L’ex studente del master in Open Innovation & Intellectual Property di Luiss Business School, in partnership con Università di Torino e SAA School of Management, oggi è tra i professionisti dell’European Patent Bureau
Antonino Saccà ha 27 anni, una laurea in legge, una fortissima passione per i fumetti e due master alle spalle, entrambi targati Luiss Business School. L’ultimo percorso scelto – quello in Open Innovation & Intellectual Property – gli ha permesso di scoprire una verità importante. Non esiste innovazione senza uno strumento antico come il brevetto e che tutti, potenzialmente, possiamo essere degli innovatori. Oggi, che lavora presso l’European Patent Office a Monaco di Baviera, ha potuto toccare con mano quanto la sua intuizione fosse vicina alla realtà.
Antonino, cosa ti ha spinto a scegliere il Master interateneo in Open Innovation & Intellectual Property di Luiss Business School, Università di Torino e SAA School of Management?
La curiosità. Ciò che ha attirato la mia attenzione è stato proprio l’accostamento tra proprietà intellettuale e Open Innovation. Non immaginavo quanto questi due elementi fossero connessi. Di fatto, non esiste Open Innovation senza proprietà intellettuale.
In che senso?
Pensiamo che l’Open Innovation sia una mondo lontano, dove lo Steve Jobs di turno inventa cose incredibili. Invece è lo strumento che, se c’è un problema, offre una soluzione. Deve avere una copertura legale per tutelare la proprietà intellettuale. Quindi l’Open Innovation è qualcosa di nuovo che ha bisogno di uno strumento antico, il brevetto. Potenzialmente, questo ci rende tutti degli innovatori.
Che ambiente hai trovato nei due Atenei?
Magnifico! Formale e accademico, ma anche fuori dagli schemi. Gli Atenei sono forniti di tecnologie, stimoli e conoscenze, con un corpo docenti di grande qualità. Mi aspettavo un luogo innovativo e l’ho trovato.
Qual è il corso che ha avuto un maggiore impatto sulla tua carriera?
Quello sulla proprietà intellettuale. Nello specifico, il modulo era connesso all’Open Innovation. Durante una lezione, grazie al tool per la ricerca di brevetti Epacenet, il docente ci ha mostrato che dieci anni fa si registravano progetti sui comandi vocali. Cioè nel 2014 si lavorava su quello che oggi è Alexa. Nel presente sono tutti concentrati su automotive e mobilità elettrica. Di fatto, tramite i brevetti possiamo prevedere il futuro.
C’è stato qualche relatore in particolare che ti ha colpito?
Tantissimi, ma ce ne sono tre in particolare, con cui il rapporto è andato oltre la relazione accademica. Il primo è il professor Guido Giovando, Professore Associato dell’Università di Torino e commercialista appassionato di fumetti. L’altro è stato Alessandro Zerbetto della Fondazione Links.
Mi ha colpito molto la figura della professoressa Maria Isabella Leone, che di fatto ha organizzato il corso. È stata lei a spingermi per mandare l’application all’EPO. Diceva che era un’esperienza perfetta per me. Se non fosse stato per lei non sarei qui.
Soft skill, come avete lavorato su questo ambito durante il master?
Su questo aspetto abbiamo lavorato a 360 gradi. Durante il master ognuno ha potuto focalizzarsi sull’accrescimento delle proprie capacità personali. Io ho lavorato sulla comunicazione, una skill di cui non avevo piena coscienza. Ma quando ho raccontato di essere un fumettista, tutti mi hanno fatto notare la mia capacità di comunicare attraverso l’arte. Ciò ha accresciuto la mia autostima.
Competitività: come avete allenato questa soft skill durante il tuo percorso nel Master?
Tutte le tematiche del master ci hanno aiutato in questo compito. Nel Master la competitività non è un valore negativo. Anzi, i lavori di gruppo sono propedeutici a sviluppare le capacità personali. In più, sentivo di poter apprendere tantissimo dalla squadra. Quindi la competitività si è trasformata in un elemento di coesione. Si tratta di un valore che mi è servito molto, una volta entrato nel mondo del lavoro.
Molti alumni hanno sperimentato il valore del networking che si viene a creare nel Master. Qual è stata la tua esperienza?
L’imprinting con i miei compagni di corso è stato forte. Ero il più piccolo del gruppo e per me ognuno era un potenziale maestro. Erano tutti a disposizione per qualsiasi tipo di problema e a tutt’oggi siamo ancora in contatto: sono anche venuti a trovarmi qui, a Monaco!
Nel Master si lavora molto sulla Leadership. Secondo te cosa ci vuole per essere veri leader?
La passione per quello che si fa. Quando è visibile, attrae. Non credo nel leader autoritario, ma più in una figura visionaria, innamorata del proprio lavoro, che sa stare con il suo team perché sa che dagli altri può imparare.
Quali sono stati i momenti più significativi del percorso?
Il momento della presentazione delle nostre “tesi”, che altro non erano che pitch per delle startup. Io ho presentato una startup dedicata al mondo dei fumetti, su cui sto lavorando con i miei colleghi di master. Il fatto che tutti mi stessero ascoltando ha reso quel giorno indimenticabile.
Oggi sei inserito nell’European Patent Office, l’Ufficio europeo dei Brevetti: provenire da un percorso in Open innovation & Intellectual Property ha fatto la differenza nel tuo ingresso nell’istituzione? Se sì, come?
Ho potuto arrivare all’European Patent Office proprio al percorso formativo. Durante i colloqui, a fare la differenza è stato il mio lato artistico e l’esperienza del “pitchare” vissuta durante il master. Ho ripreso l’insegnamento principale, quello del saper comunicare, e l’ho usato nel colloquio.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai a formarti?
Il Master mi ha permesso di trovare la mia strada, di sapermi identificare come professionista e come persona. So che non si smette mai di imparare e se dovessi tornare a formarmi sarebbe la mia prima scelta.
Quali sono i tuoi suggerimenti per gli studenti futuri e in aula su come cogliere pienamente le opportunità del percorso di Luiss Business School, Università di Torino e SAA School of Management?
Rischiare, non focalizzarsi, non rimanere troppo chiusi nel proprio campo. L’Open Innovation ti fa capire che ci si può spostare da un punto all’altro, di pensare fuori dagli schemi, di ampliare le proprie conoscenze e di cogliere l’importanza del ruolo dei colleghi, ma anche dei professori, che vanno conosciuti anche fuori dall’aula. Un master ti forma a 360 gradi: è un’occasione unica.