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Costruire una Coaching Culture: la storia di Francesca Rossi
Costruire una Coaching Culture: la storia di Francesca Rossi
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Alumna e oggi Responsabile Servizio Risorse Umane Organizzazione e PMO, Istituto per il Credito Sportivo e Culturale S.p.A., Rossi racconta la sua esperienza nel Flex Executive Coaching Programme di Luiss Business School

Il mercato del coaching in Italia è in forte crescita: le aziende iniziano a valorizzare queste figure all’interno dei settori HR e, anche per questo, è aumentata la domanda di formazione nel campo.
Si parla di “Coaching Culture”, cioè di un approccio sistemico che mira a integrare il coaching nei processi aziendali, nella gestione delle persone e nei modelli di leadership, rendendolo parte integrante dell’identità organizzativa.

Costruire una Coaching Culture: una sfida strategica per HR, manager e leader

Lunedì 15 settembre 2025, 17.30 – 18.30, Online


Francesca Rossi, Alumna e oggi Responsabile Servizio Risorse Umane Organizzazione e PMO, Istituto per il Credito Sportivo e Culturale S.p.A., ha frequentato il Flex Executive Coaching Programme di Luiss Business School portando a casa una certezza: cambiare e massimizzare le proprie potenzialità è possibile.

Cosa ti ha spinto a scegliere il Flex Executive Coaching Programme di Luiss Business School?

Da una parte, avevo bisogno di inserire nel mio profilo professionale un percorso che affinasse le capacità di ascolto e di massimizzare le potenzialità delle persone. Il coaching fa proprio questo: stimola riflessioni che portano la persona a massimizzare le sue potenzialità.
Dall’altra, sentivo l’esigenza personale, da madre di tre figli con famiglia allargata, di costruire una visione capace di aiutare anche le persone intorno a me, senza rimanere nella dimensione micro della risoluzione del problema, ma creando un’occasione di crescita per tutti.
Infine, ho scelto Luiss Business School sia perché sono un’Alumna, sia perché volevo affidare questo percorso formativo a un’istituzione che avesse una certa affidabilità: Luiss Business School, con le sue certificazioni, lo è.

Che ambiente hai trovato in Luiss Business School?

Tornare dopo la mia laurea, conseguita nel 1995, mi ha mostrato un ambiente rinnovato sia nella location sia nel corpo docente. Ci sono tante proposte diversificate, che fanno di Luiss Business School una fabbrica di innovazione. Inoltre, mi sono trovata molto bene con il team, un gruppo eterogeneo sotto tanti punti di vista, che ci ha consentito di essere complementari.

Ripensando agli studi compiuti durante il percorso in Luiss Business School, ci sono stati docenti o lezioni che hanno segnato la tua carriera?

Ho apprezzato i docenti più strutturati, quelli stranieri, particolarmente incisivi, che hanno posto l’accento su quanto è importante il processo nel mantenere l’ascolto puro, oltre a coloro che ci hanno aiutato in fase di mentoring.

Soft skills: come avete lavorato su questo ambito durante il percorso?

L’ascolto attivo è la base del coaching, insieme alla valorizzazione e responsabilizzazione necessarie per coltivare le potenzialità delle persone: sono tutte soft skills. Ogni volta che si lavorava su come massimizzare le potenzialità dei singoli, emergeva la necessità di utilizzare delle soft skills. Anche la problematica operativa rivelava la necessità di valorizzarle, da sempre leve nell’evoluzione delle persone.

Competitività: come avete allenato questa soft skill durante il tuo percorso in Luiss Business School?

Nella competizione ognuno crea il suo profilo e, nello slancio competitivo, cerca di migliorarsi.
In questo Flex Programme la competizione si trasforma in cooperazione, dove siamo cresciuti anche come squadra. Avevamo un interesse comune e abbiamo fatto molto group coaching. Attraverso lo scambio cercavamo di capire come ognuno potesse realizzare il proprio obiettivo.

Molti Alumni hanno sperimentato il valore del networking che si viene a creare in Luiss Business School. Qual è stata la tua esperienza?

Ho vissuto un networking molto naturale, nato dalle esercitazioni.
Il corso, svolto per lo più in modalità online – quello che, all’inizio, sembrava un vantaggio – andrebbe integrato con qualche sessione in presenza in più, le occasioni più ricche del percorso.

In Luiss Business School si lavora molto sulla Leadership. Secondo te cosa ci vuole per essere veri leader?

Un leader deve attivare l’ascolto vero, che gli permette di riuscire a percepire e adattare il proprio stile, assorbendo stimoli anche dal suo team. In più, l’intelligenza emotiva è necessaria per una buona gestione di sé e della squadra.

Coaching Culture: cosa pensi sia necessario cambiare in questo settore?

Pur essendo all’inizio di un orizzonte di coaching, questa cultura potrebbe essere potenziata dallo stimolare le persone a cambiare alcune abitudini. In una sessione abbiamo parlato del potere delle abitudini, che ci impediscono di crescere: lavorare sulle abitudini è possibile.
Aggiungo: bisogna imparare a non avere fretta, a non lasciarci condizionare dalla fretta degli altri o dalla nostra condizionata dagli altri, focalizzando il nostro contributo.

Oggi sei Responsabile Servizio Risorse Umane Organizzazione e PMO, Istituto per il Credito Sportivo e Culturale S.p.A.: provenire da un percorso Luiss Business School ha fatto la differenza nel tuo percorso in azienda? Se sì, come?

Sì, cambia molto: ti consente di essere più lucido sul tuo posizionamento. Quando arrivi a certi ruoli, in cui è importante il fare, anche l’essere lo è altrettanto.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti?

Era un po’ che non facevo corsi di alta specializzazione e penso che tornerò a formarmi. Bisogna continuare sempre ad aggiornarsi perché aumenta la motivazione. Penso che il prossimo percorso che farò sarà sull’innovazione.

Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso in Luiss Business School?

Applicare mindfulness totale, cioè farlo per davvero. La differenza nel fare un corso o un altro la fa quanto noi decidiamo di investire in questo percorso. È un’occasione per alzare la testa e allontanarsi un po’, allargando l’orizzonte, per poi focalizzarsi, concentrarsi e cogliere ogni momento.
Il mio consiglio è di aggiornarsi e continuare a fare domande, rimanendo nel qui e ora di ciò che si sta facendo.

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