L’intervista all’amministratore delegato Giuseppe Di Franco oggi su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore
Una «coesione tecnologica» creando dei campioni europei capaci di competere con Usa e Cina. E’ questa, secondo Giuseppe Di Franco, amministratore delegato del gruppo dei servizi digitali Atos Italia, la strategia da seguire in un momento cruciale per la digitalizzazione del nostro Paese e dell’Europa con il recovery fund all’orizzonte. Guardando allo scenario italiano, per Di Franco va nella direzione giusta la creazione di una rete unica infrastrutturale in banda ultra-larga mentre si spinge troppo in là il progetto di ricomprendere nella società della rete anche le altre tecnologie, come data center, cloud e 5G. «Mentre per la rete concordo sull’avere una copertura di tipo nazionale, penso – dice a DigitEconomy, report del Sole 24 Ore-Radiocor e della Luiss Business School – che il respiro dell’evoluzione tecnologica possa e debba avere una dimensione europea».
Come vede il mercato italiano dei data center e del cloud, anche alla luce dell’arrivo del recovery fund?
Questa crisi ci ha insegnato a livello europeo la necessità di avere una coesione nella tecnologia per non essere schiacciati dai due poli di Usa e Cina. Serve cioè una sovranità digitale europea. Noi siamo tra i fondatori di Gaia X, che ha l’obiettivo di creare un framework di riferimento per chi opera nel settore del cloud con l’obiettivo di tutelare i dati e la privacy dell’informazione. Le aziende che operano in Europa devono essere compliant alle normative e garantire la sicurezza nella gestione dei dati. La dimensione europea del digitale è un elemento molto importante, credo che caratterizzerà gli sviluppi futuri in questo settore in Europa, anche grazie alla spinta importante dell’Ue.
Qual è la vostra politica sul fronte della sicurezza dei dati?
L’evoluzione della tecnologia si muove secondo tre direttive: la digitalizzazione, la decarbonizzazione e la sicurezza. Noi abbiamo associato la tematica dei big data a quella della sicurezza, anche da un punto di vista di organizzazione aziendale, perché le due cose sono strettamente collegate. L’obiettivo della decarbonizzazione, invece, è strettamente legato a quello della digitalizzazione: digitalizzare vuol dire anche decarbonizzare. E la decarbonization è un obiettivo concreto, che guida le scelte di business nostre e dei nostri clienti.
Qual è la posizione di Atos rispetto alla creazione in Italia di una rete unica in fibra ottica?
Penso che la rete unica sia molto importante in una logica di investimento, consente di evitare la duplicazione degli investimenti e raggiungere aree territoriali che oggi non lo sono.
E sull’allargamento ad altre tecnologie tipo big data e 5G?
Pensare a un’unificazione anche della gestione dei dati è andare ben oltre, potrebbe esporre anche ad altri tipi di rischi e problematiche. Le aziende devono poter operare anche in un regime di concorrenza, tutto ciò va salvaguardato in un’ottica di innovazione. Probabilmente, inoltre, anche la scala di queste tematiche non è nazionale ma europea. Mentre per la rete concordo sull’avere una copertura di tipo nazionale, penso che il respiro dell’ulteriore evoluzione tecnologica possa e debba avere una dimensione europea. E’ molto importante per poter competere con le realtà cinesi e americane. Penso sia molto difficile che esclusivamente a livello italiano si raggiunga un’adeguata massa critica e una capacità di investimento per poter competere. Il rischio è altrimenti di essere eternamente subalterni.
A che punto è il progetto del supercomputer per Leonardo che avete annunciato di recente?
Stiamo già in fase realizzativa, per fine anno avremo dei risultati concreti. Leonardo ha una politica molto interessante che riguarda lo sviluppo di un centro di competenza digitale, credo che a ragione si stia candidando per essere uno dei soggetti a livello italiano che può seguire l’evoluzione d’importanti realtà nazionali. Leonardo è un assoluto connubio di realtà nazionale e capacità di svolgere investimenti di respiro europeo. Quello sul supercomputer è in progetto ambizioso, ma porta a obiettivi molto stringenti in breve termine.
Altri progetti in vista?
A Bologna, dove è stata stanziata l’agenzia per la metereologia europea, si stanno facendo investimenti molto significativi. Stiamo creando per l’agenzia un centro di supercalcolo e stiamo competendo con altre aziende su un investimento molto importante che sta facendo il consorzio interuniversitario Cineca.
Ultimamente avete firmato anche un contratto con la Rai per la gestione di RaiPlay. Che prospettive si aprono nel mondo della streaming tv?
Per RaiPlay ci occupiamo dell’intero flusso di digitalizzazione dell’informazione, consentendo l’automazione e la gestione di tutti i servizi digitali relativi alla piattaforma RaiPlay. Per le Olimpiadi siamo partner da più di 20 anni. D’altronde il canale digitale per i giochi olimpici è diventato più grande di 10 volte di dimensione rispetto a quello tv. In questo contesto appare evidente l’importanza della tematica della sicurezza e dell’afffidabilità, esempio di grandissima trasformazione.
24/9/2020