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30 Aprile 2021

Switch off della tv al Tvb-T2 a giugno 2022: istruzioni per l’uso

L'intervento di Vincenzo Lobianco, esperto di comunicazioni elettroniche, su DigitEonomy.24, il report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School Siamo di fronte a una seconda trasformazione tecnologica della televisione terrestre. La prima è avvenuta circa 10 anni fa, dal 2008 al 2012, con il passaggio dalla televisione analogica a quella digitale terrestre (Dtt) in standard Dvb-t. La seconda trasformazione tecnologica comincerà nella seconda metà di quest'anno (in realtà si è già partiti) e terminerà il 30 giugno del 2022. La seconda trasformazione è necessaria per far fronte alla riduzione delle frequenze in banda Uhf riservate al Dtt per la cessione della banda 700 MHz, ossia i canali dal 49 al 60, alla telefonia mobile. Il cambio di destinazione avviene in accordo con una decisione Ue del 2017 che ha fissato a tale scopo la data del 30 giugno 2020, prevedendo tuttavia che, in presenza di particolari situazioni nazionali, il passaggio potesse avvenire entro il 30 giugno 2022. Entro giugno 2022 frequenze in banda 700 agli operatori mobili Entro tale ultima data, ormai molto vicina, le frequenze in banda 700 MHz, che – ricordiamo - sono state oggetto di un'asta onerosa svoltasi nel 2018 con un incasso di circa 2 miliardi di euro, saranno prese in gestione dagli operatori mobili. Con la cessione della banda 700 MHz, il Dtt si ritroverà con 12 canali in meno sui 40 attualmente in uso in banda Uhf. Le risorse in banda Uhf si riducono almeno del 30% ma in realtà, a causa dei vincoli imposti dal coordinamento internazionale delle frequenze, la riduzione è molto maggiore e corrisponde a circa il 65 per cento. La riduzione della risorsa frequenziale impatta in maniera significativa sul settore radiotelevisivo e, pertanto, per fronteggiare la minore disponibilità di frequenze è stato necessario modificare le leggi che regolano il settore e introdurre una nuova tecnologia digitale, il Dvb-T2, che consente di utilizzare le frequenze in maniera più efficiente trasmettendo un maggior numero di programmi, anche con migliore qualità, in un canale televisivo. Necessità di aggiornare i televisori sostituendoli o acquistando un decoder Ciò implica, però, che gli utenti del digitale terrestre dovranno aggiornare i ricevitori televisivi, sostituendoli o acquistando un decoder esterno (set-top box) abilitato alla ricezione in Dvb-T2, nel caso che gli apparecchi in casa siano stati acquistati prima del 2017 o non siano in grado di ricevere la nuova tecnologia di trasmissione. Bisogna, comunque, fare attenzione nell'acquisto perché, oltre alla tecnologia Dvb-T2, il ricevitore deve essere anche compatibile con la codifica Hevc, di più recente introduzione sul mercato che, rispetto alla codifica Mpeg-4 attualmente utilizzata per le trasmissioni in alta definizione (Hd), consente di trasportare un maggior numero di programmi (circa 40 in definizione standard o almeno 15 in Hd) su di un solo canale. Solo l'uso dell'Hevc consentirà di traghettare la quasi totalità delle emittenti e dei programmi dopo la riduzione dei canali. La legge non sufficientemente chiara su adozione della codifica Hevc La legge, tuttavia, non ha fatto sufficiente chiarezza sull'adozione obbligatoria della codifica Hevc parlando esclusivamente di utilizzo di codifiche o standard più avanzati.L'assenza di un obbligo esplicito di utilizzare l'Hevc, accompagnata anche al ritardo (2017) con cui è stato stabilito, in altri provvedimenti legislativi e successive deroghe, l'obbligo di mettere in vendita solo ricevitori e televisori Dvb-T2 potrebbe far insorgere criticità per gli utenti in quanto si prevede che alla data del refarming una significativa percentuale di utenti sarà ancora priva di un ricevitore Dvb-T2. I dati di riferimento più recenti (marzo 2020) pubblicati dal Mise indicano che al mese di febbraio 2020 solo il 42,4 % delle famiglie risulta essere dotato di un televisore DVB-T2 mentre le previsioni al settembre 2021 stimano che circa 6 milioni di famiglie, corrispondenti al 27,1% del totale, non avranno a disposizione un ricevitore Dvb-T2. Si ricorda che lo Stato, per agevolare il rinnovo del parco ricevitori, ha introdotto il Bonus-Tv, un'agevolazione in forma di sconto fino a 50 euro per l'acquisto di Tv o decoder Dvb-T2/Hevc riservato alle famiglie con Isee fino a 20.000 euro. Rimasto poco tempo per dotarsi di ricevitore compatibile È rimasto, però, poco tempo per dotarsi di un ricevitore compatibile. La roadmap di transizione prevede che lo spegnimento del digitale terrestre nella Banda 700 MHz inizi nel mese di settembre 2021 e continui progressivamente sul territorio nazionale, suddiviso a tal fine in 4 aree geografiche. Nei mesi settembre-dicembre 2021 i canali televisivi 49-60 verranno spenti nell'area 2 (Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia tranne la provincia di Mantova e le province di Piacenza, Trento e Bolzano) e nell'area 3 (Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna tranne la provincia di Piacenza e la provincia di Mantova). Nel primo trimestre 2022 toccherà all'area 1 (Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania e Sardegna) per poi completarsi nel secondo trimestre 2022 con l'area 4 (Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata; Abruzzo, Molise e Marche). In ciascuna area, dopo lo spegnimento della banda 700 MHz, gli operatori potranno attivare i canali direttamente in Dvb-T2/Hevc oppure mantenere il Dvb-T con l'obbligo però dell'Mpeg-4, sino al 30 giugno 2022, data dopo la quale dovranno obbligatoriamente passare al Dvb-T2. Come capire se il proprio televisore o set-top siano compatibili con il Dvb-T2/Hevc Infine, un suggerimento. Per verificare che il proprio televisore o set-top box siano compatibili lo standard Dvb-T2/Hevc basta sintonizzare con il telecomando i canali 100 o 200 (messi a disposizione rispettivamente da Rai e Mediaset). Se appare la scritta "Test HEVC Main10", l'apparecchio è compatibile e non sarà necessario sostituirlo o acquistare un decoder. Se appare uno schermo nero è possibile che sia solo un problema di sintonizzazione dei canali o di numerazione. Se dopo una riprogrammazione della TV, lo schermo rimane nero, alloro l'apparecchio non è compatibile con il Dvb-T2/Hevc. * Esperto di comunicazioni elettroniche, già consigliere per l'innovazione tecnologica Agcom e membro del Comitato scientifico del Corecom Lazio SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 30/4/2021

30 Aprile 2021

«Switch off tv entro giugno 2022 obiettivo sfidante ma no a rinvii, intervenga il Governo»

Per Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, serve una presa in carico forte da parte del nuovo esecutivo L'obiettivo di giugno 2022 per completare la seconda transizione alla tv digitale (con il passaggio al Dvb-T2) è «sfidante» ma non si può assolutamente pensare a un ulteriore rinvio. Lo sostiene, nell'intervista a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) il presidente di Anitec-Assinform, Marco Gay. In questo scenario solo «una forte presa in carico di questa transizione da parte del nuovo esecutivo, con un preciso piano di azione a livello Paese e con la collaborazione attiva di tutti gli stakeholder», dice Gay, può far superare le difficoltà. La scadenza del 2022 per la seconda transizione alla tv digitale non è lontana, quali le maggiori criticità? L'obiettivo del 2022 risulta oggi molto sfidante per tutto il sistema: Governo, broadcaster, produttori di tecnologia, distribuzione sono chiamati a uno sforzo straordinario ed è necessario recuperare molto terreno rispetto a quanto fatto sinora. Le criticità riguardano soprattutto la gestione in tempi brevi di un processo che, anche a causa della crisi pandemica, ha subito troppi ritardi e deve oggi ripartire con un nuovo impulso: solo considerando l'industria dei device, bisogna fare i conti con i vincoli della filiera che impongono un'accurata programmazione e una complessa gestione degli aspetti produttivi, finanziari e logistici. L'attuale shortage di materie prime e di componentistica, l'aumento dei costi e dei tempi per il trasporto delle merci, rappresentano ulteriori difficoltà, che l'industria sarà in grado di superare solo a fronte di una forte presa in carico di questa transizione da parte del nuovo esecutivo, con un preciso piano di azione a livello Paese e con la collaborazione attiva di tutti gli stakeholder. Di fronte ai ritardi c'è chi parla anche della possibilità di un rinvio. È un'ipotesi auspicabile? Assolutamente no, rimettere in discussione le scadenze di un percorso definito ormai da quasi due anni creerebbe ulteriori incertezze per gli operatori di mercato e rischierebbe di alimentare incomprensioni e un generale clima di sfiducia negli utenti. Prima di tutto si deve partire, il prossimo primo settembre, dal passaggio, di tutte le trasmissioni del digitale terrestre almeno allo standard Mpeg4 (la codifica usata oggi per trasmettere i servizi televisivi in alta definizione). Sarà poi inevitabile l'ulteriore transizione allo standard Dvb-T2, funzionale a ottimizzare le risorse frequenziali disponibili, offrendo al contempo al pubblico una migliore esperienza di visione dei contenuti. La certezza è che dal primo luglio 2022 la banda 700 MHz dovrà essere rilasciata agli operatori di telecomunicazioni per la diffusione dei nuovi servizi di rete di cui il nostro Paese ha estremo bisogno, pertanto le emittenti televisive dovranno necessariamente ricorrere a protocolli di trasmissione più efficienti di quelli attuali, e su questo voglio comunque ribadire che qualsiasi scenario deve prevedere tempistiche inequivocabili e date certe. Sul fronte della domanda, i dati sulle vendite dei nuovi televisori non sono finora confortanti. Che cosa suggerite al Governo? È vero, nonostante nel 2020 si sia registrato un aumento non trascurabile del numero di televisori venduti, il tasso di sostituzione degli apparecchi più datati, ancora attivi presso gli utenti, sembra essere ancora piuttosto basso e, su questo aspetto, il bonus Tv e la campagna informativa non hanno inciso nel modo sperato. Serve un cambio di passo immediato e per questo suggeriamo al Governo quattro azioni concrete, in ordine di importanza: rafforzare la campagna informativa verso i cittadini affinché tutti comprendano bene come e quando agire, attivare con urgenza i nuovi strumenti di incentivazione alla sostituzione dei ricevitori obsoleti, rendere disponibili i risultati della rilevazione della diffusione delle nuove tecnologie presso le famiglie, istituire un presidio operativo ad hoc con gli stakeholders per monitorare l'andamento della transizione e programmare con tempestività le eventuali azioni correttive necessarie. Il nuovo esecutivo vi ha già ricevuti sul tema dello switch off? Che cosa vi aspettate? È chiaro che in questi primi mesi le priorità del governo abbiano riguardato l'emergenza sanitaria ed economica e la chiusura del Pnrr. Abbiamo cercato di mantenere un contatto con la struttura Mise, attendendo l'assegnazione delle deleghe politiche ai due vice ministri e alla sottosegretaria Ascani, dalla quale ora ci aspettiamo una celere presa in carico del dossier Dvb-T2. Anche se questo tema non rientra nel perimetro del Pnrr, c'è da dire che la digitalizzazione del paese investe anche la Tv, la produzione dei contenuti, la possibilità di accedere a servizi digitali connessi. Al Governo abbiamo avanzato proposte su Pa, salute, formazione, industria 4.0, e cybersecurity, solo per citare alcuni argomenti. Ma è del tutto evidente che parlare di digitalizzazione e non affrontare la sfida trasformativa di uno dei beni – se non il bene per eccellenza – più diffusi nelle case degli italiani ci sembrerebbe davvero un controsenso logico. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 30/4/2021

30 Aprile 2021

«Con switch off della tv rischio schermo nero in varie zone d’Italia già a settembre»

Occorre, secondo Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Televisioni, recuperare i ritardi accumulati in tutto il processo Ci sono 3,5 milioni di famiglie che, a bocce ferme, sono a rischio di vedere la tv con lo schermo nero il primo settembre prossimo, secondo i dati di Ipsos-Auditel. «Non possiamo permetterci - afferma Franco Siddi, presidente di Crtv a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School) - di lasciare nessuno indietro» in occasione della seconda trasformazione tecnologica della tv terrestre oggi in corso. Entro giugno 2022, infatti, si spegneranno le trasmissioni in formato Dvb-T per lasciare posto a quelle Dvb-T2 come conseguenza del passaggio delle frequenze in banda 700 dagli operatori televisivi a quelli di tlc che le useranno per il 5G. Un evento che, comprimendo lo spazio oggi occupato dagli operatori tv, rende necessario l'uso della nuova e più efficiente tecnologia digitale, il Dvb-T2. La transizione tocca da vicino anche gli utenti che devono adeguare i propri televisori. In gran parte dell'iter, dall'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze agli operatori di rete nazionali e locali, all'acquisto dei nuovi televisori, si registrano ritardi rispetto alla roadmap. «Ricomprendere la tv nella transizione digitale del Paese» È importante inquadrare la televisione, chiamata a fare un grosso sforzo di cambiamento, nell'ottica della digitalizzazione. «Oggi – prosegue Siddi - tutti parlano di transizione digitale, ma nella transizione digitale deve essere ricompresa anche la tv. Sia perché la tv deve affrontare la discontinuità tecnologica sia perché l'industria del settore ha bisogno di essere pronta e attrezzata per operare in campi nuovi come il cloud o l'intelligenza artificiale». Nel Pnrr non c'è, sottolinea Siddi, «un capitolo ad hoc sulla televisione, ma chiediamo ugualmente che la centralità del sistema televisivo venga riconosciuta». Nel documento inviato dall'associazione all'esecutivo prima della messa a punto del Pnrr si sottolinea, infatti, come sia fondamentale che nel 20% dei fondi che dovrebbero essere assegnati al digitale siano ricompresi anche quelli da destinare alla "produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi e media". Diversi i temi considerati topici da Confindustria Radio Televisioni: l'innovazione tecnologica, l'occupazione e la formazione, gli investimenti nella cybersecurity. Da non trascurare, tra l'altro, la radiofonia digitale, un progetto «importante da portare a compimento considerate anche le finalità di utilità sociale del servizio offerto». Il progetto Dab nelle gallerie, ad esempio, è da considerare di interesse pubblico in quanto va a beneficio della sicurezza degli automobilisti. «Per l'associazione servono 800 milioni di euro in tre anni per gli investimenti» A fronte della rivoluzione digitale in corso occorre investire. Sempre nel documento inviato da Confindustria Radio Televisioni al Governo si ipotizza, per questa specifica esigenza, un investimento complessivo di 800 milioni di euro sul territorio italiano in tre anni. «È facile - commenta Siddi - dire che servono nuovi format, ma poi sono necessari gli investimenti, la tv si autofinanzia con la pubblicità, ma se quest'ultima diminuisce servono altre risorse». La tv italiana è «in condizione di svantaggio rispetto ai colossi internazionali; nonostante ciò il nostro sistema è integrato, cioè riesce a gestire le reti e, al contempo, produrre i contenuti, dando occupazione alle persone». Un altro impegno, nota il presidente Siddi, dimostrato dalla televisione è proprio nell'ambito del refarming delle frequenze. Un tema, tuttavia, che mostra tante criticità. I primi spegnimenti sono arrivati l'anno scorso, ad esempio in parte della Lombardia, parte della Toscana. Tuttavia, le problematiche persistono. «Non si può pensare che vengano scritte le regole e tutto finisce lì. Per liberare le frequenze - aggiunge Siddi - è necessario che l'operatore tv sappia dove viene accolto. A oggi ancora non lo sappiamo, ci sono ritardi». Ritardi nell'assegnazione delle frequenze agli operatori di rete e nell'acquisto nuovi tv Tra le procedure ancora aperte c'è l'assegnazione dell'ulteriore capacità trasmissiva disponibile in ambito nazionale, la gara dei mezzi multiplex che è stata avviata di recente e, a seguire, le assegnazioni dei diritti d'uso delle frequenze agli operatori di rete nazionali. È ancora in itinere anche l'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze per la diffusione in ambito locale. Tra le altre carenze si annoverano anche la mancata emanazione del bonus riciclo e il deficit nella campagna di comunicazione con una chiara "call to action". Per tutte queste e altre problematiche Crtv ha scritto al ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. «Dal canto nostro – precisa Siddi - siamo impegnati nel tavolo tv 4.0 avviato dall'ex ministro Di Maio. Non sappiamo ancora con quale meccanismo si vuole procedere, attendiamo di essere ricevuti». Si stimano 3,5 milioni di famiglie con tutti apparecchi in nero al primo settembre 2021 Le problematiche non sono solo a monte, per il mondo delle tv e per le telco che aspettano le frequenze 5G, ma anche a valle, per milioni di cittadini. «A oggi ci sono milioni di famiglie – dice Siddi – con televisori non adatti agli standard Dvb-T2 che dovranno essere utilizzati dal 30 giugno 2022. Ci sono, secondo la ricerca Ipsos per Auditel, 29 milioni di televisori da sostituire o abbinare con decoder entro questa scadenza. Di questi, 9 milioni sono da sostituire, o integrare entro il primo settembre 2021. Sono, invece, 3,5 milioni le famiglie (14% dei 24 milioni di nuclei familiari rilevati da Auditel) che avranno tutti gli apparecchi in casa che devono essere sostituiti o integrati con decoder entro il primo settembre 2021, quindi a rischio di ritrovarsi con tv solo in nero». Le politiche per incentivare la domanda, secondo Crtv, non hanno dato buoni frutti. «Il bonus da 50 euro per le famiglie con un Isee inferiore a 20mila euro non è stato molto efficace, ha poca presa. Il ‘bonus riciclo', previsto in finanziaria, che doveva partire subito, non è ancora partito», ribadisce Siddi. Tirando le somme «all'anno vengono venduti 4 milioni di televisori, è la stessa cifra di prima, si vendono cioè 330mila televisori al mese». Per raggiungere i target si sarebbero dovuti vendere più di un milione di pezzi al mese da giugno del 2020. Cifra che oggi sale a circa due milioni al mese per recuperare i ritardi. Certamente, conclude Siddi, «il Covid non ha aiutato, ma la tv è il bene del popolo, e, a questo ritmo, a settembre 2021 c'è il rischio che la tv vada in nero in varie zone. C'è uno zoccolo duro di resilienti al cambiamento, ma non possiamo far mancare un servizio pubblico alla popolazione. Non possiamo lasciare indietro nessuno, la tv digitale è centrale per la vita del Paese, occorre recuperare il ritardo». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 30/4/2021

30 Aprile 2021

Telenorba: «Prosegue il calo di fatturato per la pandemia, servono sostegni anche per il 2021»

Parla la Presidente e AD del gruppo, Antonella Capriglia a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School Telenorba, la tv pugliese che è la grande emittente locale in Italia, risente dell'emergenza Covid e del calo di fatturato legato alla pubblicità. L'emittente, che nel 2020 ha perso il 15,8% dei ricavi, prevede una ripresa lenta e chiede al Governo, di fronte alla fame di informazione locale registrata in questi mesi di emergenza, che vengano rinnovati i sostegni avuti nel 2020. Quanto allo switch off allo standard Tvb-T2 (che ci sarà entro giugno), la tv non teme gli effetti di eventuali ritardi poiché le Regioni dove trasmette sono tra le ultime coinvolte secondo la road map degli spegnimenti. «Noi –spiega la presidente e amministratrice delegata Antonella Capriglia a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School - stiamo subendo meno il ritardo perché le nostre Regioni, Puglia e Basilicata, da road map saranno tra le ultime a fare lo switch off". «Rinnovo parco tv rallentato a causa del deterioramento dei conti delle famiglie» Tuttavia, la situazione non è tranquilla. «L'andamento economico – dice Capriglia - si è deteriorato nel Paese a causa del Covid che ha rallentato il rinnovo del parco tv. Immaginiamo che molte famiglie hanno dovuto o devono dare priorità diverse, in molti hanno perso il lavoro o hanno difficoltà economiche». Non è tuttavia sempre necessario cambiare il proprio televisore. «Nel caso in cui è sufficiente acquistare un nuovo decoder, i costi sono molto più bassi. Nel momento in cui le famiglie lo scopriranno, la situazione si regolarizzerà. Noi, su questo fronte, siamo un po' più tranquilli perché abbiamo davanti a noi più di un anno, sperando che rientri l'emergenza pandemia». Nel frattempo il gruppo confida «nella prossima campagna di Natale, visto che questa l'abbiamo praticamente saltata a causa del Covid. Speriamo che per allora il Paese, se non completamente, sia almeno parzialmente fuori da questa situazione di emergenza». «Problemi di liquidità a causa delle dilazioni concesse agli inserzionisti» Telenorba a oggi conta oltre 135 dipendenti. Nei mesi scorsi ha effettuato un aumento di capitale «proprio perché – spiega Capriglia – dovevamo far fronte a un'esigenza di liquidità di un bilancio che era sostanzialmente in equilibrio. Il problema è nato perché abbiamo dovuto concedere grandi dilazioni di pagamento a inserzionisti pubblicitari che, nonostante il lockdown, hanno continuato a investire, ma chiedendo condizioni di pagamento diverse». La situazione, precipitata durante il primo lockdown, non si è ancora normalizzata. «C'è ad esempio un settore importante per tutte le tv local, che è il settore dei matrimoni, sale ricevimenti, servizi catering assolutamente fermo. Per noi i mancati introiti pubblicitari rappresentano una notevole perdita di fatturato». «Prevediamo una ripresa lenta» In generale, prosegue Capriglia, «prevediamo una ripresa lenta. Gli inserzionisti che hanno avuto perdite di fatturato non potranno sostenere grandi investimenti nell'immediatezza. Speriamo in una ripresa lenta e graduale». Di fronte all'occasione rappresentata dal Pnrr, Telenorba si allinea con le richieste già presentate da Confindustria Radio Televisioni che chiede un ruolo centrale per la tv nella digitalizzazione del Paese. «In questo momento abbiamo bisogno di un sostegno immediato, come tipologia di aziende. Da un lato, infatti, abbiamo l'obbligo di continuare a trasmettere e fornire informazioni costanti ai telespettatori, dall'altro registriamo una perdita di fatturato importante». Il Governo Conte, continua Capriglia, «ha previsto ed erogato nell'anno misure di sostegno aggiuntive. È stato istituito un fondo emergenze per le emittenti locali e, in cambio di misure di sostegno, le tv hanno assicurato spazi di comunicazione oggi in scadenza; le istituzioni hanno utilizzato questi spazi per comunicare con i cittadini. Il settore ha inoltrato la stessa richiesta per il 2021, auspichiamo che i nuovi sostegni siano applicati al più presto perché le difficoltà sono uguali, continuiamo a produrre informazioni sull'emergenza Covid e sui piani vaccinali, ma continuiamo a non avere fatturati adeguati. Peraltro, il fatto che i cittadini avessero necessità di informazioni dalle emittenti locali è comprovato dall'incremento degli ascolti, saliti del 40%, inclusi quelli della nostra emittente. Incrementi registrati nel 2020, ma che manteniamo nel 2021». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 30/4/2021