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Confindustria Digitale: «Basta piani, ora digitalizzare l’Italia»
Confindustria Digitale: «Basta piani, ora digitalizzare l’Italia»
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L’intervista al presidente Cesare Avenia su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore

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Basta con i piani, è il momento di agire e spingere sull’acceleratore per la digitalizzazione del Paese. E’ la posizione di Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale, in un momento cruciale per il rilancio dell’Italia quando i temi delle tlc e del digitale sono alla ribalta, a partire dal piano preparato dalla Task force Colao e dai primi risultati degli Stati Generali. Un piano, quello Colao «il cui unico difetto- dice Avenia a DigitEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School – è quello di mettere davanti agli occhi tutti i ritardi che il Paese ha accumulato». Investimenti per completare la rete in banda ultra larga, innalzamento dei limiti elettromagnetici e sburocratizzazione sono tra le priorità del piano Colao che Confindustria Digitale condivide in toto. Al Governo dunque l’appello per compiere un atto di coraggio e fare in fretta: «La cosa più grave che dobbiamo evitare è quella di continuare a definire piani, ora li dobbiamo portare a termine».

Presidente Avenia, che cosa ne pensa della parte sul digitale del piano Colao?

Se il piano di Colao ha un difetto, è quello che mette davanti agli occhi tutti i ritardi che questo Paese ha accumulato. Noi già da qualche tempo abbiamo lanciato l’allarme, e abbiamo sempre detto che il ritardo nel digitale è il motivo fondamentale per cui il Paese non decolla. Bisogna pur dire che, anche prima della pandemia, non è che ce la passassimo bene, ma l’emergenza ha certamente aggravato una situazione drammatica.  In particolare, a luglio dell’anno scorso, abbiamo presentato il piano straordinario per il digitale; non c’era pandemia, non c’era allarme sanitario, ma quel piano, accolto favorevolmente dall’allora ministro dell’Economia, è caduto nel dimenticatoio a seguito della crisi di governo. Ora le misure previste da quel piano straordinario sono praticamente di nuovo tutte nel piano Colao. Ci auguriamo che questa volta l’emergenza digitale di cui soffre il Paese non venga più ignorata.

 Quali sono le priorità che condivide?

Innanzitutto c’è l’aspetto degli investimenti per completare la rete in banda ultra-larga. In secondo luogo, in tema di 5G, un altro punto fondamentale è l’adeguamento dei limiti elettromagnetici italiani a quelli degli altri Paesi europei. A proposito di 5G, vale la pena ricordare che in piena pandemia sono stati denunciati collegamenti tra la nuova tecnologia e il coronavirus che hanno allarmato le amministrazioni comunali, vere e proprie fake news che vanno denunciate. Colao, su questo fronte, ribadisce in maniera autorevole che il vero problema è che i nostri limiti elettromagnetici sono molto più bassi rispetto alla media europea.  Un terzo aspetto fondamentale è quello della sburocratizzazione e della digitalizzazione della Pa, necessità messa in evidenza proprio dall’aumento dello smart working a causa delle limitazioni della pandemia. È imprescindibile portare a termine nel più breve tempo possibile il completamento delle piattaforme strategiche nazionali, quali Anpr, Spid, il Fascicolo sanitario elettronico che sono l’architrave su cui poggia la possibilità per la Pubblica Amministrazione di fornire servizi in forma digitale. Occorre inoltre accelerare l’attuazione di tutte quelle azioni previste dal piano triennale per l’informatica della Pubblica amministrazione volte ad assicurare l’interoperabilità tra banche dati e piattaforme. Infine Colao, e questo è un altro punto su cui concordiamo pienamente, dice che il piano industria 4.0 andrebbe potenziato e reso strutturale.

 L’Italia, secondo l’indice Desi, è retrocessa dal ventiquattresimo al venticinquesimo posto della Ue a 28. Se lo aspettava?

E’ un disastro annunciato, i nostri allarmi sono rimasti inascoltati. L’Italia vive una contraddizione insostenibile fra l’essere nei primi dieci Paesi industrializzati al mondo e fra gli ultimi nel ricorso all’innovazione. Una contraddizione che si trascina da anni e che si è tradotta in un vero e proprio blocco delle capacità non solo di crescita, ma anche di progettare un Paese nuovo, più semplice, performante ed efficiente, in grado di attrarre investimenti e aprire nuove opportunità ai giovani.

Come si può risolvere il problema del digital divide che affligge il nostro Paese?

L’obiettivo da porsi è quello della Gigabit Society 2025, vale a dire copertura con banda di download ad almeno un gigabit al secondo al 100% di tutti i principali driver socio-economici (aziende, scuole, università, ospedali, trasporti e pubblici servizi); copertura al 100% delle famiglie con banda di download ad almeno 100 Mbit/s, valore che deve essere possibile aumentare fino ad un gigabit al secondo; per le connessioni mobili, diffondere la copertura dei sistemi cellulari 5G in tutte le aree urbane e lungo tutte le principali vie di trasporto terrestre. Purtroppo, sulla tabella di marcia della copertura in fibra ci sono ritardi dovuti principalmente alla troppa burocrazia e alla permissistica farraginosa. Concordiamo con Colao quando afferma che, poiché questa infrastrutturazione è cruciale per la produttività del Paese, si deve anche prevedere l’intervento del governo per semplificare e accelerare le procedure prevendo che le autorizzazioni vengano rilasciate a livello centrale.

 Una delle critiche mosse al piano Colao è che non prevede le risorse necessarie ai vari interventi, senza stabilire le priorità.

Questa polemica è un po’ stucchevole, da una parte si dice che il piano dice cose che già si sapevano, ma se c’è un ritardo nel Paese è giusto metterlo in evidenza, contemporaneamente si critica il fatto che non ci siano risorse individuate. Se è vero, com’è vero, che immaginiamo il piano Colao come il punto di riferimento completo di tutto quello che ci sarebbe ancora da fare, ora la politica deve entrare nel merito e tirare fuori dalla proposta generale le priorità, stabilendo le risorse.

 Che cosa chiedete ora al governo come Confindustria Digitale?

Chiediamo un atto di coraggio, di leadership, le cose che ci sono da fare sono chiare, le priorità le abbiamo dette, bisogna realizzarle. La cosa più grave che dobbiamo evitare è quella di continuare a definire piani, ora li dobbiamo portare a termine, peraltro abbiamo dimostrato durante la pandemia che quando si vuole cambiare lo si può fare in fretta. E’ importantissimo che in questo momento rimanga il senso dell’urgenza. Le risorse che stiamo utilizzando, soprattutto quelle del decreto Rilancio, sono state date a pioggia e non vanno a incidere sulla produttività a medio-lungo termine del Paese, adesso è il momento di completare la trasformazione digitale. Certo ci vuole coraggio. Ad esempio per la revisione dei limiti elettromagnetici, i sindaci sono assediati da movimenti locali che nella migliore delle ipotesi ignorano la realtà, nella peggiore remano contro. Il piano Colao, così come tutti i nostri contributi, sono stati dati per il bene del Paese, non dovrebbero essere oggetto di polemica politica. In conclusione: i piani ci sono, è ora di agire.

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Data pubblicazione
18 Giugno 2020