lbs
Retelit: «Pronti a contribuire a rete unica se con modello wholesale only e solo in alcune aree del Paese»
Retelit: «Pronti a contribuire a rete unica se con modello wholesale only e solo in alcune aree del Paese»
lbs

Parla l’ad Federico Protto: «Valuteremo nuove acquisizioni e siamo pronti a partecipare ai bandi per le aree grigie». Oggi su DigitEconomy.24, il report Luiss Business School e Il Sole 24 Ore.

2020_Digit_Economy_Protto_fb

Pronti a contribuire alla rete unica, ma a determinate condizioni: che sia wholesale only e che operi in aree selezionate del Paese. E’ la posizione di Retelit, azienda di infrastrutture in banda ultra-larga che conta 16mila chilometri di fibra ottica . «Noi siamo favorevoli a un modello di rete unica, in ottica wholesale only e per certe aree del Paese, ad oggi meno coperte. Con questi paletti saremmo ben contenti di dare il nostro contributo anche fattivo. La discussione è in corso, stiamo cercando di capire», ha spiegato a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School, Federico Protto, amministratore delegato di Retelit. Quotata dal 2000, la società ha tra i suoi focus le aree grigie e, in attesa che arrivino i bandi pubblici a cui parteciperà, si sta già attivando direttamente. Di recente ha portato a termine due acquisizioni e registrato un cambiamento nella compagine azionaria. Una volta “digerite” le acquisizioni, dice Protto, si valuteranno nuove possibilità, soprattutto nel campo degli operatori infrastrutturati con forte presenza locale e nel mondo dei servizi. Inoltre l’azienda punta all’investimento nelle aree grigie e, in attesa che escano i bandi pubblici a cui parteciperà, si sta già attivando direttamente.

Dottor Protto, c’è attesa per i bandi Infratel sulle aree grigie, siete interessati?

Le aree grigie sono tra i nostri focus. Nell’attesa che il Governo intervenga con bandi dedicati, come annunciato, ci siamo attivati direttamente, per integrare l’offerta di infrastruttura. Occorre considerare che più del 50% della popolazione italiana vive nelle aree grigie, oltre a una buona fetta di aziende, anche di medie dimensioni. Da parte nostra, siamo pronti a partecipare quando usciranno i bandi.

 Pensate a collaborazioni con altri operatori nelle aree grigie?

Essendo un operatore infrastrutturato completo, non abbiamo bisogno di partner nello sviluppo dell’infrastruttura stessa. Tuttavia, potremmo prendere in considerazione di concludere accordi qualora, nell’area considerata, fossero già attivi operatori locali, con cui raggiungere intese commerciali.

A proposito di partnership e collaborazioni si parla tanto di rete unica. Qual è la posizione di Retelit?

Ci sono tante prospettive da cui analizzare il tema della rete unica: quella strettamente industriale, quella politica e mediatica, quella regolamentare e quella finanziaria. Metterle in fila tutte, credo, non sia facilissimo. Noi siamo interessati da un punto di vista industriale, visto che si parla di opportunità di crescita e di condivisione dell’infrastruttura. E’ importante però sottolineare che in ambito tecnico, le semplificazioni non sempre rendono bene e questo è forse il caso, visto che è passata l’idea che rete unica significhi Internet in tutte le case ad altissima velocità. Non potrà essere obbligatoriamente così, perché un investimento uniforme su tutto il territorio nazionale sarebbe difficilmente sostenibile e anche forse poco adatto alle esigenze del Paese, considerando che l’evoluzione della tecnologia è sempre un fattore che può modificare gli scenari e le differenti situazioni nelle varie aree. Quindi vediamo meglio investimenti mirati in particolari aree del Paese che al momento risultano indietro in termini infrastrutturali.

A livello regolatorio vedete criticità?

Si tratta del nodo più critico. Un’infrastruttura del genere con modello cosiddetto wholesale only, cioè che vende servizi solo agli operatori e non ai consumatori finali, potrebbe essere vista come un passo in avanti. E su questo siamo assolutamente favorevoli. Un operatore che abbia un modello di business con una componente verticalmente integrata sarebbe, invece, un problema, visto che potrebbe essere messa in dubbio la parità di trattamento. Se guardiamo al recente passato, la competizione infrastrutturale ha avuto anche effetti positivi, soprattutto lato prezzo, ma ha comportato investimenti solo dove c’è remunerazione ed è giusto che sia così, in una logica di mercato. Tirando le somme, noi siamo favorevoli ad un modello di rete unica, in ottica wholesale only e per certe aree del Paese, ad oggi meno coperte. Con questi paletti saremmo ben contenti di dare il nostro contributo anche fattivo. La discussione è in corso, stiamo cercando di capire.

Valutate il conferimento di asset?

Con un modello wholesale only e di co-investimento in aree specifiche, saremmo disposti a valutarne le condizioni, in un’ottica di sistema e quindi anche con tutti i principali operatori del settore, sempre però valorizzando dal punto di vista economico gli investimenti fatti.  Nelle settimane scorse il nome di Retelit è apparso nel procedimento europeo per dumping contro aziende cinesi esportatrici di fibra Abbiamo chiarito che non siamo importatori, ma meri utilizzatori di fibra ottica. Il tema riguarda chi importa fibra, noi operatori ci affidiamo ad aziende specializzate con cui stipuliamo contratti di “fornitura in opera”. Retelit si limita a indicare all’impresa appaltatrice le caratteristiche e le specifiche tecniche della fibra ottica da utilizzare, lasciando che sia l’impresa incaricata a scegliere autonomamente il fornitore dal quale acquistarla. Noi controlliamo solo che il lavoro sia svolto esclusivamente sotto il profilo della conformità alle specifiche tecniche indicate.

Di recente c’è stato un cambiamento dal punto di vista azionario di Retelit con l’ingresso del fondo spagnolo Asterion, ci saranno impatti nella gestione?

Storicamente siamo sempre stati una public company, senza un vero e proprio azionista di riferimento che avesse una maggioranza ampia. Recentemente ci sono stati cambi di azionariato, penso principalmente perché il titolo è cresciuto molto e la società è diventata appetibile. Ai primi di ottobre il fondo spagnolo Asterion ha annunciato la firma di un accordo per l’acquisto del 24,1% della società da alcuni azionisti attuali: Fiber 4.0 che possiede circa il 13,9% e la tedesca Axxion che detiene circa il 10 per cento. Siamo a questo punto. Gli azionisti possono cambiare, ma l’attività di Retelit prosegue secondo il piano industriale definito e la struttura rimane tendenzialmente public.

Nella vostra strategia un punto importante è costituito dai dati e dalla loro gestione. Che cosa ne pensa del progetto di realizzare un cloud europeo?

Abbiamo aderito con gioia al progetto Gaia-X. Ad oggi si tratta di un framework di regole più che di una struttura vera e propria, portato avanti dai Governi francese e tedesco, con l’appoggio successivo di quello Italiano. Ritengo sia fondamentale che la Ue intervenga per regolamentare macro-settori, nel rispetto dei cittadini. La normativa Gdpr, per esempio, che tutela i nostri dati è sicuramente avanzata. Avere un’impostazione architetturale basata su un approccio europeo per un tema così importante come il trattamento dei dati, è fondamentale. Diverso è il discorso tecnologico, l’obiettivo di creare le fondamenta per la crescita in questo ambito del Vecchio Continente è più difficile, considerando che già ci sono grandi player internazionali in campo e tutti con un vantaggio competitivo notevole. In tema di relazione con aziende internazionali, americane o cinesi, ritengo che la base di partenza sia il rispetto delle normative europee, tra cui, per esempio, proprio quella relativa al Gdpr. Lo stesso metro dovrebbe essere applicato per le tecnologie in corso di sviluppo, come il 5G. Se si trovasse il modo di definire i parametri normativi validi per tutti e con la possibilità di verifica tecnica e funzionale, sarebbe la soluzione migliore. L’isolazionismo tecnologico è un errore.

Dopo le acquisizioni di Brennercom e di Gruppo PA avete altre acquisizioni in vista?

Riteniamo che la crescita a livello organico e inorganico sia opportuna per la società, guardando il tutto nell’ottica di considerare Retelit quale piattaforma su cui agganciare nuove realtà. Con i dovuti tempi e la necessità di “digerire” le acquisizioni, la risposta è dunque assolutamente positiva. Guardiamo sia ad altri operatori infrastrutturati con una forte presenza in ambito locale come Brennercom sia ad operatori che possano aiutarci a crescere nel mondo dei servizi, come gruppo PA.

Data pubblicazione
22 Ottobre 2020