Digital Transformation
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12 Giugno 2021

A breve l’avvio della mappatura Infratel sulle reti 4G-5G, nel 2022 le gare

L'iter del piano Italia 5G nell'ambito della strategia italiana per la banda ultra-larga del ministero dell'Innovazione e del Mise Supporto alla diffusione della connettività 5G lungo circa 2.645 chilometri di ‘corridoi europei'; strade extra-urbane predisposte per la nuova tecnologia e aree a fallimento di mercato anche per il 5G, come già previsto per la fibra. Sono tra i capisaldi, all'interno della Strategia italiana per la banda ultralarga ‘Verso la gigabit society' del Mitd e del Mise, del piano "Italia 5G" predisposto dal MItd e Mise che prevede uno stanziamento di 2,02 miliardi di euro al fine di soddisfare pienamente il fabbisogno di connettività mobile. E' atteso per oggi, intanto, secondo quanto risulta a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) l'avvio della mappatura per identificare le reti esistenti 4G e 5G, propedeutica per poi far emergere le zone scoperte. Bandi entro I trimestre 2022, aggiudicazione entro II trimestre dell'anno prossimo Conclusa la mappatura per l'identificazione delle infrastrutture esistenti e dei piani degli operatori, paritirà la consultazione pubblica sullo schema di intervento e sulle aree target. Una volta avuto il parere dell'Autorità nazionale di regolamentazione e notificata la misura alla Commissione, si stima l'avvio dei bandi di gara sul 5G tra il quarto trimestre del 2021 e il primo trimestre del 2022; l'aggiudicazione tra il primo e il secondo trimestre del 2022. 420 milioni per i corridoi 5G Tornando agli stanziamenti, 420 milioni sono previsti per i corridoi 5G, a supporto della diffusione della connettività secondo un ambito di intervento che verrà definito nel dettaglio sulla base degli esiti della mappatura e mediante leinterlocuzioni con la Commissione europea. Si prevedono poi 600 milioni per la realizzazione del backhaling in fibra ottica su circa 10mila chilometri di strade extra-urbane altamente trafficate per supportare l'adozione di applicazioni 5G in settori fondamentali come sicurezza e mobilità. Per coprire le aree dove non ci sarà connessione mobile adeguata, nel Pnrr è contemplata anche la possibilità, nel rispetto delle norme in materia di aiuti di Stato, di destinare risorse verso misure a sostegno della domanda di servizi a banda ultra-larga. Bassanini:« opportuna azione lato domanda con credito di imposta e bonus» «E' opportuna - scrive Franco Bassanini, presidente di Astrid nella sua prefazione al libro Il futuro del 5G – mercato ed evoluzione tecnologia curatoda Maurizio Decina e Antonio Perrucci – un'azione anche dal lato della domanda, sia business sia residenziale, attraverso il ricorso a strumenti quali il credito d'imposta e i bonus, sperimentati in altre recenti occasioni sia nel settore delle comunicazioni elettroniche /pc, tablet, accesso a banda larga) sia in altri comparti (super-bonus ecologico per le ristrutturazioni edilizie, super-bonus sisma)». Rispetto al piano sulla Banda ultra-larga del 2015, commenta Perrucci, direttore del laboratorio sull'ecosistema digitale Astrid-Led, «c'è una grossa novità, ovvero il ruolo del 5G e la previsione di aree bianche, a fallimento di mercato, anche per la telefonia mobile che saranno confermate dalla mappatura». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 12/6/2021

12 Giugno 2021

Telco in fermento in vista delle gare per portare 1 Giga in 8,5 milioni di case

Fastweb e Tim favorevoli a bandi a incentivo, Convergenze prepara un piano per 21 comuni, Intred a favore dei bandi di dimensione medio-piccola Gli operatori di tlc, piccoli e grandi, scendono in campo in vista della scadenza del 15 giugno per presentare a Infratel i piani aggiornati sulle aree grigie, dove ha pianificato l'investimento un solo operatore, e nere, dove è prevista competizione infrastrutturale. Le aziende dicono la loro sull'ipotesi di coinvestire e sui futuri bandi di gara che secondo la ‘Strategia italiana per la banda ultralarga ‘Verso la gigabit society' del Ministero per l'Innovazione e del Mise, saranno emessi tra l'ultimo trimestre del 2021 e il primo del 2022 con aggiudicazione tra il primo e il secondo trimestre del 2022. Fastweb e Tim sono più favorevoli a bandi a incentivo, e non a concessione, questi ultimi utilizzati per le gare sulle aree bianche, a fallimento di mercato, vinti da Open Fiber. Convergenze annuncia un piano per portare la rete in fibra in 21 comuni del salernitano, un progetto per cui sta concludendo una partnership, e Intred rimarca la sua posizione per lotti di gara medio piccoli, in modo da coinvolgere tutti gli operatori presenti sul mercato. Piano a 1 Giga da 3,8 miliardi All'interno della nuova Strategia italiana da complessivi 6,7 miliardi, il piano Italia a 1 Giga prevede in particolare 3,8 miliardi per fornire connettività a un gigabit al secondo in download e 200 megabit al secondo in upload per 8,5 milioni di unità immobiliari nelle aree nere e grigie con realtà che si sono rivelate a fallimento di mercato. In pratica si punta a coprire gli immobili che a seguito della nuova mappatura risulteranno non coperti (attualmente e anche nei prossimi anni) da reti in grado di fornire almeno 100 megabit al secondo in download. Per Fastweb meglio bandi a incentivo, sulla stessa linea Tim «Per noi – dice a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) Lisa Di Feliciantonio, a capo dell'ufficio Relazioni esterne e sostenibilità di Fastweb - è importante che la strategia che adotterà il Governo successivamente alla mappatura confermi la complementarità dell'intervento pubblico rispetto all'intervento privato e l'approccio di neutralità tecnologica. Auspichiamo che questa impostazione già delineata sia confermata, assieme al modello a incentivo che vorremmo vedere in campo con l'impegno e la responsabilizzazione del soggetto privato. Una soluzione, cioè, che prevede anche un commitment finanziario da parte di chi vince i bandi e quindi incentivi a velocizzare la realizzazione delle reti e la loro commercializzazione». Quanto alla soluzione dei consorzi, tra le ipotesi in discussione per poi procedere alla realizzazione delle reti in banda ultra-larga, «noi siamo sempre stati favorevoli a modelli di co-investimento, ne abbiamo uno in campo sull'ftth con Tim e Kkr, uno con Linkem per l'ultra-Fwa e un modello con WindTre per il 5G. È una soluzione per creare efficienza, e a nostro avviso non ci sono dubbi che si andrà in questa direzione. Non c'è, dunque, bisogno di procedere con lotti di grande dimensione per spingere gli operatori su questa strada. Noi siamo per lotti al massimo regionali, fondamentali per incentivare la partecipazione del maggior numero possibile di operatori». Anche Tim, secondo quanto risulta, guarda con interesse al modello a incentivo mentre i bandi con il modello a concessione, utilizzati per le gare nelle aree bianche vinte da Open Fiber, hanno già dimostrato i loro limiti. Convergenze lavora a un piano per la rete in fibra in 21 comuni nel salernitano Infratel, commenta Rosario Pingaro, ad di Convergenze, «ci ha chiesto di indicare nuovamente una mappatura entro metà giugno, è molto interessante rispetto alle scorse consultazioni». La società campana «sta lavorando  a un importante progetto di espansione della rete in fibra in 21 nuovi comuni nelle aree grigie nella provincia di Salerno nei prossimi tre anni». Si tratta di un investimento ingente per cui il gruppo «sta realizzando una partnership,  contiamo di chiudere proprio in vista del 15 giugno». Inoltre, Convergenze ha tra gli obiettivi «un'accelerazione sulle aree bianche grazie anche ai proventi dell'Ipo». Sulle aree grigie Intred, la società bresciana guidata da Daniele Peli, punta già da tempo. «Una delle preoccupazioni che avevamo con l'ipotetica rete unica consisteva nel rischio di avere come principale competitor l'incumbent del mercato con vantaggio notevolissimo. Ora – aggiunge il capoazienda - con la consultazione che scade il 15 giugno andremo a mettere nero su banco parte di quello fatto e quello pianificato da qui a 2025. Il difetto della mappatura precedente era l'orizzonte temporale troppo breve, la nuova mappatura ha invece un orizzonte temporale più ragionevole, concreto, lo Stato ha ragione a pianificare l'intervento diretto laddove non si faranno le reti, ma deve dare tempi adeguati a noi operatori». Dopo la consultazione secondo Intred, «è meglio andare avanti non solo con macro-bandi ma con micro-bandi. Nel primo caso, infatti, gli unici che potrebbero competere sono Open Fiber e Tim. Noi siamo a favore dei bandi medio-piccoli». Unidata investirà nelle aree grigie del Lazio con la newco Unifiber Scalda i motori anche Unidata, guidata da Renato Brunetti. «Nei prossimi 3-5 anni – spiega il presidente e ad - investiremo nelle aree grigie della regione Lazio tramite la newco Unifiber, costituita insieme al fondo internazionale Cebf nel dicembre 2020. In questo modo realizzeremo reti in fibra ottica di tipo Ftth. Unifiber si occuperà poi della vendita dell'accesso e dell'utilizzo delle reti in modalità wholesale-only, ovvero soltanto ad altri operatori. L'obiettivo del nostro progetto è quello di coprire oltre 100.000 unità immobiliari residenziali ed oltre 5.000 aziende». Riguardo alla costruzione dei bandi e alla loro dimensione Unidata ricorda che «ci sono delle aree grigie che possono essere considerate "tendenzialmente a fallimento di mercato", questo le fa assomigliare alle aree bianche in termini concorrenziali e di opportunità di investimento. Sono quindi poco attrattive per gli operatori privati. Quello che noi di Unidata auspichiamo è che ci siano dei bandi veloci, relativi all'architettura di rete Ftth (che è tecnologicamente la soluzione definitiva) su delle aree ben circoscritte. Anche piccole. In tal caso saremmo pronti a parteciparvi da soli o insieme ad altri operatori e a investirvi dai 30 ai 60 milioni di euro nei prossimi anni». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 12/6/2021

07 Giugno 2021

Sirti:«Fa piacere l’interesse di Psc, consolidamento non può prescindere da noi»

Parla l'amministratore delegato Roberto Loiola dopo le recenti dichiarazioni di Umberto Pesce, presidente della concorrente Psc Qualunque consolidamento considerato strategico nel comparto dell'impiantistica di rete non può prescindere da Sirti che è «leader nel settore». Lo sottolinea Roberto Loiola, amministratore delegato di Sirti, dopo il recente interesse dichiarato per la società da parte del concorrente Psc. «Fa sempre piacere – dichiara Loiola a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) che ci siano gruppi nazionali, come in questo caso, ma anche internazionali, che guardano a Sirti con interesse». La società, che ha registrato una crescita nel 2020 del 7,4%, dei ricavi, si aspetta un incremento nel 2021 pari al 10% in un panorama in cui, con il Pnrr e le risorse europee in arrivo, è sempre più importante velocizzare la costruzione delle infrastrutture, anche alla luce dei nuovi bandi su 5G, aree grigie e nere. Sul fronte occupazionale, l'azienda, che dà lavoro a 3.800 persone e che a novembre prossimo compirà 100 anni, da un lato sta puntando sul reskilling, vista l'esigenza di nuove figure professionali legate al passaggio dalla rete in rame a quella in fibra, dall'altro ha in campo ammortizzatori sociali che pianifica di alleggerire nel prossimo futuro. Dopo il recente accordo, da 170 milioni in tre anni, con WindTre, avete in vista altre intese nel campo delle telco? Il contratto con WindTre rafforza una collaborazione strategica che esiste già da diversi anni. In particolare, l'intesa annunciata comprende una serie di progetti sulla rete mobile, sia sul versante della realizzazione, soprattutto per il 5G, sia su quello della manutenzione della rete, e anche sulla rete fissa. Come volumi si tratta di uno dei pilastri del nostro business per la divisione reti tlc/telco. Gli altri due principali componenti sono: gli accordi con Tim e quelli con Open Fiber per lo sviluppo della banda ultra-larga. Sono contratti che abbiamo da tempo e continueremo a sviluppare. Che impatto vi aspettate sul vostro business dai nuovi bandi su 5G, aree nere e grigie annunciati dal Governo? In generale per quest'anno ci attendiamo una crescita di ricavi significativa, intorno al 10%, rispetto allo scorso anno. Nel 2020 l'aumento del fatturato è stato del 7,4 per cento (+4% nel settore telco-rete tlc, +24% per il digital solutions). Lo sviluppo attuale è frutto di una crescita in tanti settori; la direzione digital solutions, che lavora nel mondo della digitalizzazione delle aziende, del cloud, dei data center e della cybersecurity, sta crescendo in maniera significativa e continuerà a rafforzarsi  anche quest'anno, a testimonianza che siamo un attore della trasformazione digitale del nostro Paese. Nel comparto delle reti di tlc la crescita si sta rafforzando con lo sviluppo di 5G e fibra ottica. Anche la terza business unit, Sirti Energia, che rappresenta il 10% dei circa 700 milioni di fatturato, è in crescita in relazione al percorso di transizione energetica oggi in atto. Occorre, infatti, rendere smart le reti elettriche per realizzare un paradigma di consumo energetico green e sostenibile. Nel 2021 e negli anni seguenti, anche tramite i progetti e gli investimenti guidati dal Pnrr, potremo cogliere ulteriori opportunità. In particolare, per quanto riguarda il Pnrr, le più rilevanti per Sirti sono quelle legate al Piano Italia a 1 Giga, il Piano Italia 5G (compreso il backhauling in fibra per le reti 5G) e i progetti del cloud nazionale e della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, inclusi gli aspetti di cyber security. Il focus deve porsi da subito sull'execution, predisponendo tutte le misure necessarie a garantire la concreta realizzazione dei progetti nelle tempistiche indicate dal Pnrr stesso (cioè entro il 2026). Proprio nell'ottica della crescita e dello sviluppo legati al Pnrr c'è chi dice che occorrerebbe un campione più grande nel settore; Psc in particolare ha dichiarato  di guardare con interesse a un consolidamento con Sirti. Qual è la vostra posizione? Fa sempre piacere sapere che ci sono gruppi, sia italiani che internazionali, che guardano a Sirti con interesse. È un'ulteriore testimonianza, oltre a quella che riceviamo dai clienti e dipendenti, dei risultati molto positivi che siamo riusciti ad ottenere nella trasformazione del gruppo in questi anni. Abbiamo raggiunto una solida posizione finanziaria e patrimoniale e un posizionamento di mercato eccellente. Sirti ha un piano strategico fino al 2024 nel quale siamo impegnati per creare ulteriore valore e posso confermare che il 2021 sta procedendo positivamente, in anticipo rispetto al piano, grazie ai progetti sulla banda ultra-larga, sul 5G e al settore Ict con la crescita della nostra business unit Digital Solutions. Il nostro azionista Pillarstone è un fondo d'investimento ed è probabile che, a medio termine, ci sia un processo di consolidamento. In ogni caso, essendo Sirti il leader nel mercato italiano, qualunque consolidamento realmente strategico non potrà prescindere da Sirti stessa. Guardando all'implementazione dei piani del Pnrr, come procedono le semplificazioni nel processo di realizzazione delle reti? Il dl Semplificazioni è stato efficace? Vedo che sono stati compiuti molti sforzi e ora, in generale, si possa procedere spediti. Credo, tuttavia, che ci siano due categorie di semplificazioni necessarie. Una riguarda il reimpiego, il re-utilizzo di qualunque infrastruttura del Paese - di tipo elettrico, gas o quelle tra gli stessi operatori di tlc - per ospitare gli impianti di fibra ottica. Se si utilizzano le infrastrutture esistenti diminuisce, infatti, il costo medio della realizzazione e si usano meno risorse, anche umane, per realizzarle. L'altro tema su cui agire è quello della complessità, rendendo più semplice il mondo delle regolamentazioni territoriali. È bene cioè prevedere meno vincoli locali, più omogeneità sul territorio, regole nazionali più semplici possibili. Anche questo secondo punto incide su costi e i tempi di realizzazione. Il dl Semplificazioni è un primo passo molto positivo, ci sono parecchie altre cose da fare. Inoltre, per realizzare le reti, servono risorse finanziarie che devono essere poi assegnate. Occorrono inoltre meccanismi di aggiudicazione virtuosi; finora sono state realizzare reti in Italia con costo unitario di realizzazione molto competitivo e molto inferiore rispetto a quello degli altri grandi Paesi europei. Bisogna, cioè, stare attenti a non arrivare a livelli di costi unitari troppo bassi perché questo incide sui tempi e sulla qualità della realizzazione. Sul versante occupazionale, avete le risorse necessarie per realizzare le nuove reti? A che punto è il piano di reskilling? Dal punto di vista degli interventi esterni è stato compiuto un buon lavoro con meccanismi come il fondo competenze dell'Anpal nell'ambito del quale abbiamo realizzato il progetto "New skills to build the future": 1.100 dipendenti hanno cioè aggiornato la loro competenza in ambito digitale con circa 290mila ore di formazione. I dipendenti di Sirti hanno, infatti, affrontato un solido percorso di aggiornamento professionale per dotarsi di tutti gli strumenti conoscitivi e tecnici necessari a cogliere le opportunità derivanti dai prossimi investimenti sulle reti in fibra ottica e 5G. Il futuro di Sirti è quindi digitale. Le competenze e il know-how dei nostri professionisti saranno messi al servizio della trasformazione digitale del Paese, che troverà sempre più spinta grazie anche ai fondi del Next Gen EU. Bisogna tener presente che in Europa servono 20 milioni aggiuntivi di specialisti Ict entro il 2030. Prevedete ancora l'utilizzo di ammortizzatori sociali in questo percorso di trasformazione? Abbiamo di recente sottoscritto con le parti sociali un'ipotesi di intesa per indirizzare il ricambio intergenerazionale, prevedendo un mix di strumenti tra riconversione professionale, esodi incentivati su base volontaria e ricorso ai contratti di solidarietà. Il piano sociale, avviato nel 2019, è al secondo anno di attuazione, sovrascritto nel corso degli ultimi 15 mesi dagli strumenti messi in atto per la situazione pandemica. In futuro si prevede l'uso di un ammortizzatore di tipo difensivo con percentuali inferiori rispetto al passato, con un livello medio di utilizzo nelle attività tradizionali non superiore al 13 per cento. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 28/06/2021

28 Maggio 2021

«Rete di Tim sia fruibile per tutti i cittadini, ruolo della vigilanza terza e imparziale non può venir meno»

L'intervista a Gianni Orlandi, presidente dell'Organo di Vigilanza sulla parità di accesso all'infrastruttura dell'ex incumbent, su DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School Far sì che l'infrastruttura di rete in banda ultra larga di Tim, «più che mai vitale per il rilancio del Paese in questo momento storico, sia adeguatamente fruibile e fruita da tutti i cittadini, indipendentemente dall'operatore che fornisce il servizio al cliente finale». È il principale obiettivo che l'Organo di vigilanza sulla parità di accesso alla rete Tim si pone per l'anno in corso. Tra il 2020 e il 2021, oltre all'effetto pandemia sulle reti, ci sono stati molti elementi di novità che impattano e impatteranno sulla regolazione e la vigilanza, dalla creazione della società della rete secondaria di Tim, FiberCop, alla proposta di coinvestimento presentata dal gruppo all'Agcom, senza considerare il progetto in nuce sulla rete unica: «Anche in presenza di uno scenario regolamentare completamente diverso da quello esistente, il ruolo della vigilanza terza e imparziale – assicura Gianni Orlandi, presidente dell'Odv in un'intervista a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) - non potrà venire meno». Ad oggi, aggiunge il presidente, l'Organo di Vigilanza «esprime un giudizio favorevole sul modello italiano di gestione della rete in modo concorrenziale. Mi riferisco al fatto che l'operatore dominante, Tim, ha raggiunto da diversi anni un livello avanzato di separazione funzionale in cui la sua funzione wholesale è strutturata ed incentivata ad operare in autonomia». L'anno scorso Tim ha presentato il suo progetto di separazione della rete, creando poi FiberCop, ha presentato all'Agcom il modello di coinvestimento e ha, precedentemente, firmato anche la lettera di intenti sulla rete unica. Come cambierà la regolazione e la vigilanza di fronte a tutti questi nuovi elementi? Lo scenario che si prospetta, dal punto di vista regolamentare, è in corso di definizione da parte di Agcom che, per l'occasione, ha già avviato due consultazioni pubbliche, senza dimenticare anche l'attenzione da parte dell'Agcm sulla vicenda. Quello che come OdV posso immaginare è che, anche in presenza di uno scenario regolamentare completamente diverso da quello esistente, il ruolo della vigilanza terza e imparziale non potrà venire meno. La rete di accesso dovrà infatti essere ancora oggetto di una costante attività di vigilanza allo scopo di garantire l'indispensabile parità di trattamento di tutti gli operatori che forniscono servizi di comunicazioni elettroniche. Del resto, già nel 2013 in una sua raccomandazione proprio su questi temi, Bruxelles sottolineava come fosse particolarmente difficile individuare e contrastare i comportamenti discriminatori basati su elementi diversi dai prezzi soltanto mediante l'applicazione di un obbligo generale di non discriminazione. È proprio per questa ragione che il modello italiano prevede obblighi stringenti di parità di trattamento e un ruolo fondamentale dell'OdV teso a garantirne il pieno rispetto. Ritengo che questo modello sia risultato molto efficace, anche perché l'OdV rappresenta oggi un vero e proprio presidio regolatorio indipendente all'interno dell'integrazione verticale. Come si interseca la vostra attività con quella dell'Agcom su questi temi?  Tra l'Organo di Vigilanza e Agcom esiste, in particolar modo dal 2016, una stretta collaborazione, non solo nell'ambito della consueta vigilanza sugli impegni che hanno portato nel 2008 alla separazione funzionale di Tim ma, anche, tramite specifiche attività di studio e di analisi richieste dall'Autorità. La precisa scelta del regolatore nazionale di avvalersi del supporto tecnico fornito dall'OdV, non solo nelle attività di monitoraggio e verifica della parità di trattamento, ha ampliato notevolmente l'ambito oggettivo di intervento dell'OdV, prefigurando un suo nuovo ruolo, che non è soltanto quello di accertare il rispetto delle regole di settore, ma anche di contribuire alla definizione delle metodologie per la loro attuazione. Come stanno andando, alla luce dell'esperienza dell'OdV, la realizzazione degli impegni di Tim? Qual è il vostro giudizio sul modello italiano di regolamentazione della rete? Come Organo di Vigilanza le posso rispondere soltanto per gli impegni a cui siamo stati chiamati a vigilare e che rappresentano il nostro punto di riferimento. Già oggi, diversi elementi ci consentono di esprimere un giudizio favorevole sul modello italiano di gestione della rete in modo concorrenziale. Mi riferisco al fatto che l'operatore dominante, Tim, ha raggiunto da diversi anni un livello avanzato di separazione funzionale in cui la sua funzione wholesale è strutturata ed incentivata ad operare in autonomia. Anche l'introduzione nel 2016 dell'attuale sistema di full equivalence offre ampie garanzie di parità di trattamento di tutti gli operatori, perché garantisce lo stesso trattamento degli ordini di lavoro di Tim retail e degli operatori concorrenti secondo il modello dell'Equivalence of Input. Infine, è bene ricordare come il nostro sia uno dei pochi Paesi ad aver introdotto anche la disaggregazione dei servizi sulla rete di accesso, cioè la possibilità per gli operatori diversi da Tim di gestire in autonomia sia la fase di attivazione che la manutenzione di alcuni servizi wholesale, attività in precedenza gestite esclusivamente da Tim stessa. A tutto ciò si aggiunge, naturalmente, la recente separazione societaria della rete secondaria di accesso che ha portato alla costituzione di FiberCop e al contestuale sviluppo del modello di co-investimento. In definitiva, il modello italiano di separazione verticale si è sviluppato e arricchito notevolmente nel corso degli anni ed è indubbiamente un riferimento molto avanzato nel contesto internazionale. Quali saranno, in conclusione, i punti fondamentali su cui si concentrerà l'attività dell'Organo di Vigilanza nell'anno in corso?  L'attività dell'Organo di Vigilanza nel 2021 sta seguendo due direttrici principali; la prima è il proseguimento del supporto ad Agcom per garantire il rigoroso rispetto della parità di trattamento da parte di Tim nel fornire servizi di accesso alla rete senza discriminazioni tra le proprie funzioni retail e gli altri operatori alternativi, mentre la seconda è caratterizzata da una maggiore attenzione alla qualità erogata da Tim nei processi di fornitura e manutenzione dei servizi. In relazione al supporto che l'OdV fornisce ad Agcom, esso consiste nel monitoraggio costante sia degli indicatori di parità di trattamento sia della qualità della banca dati che raccoglie tutte le informazioni sulla rete di accesso. Svolgiamo inoltre una capillare attività ispettiva presso le funzioni operative territoriali di Tim allo scopo di verificare l'attuazione, sempre da parte di Tim, delle prescrizioni previste da diverse delibere dell'Autorità. Due direttrici distinte, in sintesi, ma che hanno un solo obiettivo: far sì che l'infrastruttura di rete ultra broadband di Tim, più che mai vitale per il rilancio del Paese in questo momento storico, sia adeguatamente fruibile e fruita da tutti i cittadini, indipendentemente dall'operatore che fornisce il servizio al cliente finale. SFOGLIA 28/5/2021

28 Maggio 2021

Dal mondo della scuola a quello del lavoro: sviluppare la formazione continua

L'intervento della ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, su DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School Tlc impegnate in profondo cambiamento, sostenere la formazione permanente La formazione è il cuore della crescita, non solo professionale ma in primo luogo personale. In tal senso l'impegno delle istituzioni deve essere quello di prevenire e contrastare ogni ostacolo o limite ai percorsi educativi, prima, e formativi, poi, di ciascun individuo, intercettando le esigenze del singolo e quelle della realtà socio-economica e produttiva in cui vive e si lavora. Dobbiamo prevenire la dispersione scolastica, perché avere generazioni scolarizzate riduce l'influenza della criminalità, organizzata e non, sulla crescita delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Al tempo stesso giovani introdotti ed avviati in percorsi educativi e formativi caratterizzati da un approccio concreto, professionalizzante, rivolto al mondo del lavoro, rappresentano un valore aggiunto non solo per la realtà lavorativa che li accoglie ma soprattutto per il contesto sociale in cui vivono. La naturale prosecuzione di percorsi di questo tipo, dal mondo della scuola a quello del lavoro, è lo sviluppo della formazione continua, il processo di upskilling, reskilling e cross-skilling dei lavoratori, con particolare riguardo nelle fasi più delicate di crisi o emergenza. Tra gli strumenti da usare il Fondo nuove competenze o Fondi di solidarietà Esiste una osmosi tra ciò che si riceve e ciò che si può dare sulla quale diventa importante investire per puntare ad una crescita condivisa e positiva soprattutto per le nuove generazioni che stanno dimostrando più di chiunque altro di essere resilienti. Ma dobbiamo permettere loro di crescere in un contesto che sappia offrire le opportunità di emancipazione reale: casa, lavoro e impresa.Il Fondo nuove competenze, la costituzione dei Fondi di solidarietà così pure come il potenziamento del Fondo per le politiche giovanili e quello per la prima casa e la rimodulazione del Fondo credito per i giovani rappresentano, in tal senso, strumenti per garantire questa osmosi e per sviluppare un percorso di sviluppo personale e professionale che soddisfi le esigenze dei giovani e i fabbisogni del mercato del lavoro. Rafforzare collocamento per gli under 30 Ancora di più, va rafforzata la leva di emersione e collocamento per gli under 30 che restano incagliati fuori dal percorso di formazione e fuori dal mondo del lavoro e che non ripongono più fiducia nel sistema tanto da non cercare più alcun impiego, gli ormai tristemente noti Neet. A loro va diretta una attenzione specifica che in primo luogo li renda visibili, cioè li faccia emergere nei vari territori con il supporto dei Comuni, e in secondo luogo individui un percorso di formazione-lavoro che permetta, anche in via sperimentale nel più breve tempo possibile, di offrire una leva di occupabilità concreta. E credo che in questo frangente si debba avere il coraggio di sperimentare e di rivolgersi a strumenti e metodi innovativi anche nell'ambito della formazione e dell'apprendimento, valorizzando i percorsi informali andando oltre quelli tradizionali, implementando il gaming e la gamification, la formazione professionale, incentivandole discipline tecniche e riconoscente le competenze traversali e le soft skills. Tlc impegnate in profondo cambiamento, sostenere la formazione permanente Ci troviamo in un passaggio cruciale che vede le aziende e le imprese interessate da un ricambio generazionale di rilievo e, in particolare, la filiera Tlc impegnata in un profondo processo di cambiamento. È pertanto necessario sostenere gli investimenti per la formazione permanente e per il passaggio generazione così da disegnare un patto per le competenze indispensabile alla trasformazione e alla innovazione digitale. Secondo alcune stime tali investimenti ammonteranno a circa 1 miliardo di euro tra il 2021 e il 2025 diretti a offrire percorsi di reskilling e upskilling a oltre 100.000 lavoratrici e lavoratori del settore e creare nuove opportunità di lavoro ai più giovani. Il settore è in crescita e servono competenze e personale in grado di affrontare questa sfida. Abbiamo da un lato una opportunità, dall'altro una necessità, far incontrare queste due facce della stessa medaglia è prioritario e non più procrastinabile se vogliamo che il Paese non aumenti il ritardo già ampiamente accumulato in termini di occupazione giovanile. *ministra per le Politiche giovanili SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 28/5/2021

28 Maggio 2021

«Dopo la Regione Lazio pronti ad altre intese, il nostro sistema per il passaporto vaccinale a prova di contraffazione»

Parla Danilo Cattaneo, amministratore delegato di InfoCert (Tinexta), a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School. Intanto il gruppo punta ad acquisizioni all'estero, come in Francia e UK InfoCert, società del gruppo quotato Tinexta che offre, tra l'altro, soluzioni di firma digitale, si prepara alla sfida del passaporto vaccinale. E, dopo aver stretto un accordo con la Regione Lazio e aver garantito già 900mila attestati, studia altre intese, con altre Regioni e anche con una provincia autonoma. In attesa, spiega l'amministratore delegato Danilo Cattaneo, che arrivi tra qualche settimana lo standard europeo definitivo. Il sistema messo a punto dall'azienda, aggiunge nell'intervista a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School), è a prova di contraffazione visto che «anche cambiando un solo bit, anche mutando un solo carattere del documento ne sarebbe evidente la falsità». InfoCert propone questo modello per evitare il mercato dei falsi, particolarmente in auge in Gran Bretagna. Alla luce della domanda crescente di digitalizzazione, da parte di imprese e Pa, InfoCert, che aveva registrato una crescita del fatturato dell'11-12% nel 2019, prepara nuove acquisizioni fuori dall'Italia, come in Francia e UK. L'obiettivo, spiega Cattaneo, «è seguire i nostri clienti più grandi in tutte le regioni europee». Com'è cambiata la vostra attività dopo l'avvento del Covid? Nei primi anni i nostri prodotti erano venduti soprattutto per obbligo normativo. Le aziende venivano da noi perché obbligate ad avere la Pec o la firma digitale. Abbiamo attraversato due fasi di trasformazione. Una, iniziata nel 2014, in cui siamo passati dall'uso obbligatorio di strumenti di digital trust all'adozione nella consapevolezza di trarne vantaggi. Abbiamo lavorato soprattutto con le grandi aziende, le grandi banche, ma i nostri sistemi sono utili anche per le piccole e medie realtà. Con il lockdown di marzo è iniziata una seconda fase di accelerazione: anche i clienti più piccoli hanno cominciato giocoforza a chiederci servizi e, una volta sperimentata l'utilità, continuano oggi a utilizzarli. Per loro, d'altronde, era necessario lavorare da subito in remoto e in digitale e abbiamo fatto in pochi mesi quello che normalmente sarebbe avvenuto in 4-5 anni. Il processo è ancora in corso. C'è stata, per fare un esempio, un'accelerazione sull' identità digitale Spid. A febbraio 2020 le identità digitali erano cinque milioni, ora sono stati superati i 20 milioni. Questa è una grande opportunità. Dalle aziende private c'è stata dunque una grande richiesta di servizi digitali, e la Pa? Su questo fronte abbiamo sottoscritto quattro mesi fa un contratto molto importante con una grande Pubblica amministrazione. A giugno partiranno servizi digitali per tutti i cittadini italiani con uno sportello virtuale che offrirà informazioni, certificazioni, soddisferà richieste on line. Si potranno effettuare anche transazioni o sottoscrivere rateizzazioni. Lato cittadino, ciò consentirà di risparmiare tempi, file, inquinamento, stress per il parcheggio; lato Pa si consentirà all'impiegato pubblico di avviare finalmente lo smart working. D'altronde il sistema, di cui potremmo dare maggiori dettagli a breve, è stato scelto da una delle più grandi pa a livello centrale e da tutte le sue diramazioni nel territorio. Un cambiamento che sicuramente aiuterà anche l'imprenditoria visto che le grandi multinazionali a volte evitano di venire in Italia proprio perché la Pa del nostro Paese ha fama di non essere particolarmente evoluta. Grazie a questi nuovi servizi, l'Italia avrà strumenti innovativi che non ha nessuno in Europa, tranne la Scandinavia. Di recente avete siglato un accordo con la Regione Lazio sul passaporto vaccinale. Ci sono altre intese del genere e come funzionerà in vista dello standard europeo unico? Per il passaporto vaccinale abbiamo collaborato innanzitutto con alcuni centri per avere la raccolta di tutti i dati digitali ab origine, risparmiando tempi e costi di scannerizzazione dei documenti cartacei. Nel caso della Regione Lazio, abbiamo gestito il passaporto vaccinale in modalità totalmente digitale, prima che uscissero le normative europee sui formati del digital green pass, e abbiamo registrato già 900mila passaporti digitali rilasciati ai cittadini con doppia vaccinazione. Ora si prevede una fase di sperimentazione fino a metà giugno e alla fine del mese prossimo la diffusione dello standard europeo. I passaporti già rilasciati verranno dunque trasformati nel nuovo standard: è una procedura semplice, bastano poca programmazione e pochi secondi per realizzarla. Il sistema da noi utilizzato, inoltre, evita il rischio di contraffazione. Anche cambiando un solo bit, anche mutando un solo carattere del documento ne sarebbe evidente la falsità. Tutto ciò è particolarmente importante in un momento in cui c'è un grosso problema di certificati vaccinali falsi. Ad esempio si è potuto acquistare nel dark web per 20 sterline certificati inglesi falsi, un espediente cui hanno fatto ricorso in Gran Bretagna per evitare la quarantena. Basti pensare che nel dark web a novembre c'erano 20 siti che vendevano certificati falsi, a marzo 2021 sono diventati 1.200. Si tratta di un mercato purtroppo fiorente. Alla luce della spinta a digitalizzare di pa e aziende private, che proiezioni avete sul vostro fatturato? Prevedete acquisizioni? Negli anni siamo passati da 20milioni di fatturato nel 2010 a 100milioni nel 2020, in aumento dell'11-12% sul 2019. Anche l'anno scorso, nonostante i lockdown, siamo, infatti, cresciuti double digit, abbiamo fatto acquisizioni e proceduto con le assunzioni, anche se a un ritmo più lento. Solo per avere un'idea, InfoCert dava lavoro a 130 persone nel 2011, ora i dipendenti sono oltre 500. Abbiamo proseguito col nostro piano di assunzioni nel primo trimestre dell'anno e siamo cresciuti intorno al 20 per cento. Siamo in fase avanzata anche per alcune acquisizione all'estero. Vogliamo, infatti, seguire i nostri clienti più grandi in tutte le principali aree europee. Abbiamo filiali in Spagna, Colombia, Perù e Germania. Vogliamo crescere in altri Paesi europei come UK e Francia. Vi aspettate una spinta ulteriore al vostro business dal Pnrr? Il Pnrr, per come è stato pensato, non solo potrà, ma in alcuni casi dovrà, spingere sulla digitalizzazione. Noi siamo molto fiduciosi, anche se non ci sono articoli specifici sul digital trust, che è il nostro business, ma indirettamente saremo coinvolti in questa ondata che durerà almeno un paio d'anni. InfoCert, peraltro, è leader in Europa nella firma digitale, nella trasformazione in digitale di una serie di processi e noi siamo la prima digital trust firm in Europa e la terza al mondo. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 28/5/2021

28 Maggio 2021

Asstel: «Serve oltre un miliardo di euro per formazione e ricambio generazionale nelle tlc»

Parla la direttrice dell'associazione Laura Di Raimondo a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School. Il fondo di solidarietà bilaterale tra gli strumenti necessari secondo l'associazione: «Occorre un sostegno aggiuntivo da parte del Governo» «Serve oltre 1 miliardo di euro per formazione e ricambio generazionale nelle tlc» «Da qui al 2025 serve oltre un miliardo di euro per formare ed effettuare il ricambio generazionale dei 130mila dipendenti del settore delle telecomunicazioni». Lo afferma Laura Di Raimondo, direttrice di Asstel, facendo il punto sulle prossime sfide del comparto e sulla necessità di dar vita, proprio per affrontare questo processo di trasformazione, al fondo bilaterale di solidarietà di settore come previsto nel contratto collettivo. Il fondo, spiega a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School, «è uno strumento di straordinaria importanza sia per il settore sia per l'indotto. La fotografia ad oggi ci consegna un comparto che sta invecchiando, occorrono politiche di formazione permanente, di reskilling, upskilling, occorre assumere giovani. Serve una cassetta degli attrezzi di cui il fondo di solidarietà è uno degli strumenti, assieme al contratto di espansione e al fondo nuove competenze, che vanno resi strutturali». Ma per avviare la piena operatività del fondo, che per due terzi sarà sostenuto economicamente dalle aziende, per un terzo dai lavoratori, prosegue Asstel, «occorre un sostegno aggiuntivo da parte del Governo». Solari (Cgil): «Fondo di solidarietà è anche nelle nostre richieste» Il sindacato è sulla stessa linea. «Il fondo di solidarietà – dice Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil - è anche nelle nostre richieste, all'epoca avevamo immaginato che ci potesse essere un contributo anche dal mercato, con 2 centesimi a sim, ma questa strada sembra complicata. Fermo restando la partecipazione di lavoratori e aziende, servirebbero fondi pubblici per l'avvio. Va comunque notato che sarebbe utile che questi strumenti fossero parte integrante della riforma degli ammortizzatori, purtroppo in questi giorni assistiamo alla chiusura del blocco dei licenziamenti senza una riforma complessiva». Previsto inizialmente dalla legge Fornero e ripreso dal Jobs Act, il fondo bilaterale di settore punta a risolvere i problemi legati alla trasformazione di un comparto, adattandosi ai bisogni della filiera delle telecomunicazioni, incentivando i percorsi di formazione e riqualificazione, sostenendo il ricambio generazionale e le nuove assunzioni. Per l'associazione agire all'interno della missione 5 del Pnrr Per Asstel il Pnrr è la risorsa adatta per sostenere il fondo: «si potrebbe agire all'interno della missione 5 del Pnrr "inclusione e coesione" in cui rientrano anche gli interventi su occupazione e politiche attive oppure nella prossima legge di Bilancio sulle cui linee generali si comincia a ragionare proprio in queste settimane». Una delle esigenze più sentite dal settore è quella di investire nella formazione delle persone che lavorano nelle aziende della filiera. «Serve attivare un patto per le competenze che preveda la formazione permanente indispensabile alla trasformazione digitale e all'innovazione a beneficio di imprese e persone. Stiamo formando tutti e 130mila lavoratori della filiera senza lasciare - afferma Di Raimondo, anticipando alcune tematiche del convegno "Le sfide delle telco per l'Italia del futuro: dalla formazione dei giovani al fondo bilaterale di settore" alla Luiss Business School il 31 maggio" - nessuno indietro, occorre procedere con azioni di formazione permanente. Già oggi sono coinvolti oltre 75mila persone in attività di upskilling e oltre 28mila in attività di reskilling. Ma occorre fare di più: vogliamo passare dai cinque giorni svolti in media di formazione nel 2020 a 7-8 giorni già dal 2021». Boccardelli (Luiss BS): «Chiamati a difendere centralità del capitale umano» L'impegno a lavorare sulle competenze è condiviso anche dalla Luiss Business School. «Abbiamo davanti a noi un orizzonte in continua trasformazione – è il commento del direttore Paolo Boccardelli – e siamo chiamati a intercettare, analizzare e definire i trend della trasformazione digitale con una rapidità mai sperimentata prima d'ora. In un contesto dominato dalla messa in discussione di ogni parametro precedentemente consolidato noi, protagonisti dell'alta formazione manageriale e in prima linea nell'accompagnare i leader del futuro nel processo di valorizzazione dei talenti e acquisizione di nuove competenze e strumenti, siamo chiamati a difendere la centralità del capitale umano. È alla persona, al valore del professionista e del cittadino consapevole che dobbiamo guardare, concentrando i nostri sforzi per alimentare processi virtuosi per il mondo del lavoro e per la società nel suo complesso». Lo Storto (Luiss): «Entro 2025 potrebbe emergere 97 milioni di posti di lavoro» Varie le figure richieste dal mercato, tra quelle più gettonate ci sono i data scientist e gli IoT solutions engineer. «L'accelerazione tecnologica causata dalla pandemia –aggiunge Giovanni Lo Storto, direttore generale della Luiss - ha generato una trasformazione senza precedenti del mondo delle professioni: secondo il Rapporto "The future of Jobs" del World economic forum, entro il 2025 potrebbero emergere 97 milioni di nuovi posti di lavoro a livello globale in un next normal in cui il digitale rappresenterà sempre più un driver di crescita inclusiva e di sviluppo economico e sociale, tra cui lo sbarco della connettività 5G». Per guidare la trasformazione in atto «e mai subirla, è fondamentale – conclude Lo Storto - investire nelle digital skills, soprattutto dei giovani». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 28/5/2021

27 Maggio 2021

Luiss Business School accelera le digital skill di Vodafone

Con il fondo Anpal e la collaborazione di MIP Politecnico di Milano School of Management e SDA Bocconi School of Management, al via la "Vodafone Digital Academy" Con l’obiettivo di accompagnare i 6mila dipendenti aziendali, consolidando il loro bagaglio di digital skill, nasce  “Vodafone Digital Academy”, centro di formazione di eccellenza per costruire le professionalità del futuro, progettato da Luiss Business School e realizzato in collaborazione con MIP Politecnico di Milano School of Management e SDA Bocconi School of Management grazie al fondo Fondo Nuove Competenze di ANPAL. Il progetto segna una forte accelerazione sulle competenze digitali, ha l’obiettivo di fornire gli strumenti necessari allo sviluppo di competenze tecniche, commerciali e manageriali necessarie per affrontare le sfide del futuro e accompagnare le esigenze evolutive dell’azienda Vodafone e prevede un totale di oltre 400 mila ore di formazione distribuite in 90 giorni. “L’impianto progettuale – spiega Raffaele Oriani, Responsabile Area Custom & Consulting di Luiss Business School – corrisponde alla filosofia di Luiss Business School orientata alla valorizzazione di partnership e contaminazione fra mondo accademico e business community. La centralità del capitale umano resta per noi punto di partenza e di arrivo: sono le persone, i talenti, a traghettare le aziende verso nuovi orizzonti. Ed è unicamente puntando sull’alta formazione – con una visione ampia capace di coniugare i temi della sostenibilità con quelli della trasformazione digitale – che le imprese possono affrontare, con il giusto equipaggiamento, gli scenari, sempre nuovi, cui il mercato globale le espone”. Il progetto La “Vodafone Digital Academy” è la naturale evoluzione di un più ampio percorso di skill transformation avviato da Vodafone già a partire dal 2018. Un percorso condiviso in ogni passo con le organizzazioni sindacali con cui sono stati sottoscritti i due accordi che hanno consentito a Vodafone di accedere al Fondo Nuove Competenze. L’Academy di Vodafone si configura come un “luogo aperto” in cui le persone possono accrescere le proprie competenze in un continuo confronto con i protagonisti della digital transformation, interni ed esterni all’azienda. Il piano, che prevede un tempo protetto e dedicato esclusivamente alla formazione, seguirà tre direttrici principali: Functional Digital Skills, articolato in 12 percorsi differenti a seconda dell’area professionale di appartenenza coinvolgendo tutte le funzioni aziendali con l’obiettivo di ampliare le competenze digitali di ogni dipendente, anche in ottica di ricollocazione interna; Digital Transformation e New Way of Working, per sviluppare le competenze necessarie nel nuovo contesto di lavoro agile; lingua inglese, per facilitare l’integrazione con le strutture internazionali dell’azienda. Per rendere efficace il riconoscimento delle competenze acquisite dalle persone al termine del percorso formativo, saranno inoltre rilasciate certificazioni e Open Badges. 27/05/2021

21 Maggio 2021

Le sfide delle TLC per l’Italia del futuro: dalla formazione dei giovani al Fondo Bilaterale di Settore

Un fondo di solidarietà bilaterale per il settore telecomunicazioni con l'obiettivo di stimolare la cultura dell’innovazione e sostenere la filiera, tra sviluppo delle competenze e nuove opportunità occupazionali: se ne discute il 31 maggio al webinar di Asstel-Assotelecomunicazioni e Luiss Business School. Registrati! L’accelerazione digitale dovuta alla pandemia ci impone un notevole e improcrastinabile balzo in avanti sul fronte delle competenze digitali, così da favorire la crescita di capitale umano in grado di gestire e guidare la trasformazione in atto. In gioco c’è il futuro dell’Italia e il coraggio di costruire una società totalmente diversa: come ha messo in luce l'ultima fotografia scattata dal DESI, il nostro Paese figurava ultimo in Europa in tema di competenze digitali di base e avanzate. Intercettare i cambiamenti è la carta vincente della filiera delle telecomunicazioni. Se negli anni, infatti, il settore ha già saputo sperimentare soluzioni innovative, è stato l’investimento sulla formazione la leva dei processi di riorganizzazione aziendale in chiave digitale e tecnologica. Da qui la necessità di un fondo di solidarietà bilaterale per il settore con l’obiettivo di gestire efficacemente le sfide che interessano la filiera e sostenere un nuovo concetto di sostenibilità occupazionale, attraverso il quale facilitare il ricambio generazionale e l’aggiornamento professionale delle risorse. Approfondiremo questi temi durante il webinar di Asstel-Assotelecomunicazioni in partnership con Luiss Business School, che si terrà il 31 maggio a partire dalle ore 15:30. Per partecipare è necessaria la registrazione. AGENDA IntroduzioneLuigi Abete, Presidente Luiss Business School Keynote speaker – Le Telecomunicazioni al servizio del PaeseMassimo Sarmi, Presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni Intervento – Le policy per il lavoro del futuroClaudio Durigon, Sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze I Tavola rotonda – Le sfide delle TLC: La trasformazione digitale e le politiche attive del lavoro Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business SchoolLaura Di Raimondo, Direttore Asstel-AssotelecomunicazioniRiccardo Saccone, Segretario Nazionale SLC CGILGiorgio Serao, Segreteria Nazionale FISTEL CISLSalvo Ugliarolo, Segretario Generale UILCOM UIL II Tavola rotonda – Il mercato del lavoro al passo con le nuove generazioni Fabiana Dadone, Ministro per le Politiche GiovaniliGiovanni Lo Storto, Direttore Generale Luiss Guido Carli ModeraSimona Rossitto, Giornalista Il Sole 24 Ore REGISTRATI 21/05/2021

14 Maggio 2021

Bain & Co: «Aziende di tlc ancora con rendimenti poco significativi, integrino servizi in piattaforme intelligenti»

L'intervento di Mauro Colopi, partner di Bain & Company, su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Nonostante la crescente importanza dei loro servizi durante la pandemia da Covid-19, le aziende del comparto tlc l'anno scorso non sono riuscite ad invertire una delle sfide persistenti del settore: offrire ai propri azionisti un rendimento particolarmente significativo.  Le aziende del settore hanno infatti registrato – tra febbraio e dicembre 2020 - rendimenti pari al 4,8%, una performance per gli investitori migliore soltanto di quella dei servizi finanziari (-0,6%). Per un confronto, i rendimenti medi totali del comparto del tech hanno registrato un rendimento del 34%, i semiconduttori hanno fatto addirittura meglio con un picco del 47%. Non solo: il divario tra il rendimento degli azionisti di questo settore e di quelli degli altri comparti si è ampliato dall'inizio della pandemia. Focus insufficiente su sviluppo di piattaforme di servizio digitale Questo trend è fortemente legato all'attuale modello delle aziende del comparto, che investono in misura rilevante sui core asset (servizi di connettività e infrastruttura), ma non con sufficiente focus e velocità sullo sviluppo di piattaforme di servizio digitale abilitate dalla connettività. Il risultato è che in diversi casi, i rendimenti dell'economia digitale abilitata sono stati colti da altri comparti, rappresentando un guadagno mancato per le società di telecomunicazione. Al fine di soddisfare al meglio le nuove esigenze dei clienti, ci aspettiamo che le aziende del settore telecomunicazioni continuino a fare grandi investimenti infrastrutturali sul 5G, sull'espansione della rete in fibra e sulla virtualizzazione della rete. Importante l'evoluzione a scala di nuovi modelli di business 'digital proof' Sebbene gli investimenti siano positivi per sostenere la continua evoluzione tecnologica del settore, riteniamo che altrettanto importanti dovranno essere i finanziamenti per l'evoluzione a scala di nuovi modelli di business "digital proof": generando modelli operativi più leggeri, "zero defect", che permettano nel contempo di riappropriarsi di alcuni servizi digitali in logica di Smart Platforms. I manager del settore assisteranno a cambiamenti epocali: nel corso del prossimo decennio, ci aspettiamo che il comparto sperimenti le trasformazioni più significative dall'ondata di deregolamentazione degli anni '90. Da una parte una separazione più marcata tra infrastruttura e servizi retail, dall'altra una diffusione sempre più pervasiva di nuovi servizi digitali, il tutto accompagnato da un ripensamento radicale del modello operativo, seguendo la traccia degli Ott (Over the top), provando nel contempo a identificare gli elementi di distinzione necessari a proteggere il proprio posizionamento in questo mondo in profonda trasformazione. Questi trend stanno accelerando velocemente e questo attribuisce ancora più urgenza alle mosse strategiche da parte delle telco per adattare - o addirittura trasformare - le loro attività e modelli operativi. Fornitori servizi cloud stanno creando molte nuove opportunità Cosa possono fare quindi le aziende del settore per cogliere le opportunità offerte dalla digital economy? Innanzitutto, dobbiamo tener presente che i fornitori di servizi cloud stanno plasmando il settore, creando molte nuove opportunità. Lo abbiamo visto già nei mesi scorsi, quando – nonostante la situazione pandemica – è cresciuta la spesa per la sicurezza del cloud e del software-as-a-service per il lavoro remoto e questo budget continuerà a crescere nel corso del 2021 e negli anni a seguire. L'opzione più efficiente per le aziende del settore potrebbe essere quella di dar vita a una struttura 2.0 che integri i servizi principali all'interno di una piattaforma intelligente che combini servizi proprietari delle telco con elementi di ecosistema in una logica di "super aggregatore", ripensando anche l'equilibrio tra elementi infrastrutturali e modelli "asset-light". Da una parte osserviamo nelle best practice internazionali, diverse fonti di creazione di valore sono abilitati da uno sfruttamento più efficace dei dati, analytics e automazione. La personalizzazione dell'offerta può portare ad esempio un incremento del 2-4% dei ricavi B2C; un approccio "value-based rollout" delle tecnologie di rete può abilitare efficienze sugli investimenti infrastrutturali fino a +25% ed un incremento fino a quattro punti percentuali dei ricavi B2C abilitati; infine un "perfect service" si può tradurre in un abbattimento del Cost To Serve dal 15 al 35 per cento. Dall'altra, considerando i nuovi modelli di business, questi posso abilitare un "sum of the part" del valore d'impresa più elevato, con una maggiore chiarezza sul valore delle singole unità di business e delle prospettive e potenzialità di crescita. Non solo: garantirebbe rendimenti per gli azionisti maggiormente equilibrati tra la componente dei dividendi e la crescita dei ricavi, che potrebbe accelerare la crescita strategica su alcuni servizi digitali, introducendo al contempo nuovi modelli di business e nuovi modelli operativi. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 14/5/2021