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21 Maggio 2021

Findus: «Nel 2025 prodotti 100% sostenibili. In Italia spazio di crescita per il mercato veg»

Il 100% degli imballaggi sarà completamente riciclabile entro il 2022. L'impegno di Findus, il marchio del gruppo Nomad Food, leader in Italia nei prodotti surgelati, passa anche per la salvaguardia dei mari. Lo spiega Carly Arnold, Direttore Marketing di Findus Italia a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School Un manifesto nutrizionale per incoraggiare scelte sane e sostenibili e obiettivi sfidanti: dal 100% di materie ittiche certificate e di vegetali sostenibili al 2025 al 100% degli imballaggi riciclabili entro il 2022. L'impegno di Findus, il marchio del gruppo Nomad Food, leader in Italia nei prodotti surgelati, passa anche per la salvaguardia dei mari, come racconta Carly Arnold, direttore Marketing per l'Italia a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School. Che parla anche delle potenzialità del mercato dei prodotti green in Italia e all'estero con l'obiettivo di raggiungere entro il 2025 un fatturato di oltre 200 milioni e 3 miliardi di fatturato, includendo anche pesce e verdure, che rappresentano il core business dell'azienda. Si lavora ad un'alimentazione sostenibile. Quanta attenzione riscontrate nel vostro settore e tra i clienti? «Sebbene vi sia ancora una certa incertezza sull'impatto a lungo termine del Covid-19, è chiaro che la pressione per un'azione sul clima e sul cambiamento sociale sia cresciuta. I rivenditori e i consumatori sono sempre più interessati a marchi sostenibili; criteri ambientali, sociali e di governance vengono utilizzati sempre di più per le decisioni di investimento e, guardando specificamente al settore alimentare, è noto che il modo in cui il cibo viene consumato e prodotto sta avendo sempre più peso sulla natura e sul pianeta. In qualità di azienda europea leader nel settore degli alimenti surgelati, ci impegniamo a fare la nostra parte nella trasformazione del sistema alimentare, per ridurre la pressione sulle risorse, compresa la terra. Contro lo spreco alimentare, la surgelazione può essere una soluzione chiave perché permette di ridurre al minimo gli sprechi, favorendo un approccio più attento e sostenibile al cibo. La nostra ambizione è rendere il cibo sostenibile, sano, gustoso e accessibile a tutti».  Qual è il percorso che sta portando avanti Findus? «Una migliore alimentazione è uno dei pilastri chiave del nostro programma di sostenibilità. Il nostro Manifesto nutrizionale stabilisce gli otto impegni chiave per incoraggiare scelte positive, anche fornendo una migliore informazione ai consumatori, rendendo più convenienti le scelte sane e sostenibili e promuovendo una dieta più vegetale. Valutiamo le caratteristiche nutrizionali di tutti i nostri prodotti, utilizzando un metodo riconosciuto a livello internazionale. Questo ci permette di individuare opportunità per migliorare i prodotti e di valutare attentamente le caratteristiche nutrizionali dei nuovi lanci prima che arrivino sul mercato». Vi siete dati obiettivi sfidanti, a che punto siete? «Nonostante un anno turbolento per i nostri fornitori, dipendenti, clienti e consumatori, siamo orgogliosi dei nostri risultati in termini di sostenibilità sia a livello aziendale sia a livello locale. Abbiamo obiettivi ancora più ambiziosi e in cui stiamo investendo molto. Oggi, ad esempio, oltre il 95% delle materie prime ittiche utilizzate da Findus sono certificate MSC o ASC, con l'obiettivo di raggiungere il 100% entro il 2025. Il 90% dei volumi totali di Vegetali Findus è stato verificato secondo lo standard di sostenibilità FSA (Farm Sustainability Assessment) e sottoposto a revisione attraverso audit da parte di un ente terzo, con l'impegno di raggiungere il 100% di vegetali provenienti da un'agricoltura sostenibile entro il 2025. Inoltre, il 100% dei nostri imballaggi sarà completamente riciclabile entro il 2022, tutte le scatole di cartone prodotte nei nostri stabilimenti utilizzano carta proveniente da foreste gestite in modo sostenibile, e ci impegniamo a ridurre le emissioni di CO2 anno dopo anno. Per quanto riguarda quest'ultimo punto, con orgoglio vogliamo sottolineare che nel 2020, a livello di gruppo Nomad Foods, abbiamo ridotto significativamente del 21% l'intensità delle emissioni di carbonio per tonnellata dei prodotti finiti. Per quanto riguarda l'inquinamento dei mari, lo scorso anno, come Findus Italia, abbiamo installato il nostro primo Seabin a Portoferraio (Isola d'Elba) per aiutare a ripulire i mari dalla plastica. Si tratta di un cesto di raccolta dei rifiuti che galleggia sull'acqua, capace di catturare oltre 500 kg di rifiuti all'anno e di veicolare al suo interno anche le microplastiche. E in collaborazione con Coop sosteniamo l'adozione di 10 Seabin lungo le coste italiane, dalla Liguria alla Puglia, per contribuire a raccogliere fino a 5.000 kg di rifiuti all'anno». Quante potenzialità offre il mercato green? «Il mercato dei prodotti vegetali e dei sostitutivi della carne vale 162 milioni di euro nella grande distribuzione italiana. Tenendo conto del fatto che il mercato alimentare veg nel Regno Unito vale 350 milioni, sappiamo che c'è ancora molto spazio per la crescita e prevediamo un aumento di quasi il 40% delle persone che proveranno i prodotti nei prossimi 5 anni. Sulla base di questi numeri, abbiamo deciso di lanciare la linea ‘Green Cuisine' - salsicce, polpette, burger e nuggets di pollo - a base di proteine vegetali - e medaglioni di zucchine, nuggets di piselli e bastoncini di spinaci completamente vegetali. Il feedback dei consumatori è stato più che positivo, raggiungendo quasi il 20% della quota di mercato nell'ultimo trimestre e contribuendo negli ultimi mesi a oltre il 50% della crescita della categoria in Italia. L'obiettivo di Green Cuisine è raggiungere entro il 2025 un fatturato di oltre 200 milioni in tutti i Paesi in cui è presente. A livello globale, tuttavia, prevediamo di passare da 2,5 miliardi a 3 miliardi di fatturato entro il 2025, includendo anche pesce e verdure, che rappresentano il core business dell'azienda». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 21/5/2021

21 Maggio 2021

Fileni: «Non ci sono alternative ad una scelta bio. E’ responsabilità verso i consumatori e valore economico»

ll  vicepresidente del primo gruppo in Italia delle carni bianche da agricoltura biologica parla dell'impegno e dei progetti a SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School Non ci sono alternative alla scelta bio per rendere la filiera produttiva virtuosa e sostenibile: puntare sulla qualità del prodotto è un'assunzione di responsabilità verso il consumatore, e puntare sulla sostenibilità è un'assunzione di responsabilità verso le risorse ambientali. Ma anche una scelta di ritorno economico. E' questa la via tracciata da Fileni, gruppo agro alimentare marchigiano, terzo player nazionale nel settore delle carni avicole e leader in Italia nelle carni bianche da agricoltura biologica. Il vicepresidente, Massimo Fileni racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e il Sole 24 Ore Radiocor,  il percorso da cittadini e imprenditori. Il Gruppo con oltre 1.800 dipendenti ha 7 stabilimenti produttivi, e investimenti nell'ordine di 100 milioni di euro programmati nel 2021-2025, tra innovazione e tradizione. Dall'abbattimento delle emissioni al 100% di energia rinnovabile dalle carni allevate senza il ricorso agli antibiotici e i mangimi non Ogm al packaging riciclabile. Fileni ha scelto un percorso di sostenibilità che va dalla qualità del prodotto al rispetto dell'ambiente. Ci parla di questa scelta? «Noi siamo già un'azienda che si occupa di nutrire, che è una delle più grandi responsabilità che professionalmente si può avere, e ci siamo resi conto che quello che facciamo, nutrendo, è custodire la terra e l'ambiente, il territorio e gli animali. Avevamo già un'attenzione per questi temi e abbiamo deciso di renderla sistematica e organizzata. La scelta è continuare a fare quello che sappiano fare e farlo ancora meglio e, non solo dal punto di vista del consumatore inteso come chi mangia i nostri prodotti, ma del consumatore, in quanto cittadino e persona. La nostra produzione è lunga e complessa, ma anche corta nel senso che controlliamo, in prima persona, dal prodotto allo scaffale. Noi siamo il terzo gruppo in Italia per dimensione nell'avicoltura e il primo in termini di carne biologica». Di recente siete anche diventati società benefit. Come si conciliano responsabilità ambientale e sociale con redditività e competitività? E la risposta dei consumatori vi dà ragione? «E' una conciliazione necessaria in quanto cittadini prima ancora che imprenditori. Dobbiamo preoccuparci della possibilità di continuare a prosperare in questo pianeta. Da cittadino la risposta è che non ci sono scelte alternative; da imprenditore posso dire che la scelta è altrettanto sensata. Si possono fare scelte green, sostenibili e responsabili in base a 3 linee di pensiero: la scelta responsabile e sostenibile è anche efficiente perché difficilmente una scelta sostenibile, ambientale e sociale non ha un senso anche strettamente economico; la scelta sostenibile in qualche modo anticipa le scelte del decisore politico che saremmo costretti a fare più avanti e quindi anticiparle ha un senso economico stretto per l'ultima linea del conto economico, se non nell'immediato, nel medio e lungo periodo; la terza, la scelta responsabile incontra la preferenza di consumatori e attori responsabili». Qual è la ricetta e quali sono i progetti che sta portando avanti Fileni nel 2021, un anno di ripartenza dopo la pandemia che ha cambiato le vite e le abitudini? «Il 2020 e il 2021 hanno una specificità che non hanno altri anni. Abbiamo imparato a lavorare in termini di trasformazione per evitare rischi e pericoli, abbiamo visto qualche difficoltà nella supply chain riguardo al mix di prodotti che sono variati molto ma rispetto ad altri settori non abbiamo avuto grossi vantaggi ma neppure svantaggi. Abbiamo avuto canali, come il fuori casa - dalla ristorazione alle mense chiuse -che hanno sofferto ma sono stati compensati dall'aumento del retail. Non si è sospeso il consumo ma si è fatto in maniera diversa. Nel nostro caso, quindi, più che di ripartenza parliamo di un percorso che prosegue. Per quanto riguarda il 2021, oltre al passaggio a società benefit, a breve uscirà il bilancio di sostenibilità, abbiamo acquisito di recente un'azienda produttrice di uova e abbiamo in mente diverse ristrutturazioni e investimenti produttivi oltre a grandissime novità di prodotti e packaging. Negli anni 2021-2025 abbiamo stabilito di fare investimenti nell'ordine dei 100 milioni». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 21/5/2021

19 Maggio 2021

Dall’esperienza di KINTO Italia e Luiss Business School nasce il primo Master con specializzazione in Sustainable Mobility

Partirà il prossimo 5 novembre 2021 il primo Master con specializzazione in Sustainable Mobility, parte dell’Executive Master in Circular Economy Management, interamente dedicato alla mobilità sostenibile e pensato per manager e professionisti, nato dalla visione di KINTO Italia, la nuova società del Gruppo Toyota di servizi di mobilità, in partnership con Luiss Business School, Scuola di alta formazione dell’Università Luiss Guido Carli, istituzione di eccellenza a livello internazionaleL’obiettivo è di supportare la transizione verso la mobilità sostenibile del nostro Paese attraverso un piano di formazione di alto livello orientato a fornire ai partecipanti le conoscenze e gli strumenti operativi per ricoprire le professioni emergenti e le nuove carriere nell’ambito della progettazione e della gestione della mobilità, nonché per il ruolo specifico di Mobility Manager, contribuendo così in modo concreto a rivoluzionare l’attuale paradigma di mobilità in chiave sostenibile.Attraverso questa partnership i partecipanti avranno accesso a competenze professionali a 360 gradi in linea con le nuove esigenze del mercato e della società, grazie anche alla creazione di un punto d’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro La mobilità sostenibile e condivisa richiede professionalità nuove e specializzate ed è sempre più al centro delle politiche sovranazionali, nazionali e locali. Ne sono testimonianza i 41 miliardi di euro allocati per gli interventi sulla mobilità e sulla logistica sostenibili del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Investimenti basati su un nuovo modo di concepire i sistemi di mobilità che privilegia il benessere delle persone, la competitività delle imprese e il rispetto dell’ambiente. KINTO Italia (https://www.kinto-mobility.it/) è la società del Gruppo Toyota interamente dedicata a sviluppare ed offrire servizi e soluzioni innovative di mobilità sul territorio, in linea con la Vision corporate di sostenibilità e rispetto per l’ambiente. La creazione di un Brand globale come KINTO esclusivamente pensato per rivolgersi al mercato degli utilizzatori, rappresenta una tappa fondamentale dell’evoluzione di Toyota verso una Mobility Company globale costruita e pensata intorno ai bisogni di mobilità di ogni singolo individuo e dunque accessibile, sostenibile ed inclusiva. L’esperienza di uno dei principali player mondiali di mobilità, in co-design con una realtà di eccellenza internazionale dell’alta formazione manageriale come la Luiss Business School, recentemente entrata a far parte – unica italiana – dell’Alleanza FOME (Future of Management Education) la più importante rete globale di Business School, ha portato alla creazione del primo Master con specializzazione in Sustainable Mobility, parte del Executive Master in Circular Economy Management. Il corso approfondirà l’evoluzione della mobilità offrendo una panoramica completa su temi chiave ed in forte evoluzione come le nuove tecnologie, le più innovative forme di elettrificazione, le piattaforme digitali a supporto della mobilità, i nuovi modelli di business, i temi di regolamentazione del territorio e le relazioni con le Istituzioni ed amministrazioni locali, con l’obiettivo di fornire ai partecipanti le conoscenze e gli strumenti operativi per ricoprire, oltre al ruolo di Mobility Manager, un ampio ventaglio di figure professionali sempre più richieste dal mercato nella gestione della mobilità. “Investire in un percorso educativo di eccellenza con uno dei partner universitari più autorevoli e riconosciuti del panorama italiano e internazionale rappresenta una grande sfida che come KINTO Italia siamo determinati ad affrontare, consapevoli della profonda e rapida trasformazione che il settore della mobilità sta affrontando e dell’apporto di conoscenza che possiamo dare – ha dichiarato Mauro Caruccio, Chairman e CEO KINTO Italia e CEO Toyota Financial Services Italia. Attraverso questa partnership, vogliamo accompagnare l’evoluzione delle nuove professionalità e la transizione verso un futuro che privilegi soluzioni di mobilità innovative, inclusive e rispettose dell’ambiente, con l’obiettivo di contribuire concretamente al benessere della società, portando un valore che duri nel tempo.” Il Master con specializzazione in Sustainable Mobility è strutturato per offrire una didattica avanzata e dinamica attraverso docenze e testimonianze aziendali, non solo specifiche del settore automotive, ma anche di molti altri settori industriali che oggi partecipano tangibilmente allo sviluppo di una mobilità sostenibile ed innovativa. L’esperienza di apprendimento è costruita intorno alla persona e ad ogni percorso sono associati attività e progetti, che si svolgeranno durante e dopo la fase di aula, e che traggono linfa dal consolidato network di Luiss Business School e KINTO e che culminerà nel placement finale. “La grande responsabilità che ci siamo assunti nel nostro ruolo di generatori di conoscenza – commenta il Direttore di Luiss Business School Paolo Boccardelli – è quella di contribuire alla costruzione di una classe dirigente consapevole e responsabile. L’attenzione allo sviluppo sostenibile non è più una opzione da molto tempo: è una urgenza pressante e trasversale, che richiede una forte e costante sinergia fra il mondo universitario e l’impresa. La trasformazione digitale, lo sviluppo di nuovi modelli di business e l’acquisizione di skill e saperi sono elementi cardine di una visione strategica di ampio respiro. La partnership con Kinto, basata sulla condivisione di valori e di expertise di altissimo livello, disegna un percorso virtuoso per il futuro della mobilità sostenibile” Il Master è rivolto a manager e professionisti ed è organizzato secondo la formula part-time (formula week-end) ed ha una durata complessiva di 12 mesi durante i quali si alterneranno incontri, seminari, laboratori ed attività didattiche innovative. Al termine del percorso formativo è prevista la realizzazione di un project work con KINTO Italia e il rilascio di un diploma di Master di II° livello riconosciuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR). È prevista inoltre l’erogazione di 10 borse di studio aperte agli studenti meritevoli con copertura al 75%. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito della Luiss Business School nella pagina dedicata: https://businessschool.luiss.it/executive-master-circular-economy-management/  Rassegna stampa Corriere della Sera, Toyota e Luiss, accordo per un master sulla sostenibilità attraverso Kintola Repubblica, Al via il primo master con specializzazione in "Mobilità sostenibile" 19/5/2021

06 Maggio 2021

ConTe.it: gli stakeholder e i clienti chiedono scelte sostenibili e polizze competitive e sicure

L'intervista di Antonio Bagetta, AD ConTe.it a SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School Gli stakeholder, ma anche i clienti, chiedono alle imprese scelte di sostenibilità. Antonio Bagetta, amministratore delegato di ConTe.it, il brand italiano del Gruppo Admiral, la compagnia assicurativa diretta nata nel Regno Unito nel 1993 e specializzata nell'offerta di polizze assicurative per auto e moto, parla del mondo accelerato dalla pandemia e della digitalizzazione e dell'approccio sostenibile e green, anche all'interno dell'azienda. E dei clienti che chiedono prodotti competitivi ma che rispondano alle esigenze di protezione. Che cosa vuol dire sostenibilità per ConTe.it? «Il tema della sostenibilità è centrale nell'azione di business di ConTe.it e si concretizza in diversi ambiti. Non ci limitiamo infatti esclusivamente alle considerazioni di carattere ambientale, temi dai quali una moderna azienda oggi non può prescindere perché, complice anche la pandemia, il cambiamento sta accelerando nella direzione del rispetto del nostro pianeta e del singolo. Riteniamo altrettanto centrali in termini di sostenibilità anche concetti quali la valorizzazione della diversità in ogni sua declinazione e l'inclusione. A chiederlo sono tutti gli stakeholder di un'impresa, dagli investitori ai collaboratori, passando ovviamente per i clienti, che da sempre rappresentano il nostro punto di riferimento e dai quali dipendono le nostre principali scelte strategiche». Come si traducono le scelte di sostenibilità nel rapporto e nell'offerta ai clienti? «In diverso modo. Per ConTe.it sostenibilità fa in primo luogo rima con digitalizzazione. Il nostro Dna è online visto che nasciamo ormai 13 anni fa come brand assicurativo diretto. L'emergenza Covid-19 non ha fatto altro che imprimere una fortissima accelerazione nei confronti della digitalizzazione innescando un cambiamento epocale che ci ha trovati già preparati. I nostri investimenti in ambito tecnologico, infatti, ci hanno consentito di proporre prodotti, modalità di sottoscrizione e di interazione sostenibili e totalmente digitali. Tutte le procedure sono quindi de-materializzate e l'uso di carta è quasi azzerato. Questo approccio sostenibile e green si concretizza lungo tutta la filiera e coinvolge tutti i nostri fornitori». E all'interno dell'azienda? «La crescente attenzione nei confronti della sostenibilità si esplicita anche all'interno: i nostri uffici sono da tempo plastic free. Dalle scrivanie sono scomparse le bottigliette sostituite da borracce in acciaio brandizzate e ogni comunicazione avviene attraverso supporti digitali. Già prima della pandemia, inoltre, abbiamo cercato di ridurre la nostra carbon footprint puntando sullo smart working. Considerato che contiamo su circa 600 collaboratori è facile comprendere come il lavoro a distanza consenta di ridurre quotidianamente il loro impatto sul traffico automobilistico e quindi le emissioni di anidride carbonica. La sostenibilità è per noi rispetto della collettività, dell'ambiente e del singolo. In quest'ottica vorrei ricordare il nostro Diversity & Inclusion Programme. Questo progetto, lanciato nel 2019, si è concretizzato nella realizzazione di iniziative come la partecipazione al network di Valore D, la creazione di un Diversity Commitee, e la definizione di un piano di sensibilizzazione per il management e per tutta la popolazione aziendale. In ConTe.it oltre il 60% dei dipendenti è formato da donne e il CEO del Gruppo Admiral, di cui facciamo parte, è Milena Mondini de Focatiis». E sono cambiate le richieste dei clienti? «Per quanto riguarda i nostri clienti, in questo particolare frangente, la richiesta più importante che ci proviene da loro riguarda la sicurezza. Anche in questo caso un grande aiuto lo ha fornito l'elevata digitalizzazione dei nostri processi che ha consentito a chi ha sottoscritto una polizza con noi di gestire il proprio prodotto assicurativo e il rapporto con noi in totale autonomia e da remoto. Un vantaggio non da poco in periodi di lockdown oppure se si vogliono ridurre al minimo i contatti». Con la pandemia avete dovuto modificare la vostra strategia? «La pandemia ha imposto un cambio di prospettiva globale, una riflessione profonda alla ricerca di una ‘nuova normalità'. Ci siamo impegnati nel proporre tariffe fortemente concorrenziali per consentire alle famiglie italiane, molte delle quali sono state messe a dura prova da un'emergenza che da sanitaria si è anche trasformata in sociale e occupazionale, di risparmiare e quindi di poter contare su un maggior potere di acquisto. Durante il primo lockdown, nella primavera dell'anno scorso, abbiamo investito oltre 5 milioni per alleggerire la spesa delle polizze per le famiglie italiane: i nostri clienti con polizza in scadenza hanno avuto infatti la possibilità di risparmiare fino a 2 mesi sulla polizza RC auto e fino a 3 mesi sulla polizza RC moto. Una misura consistente, che ci ha consentito di offrire un aiuto tangibile a tutti coloro che hanno riposto in noi la loro fiducia e che si sono ritrovati ad affrontare questo momento così difficile». Come vede il 2021 di ConTe.it? «Positivamente. Il mercato assicurativo è sempre più competitivo, non ce lo nascondiamo. Gli italiani sono alla ricerca di un prodotto competitivo ma che risponda concretamente alle loro specifiche esigenze di protezione. Terreno fertile per quelle compagnie che sono riuscite a costruire un solido rapporto con i clienti e che sono state in grado di offrire polizze sempre più personalizzate e su misura. Prezzo e versatilità rappresentano due caratteristiche indispensabili per avere successo. E poi c'è un elemento ancora più importante, la fiducia: le persone, soprattutto in un periodo di crisi, sono alla ricerca di un marchio a cui affidarsi e di cui fidarsi». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 6/5/2021

06 Maggio 2021

Allianz: «Acceleriamo sui target e sul portafoglio zero carbon. Sostenibilità per crescere ancora»

Il gruppo tedesco ha appena annunciato i nuovi obiettivi. Ne parla Line Hestvik, Chief Sustainability Officer, a SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School Di fronte al crescente interesse verso la sostenibilità di investitori, clienti e giovani generazioni e Allianz risponde accelerando sui target. E annuncia anche una stretta sulle coperture assicurative alle imprese con un modello di business legato al carbone. Il gruppo di Monaco ha appena pubblicato il suo ventesimo Bilancio di sostenibilità in cui conferma l'impegno su energia e immobiliare green perché «la sostenibilità è una priorità, crea valore e accelera la crescita», come spiega Line Hestvik, Chief Sustainability Officer del gruppo a SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School. I numeri raccontano l'impegno: Allianz ha investito circa 6,8 miliardi di euro in 116 parchi solari ed eolici e gli investimenti immobiliari con una certificazione verde sono cresciuti da 14,6 a 18,3 miliardi di euro; il volume dei prodotti finanziari sostenibili nel portafoglio degli investimenti è aumentato di quasi 10 miliardi di euro, a 39,3 miliardi. E per il futuro Allianz continuerà a ridurre le emissioni di gas serra dei propri investimenti con l'obiettivo di detenere un portafoglio a zero emissioni nette di CO2 entro il 2050 e l'impegno a raggiungere un primo target intermedio di riduzione di tali emissioni entro il 2025. Entro il 2040 le imprese con modelli di business basati sul carbone saranno escluse sia dal portafoglio investimenti che dall'erogazione di coperture assicurative e entro il 1 luglio di quest'anno Allianz estenderà l'esclusione esistente per l'assicurazione di un singolo impianto e l'investimento in impianti energetici a carbone, nonché miniere in attività e in costruzione, anche alle corrispondenti infrastrutture direttamente legate al carbone. Oggi, per le aziende, non basta più concentrarsi solo sulla realizzazione di profitti e sulla creazione di valore per gli azionisti ma si guarda anche agli obiettivi di sostenibilità. Che ruolo riveste la sostenibilità nel vostro gruppo? «La sostenibilità, in tutte le sue dimensioni, è una delle nostre priorità assolute. Riteniamo che la sostenibilità possa consentirci di realizzare il nostro potenziale di crescita e di creazione di valore - contribuendo allo stesso tempo a un futuro che sia degno di essere vissuto da tutti noi. Il 2020 è stato un anno sfidante per le popolazioni e le attività economiche di tutto il mondo. Allianz, tuttavia, in questo contesto, è riuscita ad essere un partner affidabile per i propri clienti, i dipendenti, gli stakeholder e la società nel suo insieme. Basandoci su questa forza e resilienza, abbiamo incorporato i valori della sostenibilità in modo ancor più centrale nella nostra strategia e nella nostra catena del valore». Sull'attenzione al clima e all'ambiente avete appena annunciato degli obiettivi sfidanti. Ci spiega la strategia e i vostri target sulle attività operative? «La protezione del clima è un aspetto particolarmente importante della nostra strategia di sostenibilità. Per contrastare i cambiamenti climatici, siamo impegnati a raggiungere i target dell'Accordo di Parigi di 1,5 gradi Celsius sia nel business sia nelle nostre stesse operation. Su questo, stiamo lavorando con un gruppo di oltre 60 esperti e nell'ambito di vari network di settore, perché i cambiamenti climatici necessitano di una forte collaborazione. Riguardo alle emissioni prodotte dalle nostre stesse attività operative, nel 2020 abbiamo raggiunto e superato di molto il nostro obiettivo di riduzione con un calo del 62% delle emissioni climalteranti per ciascun dipendente Allianz nel mondo rispetto ai livelli di riferimento del 2010. E ci siamo dati ulteriori obiettivi di riduzione del 30% entro il 2025 per le emissioni, e di raggiungere il totale utilizzo di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2023». E gli obiettivi riguardo al vostro portafoglio di investimenti? «Quanto ai portafogli d'investimento, il nostro ruolo di fornitore di servizi finanziari tra i leader a livello globale ci assegna una responsabilità straordinaria. E, in accordo con alcuni tra i principali asset owner al mondo e assieme alle Nazioni Unite, stiamo facendo leva su tali dimensioni per spingere gli investimenti - inclusi i nostri portafogli proprietari - verso la neutralità di emissioni climalteranti entro il 2050. In effetti, siamo stati uno dei protagonisti nella creazione della Net Zero Asset Owner Alliance delle Nazioni Unite. Alla fine del 2020, erano 33 i fondi pensione e i gruppi assicurativi che ci hanno seguiti in questa iniziativa, con un volume complessivo di asset under management superiore a 5 trilioni di dollari statunitensi. Il nostro Group CEO Oliver Baete è personalmente impegnato in qualità di Co-Chair della Global Investors for Sustainable Development Initiative delle Nazioni Unite, e lo scorso 23 aprile ha tenuto un suo intervento al Leaders Summit on Climate promosso dal Presidente Usa Joe Biden. All'inizio di quest'anno abbiamo adottato piani ancor più dettagliati definendo per noi stessi ambiziosi target intermedi. Per il 2025 puntiamo a ridurre del 25% le emissioni per alcune selezionate asset class nei portafogli per i fondi dei nostri clienti, rispetto ai livelli del 2019. Per raggiungere tali obiettivi, lavoriamo con le società di tutto il mondo le cui azioni e obbligazioni sono presenti nei nostri portafogli d'investimento e le supportiamo nell'adottare, esse stesse, strategie improntate a zero emissioni nette, a condizione che tali strategie risultino persuasive». 6/5/2021

06 Maggio 2021

Assiteca: «C’è un cambio di passo nella sostenibilità. Lavoriamo ad una cultura nella gestione dei rischi»

L'amministratore delegato del broker assicurativo, Gabriele Giacoma ne parla a SustainEconomy.24. E vede opportunità di crescita in Italia e all'estero Un modus operandi sostenibile è ormai di importanza strategica e viviamo una rivoluzione data da una convergenza tra forze private e pubbliche per un cambio di passo del Paese. Gabriele Giacoma, amministratore delegato di Assiteca, terzo broker assicurativo del Paese e primo italiano, racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor, l'impegno a formare una cultura nella gestione dei rischi e le mutate esigenze delle imprese con la pandemia: dalla cybersecurity alla continuità aziendale. Per il Gruppo vede un ruolo da aggregatore e opportunità di crescita in Italia e all'estero. Quanto è importante tra le aziende un modus operandi sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale? «E' ormai quasi scontato che sia un modus operandi di importanza strategica. Stiamo vivendo una rivoluzione data da una convergenza importante tra forze private, del tessuto industriale, e pubbliche, istituzioni e Governo, per permettere al Paese di fare un cambio di passo. Io sono piacevolmente sorpreso, e lo sono ancora di più dal cambiamento della finanza e dall'importanza che, in tempi brevissimi, ha dato all'inserimento di questi obiettivi nei piani strategici. I fondi di private equity oggi richiedono di fare una due diligence sui temi Esg: è un cambio di paradigma fondamentale». E quanto questa strategia si inserisce nella vostra società? «Sin dalla nostra costituzione, 40 anni fa, è stato un tema strategico: già nel 2003 lavoravamo al bilancio sociale arrivando negli anni alla redazione del Report di sostenibilità, la cui nuova edizione sarà presentata a giugno. C'è poi un altro argomento a noi molto caro. L'Italia, pur essendo un Paese altamente industrializzato, è estremamente sotto-assicurata: il rapporto tra premi assicurativi e Pil è molto più basso degli altri Paesi europei. Il divario è in parte dovuto a questioni tecniche, ma il tema è soprattutto culturale: da un punto di vista di conoscenza finanziaria, assicurativa e di gestione dei rischi manca la cultura. Perciò abbiamo investito tantissimo nella formazione: fare cultura ha ritorni economici e sociali importanti, perché le aziende più solide assumono e sono più competitive. A conferma del nostro impegno abbiamo fondato anche una Academy. Per quanto riguarda Assiteca, abbiamo di recente creato un comitato di sostenibilità e, oltre che sulla governance, lavoreremo sui processi di acquisto, sulla mobilità elettrica e, più in generale, sull'efficientamento delle performance ambientali». Inevitabilmente la pandemia ha cambiato la vita quotidiana, le abitudini e i mercati. Avete rimodulato la vostra strategia sulla prevenzione e gestione dei rischi da parte delle imprese nell'era Covid? «Durante il primo lockdown siamo rimasti operativi e abbiamo fatto del nostro meglio per essere vicini alle aziende nostre clienti, le cui necessità sono cambiate notevolmente in funzione delle trasformazioni del mercato. E' il caso della cyber security, rischio accelerato da acquisti online e smart working: i fatturati delle aziende si sono spostati velocemente dai canali fisici a quelli online e le organizzazioni hanno dovuto forzatamente aprire le proprie reti informatiche. L'Italia, uno dei primi Paesi altamente industrializzati ad entrare in crisi pandemica, è diventata il Paese al mondo più attaccato dopo gli Stati Uniti. Di conseguenza si è impennata la percezione del rischio cyber, sul quale abbiamo lavorato tantissimo. Secondo elemento, l'esigenza di continuare a operare in sicurezza, quindi un tema di continuità di business. Poi, necessariamente, si è evoluta la percezione generale dei rischi e della responsabilità nel fare impresa: sono molte le aziende che ci hanno chiesto aiuto per l'ottemperanza alle norme con risvolti anche assicurativi». Quali sono le prospettive del settore e quali sono quelle del vostro gruppo? «La crisi pandemica e in genere i momenti di discontinuità - come le crisi del 2008 e del 2011 - sono degli acceleratori. Stavamo già vivendo un periodo di cambiamento e grande evoluzione, per chi gestisce un'azienda sono tempi di grande interesse, io vedo grandi opportunità nel futuro del nostro business. Ma il nostro è ormai un mestiere per aziende di grandi dimensioni, il ruolo che vogliamo giocare è quello di aggregatore per permettere a realtà più piccole, con un know how specialistico, di unirsi a noi per una crescita dimensionale. Questo ci porta a definire un piano strategico che vede come prima linea di sviluppo il continuo consolidamento sul mercato italiano, siamo quotati dal 2015 e abbiamo già fatto 12 operazioni. Poi il cambio di scenario impone un allargamento dei servizi dall'attività di intermediazione a quella di un partner che si affianca all'imprenditore per analizzare i rischi. Terzo elemento è l'internazionalizzazione: abbiamo uffici in Spagna, dove con un piano di crescita per linee esterne vogliamo arrivare tra i primi 10 broker, uno in Svizzera a Lugano e pensiamo di entrare in qualche altro mercato europeo. Ultimo punto è la digital transformation, trasversale a qualsiasi industry. Questi sono i quattro pilastri con cui guardiamo con fiducia al futuro». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 5/6/2021

03 Maggio 2021

L’Italia sostenibile: tutte le opportunità e le sfide dell’economia circolare

Il volume L'Italia sostenibile. L'economia circolare per la politica industriale del Paese è il risultato del progetto Italia 2030, nato su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e di Luiss Business School, con il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali Italia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna SCARICA IL VOLUME Una ripresa nel segno della sostenibilità è l'unica strada possibile per ogni comparto economico e sociale del Paese. È questo lo spirito che emerge dal volume L'Italia sostenibile. L'economia circolare per la politica industriale del Paese, pubblicato da Luiss University Press e curato da Matteo Caroli, Associate Dean for Internationalization e Head della Business Unit Ricerca Applicata e Osservatori di Luiss Business School, la Scuola di Alta formazione e management dell’Università Luiss Guido Carli. Il volume raccoglie i risultati dei tavoli di lavoro avviati nell’ambito del progetto “Italia 2030”, nato su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e di Luiss Business School, con il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali Italia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna e la collaborazione dei Politecnici di Bari, Milano e Torino, l’Università Bocconi e l’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli. Il volume è il risultato delle riflessioni, ricerche e webinar sviluppati da quindici gruppi di lavoro attorno a vari temi. Ciascun gruppo di lavoro ha prodotto un documento scientificamente valido, ma di agile fruizione, uno sforzo letterario per spiegare a che punto siamo nell'evoluzione dell'economia circolare. Nell'ultima parte del 2020 i documenti sono stati discussi nell'arco di dodici webinar. I paper prodotti sono diventati l'ossatura del libro che, come spiega Matteo Caroli, è «un ulteriore output del progetto “Italia 2030”, utile a diffondere la consapevolezza delle opportunità connesse all’economia circolare, delle sfide da affrontare e delle possibili politiche a suo favore». I contenuti - parte I  La prima parte del volume si occupa delle filiere produttive coinvolte nell'evoluzione circolare. Livio de Santoli tira le fila dei discorsi su fonti rinnovabili ed efficienza energetica, illustrando le tendenze di medio e lungo termine, i punti cruciali per il rilancio del Paese e le strategie di sviluppo. È necessaria una riconfigurazione dell'industria energetica e una conseguente innovazione infrastrutturale. L'efficientamento energetico andrà a riguardare tre settori: industria, costruzioni e Pubblica Amministrazione. Grazie alla progressiva sostituzione delle fonti fossili con le rinnovabili, all’elettrificazione degli usi finali e allo sviluppo di nuovi servizi digitali, la produzione industriale associata alle nuove tecnologie per il settore elettrico attiverà investimenti che si collocheranno tra i 113 e i 145 miliardi di euro nell’Unione Europea, di cui tra i 14-23 miliardi solo in Italia, generando tra i 997 mila e i 1,4 milioni di posti di lavoro nel 2030. Nel secondo capitolo della prima parte, Andrea Prota dedica l'attenzione alla necessità di Ripensare le costruzioni. Ci sono tre aree su cui è necessario intervenire: quella dei rifiuti da costruzioni; i materiali e i componenti edili; i criteri di progettazione e gestione delle costruzioni. In questi stessi ambiti, vengono evidenziate le sfide per il nostro sistema produttivo e le possibili azioni strategiche. Insieme allo sviluppo di una resilienza urbana, che coinvolga aspetti esogeni all'ambito tecnico, ripensare le costruzioni guarda alla progettazione ambientale del costruito, che ha bisogno di un modello etico che coniughi decarbonizzazione e disaccoppiamento con resilienza e adattamento climatico. Non mancano indicazioni su alcune possibili misure governative utili alla migliore transizione della filiera delle costruzioni verso l’economia circolare. Nel capitolo La Chimica verde: il ponte verso il futuro della bioeconomia alla luce del Green New Deal europeo, Debora Fino esplora la situazione di partenza, insieme ai trend di medio-lungo termine, affrontando le questioni chiave che possono rendere il settore green. Ciò permetterebbe alla chimica di diventare un motore dell'economia circolare e dello sviluppo sostenibile dell'Italia. Mentre si evidenziano le eccellenze competitive, Fino mette in luce anche la necessità di rafforzare competenze e professionalità funzionali all'evoluzione dell'industria chimica verso la sostenibilità. «L’elemento chiave di successo è una nuova impostazione della formazione che avvenga, a differenza degli approcci classici, attraverso una indispensabile contaminazione interdisciplinare fra chimici, biotecnologi, ingegneri chimici, energetici, gestionali e ambientali». Michele Ottomanelli ha lavorato al capitolo Smart mobility e innovazioni nell’automotive e aerospazio. Dalla (dis-)economia dell’auto all’economia della mobilità sostenibile. Come rilevato dal terzo rapporto dell’osservatorio sulla Sharing Mobility, i servizi di mobilità condivisa innovativi in Italia sono cresciuti dal 2015 al 2018 di oltre il 70%, raggiungendo il totale di 363 servizi in esercizio. L'offerta è concentrata per lo più al Nord. Alla fine del 2018 gli utenti stimati erano 5,2 milioni. Il paper guarda al futuro, verso una nuova mobilità sostenibile, in cui si inserisce in una nuova prospettiva dell'automotive, ma anche del settore aerospaziale, che oggi impiega oltre 230.000 professionisti generando un valore di 46-54 miliardi di euro. La prospettiva per la mobilità sostenibile conta, tra le altre cose, sull'aumento delle stazioni di ricarica EV e sulla connettività, con grande attenzione al tema del “retrofit elettrico”; e sulla propensione al car sharing, molto forte soprattutto tra i giovani. Nel capitolo Agricoltura food e no-food, Albino Maggio ha puntato l'attenzione sull'evoluzione tecnologica e il modo in cui essa favorisce la sostenibilità delle produzioni agricole. Le policy devono concentrarsi su formazione e collaborazione degli attori della filiera agroalimentare. «Un ruolo chiave nel processo di adozione di modelli sostenibili di consumo è giocato dalle imprese», scrive Maggio, ricordando i quattro pilastri dell'Agenda 2030 per la realizzazione di un modello economico e sociale sostenibile. Anche l'economia del mare avrà un ruolo strategico. Questa filiera, analizzata da Ilaria Giannoccaro, ha grandi opportunità di sviluppo circolare. Se il settore ha una grande importanza nell'economia italiana, ha anche grandi criticità da superare, grazie anche ai blue circular business models e alle principali opportunità di crescita sostenibile, come l’evoluzione delle aree portuali e le modalità di riutilizzo delle piattaforme offshore. Per sviluppare la competitività economica dei settori del mare e superare le principali criticità che ne minano la crescita, è importante intervenire nel breve e medio termine attraverso azioni sulla governance del mare e attraverso interventi normativi, legislativi e finanziari. La prima parte del volume si conclude con l'analisi di Matteo Caroli La gestione dei rifiuti nella prospettiva dell’economia circolare. Dopo aver descritto la situazione attuale in Italia, anche in confronto agli altri Paesi europei e distinguendo la situazione dei rifiuti urbani e quella dei rifiuti “speciali”, si approfondisce il waste management, anche in relazione ai nuovi obiettivi europei per il riciclo. Tra le questioni rilevanti nei prossimi anni, si dovrà prestare attenzione ai nuovi materiali, sopratutto avviati a seconda vita, che implicheranno un'evoluzione del sistema di riciclo. Grande importanza assumeranno anche il biogas da rifiuti, l'utilizzo dell'organico e della bioplastica. Nell'ipotesi di una politica della gestione dei rifiuti in ottica circolare, Caroli evidenzia la necessità di riflettere sul sistema di gestione a livello urbano, che punti a coinvolgere il cittadino, senza tralasciare le necessarie politiche economiche, fiscali e legislative mirate all'operatività di ciascun attore. Da tenere in considerazione anche la capacità impiantistica, in Italia da sempre un fattore di rallentamento dello sviluppo del settore. I contenuti - parte II Nella seconda parte del volume si indagano i due "fondamentali fattori abilitanti" per la transizione delle imprese all’economia circolare: la finanza e l’innovazione. Caroli parte dalla finanza sostenibile e dalle politiche europee favorevoli. Ma la circolarità deve vedersela con problematiche finanziare per lo sviluppo degli investimenti aziendali, e in particolare con quanto attiene alla valutazione economica e finanziaria del circular business model. Si analizzano i principali strumenti finanziari a sostegno degli investimenti sostenibili, come quelli in Pmi e startup legate all'economia circolare. Oltre a raccontare alcuni degli attori finanziari impegnati nel paradigma, si conclude accennando a possibili misure di policy per favorire gli investimenti finanziari in economia circolare. Le tecnologie digitali sono sempre più pervasive nella nostra società. La loro materialità e il loro bisogno di energia, i cicli di vita brevi che richiedono un sistema di raccolta rifiuti efficiente, sono fattori che influenzano le prospettive di crescita del mercato di questi prodotti. Ne consegue che il settore sarà anche quello maggiormente destinato a una forte crescita, che meno di altri risentirà degli effetti della pandemia. È questa la tesi esposta nel nono capitolo, Innovazione per l’economia circolare: nuovi materiali e digitale, trattato da Maurizio Masi. I contenuti - parte III Le tre sfide per la transizione all’economia circolare sono: il recupero delle aree e strutture brownfield, la diffusione del paradigma “circolare” nel sistema delle piccole e medie imprese, l’orientamento dei consumatori. È su questo che si focalizza la terza parte del libro, che si apre con il lavoro di Cristiano Galbiati sulla Nuova vita verde per le infrastrutture industriali dismesse. Ridare nuova vita e una nuova missione alle aree industriali dismesse o in via di dismissione rappresenta un modello ricco di opportunità e sviluppo per i territori. La politica può attuare riforme e incentivi per avviare il processo, ma il settore privato deve essere coinvolto, attraendone gli investimenti. Non ultimo, per una vera transizione verso un’economia verde, anche in questo settore sono le persone a poter fare la differenza. Della transizione delle Pmi verso l’economia circolare, delle sue criticità e sfide, si occupa Matteo Caroli, approfondendo lo sviluppo delle piccole e medie imprese green, ma anche i limiti in cui queste aziende operano. Per stimolare la transizione delle Pmi verso l’economia circolare, occorre dunque un’azione sistematica e di medio-lungo termine, con un'azione di sensibilizzazione sui vantaggi. Le misure a supporto possono riguardare l'accesso alle informazioni e ai servizi tecnico-consulenziali; alle risorse finanziarie; alle competenze; alle reti produttive "circolari". La crisi dei consumi delle famiglie in Italia è stata acuita dal Covid-19: questo è uno dei nodi su cui secondo Roberto Zoboli bisognerà puntare nella ripresa. Nel capitolo Consumatori, economia circolare, consumi sostenibili si studia l'orientamento all'acquisto, in cui il green ha sempre più peso, così come il fattore dell'invecchiamento demografico e la polarizzazione tra consumi "banalizzati" e premium. L'informazione, la comunicazione e l'educazione saranno sempre più importanti, così come la rilevanza del digitale nei consumi. In questo quadro, per rafforzare i consumi, anche le giuste policy giocheranno un ruolo chiave. I contenuti - parte IV La quarta e ultima parte del volume si apre con l'analisi delle tre direttrici fondamentali per un paradigma economico e sociale sostenibile, analizzando i ruoli di famiglia e lavoro, invecchiamento, immigrazione. Letizia Mencarini si è concentrata sul capitolo Fecondità e lavoro in Italia, analizzando la compatibilità tra lavoro e famiglia, il cambiamento della mentalità di genere, il contrasto all'incertezza sul futuro che mina i progetti famigliari. Le aree su cui intervenire sono diverse: si va dal sostegno dei desideri riproduttivi alla creazione di compatibilità tra famiglia e lavoro. Il welfare sussidiario aziendale insieme alle politiche più efficaci saranno determinanti per un cambio di scenario, reso ancora più incerto dall'impatto della pandemia. Vincenzo Galasso ha esplorato l’invecchiamento demografico, l’active aging e gli squilibri generazionali. Gli effetti dell’invecchiamento sul sistema pensionistico e sul mercato del lavoro si vedono da anni. Un ruolo chiave lo rivestono le imprese insieme al mondo politico, chiamato a mettere in campo policy che possano sanare lo squilibrio demografico nel mercato del lavoro e occupandosi del long term care. Infine, Laura Zanfrini si è occupata delle migrazioni. Nella prospettiva del rilancio economico del Paese, è necessario pensare alle policy che risolvano le disuguaglianze, le parità di genere, e in generale la crescita economica sostenibile. Chi ha collaborato al volume L'Italia sostenibile. L'economia circolare per la politica industriale del Paese è il risultato del lavoro di ricerca di quindici gruppi che hanno esplorato la sostenibilità e le applicazioni dell'economia circolare in vari ambiti, dalle filiere produttive e loro evoluzione alle direttrici demografiche da implementare, passando per finanza e innovazione, e le sfide per la transizione all’economia circolare. Il progetto ha visto una stretta collaborazione tra settore pubblico e privato. Sotto l’egida del Ministero dello Sviluppo Economico, nel progetto “Italia 2030” sono state coinvolte molte tra le principali imprese e università italiane, e numerose istituzioni e associazioni. Dieci grandi corporate - Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali Italia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam, Terna - hanno deciso di condividere il sostegno finanziario alla realizzazione delle varie attività. Con il coordinamento di Luiss Business School, hanno aderito all’iniziativa i Politecnici di Bari, Milano e Torino, l’Università Bocconi e l’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli. SCARICA IL VOLUME SCOPRI IL VOLUME SUL SITO LUISS UNIVERSITY PRESS  10/5/2021

03 Maggio 2021

Master Sustainable Entrepreneurship – Webinar

Le Skill del futuro per l’impresa responsabile. Registrati! Il 18 maggio alle ore 16.30 ti invitiamo a partecipare al webinar di presentazione del Master in Entrepreneurship – Major in Sustainable Entrepreneurship, un programma di 12 mesi in modalità full-time, in collaborazione con Dynamo Academy. Il Major in Sustainable Entrepreneurship consentirà a giovani talenti di creare la propria idea imprenditoriale combinando conoscenze tecniche di gestione di impresa con la valorizzazione del ruolo e dell’importanza della sostenibilità e dell’impatto sociale. Aziende sostenibili saranno guidate da leader attenti all’inclusività, alla diversity e all’equity. I giovani interessati a diventare imprenditori sociali ma anche attori di istituzioni in cui generare impatto sociale devono aprirsi a nuove competenze imprescindibili per diventare leader responsabili. Di questo e di tutte le skill necessarie per imparare a essere dei futuri manager attraenti per il mercato del lavoro e attenti al bene comune, parlerà durante il Webinar Serena Porcari, Chairman presso Dynamo Academy Social Enterprise e Membro del comitato scientifico del Major in Sustainable Entrepreneurship. Il Coordinatore del Major sarà inoltre presente durante il Webinar per presentare i contenuti e la struttura del programma e, durante un Q&A, per rispondere a tutte le domande e curiosità dei partecipanti fornendo dettagli su come inviare la candidatura, come accedere a borse di studio e fornire utili suggerimenti per partecipare alla prima edizione del Major in partenza a ottobre 2021. Speaker Serena Porcari, Chairman presso Dynamo Academy Social Enterprise e Membro del comitato scientifico del Major in Sustainable Entrepreneurship Silvia Federici, Coordinatore Master Full-time, Luiss Business School Il webinar si rivolge a laureandi, neolaureati o giovani professionisti con qualsiasi background di studi. Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 3/5/2021

23 Aprile 2021

Toyota: «La nostra roadmap concreta per la mobilità del futuro: entro il 2025 tutti i modelli in versione elettrificata»

«Guardiamo alla realizzazione della società dell'idrogeno» dice l’AD di Toyota Motor Italia, Luigi Ksawery Lucà, a SustainEconomy.24 Obiettivi ambiziosi e una roadmap concreta che porterà, entro il 2025, a tutti i modelli elettrificati e almeno 5,5 milioni di auto elettrificate e 1 milione ad emissioni zero vendute ogni anno entro il 2030. Toyota, spiega il ceo Italia, Luigi Ksawery Lucà, vuole dare a ciascun cliente la possibilità di scegliere la soluzione migliore per le proprie esigenze di mobilità, e garantire accessibilità e facilità di utilizzo. Un impegno che va oltre le auto e guarda alla società dell'idrogeno. In Toyota da tempo portate avanti un impegno per raggiungere l'obiettivo di una mobilità sostenibile e a zero emissioni. Può raccontarci più nel dettaglio quali obiettivi vi siete prefissati e qual è la roadmap che state seguendo? «Abbiamo definito obiettivi ambiziosi, sostenuti da piani di sviluppo e una roadmap molto concreta: entro il 2025 tutti i nostri modelli a livello globale saranno elettrificati o avranno almeno una versione elettrificata. Tra questi ci saranno almeno 15 veicoli elettrici a batteria. Sempre entro il 2025 pianifichiamo di vendere ogni anno almeno 5,5 milioni di auto elettrificate e almeno 1 milione ad emissioni zero ogni anno entro il 2030. In Europa, questo si tradurrà, entro il 2025, in un mix di volumi elettrificati superiori al 90%, di cui almeno il 70% di Full Hybrid, il 10% Plug-in ed il 10% di veicoli a zero emissioni. Questi obiettivi rientrano nell'ambito del nostro Environmental Challenge 2050, piano strategico che mira alla totale sostenibilità del ciclo di vita delle auto, e sono parte di una visione di più ampio respiro, finalizzata alla realizzazione di una società sostenibile e inclusiva». Parlando del percorso verso l'elettrificazione, Toyota ha iniziato più di 20 anni fa con l'ibrido. Quali sono i vostri programmi futuri da questo punto di vista? «Continueremo a sviluppare tutte le soluzioni tecnologiche elettrificate, che riteniamo assolutamente complementari tra loro: ogni tecnologia elettrificata darà il suo contributo, con un ruolo diverso a seconda dei mercati. Vogliamo proporre l'auto giusta, al momento giusto, nel luogo giusto e al prezzo giusto, per dare a ciascun cliente la possibilità di scegliere la soluzione migliore per le proprie esigenze di mobilità, e garantire accessibilità e facilità di utilizzo. Il gruppo Toyota ha introdotto la tecnologia Full Hybrid quasi 25 anni fa e grazie ai 17 milioni di veicoli elettrificati venduti nel mondo ha sviluppato le altre soluzioni elettrificate (ibrido plug-in, elettrico a batteria e a celle a combustile alimentate a idrogeno). Pensiamo che le auto Full Hybrid continueranno a giocare un ruolo essenziale in futuro, in quanto tecnologia flessibile e accessibile, che accompagnerà la crescita dei veicoli a zero emissioni (BEV e FCEV). La strategia è molto concreta: abbiamo appena presentato il concept della nuova bZ4X, la prima vettura di una famiglia di auto elettriche sviluppate su una piattaforma dedicata (e-TNGA) per Toyota e Lexus. A marzo abbiamo lanciato la seconda generazione di Mirai, la prima berlina alimentata a idrogeno prodotta in serie. Riteniamo che l'idrogeno in particolare rappresenti una risorsa molto importante nel processo di de-carbonizzazione dei consumi energetici. Per questo il nostro impegno va oltre le auto, perché guardiamo alla realizzazione della società dell'idrogeno. In questa direzione applichiamo e condividiamo la nostra tecnologia con partner industriali, su più mezzi di trasporto (esempio autobus, Tir, applicazioni nautiche e carrelli elevatori), nel 2019 abbiamo annunciato la liberalizzazione di oltre 8.000 brevetti inerenti all'idrogeno, nell'ambito dei circa 24.000 brevetti sulle tecnologie elettrificate, e a febbraio di quest'anno abbiamo iniziato la costruzione di Woven City, la smart city del futuro, un laboratorio vivente alimentato da energie rinnovabili e idrogeno». Lo scorso anno avete introdotto il nuovo brand di mobilità KINTO. Quali sono i risultati dalla sua introduzione e quali i piani per quest'anno? «La trasformazione di Toyota in azienda di mobilità si propone di intercettare le nuove esigenze derivanti dall'evoluzione della domanda – da possesso ad utilizzo - e dei bisogni di mobilità delle persone. Ecco perché è stato creato, dopo Toyota e Lexus, un nuovo marchio, KINTO, che offrirà soluzioni di mobilità finalizzate a coprire tutte le esigenze sia degli utenti privati che delle aziende. In Italia abbiamo già introdotto 4 servizi, altri verranno introdotti a breve. Da KINTO One, il noleggio a lungo termine captive che offre una gamma di veicoli 100% elettrificati ed un servizio di elevata qualità attraverso la Rete ufficiale. Il servizio di car sharing, KINTO Share, in forte espansione sul territorio nazionale in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna con formula Station Based. Nei prossimi mesi completeremo la nostra offerta di car sharing con la soluzione "Corporate". A questi servizi si aggiungerà entro fine anno KINTO Flex, un servizio di noleggio mensile in abbonamento. Abbiamo poi lanciato altri servizi di mobilità a completamento dell'offerta KINTO, come KINTO Go, l'aggregatore multi-modale, che dalla sua introduzione ad aprile 2020 ha raggiunto oltre 55.000 utenti. Abbiamo anche introdotto il servizio di car-pooling KINTO Join a supporto della mobilità aziendale sostenibile. Il piano è di continuare ad incrementare la copertura geografica dei nostri servizi e ad incrementare l'offerta stessa». Come vede la mobilità nelle nostre città nei prossimi 10 anni? «La mobilità sarà sempre più connessa, condivisa ed elettrificata. La sostenibilità sarà infatti un aspetto chiave, con la domanda sempre più indirizzata da un lato verso veicoli a basse o a zero emissioni, dall'altro verso servizi di mobilità con innovative forme di noleggio, car sharing e car pooling aziendali, che utilizzino mezzi a ridotto impatto ambientale ed integrati sul territorio con i mezzi di trasporto pubblico. La mobilità deve rispondere in modo concreto ai bisogni delle persone, con l'obiettivo di decongestionare le strade e rendere le città più sicure e vivibili». Come sarà il 2021 di Toyota? «Grazie soprattutto allo straordinario successo della nuova Yaris, il 2021 è iniziato molto bene, con una quota di mercato del 5,7% e un incremento di oltre un punto percentuale rispetto allo scorso anno. Continueremo a sostenere la nostra offerta puntando sui nostri prodotti elettrificati. Recentemente abbiamo lanciato il nuovo Highlander Full Hybrid, il RAV4 Plug-in, la Lexus UX 300e, la prima auto elettrica del gruppo Toyota per il mercato europeo, e il Proace elettrico. Anche i mesi a venire saranno altrettanto interessanti sia per Toyota che per Lexus. Più avanti nell'anno, infatti, lanceremo la Yaris Cross, entrando nel segmento dei B-SUV, e la nuova Lexus ES, appena presentata al Salone di Shanghai. Oltre ai prodotti, svilupperemo ulteriormente le offerte KINTO e il programma WeHybrid, introdotto lo scorso anno con la nuova Yaris». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 23/4/2021

23 Aprile 2021

Helbiz: dai monopattini e gli scooter al Nasdaq per un ecosistema di mobilità intra-urbana

Il fondatore e ceo racconta l'offerta di micromobilità e sharing e il connubio tra sostenibilità e nuove tendenze. I punti chiave Dai monopattini alle bici fino agli scooter elettrici con la mission di creare un eco-sistema di mobilità intra-urbana. Salvatore Palella, fondatore e ceo di Helbiz, racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor, la scommessa della società, presente in 5 nazioni in diversi continenti e in 19 città italiane. Con elevate prospettive di crescita e la quotazione al Nasdaq, «il primo passo nello sviluppo della nostra visione». E del cambio di abitudini degli italiani durante la pandemia. Helbiz e la mobilità sostenibile. Qual è il vostro modello di mobilità urbana? «Helbiz è una piattaforma multimodale che include diverse tipologie di mobilità sostenibile in sharing, tutte a misura di cliente. Il nostro punto di riferimento, infatti, sono le sue esigenze. Attualmente, la nostra offerta include: i monopattini elettrici, che mediamente vengono usati per distanze intorno ai 2km, le biciclette elettriche, usate per distanze intorno ai 3-4km, e gli scooter elettrici, utilizzati per distanze oltre i 4km. Con questa offerta siamo in grado di soddisfare le esigenze relative agli spostamenti urbani, il tutto in pieno rispetto dell'ambiente, un elemento fondante della nostra missione aziendale. Inoltre, recentemente abbiamo lanciato il sistema di noleggio con ricarica cash, in quanto il 73% dei nostri clienti non usa metodi di pagamento diversi: questo ci ha permesso di andare incontro alle loro esigenze. In pochi mesi abbiamo avuto un incremento di questa modalità di pagamento di oltre il 100%; un'altra innovazione per i nostri clienti». Che risposta vedete nei cittadini italiani di fronte all'offerta di sharing e micromobilità? «Le abitudini negli spostamenti delle persone nel periodo di pandemia sono radicalmente cambiate. I nostri clienti hanno aumentato del 60% l'utilizzo dei servizi con una percorrenza di viaggio media che è passata da 2 a 3,3km. I servizi di sharing, in linea con gli obiettivi dell'agenda Ue 2030, oltre a supportare la sostenibilità delle nostre città in termini di risparmio di CO2, permettono un'ottimizzazione del consumo del suolo, restituendo alle città nuovi spazi urbani. Infatti, lo sharing per noi non è solo l'importante concetto di condivisione, ma è un supporto concreto e reale al servizio pubblico». Dopo i monopattini elettrici e le bici anche gli scooter. Quali sono i progetti di Helbiz? Pensate ad altre città? «Attualmente, siamo presenti in 5 nazioni in diversi continenti (America, Europa, Asia) e in Italia in 19 città. Stiamo gestendo il nostro consolidamento, ma al tempo stesso vediamo nell'espansione delle ottime opportunità. Abbiamo una visione globale della nostra azienda, con l'obiettivo di favorire ed essere uno dei player della transizione energetica, diventando una delle best practice per i cittadini. Siamo sempre alla ricerca di nuove opportunità, all'insegna del miglioramento continuo. Tutto questo ci permette di dialogare con più interlocutori, per di più di vario genere e di diversi settori. Siamo un supporto al servizio pubblico ed il nostro modello di business è guidato dal concetto di Eco-sistema di mobilità intra-urbana, tre parole chiave che vogliono trasmettere i valori della nostra azienda. Per questo, Helbiz non investe solo in grandi centri urbani, ma anche in città più piccole mantenendo lo stesso standard di servizio». Avete annunciato lo sbarco al Nasdaq dopo la fusione con GreenVision. Ci parla di questa scelta? E delle prospettive future? «Siamo un'azienda globale e come tale dobbiamo creare innovazione, questo lo dobbiamo fare sfruttando tutte le leve a disposizione, compresa quella finanziaria. Abbiamo la consapevolezza di essere in un business che ha elevate prospettive di crescita e questo ci permette di radicarci in nuovi territori per esplorare nuovi orizzonti. Al centro del nostro progetto c'è sempre il cliente e, per soddisfarlo al meglio, abbiamo il dovere di espanderci su scala globale facendo da portatori delle migliori pratiche presenti sul pianeta, in un'ottica di condivisione. L'Eco-sistema di Mobilità Intra-Urbana che guida la nostra visione è di interesse generale, pubblico e privato, e la quotazione in borsa al Nasdaq di New York è il nostro primo passo nello sviluppo della nostra visione». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 23/4/2021