Dalla quotazione all’impegno sulla sostenibilità e nella lotta al Covid. L’amministratore delegato Maria Laura Garofalo ne parla a SustainEconomy.24
Una crescita continua che punta solo a target di eccellenza e un apporto importante nella lotta al Covid. Perché pubblico e privato sono facce di una stessa medaglia. Maria Laura Garofalo, amministratore delegato di Garofalo Health Care, gruppo quotato su Mta di Borsa Italiana, tra i principali operatori del settore della sanità privata accreditata, vede l’integrazione pubblico-privato nel futuro del settore sanitario. E la sostenibilità, spiega a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor, è il primo mattone su cui costruire tutto.
Stiamo vivendo un momento importante per il Sistema sanitario italiano. E Garofalo Health Care è tra i principali operatori del settore della sanità privata accreditata. Dalla quotazione siete cresciuti e avete un piano che prevede un ulteriore rafforzamento. Ce ne parla?
«Ci siamo quotati a novembre 2018 in un momento particolarmente critico per i mercati finanziari; in molti ci avevano consigliato, infatti, di desistere dall’impresa, ma noi non ci siamo arresi ed alla fine il coraggio e la tenacia ci hanno premiato. La nostra è stata una quotazione di successo ed oggi siamo l’unico gruppo quotato in Italia nel settore dell’healthcare. Siamo approdati in Borsa con un importante progetto di crescita per linee esterne ed oggi siamo presenti con 26 strutture d’eccellenza in 8 Regioni del Centro Nord. La crisi pandemica che stiamo vivendo non ha minimamente cambiato la nostra progettualità, anzi potrebbe aver accelerato quel processo di accentramento che si sta manifestando da qualche anno nel nostro settore, dove i singoli decidono di vendere per lasciare il passo alla concentrazione dei grandi gruppi. Puntiamo esclusivamente a target di eccellenza, in linea con i nostri valori e le nostre performance economiche e finanziarie. L’imprenditore singolo cede la sua azienda, anche se solida, perché spesso non ha continuità dietro di sé ed il settore è particolarmente complesso; in noi trova un interlocutore in grado di tutelare la sua storia potenziando la sua azienda. Rimane quindi a gestirla all’interno del mondo GHC concretizzando possibilità di efficientamento e contribuendo a sviluppare la federazione di eccellenze che rimane uno dei nostri principali obiettivi».
E il particolare momento che viviamo cosa può insegnare?
«Il momento difficile che stiamo attraversando, secondo me, ci ha insegnato due cose: innanzitutto che, in sanità, tagli eccessivi e inconsapevoli prima o poi mettono in ginocchio il Paese, comportando conseguenze drammatiche sia a livello economico che sociale. In seconda battuta la crisi ha dimostrato, concretamente, che l’integrazione tra pubblico e privato accreditato rappresenta il futuro del nostro sistema sanitario. Infatti, senza il sostegno del privato che ha convertito intere strutture in centri Covid, dato la disponibilità di letti di terapia intensiva ed ospitato le chirurgie più impegnative e delicate degli ospedali pubblici, il sistema non sarebbe uscito dalla prima fase della pandemia, né sarebbe riuscito ad affrontare l’attuale seconda ondata».
La pandemia da Covid-19 e l’emergenza richiedono, appunto, uno sforzo comune. Qual è l’apporto del vostro gruppo?
«La pandemia da Covid-19, come ho detto sopra, ha richiesto e continua a richiedere uno sforzo comune ed è giusto che, di fronte ad un’emergenza senza precedenti come quella che stiamo attraversando, sia il pubblico che il privato (due facce di un’unica medaglia) facciano entrambi la propria parte. In particolare, noi abbiamo aperto 5 reparti Covid in Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e Toscana, abbiamo ospitato in alcune strutture emiliano-romagnole le chirurgie e i day hospital oncologici degli ospedali pubblici, nonché inviato squadre di anestesisti, rianimatori ed infermiere nelle terapie intensive degli ospedali, prestando altresì respiratori polmonari ed attrezzatura varia».
Siete anche attivi sul tema della sostenibilità e di recente vi è stato anche riconosciuto. Quanto conta per un’azienda del vostro settore essere sostenibili?
«Per un’azienda come la nostra la sostenibilità rappresenta il primo mattone su cui costruire tutto il resto e per quanto ci concerne, oltre che per normativa specifica, per libera scelta aziendale. Un impegno riconosciuto anche da Standard Ethics, che recentemente ha assegnato il rating investment grade EE- (“Adequate”) al nostro Gruppo sui temi Esg. Se abbiamo seguito questo indirizzo, infatti, non è soltanto per motivi di ordine sociale ed ambientale, ma anche per ragioni di ordine gestionale perché investire in sostenibilità significa anche migliorare le proprie performance economiche e finanziarie attraverso un modello che assicura una più efficiente allocazione delle risorse, minor spreco e maggiore qualità delle prestazioni erogate».
Come si declinerà la sostenibilità in futuro nel settore sanitario?
«Nel settore sanitario la sostenibilità si declinerà in futuro sicuramente anche attraverso l’innovazione digitale per una migliore personalizzazione, continuità e accesso dei pazienti alle cure, ma a mio avviso, soprattutto attraverso il potenziamento del modello organizzativo “patient-centered”. Un modello che indirizza l’intero percorso assistenziale centrandolo sulla persona, ovvero spostando il focus dalla malattia al paziente considerato a 360 gradi anche sotto il profilo psicologico e relazionale».
10/12/2020