L’etichetta green è ormai un must, spiegano Silvia Merler, Head of Esg and Policy Research e Gabriele Foà, co-Portfolio manager Algebris Global Credit Opportunities Fund
Sia a livello italiano che internazionale, il mercato si muove attivamente in direzione di una finanza sempre più green perché l’etichetta Esg più che un plus sta diventando un must e dall’equity sta coinvolgendo tutti gli strumenti e gli attori del mercato. È la visione di Algebris, una delle principali società di gestione del risparmio. In un’intervista a due, Silvia Merler, Head of Esg and Policy Research e Gabriele Foà, co-Portfolio manager Algebris Global Credit Opportunities Fund, parlano anche del percorso che ha portato alla linea di business dedicata proprio agli obiettivi di transizione energetica e ambientale e dell’impegno per raggiungere le zero emissioni nette per le attività in gestione entro il 2050.
Si parla sempre più di finanza green e l’offerta cresce giorno per giorno. Che tipo di risposta riscontrate? Con un focus in particolare sul mercato italiano
«Ovviamente il tema della finanza green è molto sentito. Il mercato nell’ultimo anno, sia a livello italiano che a livello internazionale – risponde Gabriele Foà – si è mosso decisamente in questa direzione e il trend è chiaro, sia sul fronte dell’offerta che della domanda. Mentre prima avere il label Esg o label ‘green’ era un plus di molti fondi, adesso è diventato un must perché l’attenzione del mercato è molto più ampia e, coinvolge tutti gli attori, a monte e a valle della catena produttiva. Tra l’altro, negli ultimi 6-9 mesi il mercato ha visto la nascita più frequente di fondi “article 9”, ovvero che hanno come obiettivo l’investimento sostenibile. Questi fondi fanno dell’aspetto “green” non solo un vincolo, ma un vero e proprio obiettivo di investimento e devono essere per mandato attenti a promuovere tematiche sociali e ambientali. Inoltre, questo trend, partito su delle asset class specifiche – ovviamente l’equity – si sta espandendo decisamente sia verso i bond, sia verso asset meno liquidi, come il private equity. E non è un caso, anche, che gli emittenti si siano adeguati. Guardando, per esempio, al mercato dei bond, vediamo un’attenzione sempre più alta a emettere bond ‘green’, e un premio importante sul mercato associato a questi ultimi. Questo fattore è molto importante perché crea un incentivo per gli emittenti attivi in settori non propriamente Esg a esplorare progetti sostenibili».
Parlando di Algebris, è stata creata la linea di Business dedicata proprio agli obiettivi di transizione energetica e ambientale. Come influisce questo percorso nelle vostre scelte di investimento?
«È lo sbocco di un processo più lungo, che abbiamo iniziato già da tempo, di una strategia dedicata specificamente alla transizione energetica. Da circa due anni – spiega Silvia Merler – stiamo lavorando, con grande impegno, proprio sui nostri portafogli finanziari per una stima delle emissioni finanziate dalle banche che abbiamo in portafoglio. Dal momento che non c’è ancora un obbligo regolamentare per i soggetti bancari di fare informative, è tutto un lavoro di stima basato su dati parziali e su nostre analisi dei bilanci. Adesso si sta concretizzando in una serie di disclosure di metriche non finanziarie e carbon footprint di emissioni finanziate, che ci ha, naturalmente, portato a integrare sempre di più i criteri di sostenibilità ambientale all’interno di tutti i vari portafogli ed è, poi, sfociato in questa nuova strategia. Poi, chiaramente, avere, adesso, anche un team con competenza industriale ci dà un vantaggio dal punto di vista delle competenze».
Parlando, quindi, di costruzione del portafoglio fondi quali saranno i prossimi passi?
«Per ora l’obiettivo – prosegue Silvia Merler – è integrare i fattori di sostenibilità in tutte le strategie, in maniera organica, all’interno del processo di investimento e, poi, avere anche un reporting, sia per gli investitori che pubblico, su metriche non finanziarie. Abbiamo iniziato con i fondi finanziari perché lì si concentra il grosso delle masse gestite, ma ci espanderemo anche agli altri fondi; ovviamente è un’integrazione che procede in modo diverso, in base alle diverse strategie e agli strumenti. Ad esempio, abbiamo la nostra strategia di equity italiana che è principalmente focalizzata su piccole medie imprese e fare questo lavoro è molto più difficile. Da gestore – aggiunge Gabriele Foà – posso dire che, da un lato, sulle strategie esistenti abbiamo messo dei paletti ulteriori e, dall’altro, c’è un’attenzione più alta alle caratteristiche dell’emittente; un’attenzione che ovviamente è sempre verso il rendimento e il ritorno ma guarda anche ad altre caratteristiche. Per quanto riguarda le nuove idee ovviamente c’è un cantiere aperto sulle strategie green sia sui prodotti esistenti che su prodotti nuovi».
Algebris è firmataria dei Principi per l’Investimento Responsabile delle Nazioni Unite ed avete aderito all’iniziativa ‘Net Zero Asset Managers’, il progetto che vuole promuovere investimenti responsabili per raggiungere le zero emissioni nette per tutte le attività in gestione entro il 2050. A che punto siete?
«Siamo entrati nell’iniziativa quest’anno, a marzo – spiega Silvia Merler – e abbiamo un anno per fare valutazioni internamente e poi pubblicare un target di masse che ci impegniamo a gestire in allineamento con il target ‘zero by 2050′ e target intermedio al 2030. Il lavoro, in realtà, è già molto avanzato e, quindi, contiamo di completarlo prima di quella che sarebbe la deadline, appunto, di marzo 2022. In questi mesi, partendo dai portafogli finanziari, abbiamo stimato anche la temperatura implicita del portafoglio per capire se effettivamente, a breve, medio e lungo periodo sia compatibile con un percorso che tenga l’aumento della temperatura sotto 1,5-2 gradi. Dal nostro impegno per emissioni zero viene anche la volontà di avere una politica di tutti i combustibili fossili, non solo del carbone, che sia in linea con gli obiettivi dell’iniziativa».
12/11/2021