A fare il punto a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School, vendor ed esperti del settore. Per Emanuele Iannetti, AD di Ericsson Italia il nostro Paese non può permettersi di restare indietro
L’Italia non può permettersi di restare indietro nell’implementazione del 5G e, per far questo, occorre puntare su semplificazione, incentivi, innalzamento dei limiti elettromagnetici. Alla luce dei nuovi obiettivi che saranno contenuti nel Pnrr sono concordi su questo vendor ed esperti del settore. «L’implementazione del 5G – dichiara a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) Emanuele Iannetti, ad di Ericsson Italia – è oggi una delle questioni più rilevante per i Paesi europei, Italia compresa. Restare indietro, come già successo con il 4G, avrebbe conseguenze negative sia in ottica digital divide sia sul processo di trasformazione digitale delle nostre industrie».
Fedele (Zte): «Manca la copertura 5G per servizi disponibili in maniera massiva»
Vari i fronti sui cui agire se non si vuole perdere il treno del 5G, considerando che Cina e Giappone lavorano già sullo standard 6G. «Quello che manca in questo momento – sottolinea Lucio Fedele, vicepresidente di Zte Italia – è la copertura 5G, a oggi le applicazioni di telemedicina, a breve anche quella più complessa dell’operazione a distanza, sono già realtà. Ma non essendoci una copertura 5G non è possibile renderle disponibili in maniera massiva». E la velocità di implementazione «dipenderà molto dal supporto che verrà da parte delle istituzioni nella semplificazione della permissistica. La parte burocratica, cioè, è più complessa di quella realizzativa, ci vuole più tempo a ottenere permessi piuttosto che a installare la rete». Per garantire un pieno ed efficace sviluppo delle reti 5G, secondo Mirella Liuzzi, ex sottosegretaria allo Sviluppo economico, «occorre agire su più fronti, da un lato incoraggiando l’integrazione tra fornitori e soggetti committenti di servizi innovativi assicurando un adeguato sostegno, anche finanziario, per accelerare tale processo. In ottica ‘verticali’ occorre poi incentivare lo sviluppo di soluzioni 5G per l’Industria 4.0 riducendo il costo dello spettro e fornendo incentivi alle imprese per l’automazione delle fabbriche attraverso soluzioni IoT e 5G. Importante, inoltre, ricorrere a iniziative per assicurare un supporto alla realizzazione di impianti quali nuove torri e micro-impianti in grado di ospitare antenne 5G multi-operatore».
Iannetti (Ericsson): «Servono stimoli nel Pnrr per la domanda di connettività»
Per Ericsson, prosegue Iannetti, è «fondamentale inserire nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) incentivi che stimolino la domanda di connettività per le imprese e per l’utenza residenziale. Pensiamo al credito d’imposta 5G per l’adozione, da parte di tutte le aziende, incluse le Pmi, di connettività dedicata di tipo Very high capacity network (Vhcn). Occorre, inoltre, eliminare gli ostacoli burocratici che impediscono agli operatori di investire su scala nazionale in tempi rapidi sulle reti 5G quali ad esempio le complesse procedure per l’ottenimento dei permessi e gli stringenti limiti elettromagnetici, dieci volte più rigidi rispetto alla maggior parte dei paesi Unione Europea».
Landolina (Cellnex): «limiti elettromagnetici in Italia troppo bassi»
Anche Gianluca Landolina, ad dell’operatore di torri Cellnex si sofferma in particolare sulla necessità, per far decollare il 5G, di innalzare i limiti elettromagnetici, in Italia molto bassi, che rendono necessaria l’installazione di molteplici antenne, con conseguenti grandi investimenti da parte delle telco. Dall’altro lato, sottolinea Landolina, gli investimenti degli operatori sono cauti anche perché c’è ancora una bassa penetrazione commerciale dei device 5G.
Siae Microelettronica: «manca un ecosistema favorevole agli investimenti»
Per Sergio Colombo, direttore vendite Italia di Siae Microelettronica, tra le criticità che hanno stanno ritardando lo sviluppo delle reti, c’è «la mancanza di un ecosistema che possa favorire gli investimenti necessari. Non sembrano esserci ad oggi applicazioni o servizi applicabili su vasta scala che possano garantire ricavi certi. In quest’ottica Siae Microelettronica, grazie alle forti competenze tecnologiche nel settore delle telecomunicazioni, è disponibile e partecipa già attivamente a collaborazioni con operatori e altri produttori del settore per lo sviluppo di progetti di innovazione e di modernizzazione delle attuali reti». Infine, last but not least, c’è un dibattito sul ruolo di vendor extra europei nello sviluppo del 5G. Da una parte, come detto di recente dal presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis, «la sicurezza dei dati sensibili e la resilienza alla violazione delle reti è parte integrante degli impegni» del colosso cinese. E lo dimostra, dice De Vecchis, l’apertura del nuovo centro a Roma sulla cybersecurity. Dall’altra parte uno studio del Bigs (The Brandenburg institute for society and security) commissionato dal Dipartimento di Stato americano sui “costi nascosti dei fornitori non affidabili nelle reti 5G” sottolinea che al momento in Italia «i costi delle violazioni dei dati, anche se non si rimuovessero i vendor extra Ue, appaiono relativamente bassi, ma, in ogni caso, consistenti”. Il numero delle violazioni segnalate in Italia per il 2019 è di 1.276 rispetto alle 25.036 della Germania»; tuttavia «considerando una seconda ipotesi, in cui il numero di violazioni dei dati, una volta implementato il 5G, sia uguale a quello della Germania, i costi delle violazioni dei dati sarebbero nell’ordine di 8 miliardi di euro».
1/4/2021