Parla l’AD Giuseppina Di Foggia. Sulla sostenibilità degli investimenti da parte delle telco la manager confida nell’aiuto dei fondi del Pnrr
Un’Italia a due volti, con lo spettro 5G già assegnato e precisi obblighi, ma copertura «ancora disomogenea più concentrata sulle grandi città e non ancora adatta a soddisfare le esigenze di aziende distribuite sul territorio». Giuseppina Di Foggia, ceo di Nokia Italia, a pochi giorni dalla vetrina mondiale del Mobile Congress di Barcellona, fa un punto con DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) sull’avanzamento della nuova tecnologia in Italia. Per la manager, «occorre guardare alle reti private 5G, che sono un abilitatore della nuova rivoluzione industriale».
Facendo un bilancio, Di Foggia è comunque ottimista sulla maggiore consapevolezza acquisita dalle aziende riguardo alla necessità della trasformazione digitale e ritiene che il 2022 sarà «l’anno della partenza del 5G». Quanto al problema della sostenibilità degli investimenti delle telco, confida nella consapevolezza sulle opportunità del 5G e i fondi del Pnrr «aiuteranno ad affrontare – e spero – risolvere il problema. È in gioco il futuro dell’Italia».
Recentemente avete siglato la partnership con Sirti per consolidare la collaborazione tra le due aziende, che cosa vi aspettate dall’accordo?
La rivoluzione del 5G richiede un approccio nuovo, in termini di capacità di innovazione e di competenze. E poiché per la corretta realizzazione di progetti verticali non basteranno competenze “generiche”, ma sarà indispensabile essere specialisti nel dato settore, la collaborazione tra le imprese deve essere più stretta che in passato. L’ accordo con Sirti va in questa direzione. Due aziende con esperienza e presenza in Italia da oltre 100 anni uniscono la profonda conoscenza della realtà nazionale, le rispettive capacità tecnologiche e operative, l’innovazione e, non ultimo, la determinazione necessarie perché la trasformazione digitale del Paese diventi realtà.
Sono in vista intese con altre società di rete presenti nel territorio italiano?
Il 5G rappresenta una vera rivoluzione. In funzione della specificità del singolo caso d’uso entreranno in gioco nuovi elementi tecnologici e nuovi attori. Ciò comporta una costante osservazione della dinamica dell’ecosistema e la valutazione di eventuali altre partnership per realizzare la trasformazione tecnologica per il futuro del nostro Paese.
Su quali target e applicazioni punterete nell’anno in corso in Italia?
Il 2022 dovrebbe essere per l’Italia l’anno della partenza. Dico partenza e non ri-partenza perché questa volta si va in una direzione diversa, determinata dalla spinta post-pandemica e dalle opportunità tecnologiche offerte dal 5G.E’ chiaro che l’ambito infrastrutturale è quello su cui continueremo ad essere focalizzati. La progettazione e realizzazione delle reti essenziali per il Paese è il nostro obiettivo primario. Ci onoriamo di essere partner dei maggiori operatori italiani con i quali lavoriamo per garantire al Paese la disponibilità delle reti di comunicazione. Ma la trasformazione digitale resa possibile dal 5G e dalle tecnologie collegate coinvolgerà nuove imprese, in particolare le aziende manifatturiere Italiane, che dovranno rapidamente adeguarsi per affrontare le nuove sfide. La fusione dei mondi fisico e digitale, resa possibile unendo i sistemi umani con sistemi di intelligenza artificiale, robotica e rilevamento stanno trasformando le aziende. Per l’Italia, secondo Paese manifatturiero in Europa, è imperativo cogliere al più presto questa opportunità. Noi, con le nostre soluzioni di smart manufacturing e l’esperienza che ci deriva dalle oltre 1500 reti industriali mission-critical e le oltre 380 reti wireless private realizzate nel mondo, saremo partner delle aziende italiane in questa nuova sfida.
A breve si aprirà il Mobile Congress di Barcellona: quali aspettative sulle applicazioni del 5G e quali le novità a livello globale?
È una bella notizia tornare ad incontrarsi di persona, anche se ancora con le necessarie precauzioni, a un evento così importante. È il segnale che tutti aspettavamo. Non posso anticipare dettagli ma, per quanto riguarda Nokia, la partecipazione sarà incentrata su come costruire un futuro sostenibile, produttivo e inclusivo, sintetizzato dallo slogan “non c’è green senza digital’. Mostreremo soluzioni per costruire reti che abbiano la capacità e la sicurezza necessarie sfruttando la tecnologia adatta, per ridurre il consumo di energia e creare crescita attraverso nuovi modelli di business e servizi. Tecnologie come il 5G, 5G advanced, 6G, software cloud-native, intelligenza artificiale e machine learning ci permetteranno di realizzare il mondo del futuro, come diciamo noi, #NoBoundaries.
Nel mondo si parla già di 6G, ma il limite italiano è che per ora non ci si può connettere ovunque con la rete 5G, ma solo in alcune zone delle maggiori città. Da cosa dipende?
L’Italia mostra due volti: siamo tra i pochi Paesi in cui lo spettro disponibile è stato sostanzialmente assegnato, con precisi obblighi temporali di copertura. L’Italia ha quattro operatori con servizi 5G attivi. Ma la copertura è ancora disomogenea, più concentrata sulle grandi città e non ancora adatta a soddisfare le esigenze di aziende distribuite sul territorio (per non parlare di porti ed aeroporti). Occorre, quindi, guardare alle reti private 5G, che sono un abilitatore della nuova rivoluzione industriale. Oggi è possibile realizzarle sia in ambito pubblico sia privato, come dimostrano i moltissimi progetti che stiamo portando avanti, in particolare in Europa. Sono ottimista, e direi che la sempre maggiore consapevolezza delle aziende sulla necessità della trasformazione digitale per mantenere competitività, unita alla disponibilità dei fondi derivanti dal Pnrr che, ricordiamolo, impone importanti vincoli temporali sulla realizzazione dei progetti spingeranno verso una disponibilità adeguata del servizio per imprese e cittadini.
Nei mesi scorsi ha parlato di aspettative di un boom di investimenti sul 5G, compresa l’Italia e della necessità di investire sulle competenze necessarie. Il nostro Paese è stato al passo con le aspettative?
La pandemia ha favorito la consapevolezza della necessità di disporre di reti a banda larga e ultra-larga, fisse e mobili. Ora che il peggio sembra essere passato possiamo ritornare a concentrarci sulle nuove tecnologie, 5G incluso. Ma ho osservato che durante la pandemia tanti professionisti ed aziende hanno avuto modo di aumentare il livello di conoscenza sulle nuove tecnologie e le opportunità che si aprono. E’ un segnale importante: i report mostrano che in Italia è aumentato l’interesse nei confronti del 5G. Siamo passati da un 20% di aziende che guardano al 5G nel 2020 al 34% del 2021. È un segnale incoraggiante. Nell’ambito del Pnrr, per il bando del 5G che dovrebbe arrivare a marzo ci sono due miliardi di euro per le reti, finanziando per la prima volta la costruzione di reti mobili con risorse pubbliche. Parteciperete, direttamente o indirettamente, al bando? Come sa, in generale i bandi sono destinati agli operatori, per cui non ci è possibile partecipare direttamente. Ovviamente, mettiamo a disposizione del Paese la nostra presenza in Italia, la grande capacità in termini di innovazione e realizzazione di reti complesse come il 5G.
Bassi livelli dell’elettromagnetismo in Italia, scarsità di manodopera per realizzare le reti, difficoltà delle telco a investire anche perché dovranno saldare il conto con lo Stato per le frequenze 5G: vede in questi elementi delle criticità per lo sviluppo delle reti e del 5G in Italia?
Andiamo con ordine. Dal punto di vista tecnico, il 5G utilizzando frequenze più elevate, ha una minore capacità di penetrazione e copertura, pertanto, richiede livelli di campo maggiori per poter erogare i servizi. Gli enti regolatori dovranno esprimersi, valutando le istanze che gli operatori presentano da tempo. Non vedo scarsità di manodopera per realizzare le reti. Esiste certamente un tema legato agli investimenti delle telco, a causa dell’elevato costo delle licenze e della sostenibilità. Ma confido che la consapevolezza sulle opportunità del 5G e i fondi del Pnrr aiuteranno ad affrontare – e spero – risolvere il problema. È in gioco il futuro dell’Italia.
25/2/2022