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Hedberg: «Rete unica? Sì, ma con modello wholesale only»
Hedberg: «Rete unica? Sì, ma con modello wholesale only»
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Per l’amministratore delegato dell’azienda è «fondamentale investire in nuove reti, ma anche nella formazione». L’intervista su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore.

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WindTre favorevole alla rete unica per portare la connessione Internet in tutto il Paese, ma a patto che la nuova società abbia «un modello di business wholesale only», cioè che non faccia al contempo il fornitore all’ingrosso di banda ultra-larga e il concorrente nella vendita ai clienti. È la posizione di Jeffrey Hedberg, amministratore delegato di WindTre, dopo l’apertura del confronto con Governo e Cdp sul progetto di rete unica che coinvolge Tim e Open Fiber.  In un momento in cui, alla luce delle risorse che metterà a disposizione il Recovery Fund, la digitalizzazione del Paese è al centro del dibattito politico e imprenditoriale, Hedberg ricorda inoltre che «occorre investire sui servizi pubblici basati sul 5G» per non perdere il vantaggio accumulato dall’Italia in questa tecnologia. È fondamentale, inoltre, colmare il digital divide con la fibra ottica, ma privilegiando un approccio pragmatico: ad esempio, dice Hedberg, «la tecnologia Fwa potrebbe dare un contributo importante ad accrescere rapidamente il numero di famiglie e imprese in grado di accedere alla rete a banda ultralarga».

Il Consiglio europeo ha deciso che almeno il 20% dei fondi del Recovery and Resilience Facility sarà destinato al digitale. Quali ambiti, tra 5G, banda ultra-larga, data center e altre tecnologie, secondo voi soffrono del maggiore ritardo e quindi dovrebbero avere priorità nei progetti?

L’Italia ha gestito in modo molto efficace la crisi pandemica e adesso può rilanciarsi nel quadro internazionale anche grazie alle reti 5G e ultrabroadband, che hanno reso possibile la continuità produttiva e l’erogazione di servizi in molti settori. Noi e le altre aziende di telecomunicazioni abbiamo già investito molto sulla rete 5G e ora il Paese ha un vantaggio oggettivo rispetto ad altri. Per sfruttare questo vantaggio è necessario muovere i passi successivi: investire sui servizi pubblici basati sul 5G per realizzare un salto di qualità a beneficio di famiglie e imprese, a partire dalla sanità, con i modelli di eHealth, e sostenere gli investimenti delle imprese manifatturiere nel campo dell’Internet of Things per accelerare sull’Industry 4.0.

Oltre alle carenze nell’infrastruttura, l’Italia, come mostra l’indice Desi, ha un grande ritardo nelle competenze digitali, reso evidente nel periodo del lockdown.  Come, secondo voi, si potrebbe superare questo gap?

Sviluppare le competenze e i talenti è una sfida ancora più complessa di quella infrastrutturale, ma è altrettanto importante. Ognuno può fare la propria parte passando dalla retorica all’azione. In WindTre abbiamo varato un transformation plan che è stato molto apprezzato anche dai sindacati, proprio perché prevede ingenti investimenti nella formazione. Uno sforzo che coinvolge le università pubbliche e private e altri partner. Il Paese ha bisogno di accelerare il passaggio dal mondo della formazione a quello aziendale attraverso programmi e iniziative coerenti con l’evoluzione della domanda di lavoro. Che cambia rapidamente, quindi è necessario che la formazione venga organizzata in modo più elastico, più adattativo.

I bandi per le aree grigie, inizialmente previsti entro l’estate, sono stati rimandati. Si potrebbero sfruttare altre tecnologie, come l’Fwa (il Fixed wireless access), per arrivare al più presto a portare la connessione a Pmi e zone rurali?

Sulle tecnologie dobbiamo essere pragmatici perché evolvono rapidamente, anche con scarti improvvisi. Al momento abbiamo una certezza: che la tecnologia Ftth, cioè la fibra ottica fino all’utenza, è quella che garantisce le prestazioni richieste da tutte le applicazioni che possiamo immaginare oggi. Per colmare il digital divide e tenere insieme il Paese, creando opportunità anche nelle aree più remote ed evitare che vengano abbandonate per affollare le città, bisognerebbe continuare nello sforzo di portare la fibra ottica. Tuttavia, è giusto tenere un approccio pragmatico e cercare soluzioni con un rapporto ragionevole tra costi e benefici e in questo quadro noi crediamo che la tecnologia Fwa potrebbe dare un contributo importante ad accrescere rapidamente il numero di famiglie e imprese in grado di accedere alla rete a banda ultra-larga.

Negli anni scorsi, WindTre ha partecipato alla maxi-asta per le frequenze 5G che ha provocato un esborso notevole per gli operatori di tlc. Quali e quando pensate possano essere i ritorni? Servono stimoli all’adozione di nuovi servizi basati su questa tecnologia?

Come accennavo prima, le infrastrutture sono già a buon punto. Il beneficio per le famiglie e le imprese si concretizza con le applicazioni, in particolare quelle nei servizi pubblici e nell’ambito B2B. Per questo serve un investimento in tale direzione, che aumenta l’efficienza del sistema-Paese e lo stimolo alla domanda di tecnologia per sollecitare gli interventi privati, che aumentano la competitività. WindTre ha in corso un piano di investimenti da sei miliardi di euro in cinque anni che si completa nel 2021, grazie al quale la nostra rete mobile è certificata come la più veloce d’Italia da un numero crescente di istituti internazionali. Il ritorno sugli investimenti è quindi un tasto dolente, anche a causa della ipercompetitività che ha innescato una spirale deflazionistica sui prezzi. Con il passaggio alla fase applicativa, al beneficio per il Paese corrisponderà anche un ritorno sugli investimenti.

Il settore delle tlc vive da anni una situazione di ricavi e margini in calo, ma con richieste di investimenti privati sempre più alti. Quale futuro si prospetta?

In Italia le telco hanno investito 90 miliardi di euro in dieci anni, di cui 13 solo per le frequenze, in un mercato che ha tariffe tra le più basse del Continente e che vede la richiesta di connettività in continua crescita, accelerata negli ultimi mesi anche dal lockdown. Credo che il Governo e le autorità indipendenti dovrebbero sviluppare una visione strategica del settore, in cui accanto alla tutela del consumatore nel breve termine vengano perseguiti gli interessi del Paese nel lungo termine. E questo implica condizioni che consentano alle imprese di continuare a investire.

Siete di recente stati convocati dal Governo per il progetto rete unica. Siete soddisfatti dell’interlocuzione in corso? E quale ruolo WindTre potrebbe giocare nel progetto?

Il Governo ha condiviso con gli operatori la propria determinazione ad accelerare in tutto il Paese la diffusione della banda ultra-larga basata sulla fibra ottica. Noi siamo molto favorevoli, è un obiettivo importante per tutto il Paese: sia per le famiglie sia per le imprese. L’Italia può ricoprire un ruolo importante nella Gigabit society che si va costruendo in Europa, se non rallenta e continua invece a investire sulle infrastrutture digitali. WindTre c’è e ci sarà. Abbiamo segnalato al Governo, insieme con altri operatori, che una società nuova, creata per realizzare un’infrastruttura unica, deve avere un modello di business wholesale only, cioè che non faccia il fornitore e il concorrente al tempo stesso e garantisca a tutti parità di condizioni di accesso alla rete.

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8/10/2020

Data pubblicazione
8 Ottobre 2020