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«Pronti a valutare dossier Sirti se c’è interesse, Clessidra tra i soci Italtel»
«Pronti a valutare dossier Sirti se c’è interesse, Clessidra tra i soci Italtel»
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L’intervista a Umberto Pesce, presidente del gruppo Psc sul progetto di polo nazionale dell’impiantistica, a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School

Il gruppo di impiantistica Psc guarda alla concorrente Sirti per creare una compagnia più forte e, una volta riscontrato interesse verso qualche forma di aggregazione, si dice pronto a valutare il dossier. Lo annuncia a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) il presidente Umberto Pesce mentre il gruppo è in attesa dell’esito dello stanziamento nell’ambito di Patrimonio Rilancio, strumento del Mef gestito da Cdp per il rafforzamento patrimoniale delle imprese di medio-grandi dimensioni. Un passaggio considerato dalla società punto di snodo per creare «il polo nazionale dell’impiantistica» come nei progetti del gruppo.

Nei mesi scorsi Psc, che è controllata all’80% dall’holding della famiglia Pesce, per il resto, equamente diviso, tra Fincantieri e Simest, ha avuto il via libera del tribunale per il salvataggio di Italtel, società in concordato preventivo, un’operazione in cui è entrata anche Tim. «Italtel – aggiunge Pesce – sarà un’operazione a tre: oltre Psc che ha la maggioranza e Tim, che avrà il 18%, Clessidra ci ha dato fiducia aprendo alla possibilità di intervenire nell’azionariato della newco. Per effetto dell’ingresso di Clessidra la quota di Tim si è diluita dal 25 al 18 per cento». Intanto, ad aprile scorso l’azienda di impiantistica ha cooptato nel board Mauro Moretti che sarà nominato amministratore delegato in occasione della prossima assemblea chiamata ad approvare i conti 2020. Un ingresso che, a causa della condanna in secondo grado dell’ex ad di Ferrovie  per la tragedia di Viareggio (condanna  annullata dalla Cassazione che ha chiesto di rifare il processo), non ha mancato di suscitare reazioni come l’interrogazione parlamentare di Fdl al presidente del Consiglio Mario Draghi.

Con le dimissioni del consigliere Luigi Ferraris, nominato ad di Ferrovie e l’arrivo di Moretti come amministratore delegato come cambierà la vostra governance?

Entro fine giugno ci sarà l’approvazione del bilancio 2020, l’attuale cda terminerà il suo mandato e con i rinnovi delle cariche vi sarà molto probabilmente una concentrazione. In questi mesi, i membri del cda hanno messo a disposizione del gruppo tutto il loro valore e la loro esperienza e sono risultati decisivi nel nostro percorso di crescita. Moretti assumerà l’incarico di amministratore delegato. Precedentemente avevamo un ampio consiglio con l’intento di distribuire le deleghe. L’arrivo di Moretti, che come ad del gruppo avrà tutte le deleghe e che conosce la realtà Psc per essere stato membro dell’advisory board del gruppo, lascia propendere per l’opportunità di un consiglio più concentrato. Fulvio Conti resterà come vicepresidente. Intanto ci prepariamo a portare avanti il nostro piano industriale, ambizioso e sfidante in termini di fatturato sebbene condizionato innegabilmente dall’effetto Covid, di cui abbiamo come tante altre realtà industriali risentito.

A che punto è l’acquisizione di Italtel?

Sta andando avanti la procedura del tribunale, ci sarà l’adunanza dei creditori a settembre e l’omologazione del concordato è prevista per la fine di dicembre. Italtel sarà un’operazione a tre: oltre Psc che ha la maggioranza e Tim che avrà il 18%, Clessidra ci ha dato fiducia aprendo alla possibilità di intervenire nell’azionariato della newco. Noi siamo impazienti di vedere risolti tutti i passaggi della procedura concorsuale, in modo da consentire a questa eccellenza italiana di rilanciarsi sul mercato.

Come funziona e a che punto è l’operazione Patrimonio rilancio, punto di snodo per il vostro progetto di Polo nazionale dell’impiantistica?

Il Mef ha stanziato i fondi, la Cdp prima dei cambi al vertice ha approvato il regolamento, puntiamo molto sulla finalizzazione dell’operazione Patrimonio rilancio, la stiamo aspettando anche per i benefici che ne riceverebbe l’intero gruppo, una volta aggregata Italtel. E’ un vero e proprio punto di snodo nello slancio del nostro progetto del polo nazionale impiantistico. Applicando i parametri della misura ai numeri del gruppo, da Patrimonio rilancio puntiamo ad avere risorse per circa 70 milioni di euro: in particolare, con Cdp è stata analizzata la possibilità di emettere un prestito subordinato, conforme alla normativa europea sottostante allo strumento. Il polo punta ad aggregare altre realtà importanti. Man mano che progetteremo le nuove operazioni anche il fondo Clessidra potrà valutarle e decidere nel caso di investire.

Pensa che Sirti, tra gli attori più importanti nel settore dell’impiantistica italiana, possa essere il prossimo obiettivo per andare avanti nel progetto? E in questo caso pensate a partnership?

Indubbiamente Sirti è una compagnia che per valore e contiguità di business può interessare nell’ottica di arricchire il progetto, per cui un’eventuale operazione meriterebbe di essere approfondita, sotto diversi aspetti; quello industriale, per le sinergie che si potrebbero sfruttare con Italtel, quello dell’occupazione aggregata che, in questo modo, arriverebbe ad oltre 10mila unità e quello del volume d’affari che potrebbe incrementarsi fino a circa 2 miliardi. Un eventuale aggregazione sarebbe di sicuro valore per l’industria nazionale, perché vista l’omogeneità industriale si creerebbero i migliori presupposti per cogliere le prossime opportunità di business che si intravedono all’orizzonte col Pnrr, permettendo al tempo stesso a un vero e proprio colosso made in Italy di presentarsi anche sui mercati internazionali in maniera forte.

Avete avviato una trattativa?

Al momento no, ma se vi fosse un interesse verso qualche forma di aggregazione potremmo valutare il dossier. Auspico che il contesto economico nazionale, recuperata solidità e stabilità anche attraverso le imminenti misure di sostegno, consenta di propendere verso questa sfidante ed affascinante prospettiva aggregativa.

Resta il vostro progetto di quotazione in Borsa?

Sì, il nostro progetto prevede la quotazione, che valutiamo di poter effettuare entro il 2023-24. Nel frattempo inizieremo a razionalizzare l’organizzazione societaria, con fusioni infragruppo.

Oltre alle operazioni in Italia guardate all’espansione all’estero?

Sì, stiamo puntando in particolare alla Libia dove abbiamo due contratti per realizzazioni di infrastrutture allo stato sono sospesi a causa della guerra civile. A fine maggio ho avuto l’onore e il piacere di partecipare al recente business forum Italia-Libia. Ci puntiamo molto, tanto che progettiamo di aprire una branch, a Tripoli e/o Misurata. A noi piacerebbe andare in Libia in raggruppamento con altre aziende italiane, riuscendo a fare squadra. Oltre alla Libia siamo presenti in America Latina, Romania e Spagna, Danimarca, Qatar e Russia. Anche in vista delle risorse del Recovery, puntiamo a rafforzarci in Romania e Spagna e a entrare nel mercato greco dove crediamo ci siano molte opportunità. Attualmente il nostro fatturato dall’estero rappresenta poco meno del 40%, vorremmo superare leggermente la soglia del 50% al 2024.

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12/6/2021

Data pubblicazione
12 Giugno 2021
Categorie
DigitEconomy.24