lbs
«Sovranità digitale europea non è protezionismo, ma attenti a rapporti con Cina»
«Sovranità digitale europea non è protezionismo, ma attenti a rapporti con Cina»
lbs

L’esperto Gerard Pogorel anticipa le linee del documento dell’European Libéral Forum, la Fondazione parlamentare del Gruppo europeo “Renew” 

Autonomia strategica digitale europea: un obiettivo fondamentale da raggiungere che necessita di una serie di azioni e iniziative a livello politico e normativo. Lo spiega Gerard Pogorel, esperto internazionale di tlc e professore emerito di economia, che sta lavorando all’elaborazione di un documento da portare all’appuntamento di febbraio sulla sovranità digitale europea per conto del European Libéral Forum, la Fondazione parlamentare del Gruppo europeo “Renew” di cui fa parte anche il partito del presidente francese, Emmanuel Macron. Anticipando a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) alcune linee che saranno l’ossatura del documento da portare in Parlamento, Pogorel spiega che «la sovranità strategica digitale non significa essere protezionisti, tutt’altro, significa invece apertura».

Per la sovranità strategica servono forti input di politica industriale

Inoltre, la sovranità strategica «suppone input forti di politica industriale pubblica. È infatti importante che l’Europa si occupi, come sta cominciando a fare nell’ambito dei chip o dell’intelligenza artificiale, di politica industriale», ma sempre con un coordinamento forte con l’industria. Tutto questo non può prescindere «da un forte consenso internazionale dei partner e alleati», proprio nel contesto di apertura necessaria del concetto di autonomia strategica. Vanno prese in considerazione «tutte le tecnologie critiche, da qualunque parte provengano, con il minor numero di eccezioni possibili. Vanno, inoltre, garantite fortemente la privacy e la sicurezza, anziché la concorrenza».

Serve un quadro chiaro di regole anche di fronte all’interesse per le reti

Un capitolo a parte, aggiunge Pogorel, va dedicato alla Cina con la quale bisogna «puntare su rapporti di rivalità e di forza, in un delicato bilanciamento di potere, considerati gli ingenti scambi commerciali in atto con questo Paese». Inoltre l’autonomia digitale strategica implica «un quadro chiaro di regole» e un orientamento deciso «all’innovazione, rimuovendo o alleggerendo in caso, gli ostacoli normativi». Le linee che saranno parte fondante del documento dell’European Liberal Forum si inseriscono in un contesto di appetiti per le infrastrutture strategiche europee, che, dopo le torri, suscitano oggi i più forti interessi da parte dei fondi. Pensiamo, ad esempio, a Tim, per cui il fondo statunitense Kkr ha inoltrato una manifestazione di interesse, o alla britannica BT: i rumor, poi smentiti, hanno parlato di un’imminente offerta da parte del colosso indiano Reliance. Oltre all’opa, il gruppo del miliardario Mukesh Ambani, avrebbe valutato un’alleanza con Openreach, la controllata di BT per la fibra ottica. Testimoniando ancora una volta l’interesse per l’infrastruttura. «È evidente che l’interesse internazionale si è spostato sull’infrastruttura di rete che garantisce ritorni crescenti. Non si tratta anche in questo caso di fare protezionismo, ma servono regole chiare e bisogna tutelare – conclude Pogorel – l’autonomia strategica digitale europea in maniera aperta con obiettivi innovativi».

SFOGLIA IL REPORT COMPLETO

3/12/2021

Data pubblicazione
3 Dicembre 2021
Categorie
DigitEconomy.24