L’intervista al Ceo per l’Italia Alessandro Talotta oggi su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore
C’è un ampio margine di crescita nel settore dei data center in Italia, «in particolare al centro e al Sud Italia» e, a facilitare questa tendenza, «sarà senza dubbio lo sviluppo delle nuove tecnologie e del sempre maggior numero di utilizzatori di servizi digitali da parte dei clienti finali». È la posizione, nell’intervista a DigitEconomy (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) di Alessandro Talotta, Ceo per l’Italia di InterXion, gruppo internazionale che progetta e realizza data center, con 40 miliardi di capitalizzazione e 2.800 dipendenti. Dal punto di vista di un’azienda internazionale che ha deciso di investire in Italia qualche anno fa, è, in fin dei conti, positivo il piano nazionale di realizzare una rete unica in fibra. Ed è fondamentale, in quest’ottica, l’estensione del progetto ai data center, «per fare in modo che – dice Talotta, già capo del wholesale di Tim e ceo di Sparkle – i servizi offerti nel mondo digitale possano avvenire con le più alte caratteristiche di qualità e velocità, richieste dagli stessi servizi».
Come si presenta, dal punto di vista di una società internazionale come la vostra, il mercato dei data center in Italia, rispetto al panorama europeo?
InterXion, che finora ha realizzato circa 50 strutture in Europa, si è recentemente fusa con Digital Realty, una delle maggiori società nel campo dei data center a livello internazionale, assumendo così una dimensione globale. Ad oggi, il gruppo, InterXion A Digital Realty Company, è presente in 6 continenti e, con 40 miliardi di euro di capitalizzazione e circa 2.800 dipendenti, è leader mondiale nel settore della progettazione e realizzazione di data center. L’operazione di fusione è stata dettata dall’esigenza di servire i nostri clienti con il massimo della copertura geografica. Il mercato dei data center si è sviluppato prima nel Nord Europa, ma, se si analizza la crescita del traffico Internet degli ultimi anni, il Sud Europa sta recuperando terreno rispetto ai Paesi nord-europei. L’Italia, con 121 data center, si colloca ai primi posti della classifica Ue per numero di data center ma è ben lontana dai 440 della Germania. Per questo riteniamo che ci sia un ampio margine di crescita del settore nei prossimi anni, in particolare al Centro e al Sud Italia dal momento che la maggior parte dei data center oggi è sviluppata al Nord. A facilitare questa crescita (legata anche al numero di abitanti presenti in Italia), sarà senza dubbio lo sviluppo delle nuove tecnologie e del sempre maggior numero di utilizzatori di servizi digitali da parte dei clienti finali.
Come vi ponete rispetto al progetto di rete unica voluto dal governo?
Per accedere ai propri data center, InterXion differenzia tra fornitori di infrastruttura e fornitori di fibra ottica. A questo proposito, ritengo che, finché viene rispettata la presenza di più fornitori di fibra ottica all’interno di una infrastruttura, siamo coerenti con la nostra strategia di sviluppo di data center neutrali. L’Italia, da questo punto di vista, va nella direzione opposta rispetto ad altri Paesi europei ma questo non vuol dire che la rete unica non sia positiva per il Paese. Da anni si assiste al dibattito sulla creazione di un campione nazionale per lo sviluppo della fibra ottica, come priorità del Paese, che porterebbe all’accelerazione dell’importante percorso di copertura della fibra ottica in Italia per tutti gli utilizzatori.
Si parla anche di un’estensione del piano ai data center, qual è la vostra posizione, partecipereste con una quota azionaria o con una collaborazione?
Riteniamo che l’estensione del piano ai data center sia fondamentale, per fare in modo che i servizi offerti nel mondo digitale possano avvenire con le più alte caratteristiche di qualità e velocità, richieste dagli stessi servizi. I data center sono utili anche perché sono degli hub che rendono il sistema molto più efficiente, meno dispersivo e più razionale; basti pensare al risparmio energetico e al conseguente abbattimento delle emissioni di Co2. Di conseguenza, la creazione di nuovi data center può contribuire a rendere sostenibile la pianificazione dello sviluppo di servizi digitali in Italia. La necessità di portare i servizi sempre più vicino al cliente farà aumentare la domanda di data center di medie-piccole dimensioni maggiormente diffusi su tutto il territorio nazionale. Oggi assistiamo al bipolarismo tra Roma e Milano, ma tutte le città metropolitane italiane e le città con un numero di abitanti non inferiore a 300mila saranno presto interessate a sviluppare hub tecnologici per la diffusione dei servizi digitali. Le dimensioni saranno proporzionali rispetto alla densità abitativa, alla concentrazione di poli industriali e alla domanda della pubblica amministrazione. Per quanto riguarda, invece, la partecipazione azionaria andrebbe analizzato caso per caso.
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24/9/2020