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04 Novembre 2020

lI contributo delle piattaforme digitali allo sviluppo dell’economia circolare e i problemi connessi al recupero dei materiali di supporto

Le tecnologie digitali sono sempre più pervasive nella nostra società: l’economia circolare ci permette di ripensare in maniera sostenibile i materiali in uso in tutta l’infrastruttura e di dotare il Paese di una rete di raccolta e riciclo più integrata e strutturata. Iscriviti al webinar di "Italia 2030", il progetto MiSE e Luiss Business School per l’Italia sostenibile, e scopri di più! Reti 5G e intelligenza artificiale sono in rapido sviluppo: le tecnologie digitali non sono immateriali, richiedono sensori, sistemi di elaborazione e di immagazzinamento dati, rendendo quindi necessarie quasi tutte le tipologie di materiali, dai conduttori, ai ceramici, ai semiconduttori e ai polimeri. Il webinar prende le mosse dal discussion paper di "Italia 2030" che ha esaminato le tipologie di materiali in uso in tutta l’infrastruttura digitale allargata e analizzato come sviluppare una rete di raccolta e riciclo più integrata e strutturata di quella esistente, a fronte di dispositivi caratterizzati da cicli di vita decisamente brevi. Coordinatore: Maurizio Masi, Politecnico di Milano Intervengono: Danilo Bonato, Direttore Generale, Erion Cristiana Gaburri, Executive Director Direzione Centrale, Tecnico Scientifica, Federchimica Gianmarco Pulga, Head of Digital Factory, Italgas Teresa Sessa, R&D Manager, Relight Italia Massimiano Tellini, Global Head Circular Economy, Intesa Sanpaolo Innovation Center Il webinar è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione.  REGISTRATI  SCARICA LA RICERCA Rivedi il webinar 5/11/2020

29 Ottobre 2020

Webinar ‘Italia 2030’ – Un piano su mobilità e aerospazio

  La pandemia ha messo in evidenza la necessità di un cambio di direzione nei trasporti, nella logistica, nell’aerospazio. Ma con un approccio sistemico e soprattutto una visione strategica. "Italia 2030", il progetto del Ministero dello Sviluppo Economico e Luiss Business School per il futuro sostenibile del Paese lancia una serie di webinar per discutere le proposte di policy. E proprio dalla ricerca preparata dal tavolo “Smart mobility e innovazioni nell’automotive e aerospazio” emerge come la maggior parte delle trasformazioni riguardino i trasporti di superficie, ma nuove tecnologie e paradigmi sono destinati a innovare anche il settore dell’aerospazio. Sapere indirizzare e sfruttare tali fenomeni determina opportunità enormi per il Paese. Di contro, sprecare le opportunità potrebbe contribuire a relegare l’Italia ai margini dello scenario economico e produttivo internazionale. Ma cogliere l’occasione non può che avvenire con una visione strategica, in grado di coagulare energie, competenze ed investimenti attorno ad un piano finalizzato con azioni incisive e focalizzate, ma coerenti tra loro e armonizzate all’interno di un quadro unitario. Ed è necessario, evidenzia la ricerca, definire processi di sviluppo che siano basati sul modello dell’economia circolare tenendo conto che le scelte possono essere fatte in maniera consapevole anche alla luce degli errori del passato. In Italia, i settori sono caratterizzati da una significativa presenza industriale e da una dimostrata capacità di produrre innovazione, osserva la ricerca. Che formula ipotesi di policy nel breve termine che spaziano dal migliorare l’efficienza delle operazioni logistiche attraverso l’evoluzione digitale, all’assicurare la miglior copertura su tutta la value chain, dall’estensione della copertura 5G lungo le vie di comunicazione ad acquisire la leadership europea in materia di Spazio-Porti fino a realizzare una centrale unica di acquisizione dei dati sulla mobilità. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 29/10/2020

29 Ottobre 2020

Hsbc: «La pandemia non ferma la sostenibilità, Italia all’avanguardia»

In Europa è cresciuto l’impegno per la finanza sostenibile durante la pandemia. Il ceo Italy di Hsbc, Gerd Pircher, in un’intervista a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School  e Il Sole 24 Ore Radiocor apre anche una parentesi sull’Italia e sugli impegni di Hsbc.   La pandemia non ha fermato l’impegno per la sostenibilità in Europa. Che anzi è cresciuto, come dimostra la survey “Sustainable Financing and Investing” recentemente pubblicata da Hsbc. Il ceo Italy, Gerd Pircher in un’intervista a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School  e Il Sole 24 Ore Radiocor, spiega quanto gli emittenti europei siano in prima linea per una finanza sostenibile. E quanto le emissioni di corporate sustainable bond stiano crescendo con un trend inarrestabile. E l’Italia, assicura, è all’avanguardia. L’Europa, a parole e intenzioni, è in prima linea nel promuovere la finanza sostenibile. Avete appena pubblicato la survey 2020 “Sustainable Financing and Investing”. Avete riscontrato un impegno concreto degli emittenti del mercato europeo dei capitali? E un ritorno per gli investitori? Da sempre l’Europa occupa un posto di primo piano nel creare e definire trend globali, e la questione della sostenibilità non fa eccezione: la sensibilità e la cultura europea possono essere infatti un terreno fertile per affermare questo paradigma nella società, nel business e nella finanza. Rispetto a quest’ultimo aspetto, in particolare, la nostra survey “Sustainable Financing and Investing” recentemente pubblicata ha dimostrato come questa questione sia ben chiara, e come oggi gli emittenti europei siano in prima linea per una finanza sostenibile. Dalla ricerca emerge come gli emittenti europei abbiano dimostrato un maggior impegno nelle questioni ambientali e sociali rispetto ai loro peer a livello globale, con il 95% che ritiene che siano temi “molto importanti” o “abbastanza importanti”. Per quanto riguarda i rendimenti, la nostra divisione Hsbc Global Research ha rilevato che le azioni delle grandi aziende con rating Esg più elevati hanno sovraperformato la media globale del 4,7% a partire da metà dicembre 2019. Il divario si amplia quando vengono presi in esame i titoli legati al clima, che nello stesso periodo hanno riportato una performance superiore del 13% rispetto alla media globale. Nella finanza di oggi, il rispetto degli standard Esg non è più un accessorio valore aggiunto, bensì un vero e proprio indicatore di rischio e di potenziale performance, che identifica aziende che si impegnano per essere trasparenti, eque e a basso impatto ambientale, aziende che funzionano in cui vale la pena investire e che hanno le carte in regola per generare buoni rendimenti. Nell’ultimo anno lo scenario globale e finanziario è stato scosso dalla pandemia di Covid-19 con turbolenze impreviste e inedite. Dalla vostra indagine come è cambiato l’impegno verso la finanza sostenibile? Lo ha rafforzato o rallentato? La pandemia di Covid-19 ha imposto ad aziende e organizzazioni di rivedere il proprio modo di fare business, e molte hanno scelto di cogliere l’opportunità per avviare una riflessione sull’introdurre la sostenibilità nei propri modelli di business. E la finanza si è adattata immediatamente. Per fare un esempio, è chiaro come ora vi sia un trend di crescita nelle emissioni di corporate sustainable bond, dove i covenant sono fissati su parametri che vanno oltre quelli meramente finanziari. E’ un trend secondo me inarrestabile, ed è evidente anche da alcuni dati delle nostre ricerche: questo periodo di emergenza sanitaria ha infatti rafforzato la convinzione dell’importanza della sostenibilità per oltre un terzo degli emittenti europei (36%). Tre quarti degli intervistati (77%) afferma inoltre che la pandemia ha permesso loro di rafforzare il proprio impegno rivolto ai temi Esg o di comprendere di aver prestato troppa poca attenzione in passato. Un’attitudine simile emerge anche da un’altra indagine che abbiamo condotto a livello globale, questa volta su piccole e medie imprese e grandi società che operano in diversi settori, il report Navigator “Resilience: Building Back Better”, che ha analizzato l’impatto della pandemia sull’organizzazione aziendale e le prospettive future all’insegna della ricerca di una maggiore resilienza. Più di nove intervistati su 10 (91%) mirano a "ricostruire meglio" riprogettando le proprie attività per essere più sostenibili, mentre quasi un terzo (27%) intende rendere le proprie catene di approvvigionamento più rispettose dell'ambiente nei prossimi due anni. Quali sono i settori più attraenti per gli investitori? La sostenibilità è ovunque, e sarebbe un errore ragionare di settori “sostenibili” e settori “meno sostenibili”. Mi piace più pensare ad aziende “sostenibili” e “meno sostenibili” e in questo senso le opportunità sono ovunque. Il ruolo degli investitori è certamente quello di premiare le aziende più virtuose, ma anche di supportare e sostenere le imprese che vogliono accelerare un processo di cambiamento all’insegna dei target di sostenibilità riconosciuti. Per farlo, bisogna sviluppare metodo e disciplina nelle valutazioni d’investimento e privilegiare quelle imprese che adottano sistemi e modelli a prova di futuro. Ci sono decine di ricerche che dimostrano come le aziende più virtuose in termini di etica, ambiente e società siano meno esposte a crisi, e queste sono quelle che attraggono di più gli investitori. Una parentesi sull’Italia. Che visione avete dell’impegno di Governo e aziende italiane? L’Italia è all’avanguardia. Le imprese tricolori hanno capito prima di altre che è necessario adottare criteri di sostenibilità nel fare business. L’avere un tessuto industriale composto da imprese familiari aiuta, perché cambia la visione imprenditoriale. La sostenibilità necessita infatti di un orizzonte di medio lungo periodo che un certo tipo di capitalismo può favorire. Un esempio di questo è l’insieme delle imprese B Corp, aziende rigenerative con un purpose che va ben al di là della sostenibilità economica. Bene, l’Italia è il paese con il maggior numero di BCorp al mondo, non solo, siamo stati il primo stato sovrano a livello globale a dare un riconoscimento giuridico a queste imprese, attraverso l’approvazione di una legge, alcuni anni fa, che riconosce lo status di Società benefit. E per chiudere. Parliamo dell’impegno di Hsbc. Solo pochi giorni fa avete annunciato l’impegno per raggiungere un’economia a impatto zero entro il 2050. Ce ne parla? Ci siamo impegnati su due fronti: da un lato per allineare le emissioni di carbonio del nostro portafoglio di clienti all’obiettivo dell’accordo di Parigi di raggiungere emissioni zero entro il 2050, dall’altro per raggiungere, entro il 2030, emissioni zero nelle nostre operazioni e nella catena di fornitura. Nel dettaglio i nostri obiettivi sono di allineare le nostre attività commerciali agli obiettivi dell'accordo di Parigi e un percorso verso lo zero netto entro il 2050 o prima; migliorare il supporto per i clienti nella transizione verso un’economia a bassa impronta di carbonio ; sbloccare nuove soluzioni per il clima creando uno dei principali gestori di capitale naturale del mondo, creando un fondo di debito di rischio di 100 milioni di dollari per l'innovazione CleanTech e lanciando un programma filantropico per donare 100 milioni di dollari per portare nuove soluzioni alla fattibilità e alla scala; lavorare in collaborazione con colleghi, clienti, autorità di regolamentazione, governi e la società in generale per effettuare cambiamenti in tutto il sistema finanziario. Questo annuncio fa parte di una precisa strategia di impegno nelle questioni ambientali e climatiche iniziata nel 2017, quando la banca ha vincolato 100 miliardi di dollari in finanza sostenibile entro il 2025. Siamo consapevoli che il raggiungimento dell'obiettivo dell'accordo di Parigi richiederà uno sforzo supplementare, un cambiamento a un ritmo più rapido, per il quale sarà coinvolto il nostro network globale. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 

29 Ottobre 2020

Bono (Fincantieri): «La sostenibilità per crescere, guardiamo con fiducia al domani»

La sostenibilità è una missione, spiega l'ad Giuseppe Bono in una intervista a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e il Sole 24 Ore Radiocor. E parla della risposta del gruppo al Covid   Per Fincantieri la sostenibilità è una missione. Che si traduce in un piano che va di pari passo con il business plan e che è stato aggiornato alla luce della crisi innescata dalla pandemia. Di fronte alla quale, spiega l'amministratore delegato Giuseppe Bono in una intervista a SustainEconomy.24, report di Luiss Busines School e Il Sole 24 Ore Radiocor, Fincantieri è riuscita ad avere conseguenze sulla tabella di marcia del 2020 molto limitate con il portafoglio ordini intatto che «ci permette di guardare al domani con fiducia, confermando un carico di lavoro per i prossimi 6/7 anni» Un percorso verso un futuro sostenibile. Cosa significa per un gruppo come Fincantieri? E come si concilia con la crescita del business? «Vorrei rispondere con il principio che ha ispirato le nostre azioni durante il percorso che lei cita: Fincantieri non intende la sostenibilità solo come un'opportunità, ma come una vera e propria missione per rappresentare un modello di eccellenza. Il prodotto nave è uno dei più complessi, se non il più complesso in assoluto, e la sua realizzazione investe un ventaglio amplissimo di campi. In un certo senso, la sostenibilità era parte del nostro lavoro anche prima di diventare un tema d'interesse globale, e perciò i risultati raggiunti dal gruppo sono il risultato di un costante perfezionamento, senza il quale non saremmo cresciuti come è successo. Il caso dei cantieri americani è emblematico. Li abbiamo acquisiti nel 2008 e ammodernati massicciamente fino a rendere all'avanguardia il sito di Marinette, Wisconsin, che ha ricevuto nel 2019 sia il premio "Excellence in Safety" che quello "Improvement in Safety" dallo Shipbuilding Council of America. Senza questo grado di efficienza, la controllata americana non avrebbe potuto aggiudicarsi la costruzione delle nuove fregate lanciamissili del programma FFG(X) per la US Navy, una commessa che per noi vale circa 5,5 miliardi». Voi avete adottato un Piano di sostenibilità. Ce ne parla? E ci dà un‘idea anche dell'impegno sul fronte degli investimenti? «Si tratta di una tappa davvero fondamentale. Il piano, che va di pari passo con il business plan, rappresenta la nostra visione strategica della sostenibilità, declina gli impegni in obiettivi misurabili nel tempo e contribuisce al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. È stato aggiornato lo scorso luglio, a seguito dell'emergenza sanitaria, proprio perché la sostenibilità rappresenta un fattore imprescindibile che contribuisce a garantire un elevato livello di resilienza del gruppo nel medio e lungo termine. Gli obiettivi sono ambiziosi, e vanno dalla diffusione della cultura della sostenibilità alla promozione di una catena di fornitura responsabile, dal miglioramento della salute e della sicurezza negli ambienti di lavoro al supporto all'innovazione tecnologica, fino al mantenimento dei livelli di fiducia dei clienti e alla riduzione degli impatti ambientali contribuendo alla lotta ai cambiamenti climatici. Gli investimenti hanno toccato un gran numero di attività e intendiamo continuare su questa strada. Solo per citarne alcuni ricordo che lo scorso anno i fondi per le iniziative a favore della comunità sono stati 2,4 milioni di euro, quelli destinati a programmi formativi 4,8 milioni, ben 10,5 milioni nella tutela dell'ambiente, il 33% in più rispetto all'anno precedente. Un ulteriore passo che abbiamo compiuto è stata l'adesione al Global Compact delle Nazioni Unite, la più estesa iniziativa a livello mondiale per la sostenibilità del business. Fincantieri è stata il maggiore costruttore navale, e il primo tra quelli attivi nel cruise, ad adottare tali principi nella propria strategia». I piani industriali e di sostenibilità devono necessariamente misurarsi con le conseguenze della pandemia da Covid-19 sul mercato. Cosa è cambiato nelle prospettive di Fincantieri e come state affrontando questa fase di emergenza? «Sin dall'insorgere dei primi segnali dell'emergenza abbiamo costituito un comitato di crisi, tutt'ora in essere e attivo, per il monitoraggio e il coordinamento delle azioni necessarie alla salvaguardia della salute di tutti i lavoratori, compresi naturalmente quelli del nostro indotto. Ad oggi abbiamo implementato soluzioni organizzative e gestionali per ridurre le presenze attraverso turnazioni, elasticità di orario e smart working. Sul fronte strategico il rapporto con i nostri clienti si è rivelato assolutamente fondamentale. Grazie alla solidità delle nostre relazioni, infatti, non abbiamo avuto nessuna cancellazione di commesse, e anche le conseguenze sulla tabella di marcia del 2020 sono state limitate. Il portafoglio ordini è intatto e ci permette di guardare al domani con fiducia, confermando un carico di lavoro per i prossimi 6/7 anni. In ottica futura sarà importante potenziare ulteriormente le attività incentrate sull'innovazione, per proporre agli armatori navi ancora più moderne ed efficienti che ci consentano di intercettare la ripartenza quando questa prenderà abbrivio. Abbiamo già cominciato, con l'innovativo sistema di sanificazione dell'aria "Safe Air" basato sulla tecnologia delle lampade UV-C, presentato ad MSC che ha deciso subito di installarlo su Seashore, attualmente in costruzione a Monfalcone». In questa settimane si parla tanto di Recovery Plan, si discute di risorse e progetti sostenibili. Cosa serve al vostro settore? «Il contributo che l'economia del mare può dare alla ripresa economica e alla sfida ecologica e digitale che dobbiamo affrontare è determinante. Fincantieri ha proposto al Governo un piano di decarbonizzazione focalizzato sui porti, che dovranno diventare smart e green. Infrastrutture più moderne potranno infatti azzerare le emissioni grazie al cold ironing, una tecnologia che permette di alimentare le imbarcazioni in rada attraverso l'energia elettrica erogata dalle banchine, anziché costringerle a mantenere i motori in servizio. In parallelo abbiamo lanciato l'idea di rottamare le unità dedicate al trasporto locale nazionale, peri ridurre l'impatto ambientale e rilanciare l'industria italiana di settore. Bisogna puntare a nuove navi a propulsione LNG, vale a dire a gas naturale liquefatto, elettriche e, in prospettiva, a idrogeno. Insomma, le sfide sono tante ma non ci spaventano, perché abbiamo molti progetti e idee per superarle». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  29/10/2020

29 Ottobre 2020

Profumo (Leonardo): «Sostenibilità come pratica aziendale, anche i bonus legati ai temi Esg»

L'amministratore delegato, Alessandro Profumo parla del percorso e delle sfide del gruppo in un'intervista a SustainEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e di Luiss Business School   Le aziende svolgono ormai un ruolo decisivo sul tema della sostenibilità che richiede scelte precise da fare nei prossimi dieci anni e uno sforzo comune. L'amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Profumo racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor, il percorso del gruppo. A partire dalla sfida principale che è rappresentata dall'innovazione. La crisi legata alla pandemia sta mettendo a dura prova il sistema economico e sociale e sta avendo un impatto sulla società ma, come asset strategico del Paese, Leonardo contribuisce al percorso verso una "nuova normalità", assicura l'ad. Che parla anche delle opportunità del Recovery Fund. Dott. Profumo, un futuro sostenibile è uno dei temi centrali del dibattito economico, politico, sociale. Cosa significa sostenibilità in Leonardo? «Il dibattito sul tema è divenuto centrale negli ultimi tempi, sia in riferimento alla salvaguardia dell'ambiente e alla tutela delle risorse naturali, sia rispetto alle diseguaglianze sociali, ai diritti umani, all'affermazione di nuovi modelli di produzione e di consumo. Si tratta di sfide globali che necessitano di uno sforzo comune e pienamente condiviso. Le aziende hanno ormai un ruolo decisivo in questo senso che richiede delle scelte precise da fare nei prossimi dieci anni. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda Onu 2030 hanno fatto da apripista, dando un nome alle priorità e indicando un percorso. In Leonardo abbiamo risposto a questo richiamo partendo dalla governance: dal coinvolgimento diretto del Cda dell'azienda, con un Comitato dedicato a Sostenibilità e Innovazione e compiti precisi di verifica in capo al Comitato Controllo e Rischi, con l'introduzione di una politica di remunerazione legata ai temi Esg. Oggi stiamo ponendo gli obiettivi di sostenibilità al centro del nostro piano strategico, portando a bordo tutti i manager responsabili delle diverse aree aziendali, con un impegno esplicito affinché la sostenibilità diventi pratica aziendale». Quali sono le principali sfide che Leonardo si trova ad affrontare e quali azioni state mettendo in campo? «La sfida principale per un'azienda che si occupa di aerospazio, difesa e sicurezza è certamente quella dell'innovazione tecnologica. Il nostro obiettivo è mantenere un primato in questo ambito, che si muove ad una velocità elevatissima - vorrei in questo senso ricordare che da sola Leonardo ha rappresentato il 18% dell'export manifatturiero high-tech italiano del 2019. Il passo più importante è stato, dunque, quello di rilanciare il nostro approccio all'innovazione orientandola sempre più verso la sostenibilità, esplorando e investendo sulle disruptive technologies, per anticipare le trasformazioni del mercato e dei contesti in cui operiamo, ma anche portando le nostre soluzioni ad alta tecnologia al servizio degli Sdg. Nello sviluppo dell'innovazione hanno un ruolo centrale i Leonardo Labs, incubatori di tecnologia, trasversali al business, al servizio delle divisioni del gruppo e aperti a contaminazioni esterne verso nuovi mercati high-tech, in cui giovani ricercatori lavoreranno su programmi di frontiera, nel medio e lungo periodo. Ciascuno sarà dedicato a un particolare ambito tecnologico e sarà collegato alla vocazione produttiva della Regione in cui sorge. Ricordo che proprio in questi giorni a Genova stiamo finalizzando l'istallazione del nostro Supercomputer, una macchina che rafforzerà in maniera significativa le capacità dell'azienda nel supercalcolo e contribuirà al riposizionamento del Paese per capacità di calcolo nei settori della ricerca industriale. A proposito di benessere della collettività». II Covid-19 ha messo in luce tante fragilità della nostra società. Quanto può aiutare o frenare un percorso improntato alla sostenibilità? «La crisi legata alla pandemia ha avuto e sta avendo un forte impatto sulla nostra società, mettendo a dura prova il sistema sociale ed economico. E proprio in questi frangenti è fondamentale adottare una politica di reazione comune, a livello europeo, che guidi le scelte e indirizzi le strategie, ispirandosi, lo ribadisco, ad un approccio globale, quello degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda Onu 2030. Contemporaneamente abbiamo assistito ad un processo virtuoso con l'agenda del Green Deal europeo che ha proseguito senza significativi rallentamenti e che rappresenta, ad oggi, la nuova strategia di crescita sostenibile per tutto il continente. Da parte nostra, in Leonardo, durante la prima fase della pandemia, abbiamo reso un servizio ai cittadini di cui sono particolarmente fiero, con un impegno diretto sul campo. Impiegando i nostri velivoli per il trasferimento di pazienti, medici e materiale sanitario, garantendo il monitoraggio, anche dallo spazio, di aree critiche e la sicurezza fisica e digitale, non solo nel nostro Paese. Ma in particolare in Italia, dove abbiamo le nostre radici e da cui siamo partiti per costruire la nostra vocazione internazionale, stiamo lavorando per rendere funzionale il nostro piano strategico Be Tomorrow – Leonardo 2030 al Progetto di Rilancio, al fianco delle Istituzioni nazionali e del sistema economico e produttivo. Siamo infatti un asset strategico per il Paese e con le nostre attività contribuiamo al suo sviluppo tecnologico e al percorso verso una "nuova normalità"». Ora si parla tanto delle risorse del Recovery Fund. Cosa serve al Paese?  «Il Recovery Fund rappresenta un'opportunità di rilancio importante, per il Paese e per l'economia. L'emergenza sanitaria ha messo in luce la necessità di agire su più fronti. Occorre innanzitutto far ripartire l'economia puntando, ancora una volta, sulle tecnologie e attuando piani di investimento mirati, nell'ambito della ricerca e dei settori strategici per il sistema-Paese. Elemento chiave è il processo di digitalizzazione che con le risorse europee potrà essere ulteriormente consolidato. Quello della digitalizzazione è un tema importante, non a caso è uno dei pilastri del piano Next Generation EU lanciato dalla Commissione europea. Per Leonardo, che investe già oggi l'11% dei propri ricavi in ricerca e sviluppo, la digitalizzazione rappresenta un acceleratore di innovazione, tanto per l'azienda quanto per il Paese, una trasformazione che richiede anche governance, competenze e nuove regole. È chiaro che per attuare il piano è necessario un patto tra pubblico e privato che includa, in modo strutturale, il mondo della ricerca e della formazione». E cosa vede nel futuro di Leonardo? «Nel futuro di Leonardo vedo i risultati dell'investimento in innovazione, attraverso lo sviluppo di soluzioni tecnologiche orientate alla sostenibilità, per dare forma a un mondo che non sia solo sostenibile ma "preferibile", prendendo in prestito un termine e un concetto sul quale mi sono recentemente confrontato con il Prof. Floridi in un dialogo pubblico. L'incontro di "saperi " e punti di vista è un tema fondamentale per lo sviluppo sostenibile che si dovrà tradurre in un dialogo di competenze da costruire e assicurare - creando un sapere cross-fertilizzato - per le nuove generazioni, il vero futuro di Leonardo e non solo». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  29/10/2020

28 Ottobre 2020

La chimica verde italiana: il ponte verso il futuro della bioeconomia alla luce del Green New Deal europeo

Come l’applicazione della chimica verde permetterà di costruire un modello di crescita sostenibile per il Paese, all’insegna della bioeconomia e alla luce delle opportunità del Green New Deal europeo. Iscriviti al webinar di "Italia 2030" di MiSE e Luiss Business School! Il webinar prende le mosse dal discussion paper di "Italia 2030" che analizza i concetti di bioeconomia, chimica verde e bioraffineria nella prospettiva dell’economia circolare, evidenziando le potenziali tendenze di sviluppo nel medio-lungo termine. Il webinar sarà l’occasione per contestualizzare lo sviluppo della bioeconomia e della chimica verde nel quadro legislativo nazionale ed europeo, per individuare le policy che permetteranno di rilanciare la posizione dell’Italia in Europa, sostenendo lo sviluppo economico e la tutela ambientale. Coordinatore: Debora Fino, Politecnico di Torino Intervengono: David Bolzonella, Università di Verona, Dipartimento di Biotecnologie David Chiaramonti, Consorzio RE-CORD, Renewable Energy COnsortium for R&D Davide Mainero, Plant manager and environmental project manager, ACEA Pinerolese Industriale Cristina Prandi, Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Chimica Paola Zitella, Area Manager, Environment Park - Green chemistry Il webinar è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione.  REGISTRATI SCARICA IL PAPER SCARICA LE SLIDE Rivedi il webinar   28/10/2020

20 Ottobre 2020

Il recupero dei brownfield e la transizione verde

Siti urbani inquinati: rigenerazione oltre la bonifica, per la trasformazione green delle città e nuove opportunità di crescita economica sostenibile. Iscriviti al webinar di “Italia 2030”, il progetto MiSE e Luiss Business School per l’Italia sostenibile!   Gli interventi di valorizzazione dei brownfield, i siti urbani inquinati, sono un’opportunità per lo sviluppo sostenibile delle città e per migliorare la vita della collettività, dal punto di vista dei benefici ambientali, sociali, ma anche economici e finanziari che questi piani possono generare. Il webinar di “Italia 2030” permetterà di approfondire il position paper e le proposte di policy prodotte dal tavolo tematico “Il recupero dei brownfield e la transizione verde” in una cornice di confronto e dibattito. Coordinatore: Cristiano Galbiati, Full Professor Princeton University e Gran Sasso Science Institute Intervengono: Walter Marcello Bonivento, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Sezione di Cagliari Annamaria Buonomano, Ricercatore, Università degli Studi di Napoli Federico II Fabio Cataudella, Responsabile Power Plants Repurposing, Enel Francesco Lippi, Amministratore Unico, Carbosulcis Carlo Mapelli, Professore Ordinario, Politecnico di Milano Adolfo Palombo, Professore Ordinario, Università degli Studi di Napoli Federico II Per partecipare al webinar è necessaria la registrazione. REGISTRATI SCARICA LE SLIDE Rivedi il webinar 20/10/2020