La posizione di Francesco Nonno, direttore Regolamentazione di Open Fiber, in vista delle nuove gare per le aree grigie e nere
Bene la nuova Strategia italiana per la banda ultra-larga, messa a punto da ministero per l’Innovazione e Mise, ma no al modello di co-investimento tra gli operatori «di cui si è sentito parlare erroneamente» visto che «non rientra tra quelli utilizzabili per l’assegnazione dei fondi pubblici». Lo sottolinea Francesco Nonno, direttore Regolamentazione di Open Fiber a colloquio con DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School. Secondo Nonno inoltre bisognerebbe prevedere dei punteggi aggiuntivi per chi adotta, come Open Fiber, il modello wholesale only «perché meno distorsivo della concorrenza».
Fondamentale secondo Open Fiber , per non ripetere gli errori del passato, monitorare gli impegni degli operatori, e in caso, sanzionarli. Il piano Italia a 1 Giga prevede 3,8 miliardi per fornire connettività a un gigabit al secondo in download e 200 megabit al secondo in upload per 8,5 milioni di unità immobiliari nelle aree nere, dove è attesa la presenza di più operatori, e quelle grigie dove si prevede un solo operatore. In pratica si punta a coprire gli immobili che a seguito della nuova mappatura risulteranno non coperti da reti in grado di fornire almeno 100 megabit al secondo in download. L’avvio dei bandi di gara è previsto tra il quarto trimestre del 2021 e il primo del 2022. Open Fiber negli anni scorsi si è aggiudicata i bandi per le aree bianche a fallimento di mercato, un piano ancora da completare.
Come giudicate la strategia del Governo che prevede l’aggiudicazione dei nuovi bandi su aree grigie e nere entro il secondo trimestre 2022? È una tempistica ragionevole?
Pensiamo che sia la strada giusta. La nuova “Strategia Italiana per la Banda Ultralarga” rappresenta un percorso organico per dotare il Paese di una copertura universale con infrastrutture a velocità Gigabit e favorire la migrazione verso infrastrutture ad altissima capacità, anche con il ricorso a voucher che stimolino la domanda favorendo il processo di switch off dal rame alla fibra ottica. La tempistica immaginata dal governo per l’assegnazione delle prime gare entro il secondo trimestre 2022 corrisponde ai tempi minimi per completare il processo, un obiettivo sfidante che testimonia la volontà di accelerare il più possibile.
Secondo voi come è meglio procedere e con che tipo di bandi?
Il percorso per l’assegnazione dei fondi previsti dal Recovery and Resilience Plan prevede obbligatoriamente il ricorso a gare pubbliche e non è, quindi, pensabile nessun percorso alternativo. I modelli di intervento pubblico previsti a livello europeo sono l’intervento diretto (con o senza affidamento in concessione) e il gap funding (contributo a fondo perduto a privati). Nelle ultime settimane si è spesso sentito parlare, erroneamente, del modello di co-investimento, che non rientra tra quelli utilizzabili per l’assegnazione di fondi pubblici. Bisogna, poi, ricordare che le gare europee devono obbligatoriamente prevedere dei punteggi aggiuntivi per il modello wholesale only, considerato meno distorsivo della concorrenza. Il favor comunitario per tale modello è così rilevante che in alcuni casi (Aree Nere) è l’unico utilizzabile per realizzare l’investimento pubblico.
Quale sarebbe, secondo Open Fiber, il modello migliore di intervento?
A nostro avviso, la scelta tra i diversi modelli dovrebbe dipendere soprattutto dalla rilevazione delle coperture in corso. Nelle aree dove già esistono coperture e centrali pubbliche (grazie al piano Bul in corso) sarebbe inefficiente assegnare soldi a un privato per costruire una porzione di rete che non dialoga con quella pubblica, molto più efficiente sarebbe realizzare un’estensione della copertura pubblica, con il massimo riutilizzo delle infrastrutture già realizzate con fondi pubblici. Allo stesso modo, nelle aree dove sono già realizzate in quote rilevanti reti private (le principali città italiane) non è efficiente realizzare una rete pubblica separata da quelle già esistenti mentre sarebbe più efficace utilizzare modelli a contributo per stimolare i privati a completare le coperture. La cosa fondamentale è che, terminati i progetti, tutti gli italiani possano accedere a infrastrutture ad altissima capacità, nessuno escluso e che gli operatori che forniscono i servizi al dettaglio ai cittadini possano comprare tutti gli accessi di una città da uno stesso fornitore.
Quali sono gli errori da non ripetere per non accumulare nuovi ritardi?
Fondamentale, per non ripetere gli errori del passato, sarà il monitoraggio degli impegni di copertura da parte degli operatori e la sanzionabilità in caso di mancato rispetto.
12/6/2021