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Consorzio Italia Cloud: «Interessati alla Nuvola di Stato, con noi anche Insiel»
Consorzio Italia Cloud: «Interessati alla Nuvola di Stato, con noi anche Insiel»
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L’intervista a Marco Bruni, ad di Sourcesense e amministratore di Consorzio Italia Cloud

Il Consorzio Italia Cloud è ancora nella partita della Nuvola di Stato. E, nonostante non abbia presentato la proposta entro la scadenza del 30 settembre, ha continuato e continuerà a dialogare con il ministero dell’Innovazione guidato da Vittorio Colao nell’ottica di presentare una proposta. Inoltre, come racconta Marco Bruni, presidente e amministratore delegato di Sourcesense, nonché consigliere di amministrazione del consorzio, a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School), nella compagine è appena entrata la prima società in-house, Insiel, che progetta, realizza e gestisce servizi informatici per conto della Regione Friuli-Venezia-Giulia in collaborazione e sinergia con il territorio. Altri ingressi sono previsti nella compagine di cui fanno già parte oltre a Sourcesense, Seeweb, Infordata, Babylon Cloud, Eht e NetaliaIl. 

«Giochi ancora aperti, daremo il nostro contributo alla discussione»

Dopo aver ricevuto rassicurazioni sulla procedura che sarà seguita e sulla possibilità di partecipare ancora, il consorzio, che non aveva presentato una proposta entro la scadenza poiché non aveva ancora chiare le caratteristiche della gara, ha deciso di andare avanti. Entro il 30 settembre sono state, ivnece, presentate due proposte, quella di Almaviva- Aruba e quella di Tim, Sogei, Leonardo e Cdp. «In realtà – spiega Bruni – i giochi sono ancora aperti, daremo il nostro contributo alla discussione in corso sul modello da adottare. E riteniamo molto importante l’adesione al consorzio della società in house, così come le adesioni che auspichiamo seguiranno nell’ottica di una proposta alternativa e praticabile». D’altronde, prosegue Bruni, «è emerso uno scenario più aperto di quanto apparisse inizialmente quando sembrava si sarebbe scelta una proposta e il proponente si sarebbe trovato in pole position. In realtà non è così».

«Occorre prendere in considerazione le infrastrutture già esistenti»

Secondo il consorzio, il modello da utilizzare non dovrebbe basarsi sulla creazione di un’infrastruttura ex novo, ma sulla federazione delle infrastrutture e dei servizi già esistenti. «Non bisogna considerare l’opportunità della gara come la realizzazione soltanto di una nuova infrastruttura con certe caratteristiche, ma bisogna prendere in considerazione le infrastrutture certificate che ci sono già. Secondo noi, cioè, dovrebbe essere posto l’accento sulla federazione di servizi già esistenti, facendo molta attenzione al valore effettivo dei dati che il cloud andrà a gestire. Si tratta, infatti, dei nostri dati, dati importanti che hanno anche un valore economico rilevante e dobbiamo proteggerli, evitando di farli andare in mano agli hyperscaler americani che hanno già tanti nostri dati, e che acquisterebbero così anche quelli sensibili». Da una parte, dunque, bisogna prestare molta attenzione «alla fase di categorizzazione dei dati», dall’altra occorre «considerare che ci sono già tante, forse troppe, infrastrutture cloud; bisogna, invece, sfruttare bene quello che c’è e ha già i giusti livelli di sicurezza».

«Importante che la giurisdizione dei gestori del cloud sia quella italiana»

L’interrogativo, infine, riguarda il fatto se «valga la pena di mettersi nella condizione di affidare i nostri dati a soggetti che giuridicamente non rispondono al nostro Stato; è importante, cioè, che la giurisdizione a cui sono sottoposti i gestori del cloud sia quella italiana, non estera. Oggi ci sono già leggi estere che consentono di acquisire i dati, come il Cloud Act americano, e ce ne potrebbero essere altre. Inoltre, quando parliamo di hyperscaler pensiamo ai big americani, ma sono da considerare anche i cinesi. In conclusione, qualunque Stato sovrano può cambiare le proprie leggi e imporre ai soggetti che sono nelle loro legislazioni di adempiere a certe richieste: è il rischio più grande, da evitare, che si corre con il cloud».

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22/10/2021

Data pubblicazione
22 Ottobre 2021
Categorie
DigitEconomy.24