lbs
Inwit: «un piano di torri ‘smart’ per chiudere il digital divide e accordi sui droni in vista»
Inwit: «un piano di torri ‘smart’ per chiudere il digital divide e accordi sui droni in vista»
lbs

Lo annuncia Giovanni Ferigo, amministratore delegato della società, su DigitEconomy.24 di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor: «Puntiamo ad allargare il nostro business»

ferigo inwit

 

Un piano di torri di tlc ‘smart’, più piccole e più velocemente realizzabili, soluzioni «multi-operatore», per contribuire a colmare il digital divide del Paese, utili per il 5G, ma anche per le altre tecnologie. E’ la proposta avanzata da Inwit, società infrastrutturale di telecomunicazioni che di recente ha varato la nuova strategia industriale al 2023 che contempla 600 milioni di investimenti e 900 milioni di dividendi per gli azionisti. La soluzione delle torri ‘smart’, racconta l’amministratore delegato Giovanni Ferigo a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) si inserisce nel solco delle discussioni sul Recovery Plan. Intanto Inwit punta ad allargare il proprio business, «passando dall’essere un operatore di real estate puro a uno di digital real estate». Nel raggio d’azione della società rientrano i business dell’Iot, i mini data center, e, in particolare, i droni. Un tema, quest’ultimo, su cui Inwit ha varie discussioni in corso. I droni, infatti, potrebbero utilizzare le torri come un sorta di ‘nido’,  come base di atterraggio per realizzare, grazie alla capillarità dell’infrastruttura, anche missioni nelle emergenze. Consolidata la crescita organica nel business del torri e inorganica nei servizi, a fine piano Inwit valuterà, alla luce del ‘tesoretto’ da un miliardo di euro che avrà a dispozione, se esportare in Europa le best practice acquisite: «Sono temi che porteremo al tavolo del cda».

Inwit conta già 22mila torri distribuite in tutta Italia, per lo sviluppo del 5G sono necessarie altre infrastrutture?

Il 5G sta arrivando, e ci vede certamente impegnati con le nostre torri. Da un punto di vista finanziario e industriale, d’altronde, siamo un’azienda che punta alla crescita organica, a differenza di molte altre del settore che privilegiano la crescita inorganica. Prevediamo per noi un futuro impegnativo con un piano a sei anni molto sfidante. Nella nostra strategia sono previste 3mila nuove torri in otto anni e circa duemila nell’arco di piano.

Pensate che con le vostre torri potete contribuire anche alla chiusura del digital divide?

In Italia facciamo da apripista per lo sviluppo massivo del 5G con le nostre 22mila torri che provengono da 25 anni di esperienza dei due operatori principali, Tim e Vodafone. Inoltre noi crediamo di essere, in Italia ma anche in Europa, i campioni delle small cells, le piccole antenne dedicate. In più ci sono nel nostro Paese gli operatori Fwa (soprattutto Eolo, Linkem, Fastweb e Open Fiber) che chiedono ospitalità nelle nostre torri. Fwa che, per inciso, è una peculiarità tutta italiana. In generale tutti gli operatori chiedono ospitalità sulle nostre torri per chiudere il digital divide.

E per le aree a fallimento di mercato avete progetti e soluzioni ad hoc?

Nell’ambito delle discussioni sul recovery plan, abbiamo proposto al Governo delle soluzioni. Si tratta di un piano di torri ‘smart’ che potrebbero essere installate velocemente e potrebbero dunque, servire dappertutto, non solo nelle aree bianche e bianchissime, a coprire il digital divide. Sono soluzioni multi-operatore che consentono di velocizzare l’iter di realizzazione dell’infrastruttura.

Dal punto di vista finanziario, al 2023, una volta remunerati gli azionisti ed effettuati gli investimenti annunciati nel piano, vi resta un ‘tesoretto’ da un miliardo, come intendete sfruttarlo?

Effettivamente abbiamo un livello di indebitamento con una leva pari a 5,5X; in 3 anni contiamo abbassarla parecchio con l’effetto di avere una disponibilità di un miliardo di euro, dopo aver destinato 900 milioni alla remunerazione dei nostri azionisti e aver effettuato 600 milioni di investimenti. Allora, al 2023, proporremo delle ipotesi al nostro consiglio di amministrazione.

Vagliate nel frattempo acquisizioni?

Noi non siamo interessati alle Towerco in Italia, potremo fare solo qualche acquisizione puntuale, nell’ordine di 40-50 torri, cioè qualche piccolo operatore. Siamo, invece, interessati a crescere a livello inorganico ampliando il nostro raggio di azione a business adiacenti. Parlo, innanzitutto, dell’Internet of things (IoT), dei mini data center, da posizionare sotto le torri, e dei droni.

A proposito di droni, Ericsson e Vodafone hanno recentemente stretto un accordo per lo sviluppo di questa tecnologia. Pensate a qualcosa di simile?

Abbiamo testato i droni visto che c’è ampia richiesta di questi servizi. Puntiamo in particolare ai droni a guida autonoma, senza la presenza del pilota, con intelligenza artificiale embedded, decollo e atterraggio autonomi, più piccoli rispetto a quelli previsti nell’accordo tra Ericsson e Vodafone. Abbiamo fatto degli use case, ad esempio nella sorveglianza e nell’analisi del traffico. Avendo una torre ogni tre chilometri, è possibile utilizzare la tecnologia anche per missioni critiche. I droni, peraltro, sono molto versatili, possono compiere missioni su frane, allagamenti, infrastrutture critiche, traffico sulle autostrade.  Questi sono ambiti per operazioni inorganiche, ma siamo molto lontani dall’impegnare il miliardo di euro che sarà disponibile al 2023, si tratta di operazioni da qualche milione di euro. A questo proposito abbiamo individuato già delle start up italiane.

E oltre ai droni?

Pensiamo ai mini data center, complementari ai droni, grazie ai quali si potrà fare download dei contenuti.

Avete già delle collaborazioni in corso sul fronte dei droni?

Ci stiamo confrontando con alcune realtà con le quali c’è, infatti, la necessità di un confronto a monte. In generale pensiamo, una volta avviata l’attività, a collaborazioni anche con realtà istituzionali.

Tirando le somme, state quindi ampliare la vostra mission e il vostro business?

Sì, vogliamo allargare il business, passando dall’essere un operatore di real estate puro a un digital real estate, e facendo, dunque, tutto ciò che serve per raggiungere questo obiettivo.

Il vostro competitor, Cellnex, sta adottando invece un sistema molto diverso, puntando allo shopping di torri in tutta Europa.

Cellnex ha adottato un modello differente. Noi abbiamo scelto di essere i più bravi su crescita organica e sinergie in Italia, per poi sviluppare delle best practice da, in un secondo momento, esportare eventualmente all’estero. I nostri concorrenti stanno compiendo la strada inversa.

In definitiva, quindi, pensate nel vostro orizzonte anche ad allargare il vostro raggio d’azione fuori dai confini dell’Italia?

Su questo e altri temi, come già detto, ci confronteremo a fine piano, nel 2023, al tavolo del cda.

SFOGLIA IL REPORT COMPLETO

3/12/2020

Data pubblicazione
3 Dicembre 2020