Parla l’ad di Linkem, Davide Rota, sul consolidamento nel settore. Partecipare alla jv tra Iliad e Wind? «Se ce lo proponessero, perché no?»
Dopo l’operazione di fusione con Tiscali, Linkem, operatore che copre oltre il 70% della popolazione con la sua rete 5G Fwa, guarda ancora al consolidamento e alla condivisione di business nel settore tlc come una delle strade maestre per far uscire il comparto dalle difficoltà. «Siamo aperti alla discussione e ad analizzare qualsiasi tipo di offerta, anche sulla parte infrastrutturale», dice l’amministratore delegato Davide Rota in un’intervista a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School). La parte dei servizi di Linkem è già oggetto di fusione con Tiscali mentre sulla rete il gruppo ha già un accordo con Fastweb, ma valuta progetti di partnership, non necessariamente di tipo societario. Per Rota separare la rete dai servizi è una delle premesse per risollevare un comparto in crisi: «mettere tutto assieme ha sempre meno senso, ci sono alcune attività industriali o di fund raising, ad esempio, che sono di interesse di soggetti diversi». E sull’ipotesi di joint venture tra WindTre e Iliad per la condivisione della rete mobile, chiosa il manager: «Se ce lo proponessero, perché no?».
Che tempi si prevedono per la fusione per incorporazione tra Linkem Retail e Tiscali?
Stiamo rispettando la tempistica annunciata l’anno scorso. Ci sono delle condizioni sospensive che non dipendono dalle parti, ma dovremmo essere riusciti a smarcarle tutte entro il mese di maggio e potremmo passare alla parte esecutiva. L’ aspetto formale dell’operazione sta, dunque, andando avanti come pianificato.
Il consolidamento è una tendenza del settore telco in Italia e in Europa, a che punto siamo?
È quasi indispensabile in questo momento fare qualcosa di diverso in un settore che, dopo un periodo di grande splendore, negli ultimi anni sta subendo dinamiche di contrazione. Per quanto ci riguarda ci sono due grandi attività da compiere: innanzitutto occorre separare la parte rete dal retail in modo che entrambe queste realtà abbiamo modo di sviluppare autonomamente la propria storia, i propri partner e strategie. Mettere tutto assieme ha sempre meno senso, ci sono alcune attività industriali o di fund raising, ad esempio, che sono di interesse di soggetti diversi. L’altro grande tema è quello di integrare i servizi di base delle tlc con altri servizi presenti in altri pezzi della catena del valore. Si tratta di business che entreranno quasi integralmente nella parte retail. Noi abbiamo iniziato tre anni fa col nostro Linkem Lab a identificare soluzioni, realtà, aziende verticali focalizzate sulla loro expertice. Abbiamo, cioè, cercato di superare il dilemma in cui è finito un settore che non è attraente come prima in termini di marginalità ma che è l’abilitratore dell’innovazione di tutte le altre industry e alla base della crescita di tutti gli altri settori verticali che si sono sviluppate nel frattempo.
Siete, quindi, alla ricerca di altri partner?
Siamo aperti alla discussione e ad analizzare qualsiasi tipo di offerta, anche sulla parte infrastrutturale, non sono mai stato fautore della proprietà indiscussa della rete. Sia sulla parte rete sia su quella retail ci possono essere delle importanti sinergie, non necessariamente di tipo societario, per le quali ci vuole molto tempo. Si può pensare anche a operazioni altrettanto strategiche, come ad esempio l’accordo con Fastweb per fare un pezzo di rete insieme, che possono essere realizzate in tempi decisamente più brevi. Per la parte rete, dunque, non cerchiamo esclusivamente un’operazione di carattere societario, ma uno o più partner con cui accelerare lo sviluppo dell’infrastruttura 5G. Dopo l’accordo con Fastweb stiamo, cioè, ragionando per vedere se ci sono altri partner con cui abbia senso fare sistema per ottimizzare gli investimenti a fronte di esigenze di traffico e di banda sempre più in crescita..
C’è un certo fermento nel settore, si pensi all’ipotesi di joint venture tra iliad e WindTre sul 5G. Sareste interessati?
Se ce lo proponessero, perché no? È importante essere focalizzati sull’idea che ci vogliono sinergie. Costruire reti è sempre più oneroso, poter fare fronte comune tra i soggetti che vogliono utilizzare quelle reti è una soluzione interessante. Non abbiamo grandi operazioni imminenti, ma c’è da parte nostra la disponibilità a valutare.
La cornice regolatoria italiana ed europea dovrebbe essere maggiormente favorevole al processo di consolidamento?
Se alcune integrazioni non sono accadute nel tempo non è sicuramente per problemi regolatori o di leggi, ma per la volontà delle parti. Poi è ovvio che ognuno fa il suo mestiere e che l’Antitrust ha il suo ruolo, soprattutto se si volessero fondere due realtà rilevanti. Sta, però, alle parti capire che mettersi assieme non vuol dire rinunciare al proprio pezzo di attività, ma riuscire a far le cose in modo diverso. Nel settore la proprietà della rete è ritenuta molto importante; c’è, quindi, un percorso che è anche culturale da compiere. Percorso, peraltro, fatto già per le torri che le telco non hanno più nel loro perimetro; le tower companies si sono così potute focalizzare maggiormente sul proprio mestiere.
In vista dei bandi Pnrr come quello per il 5G parteciperete e lo farete in partnership?
Ce li stiamo studiando, a seconda dei bandi ci sono soluzioni in cui ha senso andare da soli, altre per le quali è preferibile presentarsi in partnership con altri. Dobbiamo uscire dal concetto di fare solo tlc e aprirci al settore della digitalizzazione delle aziende, della pa, i bandi in questo aiutano. D’altro canto, il mondo delle tlc fa funzionare tutto quello con cui siamo abituati a vivere e lavorare, e oltre a rimarcare che l’arpu è sceso e che ci sono dinamiche da correggere, bisogna guardare alle tante opportunità. Noi, ad esempio, abbiamo fatto tanti progetti con le carceri, abbiamo assunto detenuti a lavorare, e in questo campo c’è ancora molto da fare. Facciamo un altro esempio: stiamo lavorando a una serie di progetti sulla videosorveglianza evoluta basata sul 5G, oggi ci sono già tante videocamere in giro per l’Italia, ma questo comparto sarà soggetto a una grande rivoluzione.
Sulla vostra rete in parte 5G stand alone, che progetti avete?
Abbiamo una rete che copre oltre il 70% della popolazione, abbiamo intenzione di trasformarla tutta, entro la seconda metà dell’anno prossimo, in 5G standalone. Oltre ad aggiornare tutti gli apparati di rete, modificheremo quelli lato utente, trasformandoli dal 4G in 5G. Mentre adeguiamo la rete esistente, le nuove installazioni saranno tutte 5G stand alone.
Siete preoccupati per la stretta del golden power su 5G e cloud?
Stiamo analizzando gli impatti operativi, di sicuro ci saranno risvolti in termini di processi, di notifiche tra operatori e presidenza del Consiglio, stanno cambiando le procedure. D’altronde tutte le infrastrutture erano già soggette alle procedure sul golden power, dal punto di vista del business l’importante è che non si verifichino rallentamenti dei piani.
25/3/2022