Il presidente e ceo del gruppo della carta, noto per i marchi Tenderly, Tutto, Grazie natural, parla a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School, dell’impegno a 360 gradi per modelli circolari e delle opportunità di crescita
Lucart, fondata nel 1953 come Cartiera lucchese dei Fratelli Pasquini, e nota ai consumatori con i marchi Tenderly, Tutto, Grazie natural, da anni persegue gli obiettivi di sostenibilità: dalla carta riciclata dai cartoni per le bevande ai packaging compostabili. Ma le sfide proseguono, spiega il presidente e amministratore delegato Massimo Pasquini della famiglia fondatrice a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School. Che cita l’obiettivo, per il 2025, ma che è praticamente già raggiunto, di avere tutti gli imballaggi riciclabili o compostabili o essere pronti a usare idrogeno o biometano. Presente, tramite filiali e controllate in Francia, Spagna e Ungheria, la multinazionale toscana che, con oltre 500 milioni di euro di fatturato, serve 70 Paesi e ha una capacità produttiva di 395.000 tonnellate annue e ha di recente fatto shopping in Gran Bretagna, guarda agli investimenti in Italia ma anche a nuove opportunità di crescita all’estero.
Lucart: una storia di famiglia dal 1953, la presenza in 70 Paesi e oltre 500 milioni di fatturato. Nella vostra strategia di crescita quanto spazio c’è per la sostenibilità?
«Fin dagli inizi la nostra azienda si è distinta sul mercato per essere in grado di proporre carte riciclate di alta qualità. Volevamo proporre carte sostenibili negli impatti ambientali e nei prezzi ma con una qualità che non facesse in alcun modo rimpiangere le materie prime vergini. Una sfida che abbiamo vinto prima con le carte da imballaggi flessibili e poi, negli anni ‘80 e ‘90, con le cosiddette carte “tissue” cioè le carte per l’igiene. Nel 1997 siamo stati i primi, infatti, a lanciare sul mercato una carta igienica in carta riciclata e rigenerata con imballaggio in Mater-Bi e con certificazione Ecolabel dell’Unione Europea. Oggi stiamo lavorando affinché il concetto di sostenibilità sia parte integrante della strategia aziendale a tutti i livelli. Vuol dire che non ci possiamo limitare a proporre al mercato dei prodotti sostenibili ma dobbiamo essere sostenibili a 360 gradi, nel rapporto con il territorio e le comunità che ospitano i nostri stabilimenti produttivi, nei processi produttivi e, ovviamente, nelle condizioni di lavoro dei nostri stabilimenti. Il Rapporto di Sostenibilità 2020 di Lucart, che pubblicheremo fra pochi giorni, il sedicesimo della nostra storia, sarà dedicato proprio a questi argomenti».
Carta ecosostenibile, prodotti green, nuove tecnologie. Qual è il percorso che state portando avanti?
«Stiamo lavorando su modelli di business sempre più circolari, perché pensiamo che siano gli unici che possano assicurare la maggiore protezione e crescita dei capitali naturali, sociali ed economici. Quando dieci anni fa ci siamo inventati un modo per recuperare tutti i materiali che compongono i cartoni per bevande poliaccoppiati, siamo partiti proprio dalla considerazione che dopo ogni fase di lavorazione, distribuzione e uso di un materiale si creano degli scarti e che questi scarti devono essere visti come nuove risorse e creare opportunità di business. Allo stesso tempo siamo impegnati nello studio delle nuove tecnologie per ridurre gli impatti dei nostri processi produttivi. Per questo, ad esempio, abbiamo recentemente installato due nuove turbine a gas metano che saranno in grado di utilizzare in parte anche l’idrogeno e il biometano quando, in futuro, sarà disponibile nelle nostre reti. Investiremo molto nei prossimi anni anche nelle energie alternative come il fotovoltaico, anche se, per il processo produttivo di fabbricazione della carta abbiamo bisogno sia di elettricità sia di calore, 24 ore su 24, e quindi, le energie alternative possono essere una parte della soluzione ma non l’unica soluzione. Continueremo infine a lavorare per ridurre i consumi di acqua legati alla fabbricazione della carta: abbiamo già ridotto i consumi specifici per tonnellata di carta prodotta del 18% rispetto al 2013 e vogliamo arrivare a una riduzione del 30% entro il 2025».
Nel vostro settore, in un’ottica di benessere del pianeta, riveste un ruolo importante il packaging sostenibile. Quali sono i vostri target?
«Dopo aver inserito, primi nel mondo, i packaging compostabili alla fine degli anni ‘90, da un paio di anni abbiamo realizzato un imballaggio in carta riciclata e riciclabile per le nostre carte igieniche (già oggi sono utilizzati sulle linee Grazie Natural in carta Fiberpack ottenuta dal riciclo dei cartoni per bevande tipo Tetra Pak). Tra l’altro ci tengo a sottolineare che la carta che utilizziamo per questo imballaggio è prodotta sempre da noi nel nostro stabilimento di Porcari (Lu). In più dal 2020 abbiamo adottato delle linee guida a livello di Gruppo sugli imballaggi sostenibili ponendoci un primo obiettivo già per il 2025, ma che è praticamente già raggiunto, di avere tutti gli imballaggi riciclabili o compostabili. Parallelamente incrementeremo la quota di imballaggi di origine rinnovabile, che comunque è già molto alta, e quella di imballaggi realizzati con materiali riciclati».
Di recente avete fatto shopping in Gran Bretagna. Cosa c’è nel futuro di Lucart?
«Nel nostro settore la crescita è determinata sia dalla ricerca di maggiori economie di scala, sia dalla necessità di essere vicini ai mercati più interessanti dal punto di vista delle prospettive di consumo. Per questo motivo continueremo a verificare eventuali opportunità che si possono presentare, sempre nell’ottica di crescere nella produzione di carte riciclate di alta qualità soprattutto nel comparto dei consumi professionali di prodotti per l’igiene (AFH). In Italia, invece, continueremo a investire sui nostri brand storici come Tenderly, Grazie Natural e Tutto Pannocarta, proponendo sempre soluzioni sostenibili, innovative e di alta qualità, accompagnate da campagne di comunicazione che puntano sull’inclusività, la protezione dell’ambiente e la lotta agli sprechi».
4/6/2021