La presidente e azionista, Dina Ravera, racconta l’evoluzione del turismo incoming nel Belpaese
Portare in Italia un turismo post Covid più attento alla qualità, alla sostenibilità e alla sicurezza. L’imprenditrice Dina Ravera, presidente e azionista di maggioranza di Destination Italia, maggiore TravelTech italiana nel turismo di alta gamma verso il Belpaese, quotata su Euronext Growth Milan, racconta a SustainEconomy.24 , report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School, l’evoluzione del turismo incoming e la decisa ripartenza del settore con prenotazioni sestuplicate.
E parlando della società – che conta tra gli azionisti, oltre alla controllante Lensed Star, Lastminute.com, Intesa Sanpaolo e importanti imprenditori nel settore del Made in Italy quali il Principe Borromeo, Riccardo Illy e Grom/Martinetti – spiega che la piattaforma plug and play e la diversificazione geografica hanno premiato la società che ha dimostrato di essere flessibile e saper gestire al meglio il Covid prima e, poi, il conflitto in Russia, uno dei suoi principali mercati. A tutto questo si aggiunge l’attuazione della politica di crescita per M&A, «che rende concreto il piano dichiarato al momento della quotazione, grazie alle importanti competenze in quest’ambito dei soci fondatori.
Negli ultimi anni è cambiato il modo di fare turismo, guardando alla qualità e sostenibilità. Come è cambiata la domanda?
«Va fatta una premessa: c’è una discontinuità segnata dal Covid. Prima della pandemia, il turismo incoming, dall’estero in arrivo in Italia, rappresentava il 60% del turismo che, nella sua totalità, nel nostro Paese, rappresenta circa il 13% del Pil. Si era registrata una crescita degli arrivi internazionali del 5% tra il 2017 e il 2019. Quindi un trend assolutamente positivo, anche se rimaneva molto legato a poche grandi destinazioni, come le città d’arte (Venezia, Firenze, Roma, Milano e Napoli) e alle solite stagioni (in particolare i mesi di giugno, luglio, agosto) ed il turismo era di una qualità non particolarmente elevata. Con il Covid sono cambiate le regole e, anche noi abbiamo iniziato a valorizzare e a proporre destinazioni meno frequentate. Ecco che i laghi del Nord Italia, le cantine delle Langhe e del Montalcino o le pendici dell’Etna, sono diventate mete molto apprezzate. E’ aumentata la richiesta di location meno frequentate, ritenute anche più sicure. Abbiamo selezionato i fornitori in base al rispetto delle normative anti-Covid e li abbiamo certificati in tal senso, verificando il rispetto delle regole previste quali, a titolo esemplificativo, l’adozione dei DPI da parte del personale e la sanificazione degli ambienti spingendo su tutto quello che dava ai nostri clienti la sicurezza di trovarsi in realtà attrezzate per minimizzare il rischio di contagio».
Avete scelto di puntare sulla digitalizzazione dei servizi turistici con una piattaforma plug and play. In questo scenario ha aiutato?
«Il mercato attuale è quello di un turismo di più alto livello, più ‘alto spendente’, che vuole, però, la garanzia di essere gestito in modo sicuro e nel rispetto di canoni di qualità molto elevata, ed è un turismo che si addice completamente alle nostre caratteristiche. Prenota all’ultimo momento rispetto al passato: attualmente le prenotazioni arrivano con al massimo un mese d’anticipo, ma moltissimi clienti prenotano qualche settimana o qualche giorno prima. Il fatto di essere così attrezzati da un punto di vista tecnologico ci ha aiutati in questa grande trasformazione; in primis ci ha aiutati a gestire un numero molto elevato di Paesi d’origine. Oggi abbiamo integrato nella nostra piattaforma circa 1.200 tour operator in 85 Paesi del mondo e 10.000 experience provider in tutta Italia. Questo è stato utilissimo perché, con il periodo Covid prima, e ora con la guerra, avendo così tante geografie integrate e personale in lingue diverse, siamo riusciti a gestire in modo molto flessibile un contesto geopolitico così complesso e difficilmente prevedibile. E abbiamo sempre di più offerto i pacchetti esperienziali che il turismo attuale richiede quali il Glam Golden Tour che prevede l’arrivo a Como, poi il trasferimento in elicottero al lago Maggiore, una cena con lo chef stellato nel Palazzo dell’Isola Madre e poi a Monza e provare i brividi delle Ferrari. I nostri elementi distintivi sono i nostri Travel Designer altamente qualificati e la piattaforma tecnologica plug and play, che ci permettono di distinguerci dalla concorrenza e di gestire una immensa pluralità di paesi di origine e comuni di destinazione».
Dopo gli anni difficili per l’emergenza Covid si registra davvero una ripartenza?
«Finalmente vediamo una vera ripresa, una ripartenza decisa. Avevamo visto un miglioramento già l’anno scorso, verso ottobre-novembre, con importanti prenotazioni per l’anno successivo; poi abbiamo registrato un rallentamento quando, lo scorso dicembre, è stato dichiarato dal nostro Governo che l’Italia avrebbe continuato con lo stato di emergenza fino a marzo. Un approccio che non è stato seguito dagli altri Paesi europei e che ha visto l’Italia fortemente penalizzata nel settore turistico. A inizio marzo, però, è cambiato tutto e il numero di turisti stranieri che ha iniziato a prenotare verso l’Italia è cresciuto in modo veramente esponenziale: per citare dei numeri, noi abbiamo avuto nel primo quadrimestre del 2022, nonostante gennaio e febbraio siano partiti lenti, prenotazioni sei volte superiori a quelle dello scorso anno. Il primo quadrimestre si è chiuso infatti con un booking che ha raggiunto il valore di oltre 10 milioni di euro, con un incremento del 488%. E anche maggio sta andando benissimo».
A quali mercati guardate?
«Nel 2020, con l’arrivo del Covid, abbiamo capito immediatamente che dovevamo essere molto forti verso i Paesi che avevano vaccini riconosciuti dalle istituzioni europee e, di conseguenza, abbiamo aumentato sempre di più la presenza, e anche il portafoglio di offerta, verso quei mercati. Nel 2022 ci aspettavamo che si sarebbe riaperto tutto; puntavano sulla Russia, perché non ci si aspettava il conflitto che purtroppo è successo, e pensavamo che la Cina potesse riaprire il proprio turismo verso l’estero. Purtroppo, non è stato così. Ma essere una TravelTech molto flessibile e qualificata su tutte le geografie del mondo, ci ha permesso di compensare con una forte richiesta, ben oltre le attese, di tutti gli altri mercati, dal Nord al Sud America, dall’Europa al Medioriente, con un livello di spesa molto alta e la voglia di avere esperienze di qualità che hanno una ampia marginalità per noi, e per tutto l’ecosistema economico territoriale che ne può trarre un beneficio immenso. Abbiamo quindi rimandato al prossimo anno l’apertura di un mercato importante come la Cina, dove siamo pronti con oltre 150 pacchetti esperienziali in lingua che certamente saranno altamente graditi da quel tipo di clientela che abbiamo studiato con grandissima attenzione».
ll mercato, come dimostra anche l’andamento del titolo, vi sta apprezzando. Cosa si aspetta per ilI resto dell’anno e su cosa si concentra la vostra strategia?
«Il mercato, forse, non era certo che saremmo riusciti a compensare la Russia. Ma, tra il 2020 e 2021, la società si è rafforzata commercialmente confermando la validità delle scelte strategiche. Il mercato non lo dava per scontato e, ora, ci sta premiando. A questo si è aggiunto il lavoro svolto per dare concretezza ad un altro elemento importante della nostra strategia di crescita, quella inorganica e per M&A, attuata mediante alcune operazioni straordinarie di alto contenuto strategico tese a costruire il campione del turismo incoming e ricercare business a più alta marginalità lungo la filiera. A titolo esemplificativo ricordiamo le recenti operazioni The Italian Experience Company con Cdp Venture per la promozione del turismo esperienziale del Sud, Naxida per la riqualificazione dei Borghi e l’operazione e-commerce (StyleItaly). Il mercato sta apprezzando la capacità di rendere concreto un piano molto ambizioso che abbiamo presentato al momento della quotazione».
26/5/2022