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12 Marzo 2021

Officina Stellare: «Sulla via della democratizzazione dello spazio lavoriamo alla prima Space factory»

Il co-fondatore e ceo della pmi attiva in optomeccanica parla di New Space Economy a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor Il nome Officina Stellare, un logo rappresentato da due stelle delle Pleiadi, disegnate da Galileo Galilei e una missione: fornire alle persone strumenti sempre più avanzati con cui espandere la loro conoscenza dello Spazio e dell'Universo. Giovanni Dal Lago, co-fondatore e ceo dell'innovativa azienda di piccole-medie dimensioni, quotata su Aim, attiva nella progettazione e produzione di strumentazione di sistemi optomeccanici innovativi per telescopi terrestri e applicazioni spaziali, racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor il percorso verso la democratizzazione dello spazio e l'idea della prima Space Factory italiana. A partire dalla New Space Economy e delle opportunità che può offrire anche in un futuro più sostenibile. «Con New Space Economy s'intende una serie di opportunità commerciali che si renderanno disponibili nel prossimo futuro grazie alla cosiddetta ‘democratizzazione dello spazio', ovvero la crescente accessibilità all'ambito spaziale concessa agli operatori commerciali (e non più solo agli enti più importanti). Lo spazio – spiega - non sarà più un luogo nel quale grandi player istituzionali conseguono risultati di nicchia o di ricerca, ma diverrà un luogo nel quale saranno possibili applicazioni con importanti vantaggi legati alla quotidianità. La New Space Economy è un mercato totalmente nuovo con un panorama competitivo caratterizzato dalla presenza di pochi player, fattore che consente ad Officina Stellare un vantaggio competitivo unico». Ma la ‘democratizzazione dello spazio', assicura, «porterà benefici in più ambiti della nostra quotidianità; i più grandi progetti che guidano la nuova conquista dello spazio sono legati - semplificando - alla maggiore diffusione di internet, alla creazione di infrastrutture tecniche orbitali che garantiranno maggiore sicurezza (monitoraggio e prevenzione dei disastri ambientali, ad esempio o la guida automatica), un mondo più green (agricoltura intelligente)». Parlando della società e dei risultati raggiunti nell'ultimo anno, Dal Lago sottolinea come «l'effetto Covid-19 ha inevitabilmente generato ripercussioni sui risultati. Sebbene l'azienda non abbia mai smesso di operare, ha comunque subito ritardi sugli approvvigionamenti dai fornitori, difficoltà logistiche (quasi assenza dei voli cargo) e impossibilità di effettuare accettazioni e collaudi internazionali che hanno portato ad un rallentamento della produzione. Le offerte e le trattative in corso hanno subito alcuni slittamenti, ma nessun ordine acquisito è stato annullato. Anzi, nel 2020 sono stati firmati dei contratti in Usa ed in Asia estremamente importanti». E i progetti per il futuro? «Il 2021 sarà un anno cruciale e vedrà il completamento di uno dei nostri progetti più ambiziosi: la realizzazione della prima Space Factory italiana completa di tutte le tecnologie necessarie riconosciuta a livello internazionale, un luogo espressamente dedicato allo sviluppo delle tecnologie applicate all'Aerospazio. Il nostro quartier generale è cresciuto di oltre tre volte e si sta arricchendo con asset produttivi unici in Italia. Ma il 2021, prosegue, «sarà anche l'anno nel quale vedranno la luce molti dei progetti innovativi sui quali abbiamo tanto lavorato. La nostra volontà è di fungere anche da incubatore di nuove idee e aiutare giovani aziende a crescere ed acquisire nuove capacità tecniche. E aumenteremo le nostre collaborazioni con le Università, ad esempio grazie a dottorati industriali, che ospiteremo. I nostri focus principali, parlando di New Space Economy, saranno tre: l'Osservazione della Terra, ambito nel quale siamo operativi già da qualche anno con payload ottici ad alta e altissima risoluzione, lo Space Situation Awareness, ovvero quella sorta di «controllo del traffico» orbitale ed infine la Laser Communications, grazie alla quale si potrà garantire copertura globale della banda larga, accesso a internet e alla informazione e attivazione di ulteriori applicazioni (guida automatica, ecc) e garantire scambio di informazioni sicure per le applicazioni più sensibili (quantum)». La quotazione ha aiutato? «La quotazione in Borsa è stata un grande successo ed è stata d'aiuto nella realizzazione di molti dei nostri progetti, questo grazie anche agli investitori hanno creduto in noi, dopo oltre dieci anni di sviluppi ed investimenti propri. Inoltre il percorso che ci ha portato alla quotazione ci ha obbligato a "maturare" ed a strutturarci. E la visibilità che l'azienda ha ottenuto in fase di Ipo e ci ha consentito rafforzare la nostra presenza sul mercato nazionale, dove eravamo quasi sconosciuti, a causa della nostra vocazione che fin dalla nostra nascita ci aveva visto presenti solo sui mercati esteri». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 12/3/2021

12 Marzo 2021

Iliad: «Un miliardo e un manifesto in 10 punti per la svolta green»

L'ad per l'Italia del gruppo di tlc, Benedetto Levi descrive a SustainEconomy.24 la strategia ambientale con zero emissioni al 2035 e parla dei progetti nel nostro Paese Un miliardo di investimenti in 15 anni per azzerare le emissioni dirette entro il 2035 e un manifesto in 10 punti. La svolta green di Iliad nelle parole dell'ad Italia, Benedetto Levi, che parla a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor, anche dei progetti nel nostro Paese, dal 5G alla conferma dello sbarco per l'estate nella rete fissa. Nel futuro di Iliad ci sono obiettivi ambiziosi in tema di sostenibilità. Avete annunciato una strategia in 10 punti per arrivare alla decarbonizzazione. Quali sono i target e come ci riuscirete? «Il Gruppo Iliad ha annunciato una strategia ambientale che punta all'obiettivo di azzerare le emissioni dirette entro il 2035 e i 10 punti del manifesto che abbiamo diffuso sintetizzano l'impegno e delineano la direzione nel raggiungimento di questo obiettivo. La strategia prevede il dispiegamento di diverse attività che nel lungo termine puntano al raggiungimento di tre principali target: in particolare, abbiamo previsto dal 2021 l'azzeramento di emissioni generate da fonti dirette, possedute o controllate dall'azienda; entro il 2035 l'azzeramento di emissioni generate dalla produzione di elettricità usata dall'azienda e, nel lungo termine (entro il 2050) l'azzeramento delle emissioni generate dalla catena di produzione e quindi non direttamente controllata dall'azienda». Ci parla degli investimenti che avete pianificato? «Abbiamo pianificato di investire 1 miliardo nei prossimi 15 anni, puntando ad un percorso di progressiva conversione in cui da una parte prevediamo di migliorare sia l'efficienza energetica delle nostre reti che le performance delle nostre attività (produzioni di device, strategia di vendita, flotte aziendali), e dall'altra di contribuire attivamente allo sviluppo di energie rinnovabili più efficienti, investendo ad esempio in progetti dedicati ai depositi di carbonio naturali come foreste e oceani». Come si concilia un percorso di sostenibilità con il mondo delle tlc? E quanto è cambiato con la pandemia? «Il gruppo Iliad è consapevole del ruolo di primo piano che le telco svolgeranno nell'abilitare una transizione ecologica in moltissimi settori. Abbiamo il dovere di portare avanti questo cambiamento in primis al nostro interno, per poi poterlo diffondere in altre realtà. La pandemia ha reso evidente a milioni di persone quanto siano essenziali i collegamenti ogni giorno e ha ovviamente aumentato l'utilizzo delle reti mobili per telefonate e video-chiamate, oltre che comportato un aumento nella richiesta di connessione perché tantissime attività che eravamo abituati a svolgere altrove, come lavorare o studiare, si sono trasferite nelle nostre case». Il vostro sbarco in Italia ha dato una scossa al settore. A che punto siamo, quali sono i vostri numeri? «Iliad è arrivata in Italia meno di 3 anni fa e ha portato con sé un incredibile cambiamento per tutto il settore della telefonia mobile: ci siamo fatti portatori di una proposta chiara, in cui la confusione e l'opacità tipiche del settore hanno lasciato il posto alla semplicità e alla trasparenza. In meno di 3 anni abbiamo conquistato circa 7 milioni di utenti e stiamo sviluppando un'infrastruttura di rete mobile a velocità massima in tutta Italia che ci ha permesso di raggiungere con due mesi di anticipo l'obiettivo dei 5.000 siti attivi che ci eravamo fissati per fine 2020». E cosa avete in serbo per il futuro nel mercato del nostro Paese? Rete fissa, 5G, fibra? «Stiamo lavorando per implementare la nostra infrastruttura di rete, appunto, che nasce già a prova di futuro e quindi predisposta per il 5G: abbiamo partecipato all'asta per l'acquisto delle frequenze e i nostri utenti hanno già a disposizione un'offerta con 5G incluso. Ma in questi primi anni abbiamo ricevuto anche tantissime comunicazioni dai nostri stessi utenti, che ci chiedono di entrare nel mercato della telefonia fissa. Abbiamo, quindi, anticipato i tempi sulla nostra tabella di marcia e formalizzato un accordo con Open Fiber per entrare entro l'estate anche nel segmento della rete fissa. Sono davvero tante le cose che bollono in pentola». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 12/3/2021

12 Marzo 2021

Thales Alenia Space: «Lo spazio è centrale per costruire una Terra più sostenibile»

Le attività spaziali rappresentano un ecosistema vitale nel nostro Paese e «noi siamo i portabandiera» racconta a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School, l'AD di Thales Alenia Space Italia, Massimo Comparini, forte dei nuovi successi Lo spazio oggi è centrale per costruire una Terra più sostenibile, grazie ai contributi per le temperature delle acque o per la misurazione della C02 o il monitoraggio delle foreste. E le attività spaziali rappresentano un ecosistema vitale nel nostro Paese. Massimo Comparini, l'amministratore delegato di Thales Alenia Space Italia, la joint venture tra Leonardo e Thales, che firmerà il viaggio dell'Italia nelle missioni Artemis verso la Luna, ne parla in un un'intervista a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School. E, forte dei contratti degli ultimi mesi, guarda a nuovi successi, dai satelliti alle tlc. Lo spazio non è solo esplorazione ma anche innovazione, digitalizzazione e comunicazioni satellitari. Quanta importanza rivestono nella nostra vita e quanta ne avranno per un futuro sostenibile? L'esplorazione nel nostro immaginifico è sempre un richiamo importante, lo spazio per conoscere i mondi lontani, la Luna, Marte; ma lo spazio oggi è moltissimo per la Terra. Oggi le tecnologie spaziali e le infrastrutture spaziali per l'osservazione della Terra, per il posizionamento e la navigazione sono fondamentali per la sostenibilità. Ad esempio, attraverso lo spazio possiamo lavorare su una agricoltura più produttiva e sostenibile, possiamo ottimizzare rotte di navigazione - il che significa molte meno emissioni per le grandi navi o anche nel trasporto aereo - attraverso lo spazio possiamo gestire fenomeni dovuti all'evoluzione globale oppure conoscere eventi di impatto globale come la pandemia. Lo spazio oggi è centrale per costruire un pianeta più sostenibile. Attraverso l'evoluzione di un programma importante della Commissione Ue, Copernicus, costruiremo nuovi sensori per comprendere la temperatura di acque, oceani e poli, sensori per la misurazione della CO2, nuovi sensori radar per monitorare foreste e andamenti come deforestazione e colture illegali. Lo spazio contribuirà molto ed è anche il motivo per cui all'interno di Parlamento e Commissione Ue si è scelta una strada di forte supporto alle attività spaziali». Le attività spaziali possono avere effetti anche sulla ripartenza? «Assolutamente. La filiera spaziale ha mostrato una maggiore resilienza anche in un anno molto complicato e certamente le attività spaziali, sia per l'infrastruttura che per la componente servizi, spero facciano parte - lo sono già ma vediamo il lavoro delle prossime settimane – anche del nostro Recovery Plan, in linea con una chiara identificazione delle attività spaziali come strategiche sviluppata dalle nostre istituzioni negli ultimi anni». Proprio perché lo spazio si è dimostrato un settore vitale dell'industria italiana, quindi vi aspettate una conferma di questo riconoscimento anche nelle prossime scelte da parte delle istituzioni? L'impatto delle tecnologie spaziali per la conoscenza, l'esplorazione, ma anche per la sostenibilità del pianeta, credo sia un dato di consapevolezza che vede le nostre istituzioni convintamente decise a supportare questo comparto anche perché è sempre più viva la riflessione su come far crescere accanto ai campioni nazionali europei anche una filiera di pmi ad alto tasso di innovazione di cui abbiamo bisogno. Lo spazio è un'attività in cui l'Italia è un Paese guida a livello europeo ed ha punte di leadership a livello globale: aumentare la consapevolezza delle nuove generazioni è importante. E' il risultato anche di un una importante collaborazione con i grandi atenei italiani perché lo spazio è un ecosistema di innovazione che dai centri di ricerca e università, attraverso startup e pmi innovative, vede in noi la punta dell'iceberg di questo movimento che chiamiamo space economy dove per massa critica, dimensioni e storia rappresentiamo il portabandiera». Parliamo allora di Thales Alenia Space. ll vostro lavoro è stato premiato dalla firma di accordi importanti e solo pochi giorni fa siete stati scelti da Esa per la seconda generazione di satelliti destinati alla costellazione Galileo. Quali sono le ambizioni future? «Questi ultimi mesi ci hanno visto protagonisti in tutti i domini del comparto spaziale: osservazione, esplorazione e navigazione. Ho citato prima Copernicus e abbiamo portato in Italia due delle sei nuove missioni dell'evoluzione del programma. Abbiamo avuto successi importanti nel campo dell'esplorazione sia nell'ambito dell'Esa : ricordo che come Thales Alenia Space costruiremo due moduli pressurizzati di nuova generazione della stazione lunare Gateway, I-HAB ed ESPRIT, con cui puntiamo a costruire il primo modulo di superficie sulla Luna. In ambito bilaterale Italia-Usa, siamo inoltre coinvolti nello studio del cosiddetto lander lunare, la capsula che dalla stazione spaziale porterà sulla Luna e viceversa gli astronauti e speriamo di essere selezionati - siamo gli unici europei in competizione negli Usa in team con Dynetics - dalla Nasa per lo sviluppo del primo modulo di volo del nuovo lander lunare. E, poi, con i prime contractor statunitensi costruiamo l'infrastruttura di un altro modulo logistico del Gateway che si chiama Halo. Il contratto che abbiamo annunciato una settimana fa per il ritorno dello sviluppo dei satelliti Galileo di seconda generazione è il completamento su tutti i domini. E' un traguardo storico non solo per noi ma per tutta l'industria spaziale italiana perché riportiamo nel nostro Paese la costruzione del segmento spaziale di nuova generazione. Il contratto è per i primi sei satelliti ma puntiamo, come minimo, a costruire metà dei satelliti di nuova generazione che dovrebbero essere una trentina. Ultimo elemento siamo attivi nel dominio delle telecomunicazioni dove c'è molto fermento. Thales Alenia Space ha annunciato un importante accordo con Telesat per la costruzione di una megacostellazione di 298 satelliti per connettività globale a bassa latenza. Molte tecnologie qualificate saranno costruite nei nostri stabilimenti italiani e anche qui l'Europa sta traguardando un nuovo flagship program che ci vedrà coinvolti in prima fila. Thales Alenia Space Italia nell'ultimo anno ha messo nel paniere progetti di grande importanza per i prossimi anni». Parliamo anche del percorso di sostenibilità dell'azienda, dall'efficientamento energetico al codice etico. Avete messo a punto una serie di piani? «La sostenibilità non è solo un approfondimento sui grandi temi e trend ma è parte dei piani di lavoro e degli obiettivi aziendali, peraltro ispirati dai nostri azionisti (Leonardo e Thales). Si lavora sulla riduzione delle emissioni di C02, ad esempio, dando impulso al fotovoltaico e alla mobilità elettrica. Abbiamo messo a punto una serie di indicatori in tutti gli stabilimenti e laboratori in modo da monitorare i risultati in termini riduzione delle emissioni o utilizzo delle plastiche. Siamo particolarmente attenti al lavoro anche sulla sostenibilità quotidiana e che oggi comincia a far parte di un bilancio di sostenibilità sia a livello aziendale che di corporate. In questa ottica, dal 5 al 9 ottobre lanceremo una settimana sullo sviluppo sostenibile proprio per aumentare la consapevolezza dei nostri dipendenti sul tema». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 12/3/2021

12 Marzo 2021

Asi: «Per l’Italia ruolo da leader. Proporremo una Giornata Nazionale dello Spazio»

Il presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia, parla della missione sulla Luna e anche dell'apporto che viene dallo spazio agli obiettivi Onu di crescita sostenibile L'Italia gioca ormai un ruolo da leader nel settore spaziale internazionale e si prepara alla missione che vedrà il ritorno sulla Luna. Giorgio Saccoccia, presidente di Asi, traccia con SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School un bilancio degli importanti traguardi raggiunti nel 2020 e nei primi mesi di quest'anno e assicura che lo spazio è uno strumento di assoluto sostegno alla crescita sostenibile del pianeta e al raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030. E annuncia: «Proporrò al nuovo Governo l'istituzione di una Giornata nazionale dello Spazio». Il 2020, un anno tanto particolare e difficile, è stato molto proficuo per il settore spaziale italiano. Ci traccia un bilancio? «Il 2020 è stato un anno terribile per tutti, ma nel settore spaziale ci siamo contraddistinti per una continuità in termini di attività e per una serie di successi importanti per l'Italia. Per citarne alcuni, il ritorno che l'industria italiana ha avuto in termini di numero di contratti che si è assicurata, in ambito Esa, in seguito agli impegni assunti nella ministeriale di Siviglia quando l'Italia, su proposta dell'Asi, ha aumentato di oltre un miliardo di euro la contribuzione all'Esa rispetto alla precedente ministeriale. Un aumento nato dalla consapevolezza del livello di competenza e capacità produttiva raggiunte dalla nostra industria tali da poter competere per la primeship in contratti e programmi importanti. In effetti abbiamo chiuso il 2020, con un ritorno - già solo in un anno - pari ad oltre la metà dell'investimento, un risultato senza precedenti. E' un segnale che l'Italia ormai gioca un ruolo da leader nel settore spaziale internazionale. Ma abbiamo continuato anche ad operare su iniziative e budget nazionali, sottolineando l'importanza delle attività spaziali a supporto dell'emergenza Covid con un bando dedicato a identificare l'utilizzo di tecnologie e servizi utili alla medicina a distanza. Con un ritorno enorme in termini di idee e numero di proposte tanto che il budget inizialmente allocato è stato quadruplicato. Il 2020 è stato anche l'anno in cui l'Italia, tra i primi Paesi, ha deciso di sottoscrivere gli accordi di Artemis a testimonianza dell'intenzione di essere un partner importante nella missione di ritorno sulla Luna, questa volta per rimanerci». E il nuovo anno si è aperto con tante notizie importanti «Siamo solo a inizio marzo ma abbiamo iniziato il 2021 con segnali importanti. E' di pochi giorni fa la firma del contratto di Thales Alenia Space Italia per i satelliti Galileo di seconda generazione, un contratto epocale con cui formalmente l'Italia dimostra di poter operare da leader in tutti i settori applicativi dello spazio, ci mancava il segmento di volo della navigazione ed ora abbiamo anche questo. Complimenti a Thales Alenia Space Italia che ha fatto un'offerta molto concorrenziale. Poi c'è il contratto per Lightspeed, una nuova costellazione per internet satellitare e proprio pochi giorni fa l'annuncio del ritorno in volo di Samantha Cristoforetti nel 2022: un annuncio che è il mantenimento di una promessa fatta dall'Esa alla ministeriale di Siviglia proprio come riconoscimento del ruolo importante che l'Italia riveste e rivestirà nell'esplorazione». Per il ruolo che Asi ricopre sono state una serie di soddisfazioni? «E' il nostro lavoro e lo facciamo con passione, crediamo fortemente nella funzione catalizzatrice che Asi ha per promuovere al meglio e facilitare le attività spaziali italiane. Il sostegno che diamo alla nostra industria, è frutto di un dialogo continuo ed efficace, anche attraverso il supporto all'internazionalizzazione delle nostre imprese in collaborazione con il Maeci e il Mise. La "space diplomacy" è un tema importante che può supportare la diplomazia e aprire l'accesso a opportunità di business della nostra industria in altri paesi. Stiamo poi investendo molto sul dialogo continuo con il mondo universitario ed accademico, allocando risorse ma anche cercando di promuovere sinergie di finanziamenti con altri enti e con l'industria in modo da favorire il lavoro dei nostri giovani ricercatori. Importante anche la tematica specifica dei nanosatelliti: abbiamo pubblicato un bando per attirare idee per poter fare più frequentemente missioni a costi più contenuti e questo permetterà di attrarre e stimolare la crescita di pmi italiane, che costituiscono il tessuto e dna della nostra economia, favorendo la collaborazione con le grandi imprese in modo da avere il coinvolgimento dell'intera filiera. L'anno scorso abbiamo poi ristrutturato l'organizzazione interna dell'Agenzia per adeguarla ad un settore in forte crescita e siamo anche riusciti a intraprendere la strada di crescita dell'organico, sia in termini di competenza che numerici». Le attività spaziali, che sembrano tanto lontane da noi, possono contribuire ad un futuro più sostenibile? «Lo spazio è assolutamente uno strumento di sostegno alla crescita sostenibile del pianeta. Tra i settori ritenuti strategici per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile ci sono lo spazio e la space economy. Pensiamo a progetti importanti di osservazione della Terra e di navigazione europei, come Copernicus e Galileo, e ai progetti nazionali, come Cosmo-Skymed e Prisma, che toccano e vanno a sostegno di tutta una serie di questi obiettivi di crescita sostenibile: dall'acqua pulita al lavoro dignitoso, dalle città sostenibili alla lotta al cambiamento climatico alla vita sulla terra e all'agricoltura sostenibile. L'occhio attento e amorevole dallo spazio permetterà una accelerazione nel raggiungere questi obiettivi perché qualunque applicazione spaziale è facilmente strutturabile in termini di obiettivi sostenibili. E lo sarà anche in applicazioni spaziali meno intuitive, come l'esplorazione, che con l'innovazione tecnologica aiuterà a conquistare alcuni di questi requisiti; pensiamo al monitoraggio della salute degli astronauti a distanza quanto è attuale e può essere applicato oggi a persone che devono restare in isolamento». E per le future generazioni? «Credo sia essenziale in un periodo come questo utilizzare temi di ispirazione come lo spazio per attrarre le ragazze e i ragazzi, le bambine e i bambini verso le materie scientifiche. Abbiamo lanciato un'iniziativa nelle scuole e negli ospedali che ha avuto un grande ritorno: collezionare idee, messaggi e immagini che pensiamo di portare simbolicamente nel lancio della prima missione circumlunare statunitense in modo da far volare intorno alla Luna il messaggio delle nostre nuove generazioni. E guardando ai giovani professionisti abbiamo avviato un dialogo con le Università, con le "Giornate della ricerca spaziale accademica", con l'idea di coordinare su tematiche specifiche il lavoro di diversi atenei e centri di ricerca d'Italia per permettere ai ricercatori di lavorare in coordinamento e aprire la porta per il loro futuro nel mondo industriale che utilizzerà poi i risultati delle loro ricerche nelle prossime missioni. Mi piacerebbe poter promuovere con il nuovo Governo l'istituzione di una Giornata nazionale dello Spazio per poter coinvolgere l'intero Paese su questo tema che non deve restare lontano ma essere qualcosa di condiviso da tutti; spero di poterlo proporre quanto prima». L'Italia con Samantha Cristoforetti torna sulla Stazione spaziale internazionale. Il sostegno alla missione Artemis…il nostro Paese è pronto per l'avventura sulla Luna? «Lo siamo sicuramente nel settore dell'esplorazione, basti pensare alla leadership nei moduli pressurizzati e moduli abitativi sulla stazione spaziale che hanno permesso alla nostra industria di avere l'esperienza e la competenza da trasferire nei progetti legati alla Luna, lo sviluppo della stazione circumlunare e le prime architetture sulla superficie lunare. Un'avventura che sta già avvenendo sia tramite la collaborazione nei programmi Esa, uno dei ritorni di cui parlavo prima è la premiership sull'I-Hab, e altri strumenti che svilupperemo in collaborazione diretta in bilaterale con la Nasa e altri partner internazionali del programma Artemis che vedono una continuità logica con quello che sappiamo già fare. Lo stesso anche nella robotica con la leadership dimostrata nell'esplorazione marziana. L'anno prossimo lanceremo Exomars 2022 e siamo un importante partner tramite Esa della missione Mars Sample Return. E' una filiera completa di contributo all'esplorazione umana e robotica che il nostro Paese ha avviato decenni fa e sta portando avanti per un motivo principale: poter lavorare a obiettivi così importanti e visionari permette di coinvolgere l'intera filiera, dalla ricerca all'industria ed è quello di cui ha bisogno il nostro Paese per un futuro ben strutturato e di crescita economica sostenibile». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 12/3/2021

29 Gennaio 2021

Peuterey accelera sulla moda circolare: i piumini si fanno sempre più ecosostenibili

La presidente del brand italiano di outerwear, Francesca Lusini, racconta a SustainEconomy.24, il report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore – Radiocor,  il percorso del gruppo verso materiali riciclati, riciclabili ed ecologici     Il marchio Geospirit 100% ecosostenibile e i prodotti Peuterey ispirati all'economia circolare con la novità dei piumini da materiali rigenerati e recuperati. Francesca Lusini, presidente del gruppo toscano, rappresentante del made in Italy nell'abbigliamento outdoor che prende il nome da una cresta del Monte Bianco, di cui i tre puntini rossi del logo ne sono una riproduzione grafica e con un fatturato da 60 milioni, racconta a SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School, l'impegno per rendere circolare il settore del tessile e della moda. Con l'attenzione al sociale. E un percorso accelerato da pandemia e lockdown.  Sostenibilità, economia circolare: da anni il gruppo Peuterey persegue questa strada. Ce ne parla? «Oggi parlare di sostenibilità è senza dubbio, e aggiungo – finalmente - di tendenza. Il nostro gruppo è stato precursore in tal senso, con il brand Geospirit, che già nel 1990 evocava un nuovo rapporto tra uomo e natura con il claim "la terra ci invita a voltare pagina". Oggi la collezione Geospirit è 100% ecosostenibile, dai tessuti agli accessori, dalle imbottiture alle grucce fino al packaging, e tutti i brand del gruppo Peuterey condividono lo spirito di ricerca dell'eccellenza per realizzare capi di qualità, multifunzionali e durevoli, principi fondanti il paradigma economico circolare. Non vi è alcun dubbio che il settore tessile sia uno dei principali responsabili dell'inquinamento globale, con consumi incredibilmente ingenti: secondo un recente rapporto della European Environment Agency il consumo di abbigliamento, calzature e tessili per la casa nell'Ue ammonta ogni anno a circa 1,3 tonnellate di materie prime e oltre 100 metri cubi di acqua a persona. Ed emerge che ogni cittadino europeo consuma annualmente 26 chili di vestiti – addirittura il triplo rispetto al 1975 – e ne butta via almeno 11 chili. Purtroppo il settore tessile è ancora un sistema economico lineare, nel quale ben poco viene riutilizzato e riciclato: la strada è ancora lunga, ma un cambiamento può e deve essere attuato. Da parte nostra, il percorso è iniziato, e ad oggi, le nostre collezioni sono studiate e realizzate per limitare l'impatto ambientale dei processi, la ricerca è indirizzata verso i materiali riciclati, riciclabili ed ecologici, (ad esempio il nylon rigenerato realizzato dal recupero di materiali di scarto, come le reti da pesca abbandonate negli oceani), lavoriamo per abbattere gli sprechi e quindi l'utilizzo delle discariche e per ridare nuova vita ai nostri tessuti, secondo i principi, appunto, dell'economia circolare. Il nostro impegno per uno sviluppo sostenibile non ha peraltro a che fare solo con l'ecologia, ma anche con la società e l'impegno per le generazioni future. La pandemia e il lockdown hanno accelerato il nostro percorso in tale direzione: scegliamo di instaurare partnership solide e durature lungo la catena del valore con chi condivide i nostri stessi standard e valori. All'interno del Gruppo promuoviamo la parità di genere, perché lo sviluppo del potenziale umano venga garantito a tutti, indistintamente, per il proprio merito. E infine apriamo le porte a giovani talenti, accompagnandoli nell'inserimento nel mercato del lavoro, ma anche a esperte maestranze, che si sono rivelate preziose allo scoppiare dell'emergenza Covid-19: penso per esempio alle sarte che hanno reso possibile una veloce riconversione della linea produttiva al confezionamento di dispositivi medici». Tra le iniziative più recenti avete lanciato Peuterey Recycle e l'accordo tra Geospirit e Temera. Notate una crescita di consapevolezza tra i clienti verso i temi di eco-sostenibilità? «Assistiamo ad una crescente consapevolezza e sensibilità del consumatore nelle sue scelte di acquisto. Il nostro consumatore tradizionale è sempre stato attento a selezionare capi affidabili, di alta qualità e performance. Oggi più che mai, è necessario confermare la sua fiducia, mostrando grande responsabilità nella scelta di materie prime e processi, nella catena di approvvigionamento e nelle iniziative messe in atto per un business più sostenibile. E' in atto un progressivo cambiamento nelle abitudini delle persone; oggi tutte le informazioni sono a potata di mano tramite uno smartphone. Per questo, grazie alla tecnologia messa a disposizione da Temera - "Verified by Virgo" - abbiamo potuto dare accesso via NFC o QR Code, in maniera immediata e trasparente, alle informazioni sui diversi materiali utilizzati nella collezione Geospirit FW20. L'obiettivo è dichiarato nel payoff: you are what you wear, perché crediamo davvero che le scelte di ognuno, anche in fatto di abbigliamento outdoor, possano portare a realizzare il mondo che vogliamo. Per quanto riguardo Peuterey, il progetto Recycle – presentato in anteprima questo inverno su Farfetch e nella boutique toscana di Mantovani - è nato dall'estro del nostro team stile e prodotto proprio durante il periodo del lockdown. Abbiamo accelerato il nostro percorso in tale direzione, approcciando il tema dell'economia circolare, tramite la realizzazione di una serie di piumini limited edition, singolarmente numerati, realizzati con tessuti d'archivio e piuma riciclata e rigenerata, certificata GRS (Global Recycled Standard). Abbiamo dato nuova vita a ciò che consideriamo risorse preziose e non scarti: i tessuti di ricerca, gli accessori da collezione, le imbottiture riciclate che avevamo a disposizione nei nostri archivi. Sono nati così pezzi unici, dall'alto contenuto creativo e timeless nello stesso tempo, che rappresentano appieno i nostri valori e il nostro know-how. Quella che doveva essere un'operazione una tantum, anche grazie al riscontro ottenuto, è diventato un progetto continuativo da inserire in collezione. Ogni stagione, pertanto, inseriremo nuovi modelli, sempre con materiali attinti dai nostri archivi, con l'obiettivo di ridare nuova vita a ciò che era destinato invece ad essere inserito nella categoria ‘sprechi'». Ci siamo lasciati alle spalle un anno difficile e unico. Come vede il 2021 di Peuterey? «Il 2020 ha lasciato profonde cicatrici, che non spariranno con il nuovo anno. Quello che ho augurato ai miei collaboratori è che queste cicatrici ci aiutino a ricordare i valori che abbiamo trovato dentro di noi in questo periodo: la solidarietà, la condivisione, il rispetto per noi stessi e per l'ambiente che ci circonda, e la consapevolezza che tutti noi dobbiamo impegnarci per un cambiamento che non può più tardare. La condivisione di questi valori ci ha aiutato anche a liberare energie creative per i nuovi progetti che abbiamo messo in campo, punto di partenza per un futuro migliore. Il 2021 sarà pertanto un anno di grande impegno, da tutti i punti di vista, ma nello stesso tempo di progetti fecondi ed inventivi importanti. La nostra azienda nasce in Toscana, un territorio in cui l'incanto naturale del paesaggio convive con l'armonia della bellezza dell'arte e la creatività dell'uomo. Nutrendoci di questo equilibrio, vogliamo lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 29/1/2021

29 Gennaio 2021

Biagiotti, una storia di famiglia tra materiali naturali, moda e “Be green”

La filosofia della casa di moda e l'attenzione alle materie legate alla sostenibilità raccontate da Lavinia Biagiotti, Presidente e Ceo della maison, alla terza generazione, in un'intervista a SustainEconomy.24, il report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore – Radiocor   La storia di famiglia, l'etica verde e l'attenzione ai materiali naturali e sostenibili. Lavinia Biagiotti, presidente e ceo del gruppo di alta moda, alla terza generazione, racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Radiocor, la filosofia della moda Biagiotti e le scelte fatte fino al motto ‘Be Green'. Ma anche il rapporto speciale con Roma e il progetto di moda ‘Made in Centro'. La moda ha reagito e sta reagendo agli effetti imprevisti del coronavirus, sperimentando e proponendo nuovi format a livello creativo, finanziario e commerciale e il Made in Italy ha dimostrato compattezza, assicura. Parliamo di moda e sostenibilità. Quanto spazio c'è nel vostro settore per scelte sostenibili e coma vanno declinate? E per Biagiotti cosa vuol dire essere sostenibili? «Vivo e lavoro nella campagna romana circondata dal verde sconfinato del Golf Marco Simone, realizzato dalla famiglia, che ospiterà la Ryder Cup nel 2023, in un luogo storico e ‘coltivato'. E' un «ecosistema» che coniuga impresa, cultura e natura, valorizzando il patrimonio del territorio e gli asset del Made in Italy. Interpreto il messaggio di una storia di famiglia e la connessione tra generazioni nella cosciente percezione della contemporaneità, fatta di radici, rispetto e responsabilità con l'impegno costante di disegnare il futuro. Rappresento la terza generazione dell'azienda di famiglia fondata nel 1965 che continua a distinguersi per la sua attenzione alle materie legate alla sostenibilità: mettere lo straordinario nel quotidiano e farlo durare nel tempo, coniugando etica ed estetica, è la filosofia della moda Biagiotti, che utilizza tessuti naturali e da sempre investe nel verde. La stretta connessione tra moda, arte, natura e cultura è al centro della visione del gruppo Biagiotti. Proprio per questo e per lo stretto legame di Biagiotti con la città di Roma, la sostenibilità affonda le sue radici anche nel mecenatismo, sostenuto da un grande senso di responsabilità nel prendersi cura delle persone e del territorio. La prima scelta che ho fatto nel nuovo decennio è stata questa: lavorare con laboratori del Centro Italia, dunque del Lazio e delle regioni del Centro, dando vita ad un vero e proprio progetto che più di Made in Italy sarà Made in Centro. Questa etica del ‘verde' mi ha portato a lanciare già nel 2014 la Collezione Laura Biagiotti eyewear ‘Bio' all'insegna del ‘green-design'. La collezione opera nel rispetto dell'eco sostenibilità attraverso l'utilizzo di un materiale innovativo: la bioplastica M49 di Mazzucchelli. Si tratta di un acetato di cellulosa, polimero derivato dalla cellulosa – il composto organico più diffuso in natura, estratto dalle fibre del cotone e del legno – caratterizzato da una formulazione che prevede esclusivamente l'utilizzo di sostanze ottenute da fonti rinnovabili. M49 è il materiale 100% ecofriendly, biodegradabile e riciclabile che mantiene tutte le caratteristiche estetiche e di performance dell'acetato tradizionale e può essere lavorato senza modifiche al processo produttivo dell'occhiale. ‘Be green' è il motto della collezioni Laura Biagiotti, stampato anche sulle "sciarpe parlanti" della Collezione F/W 21 che fondono il logo e il logos e anche la cifra distintiva del marchio che opera con tessuti naturali. Radici e Riciclo come nella maglia integrale di cashmere di recupero, nelle trecce della tradizione o di totale piana semplicità nei tubini alla caviglia o nei pullover e la pelliccia che più che ecologica è totalmente biodegradabile». Come diceva, la sua maison racconta una importante storia di famiglia e un rapporto speciale con Roma. Quali sono i prossimi progetti? «Interpreto il messaggio di una storia di famiglia e la connessione tra generazioni nella cosciente percezione della contemporaneità, fatta di radici e di rispetto. La storia della nostra azienda e quella della nostra famiglia sono intrinsecamente legate a Roma con una visione e valori che ricordano quelli delle grandi famiglie rinascimentali, in un gioco di rimandi tra etica ed estetica. Roma è il luogo magico che ha lo straordinario potere di darmi quel senso di radici solide e proiezione verso il futuro di cui tutti abbiamo bisogno. Mi piace salire lentamente la Scala Cordonata di Michelangelo, restaurata grazie al contributo dei nostri profumi Laura Biagiotti Roma e Roma Uomo, fare un giro intorno al simulacro di Marco Aurelio per poi rifugiarmi nella terrazza che dà sul Foro Romano, che soprattutto all'ora del tramonto, con sfumature che vanno dal rosa all'oro, regala uno spettacolo unico al mondo. Gratificarmi con un'immersione di bellezza nella mia città mi rende creativa e coraggiosa. Nel 1998, assieme a Laura Biagiotti Parfums e al successo dei profumi Roma e Roma Uomo, Biagiotti Group ha portato agli antichi splendori la Scala Cordonata del Campidoglio disegnata da Michelangelo e i Due Dioscuri che la custodiscono e, in seguito, le Fontane di Piazze Farnese. Nel settembre 2020 è stato annunciato il contributo per il ripristino della Fontana della Dea Roma in Campidoglio, cuore della romanità. Abbiamo pensato più che altro a restituire, a conservare capolavori irripetibili anche per superare il senso di impermanenza della moda: le pietre vanno oltre. Noi combattiamo sempre contro il tempo e in fondo la moda è un foglio bianco sul quale disegnare il futuro». Dopo il drammatico 2020 si è appena aperto un nuovo anno e si ragiona e si lavora sulle strategie per la ripartenza. Cosa serve al settore del fashion? «Mi piace pensare alla bellissima frase di Voltaire ‘Bisogna coltivare il proprio giardino' e quindi occuparci non solo del verde che ci circonda ma anche e soprattutto della bellezza che ci viene affidata in quanto imprenditori italiani. La moda ha insito nel suo dna il tema della fiducia, in questo momento sto lavorando sulle collezioni 20/21 e 2022 quindi io sono portata a credere che ci saranno opportunità per il Made in Italy, certamente c'è stato un impatto violento su almeno due stagioni che sono l'Autunno Inverno 20/21 e la Primavera Estate 2020. Noi però abbiamo fiducia altrimenti non continueremmo a disegnare il futuro. Dobbiamo essere sempre più non solo testimonial ma anche testimoni della bellezza del nostro Paese. La moda è l'impresa che ha nel suo dna il gene della sperimentazione e del cambiamento: ogni 6 mesi, anzi ormai ogni 3, si vive una trasformazione radicale che nasce come processo creativo, e che diventa procedimento industriale. Ritengo che stiamo vivendo una metamorfosi epocale, innescata dalla rivoluzione digitale, che porta con sé la necessità di rivedere linguaggi e format. La moda ha reagito e sta reagendo agli effetti imprevisti, rapidissimi e dirompenti del Coronavirus, facendo leva su ciò che le è più congeniale: sperimentare e proporre nuovi format a livello creativo, finanziario e commerciale. Non esiste una ricetta unica, ma il Made in Italy ha dimostrato subito una certa compattezza nel reagire, nell'investire sulla creatività. Attraverso la ragione e la consapevolezza, mettendo in campo prima fra tutto l'orgoglio della nostra eccellenza italiana, della nostra ‘scienza' insieme a tutti i nostri primati di bellezza, arte e moda. Lanciamo un segnale di ripresa e di riaffermazione del nostro capitale-umano e del potenziale ‘immagine Italia' che oggi più che mai deve essere confermata. C'è un aspetto che può risultare chiave per affrontare questo difficilissimo e delicatissimo guado: la capacità della moda di ‘disegnare il futuro', e questo vale anche per le strategie. Siamo abituati a operare con 12/18 mesi di anticipo, la capacità di creare fiducia, e di guardare al futuro con un atteggiamento costruttivo e positivo, è per noi intrinseca. Dobbiamo dunque contribuire a creare bellezza e fiducia, a farlo con conoscenza, responsabilità e trasparenza. E con uno sguardo attento alle nostre radici, al territorio in cui agiamo e all'ambiente. Be green, un nuovo patto con la natura, è certamente un buon primo passo». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 29/1/2021

29 Gennaio 2021

Zalando: «Raddoppiano i clienti in cerca di moda green. Dal 2023 il 20% dei volumi da prodotti sostenibili»

La piattaforma leader in Europa di vendite online di abbigliamento vuole essere il motore del cambiamento, come spiega a SustainEconomy.24 di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore - Radiocor, Riccardo Vola, Director Southern Europe e Gift Card di Zalando   Un assortimento sostenibile di 60mila articoli, l'obiettivo di una quota del 20% di volumi da prodotti più sostenibili entro il 2023 e consegne carbon neutral. Zalando, la piattaforma leader in Europa di vendite online di abbigliamento accelera sulla sostenibilità di fronte alla quota di clienti che acquistano green più che raddoppiata nell'ultimo anno.  «Con la pandemia è aumentata la sensibilità dei clienti» spiega Riccardo Vola, director Southern Europe e Gift Card a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor. Forte di 35 milioni di clienti raggiunti in Europa, nel 2021 lancerà il programma Connected Retail in Italia per supportare i negozi fisici che hanno sofferto durante il lockdown e mira a triplicarne la quantità nell'anno. Anche la moda sta perseguendo un cammino di sostenibilità. Che cosa significa sostenibilità per Zalando e quali sono i vostri impegni? «La sostenibilità è un elemento chiave per Zalando: significa bilanciare la crescita economica con il potenziale impatto che abbiamo sulle persone e sull'ambiente e crediamo sia estremamente importante che l'intera industria si muova nella stessa direzione. In qualità di piattaforma leader in Europa - e con l'obiettivo di diventare lo Starting Point for Fashion - ci impegniamo ogni giorno a contribuire al processo, aumentando la consapevolezza e il coinvolgimento nella moda sostenibile. Vogliamo permettere ai nostri clienti di fare scelte più responsabili e incentivare i brand a produrre questo tipo di offerta. Siamo consapevoli che c'è ancora molto da fare, ma vogliamo essere il motore di questo cambiamento insieme ai nostri partner. Per rispondere a questo abbiamo già portato il nostro assortimento sostenibile da 27 mila a oltre 60 mila articoli dall'inizio dell'anno scorso, e abbiamo deciso di accelerare il nostro impegno anche in risposta alla crescita straordinaria nella domanda dato che la quota di clienti attivi che acquistano moda più sostenibile è più che raddoppiata. I nostri clienti, per esempio, sono ora in grado di acquistare Beauty in modo ancora più sostenibile, poiché è stata introdotta una etichetta di sostenibilità nella categoria che permette ai clienti di scegliere tra circa 1.000 prodotti di bellezza con attributi come biologico, naturale, meno imballaggi, rispettoso delle foreste, biodegradabile o gentile con gli animali. Inoltre, Zalando ha lanciato la sua nuova categoria Pre-owned a settembre, consentendo ai clienti di acquistare e scambiare moda pre-owned con un livello di convenienza senza pari. L'accelerazione che abbiamo voluto dare a questo grande impegno si è tradotta nei circa 600 milioni di euro di GMV (valore lordo della merce) di moda più sostenibile nella prima metà del 2020, o in circa il 15% del GMV totale, facendo avvicinare l'azienda all'obiettivo del 20% entro il 2023. Insomma con la nostra strategia sulla sostenibilità "do.MORE" ci siamo posti l'ambizioso obiettivo di diventare una piattaforma di moda sostenibile, con un impatto netto positivo per le persone e il pianeta. Fin dal lancio del progetto, tutte le nostre operazioni, così come tutte le consegne e i resi, sono diventati carbon neutral. Ci siamo poi concentrati sugli imballaggi utilizzati per le spedizioni, utilizzando esclusivamente scatole realizzate con materiali riciclati al 100% e buste composte dall'80% di plastica riciclata; mentre le beauty bags sono convertite a carta riciclata al 100%. Ci siamo posti come obiettivo l'utilizzo di imballaggi in grado di ridurre al minimo gli sprechi e di consentire il recupero dei materiali, eliminando l'utilizzo della plastica monouso». Avete reso obbligatori per i brand con cui collaborate alcuni standard etici. Ce ne parla? «Vogliamo essere d'esempio per l'industria della moda. Al fine di avere un impatto positivo sull'intera catena del valore, Zalando si impegna a far sì che il 90% dei suoi partner chiave stabilisca obiettivi basati sulla scienza: si tratta di un piano concreto per ridurre l'impronta di carbonio in linea con l'accordo di Parigi e rendere obbligatoria la valutazione della sostenibilità per le private label e i brand partner. Tra gli obiettivi che ci siamo posti c'è anche quello di estendere il ciclo di vita dei capi attraverso la nostra offerta di articoli usati e la nostra app Zalando Zircle. Inoltre, insieme alle piattaforme Fashion for Good e circular.fashion, abbiamo recentemente lanciato il progetto pilota "redeZIGN for Circularity", con la nostra prima esclusiva capsule collection di cinque capi appositamente studiati per essere riutilizzati e riciclati, nel rispetto delle linee guida per la riciclabilità di circular fashion». Sulla vostra piattaforma sono riconoscibili i prodotti sostenibili? «La nostra etichetta sostenibile esiste dal 2016 per contrassegnare articoli sostenibili, come quelli realizzati con materiali riciclati o cotone biologico. Il nostro obiettivo per il 2023 è generare il 20% del nostro volume di articoli con prodotti più sostenibili. Con "redeZIGN for Circularity", i clienti possono anche scansionare un codice QR, Circularity.ID, sull'etichetta e ricevere immediatamente maggiori informazioni sulla composizione e la produzione del capo, istruzioni per la cura e cosa possono fare per prolungare la vita o riciclare il prodotto dopo il suo utilizzo». Che cosa è cambiato con la pandemia nel vostro settore? Avete notato un nuovo atteggiamento da parte dei clienti? «C'è uno slancio e una domanda di cambiamento e la necessità che l'intero settore della moda si trasformi. E noi, insieme ai nostri partner, vogliamo essere il motore di questo cambiamento e permettere ai nostri clienti di fare scelte ancora più sostenibili. Vediamo aumentare enormemente il numero di clienti che acquistano moda più sostenibile. Oggi più del 40% dei clienti di Zalando ha acquistato moda più sostenibile, rispetto al 20% del primo trimestre del 2020 e al 35% del secondo trimestre. Inoltre, secondo un sondaggio interno, il 34% dei nostri clienti ha detto che alla luce della pandemia di coronavirus, la sostenibilità è diventata ancora più importante». Il 2020 è stato un anno difficile ma importante per Zalando. Cosa vi aspettate dall'anno appena iniziato? «Nel 2021 lanceremo il programma Connected Retail in Italia per supportare i negozi fisici che hanno sofferto durante il lockdown e contribuire significativamente alla transizione della piattaforma. Ad oggi, Connected Retail è già diventata la più grande piattaforma europea per i negozi di moda con circa 2.000 negozi attivi collegati e Zalando mira a triplicarne la quantità nel 2021. Siamo stati fondati durante una crisi, nel 2008. Ciò che abbiamo imparato è ancora oggi nel Dna della nostra azienda: ogni crisi offre infatti delle opportunità, e la più grande opportunità è quella di crescere. Il 2020 è stato un anno significativo per Zalando. Stando ai dati attualmente disponibili, ovvero quelli relativi al terzo trimestre, Zalando ha registrato una crescita eccezionalmente forte e redditizia. Il Gross Merchandise Volume e il fatturato sono aumentati rispettivamente del 29,9% e del 21,6%, a 2,5 e 1,8 miliardi di euro. Nello stesso periodo, Zalando ha raggiunto un Ebit rettificato pari a 118,2 milioni o un margine del 6,4%. Come risultato del volume di vendita (sell-through) eccezionalmente forte nella primavera/estate, Zalando ha rilasciato un'indennità di valutazione dello stock (inventory valuation allowances) per un importo di 35 milioni, creando un effetto una tantum che ha impattato positivamente sul rendimento economico. Nella seconda metà del 2020 abbiamo incrementato in maniera significativa anche la nostra customer base. Sulla strada per diventare lo Starting Point for Fashion, ad oggi, serviamo più di 35 milioni di clienti attivi in tutta Europa (una crescita del 20,4% rispetto all'anno precedente) ». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  29/1/2021

26 Gennaio 2021

Italia 2030: la sfida dell’economia circolare – rinviato a data da destinarsi

  In ragione del delicato momento istituzionale, e nel rispetto del grande lavoro di aziende ed enti coinvolti nel progetto “Obiettivo Italia 2030”, l’evento conclusivo “La sfida dell’economia circolare”, in programma per giovedì 28 gennaio alle ore 11, è rinviato a data da destinarsi.  Un lungo e meritorio percorso di analisi, studio e confronto sul tema dello sviluppo sostenibile che non si ferma. “Italia 2030” conferma il proprio obiettivo: supportare policy-maker e stakeholder economici e sociali nella comprensione di come l’economia circolare possa rappresentare il principale driver di sviluppo economico sostenibile dell’Italia e di profonde trasformazioni socio-demografiche. Il progetto, articolato in 12 webinar e 15 gruppi di lavoro nell’arco del 2020, è nato su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e di Luiss Business School, con il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna e la collaborazione dei Politecnici di Bari, Milano e Torino, l’Università Bocconi e l’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli. La nuova data dell’evento conclusivo di presentazione dei risultati verrà comunicata via e-mail a tutti gli ospiti già registrati e segnalata attraverso i canali ufficiali di Luiss Business School.  26/1/2021

19 Gennaio 2021

Italia 2030: la sfida dell’economia circolare

Il 28 gennaio si terrà l’evento conclusivo di “Italia 2030”, il progetto del Ministero dello Sviluppo Economico e Luiss Business School per il futuro sostenibile del Paese, con la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna. Interverranno Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Stefano Buffagni, Viceministro dello Sviluppo Economico, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, e gli Amministratori Delegati delle aziende partner. Per partecipare al webinar è necessaria la registrazione: registrati! Istituzioni e aziende stanno guidando lo sviluppo del Paese verso l’economia circolare, innovando i business model in tale prospettiva e indirizzando verso la circolarità i mercati e gli scenari in cui sono protagonisti. Il 28 gennaio alle ore 11.00 si terrà l’evento conclusivo di “Italia 2030”, il progetto del Ministero dello Sviluppo Economico e Luiss Business School per il futuro sostenibile del Paese, con la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna, che ha visto l’economia circolare al centro delle proposte di policy sviluppate congiuntamente da aziende, università e istituzioni. Il progetto ha messo a confronto gruppi e aziende con università di primaria importanza, quali Politecnico di Bari, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università Bocconi, Università Cattolica, Università degli studi di Napoli Federico II, Università La Sapienza. Interverranno Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Stefano Buffagni, Viceministro dello Sviluppo Economico, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, e gli Amministratori Delegati delle aziende partner. AGENDA Saluti istituzionali Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana Relazione introduttiva Stefano Buffagni, Viceministro dello Sviluppo Economico Interventi  Apertura lavori Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School Marco Alverà, AD Snam Matteo Del Fante, AD e DG Poste Italiane Claudio Descalzi, AD e DG Eni Stefano Donnarumma, AD e DG Terna Paolo Gallo, AD e DG Italgas Carlo Messina, Consigliere Delegato e CEO Intesa Sanpaolo Fabrizio Palermo, AD e DG Cassa Depositi e Prestiti Alessandro Profumo, AD Leonardo Marco Sesana, Country Manager & CEO Generali Italia Francesco Starace, AD e DG Enel Modera Matteo Caroli, Associate Dean for Research Luiss Business School e Coordinatore scientifico del progetto Per partecipare al webinar è necessaria la registrazione REGISTRATI  19/1/2021

14 Gennaio 2021

Euro Group e il cuore delle auto green. «I nostri componenti in 1/3 delle auto vendute»

L'ad Marco Arduini racconta a SustainEconomy.24 la storia e i risultati dell'azienda che produce le parti principali di motori elettrici e generatori   La storia di Euro Group Laminations, l'azienda lombarda a metà strada tra l'azienda di famiglia e la multinazionale, che produce rotori e statori – le parti principali dei motori elettrici e generatori - e costruisce il cuore dell'auto elettrica di marchi come Volkswagen o Porsche. L'amministratore delegato, Marco Arduini in un'intervista a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School, delinea una panoramica del gruppo che conta 7 stabilimenti in Italia e 5 extraeuropei (Messico, Tunisia, Usa, Cina, Russia) e un organico di 2.100 addetti, parla del contributo nel percorso verso zero emissioni e i risultati del 2020 con l'accelerazione sull' elettrificazione delle auto. «Abbiamo stimato che lo scorso anno, su 2,4 milioni di auto elettriche vendute nel mondo, 800mila hanno avuto i nostri componenti per i motori per la trazione». Il vostro gruppo rappresenta una storia di famiglia e una bella storia italiana. Quanto spazio c'è per la sostenibilità? «Il generatore elettrico, se alimentato da energie rinnovabili, è un'applicazione sostenibile per definizione, può utilizzare il vento o il movimento delle acque per produrre energia pulita, sostenibile, rinnovabile; dall'altra parte abbiamo il tema della transizione da quello che è il mercato delle automobili con motore a combustione di idrocarburi a quelle a trazione elettrica. Quindi noi operiamo in mercati che lavorano a favore della sostenibilità. Tutti pensano che l'energia si consumi principalmente per l'illuminazione, ma il grande consumo, fino al 50%, passa per l'energia che è utilizzata dai motori elettrici per la ventilazione, per l'aria condizionata, per le applicazioni industriali e da tutti gli elettrodomestici che abbiamo in casa. Se rendiamo più efficienti questi motori siamo in grado di ridurre il consumo complessivo di energia in maniera notevole ed avere meno emissioni. E noi siamo impegnati, proprio, su questo percorso di riduzione della CO2. Del resto, anche i nostri clienti, che sono per lo più grandi gruppi tedeschi, ci chiedono di essere al loro fianco e lavorare in questa direzione». Euro Group produce rotori e statori per motori elettrici per clienti che si chiamano Volkswagen, Porsche oltre a Siemens, Marelli, Bombardier. La pandemia ha accelerato o rallentato il percorso verso la mobilità elettrica? «Eravamo già lanciati su questo trend, avevamo una serie di progetti che dovevano partire in Nord America ed Europa che sono stati accelerati. Abbiamo avuto una crescita in questo segmento rispetto allo scorso anno del 58%. Ho stimato che l'anno scorso sono state vendute nel mondo circa 2,4 milioni di auto "full electric" e di queste almeno 800mila hanno i nostri componenti». Ci ha anticipato i dati sul settore auto. Quali sono i settori e i mercati di maggiore crescita? «Il 2020 è stato un anno unico nel suo genere; malgrado questo, non abbiamo mai fermato la produzione ma abbiamo diminuito la capacità in alcune settimane, nei momenti cruciali della pandemia e, come dicevo, il segmento dell'elettrificazione dell'auto è cresciuto del 58% mentre quello dell'energia rinnovabile e delle applicazioni domestiche ha avuto una leggera crescita. Ha sofferto, invece, tutto quello che chiamiamo mercato industriale nel suo complesso e le applicazioni legate all'auto tradizionale. Quanto ai mercati, siamo cresciuti in Europa e in Nord America mentre in Cina la situazione è stata più delicata ma lì siamo arrivati solo nel 2016 e quindi è un mercato che per noi è ancora in fase di sviluppo». Lo scorso anno avete aperto il capitale agli investitori privati con l'ingresso di Tikehau Capital. Cosa cambia e cosa rappresenta? «Rappresenta un rafforzamento finanziario proprio per perseguire l'evoluzione del mercato e la necessità di investimenti. Il trend di crescita dei veicoli elettrici richiede una aggiunta di capacità specifica e, quindi, avere una iniezione di capitali ci permette di seguire il mercato con le risorse necessarie. Abbiamo già raccolto commesse per 2 miliardi di euro da eseguire nei prossimi 6-7 anni, e un assetto rafforzato ci consente di realizzarli. L'investitore è un fondo di private equity francese, entrato in minoranza al 30%, lo abbiamo scelto per la sensibilità alle tematiche industriali; è un soggetto finanziario con il giusto know-how e la capacità di sostenerci in questa evoluzione». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 14/1/2021