caroli, Responsabile dell’Area Ricerca applicata della Luiss Business School e Giovanni Assenza, Neurologo del Campus Bio-Medico di Roma.

«Nello specifico abbiamo creato due percorsi formativi – aggiunge Casalino – contenenti ben 14 moduli didattici per approfondire sia dal punto di vista dell’organizzazione aziendale che dal punto di vista medico le problematiche della produttività e della sicurezza del lavoro in tale ambito, che spesso si ritrovano a dover fronteggiare i direttori del personale».

Il progetto EpilepsyPOWER mostra come la Luiss Business School possa cooperare con università e aziende internazionali su inclusione lavorativa e riorganizzazione dei processi di lavoro, rafforzando il suo ruolo guida in Europa.

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