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Mancano oltre 5mila lavoratori per realizzare le reti fibra, senza riorganizzazione settore a rischio occupazione
Mancano oltre 5mila lavoratori per realizzare le reti fibra, senza riorganizzazione settore a rischio occupazione
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I sindacati chiedono un tavolo al Mise e Tim assicura proroghe per i contratti sul rame. Per Ripa (Open Fiber) la formazione è fondamentale: servono giuntisti, progettisti, periti tecnici

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Il 2021 sarà l’anno del boom della fibra, ma, nonostante questo, le società di installazione di rete che danno lavoro, compreso l’indotto, a circa 50mila dipendenti, sono in sofferenza. D’altro canto, secondo quanto risulta a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School), mancano all’appello, per realizzare le reti secondo i piani dei principali operatori, Tim e Open Fiber, tra le 5 e le 10mila risorse. E questo non perché non ci siano abbastanza dipendenti, anzi molte di queste società fanno già ricorso alla cig o alla solidarietà, ma perché scarseggiano le competenze per lavorare nel nuovo business. Manca in particolare, per fare un esempio, la figura del giuntista e mancano lavoratori, soprattutto, in Lombardia e Veneto.  Se da un lato servono più competenze, dall’altro, dicono i sindacati, senza una soluzione al più presto, ci saranno migliaia di esuberi. Per questo le sigle chiedono un tavolo col ministero dello Sviluppo economico e con quello del Lavoro. E una convocazione, secondo quanto si apprende, potrebbe arrivare già entro fine mese

Sindacati: business del rame sta finendo, a rischio migliaia di occupati

«Il fatto che – dice Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil – non si riesca a effettuare una vera e propria trasformazione tecnologica è un esempio di incapacità di programmare i cambiamenti. Quelle del settore sono aziende che si sono sviluppate attorno all’appalto della rete in rame, ma questo business sta finendo, ora bisogna formare le maestranze per essere in grado di utilizzare la nuova tecnologia. Altrimenti ci saranno alcune migliaia di disoccupati». Sulla stessa linea è Vito Vitale, segretario generale della Fistel Cisl, che indica, tra le priorità, la garanzia dell’occupazione e la formazione come «lo strumento fondamentale per il cambio del mix professionale sia nelle telco sia nelle società di ingegneria di rete. Nei prossimi 5 anni saranno cablati in fibra 13,5 milioni di utenti e il rame lascerà velocemente posto alla fibra, con la stessa velocità bisogna garantire nuove professionalità per supportare la digitalizzazione del Paese».

Per le sigle serve un tavolo al Mise

Per Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl, nel settore dell’installazione di rete emergono due tematiche principali: «da un lato si profilano grandi investimenti a partire dalla banda ultra larga, dall’altro sono in corso notevoli cambiamenti richiesti dalla nuova tecnologia. Molte aziende sono al centro di una grande trasformazione del modello di business. E’ da sottolineare, poi, che molte grandi realtà fanno già ricorso alla cig o alla solidarietà; se non si trova una soluzione sono a rischio migliaia di posti di lavoro. Per queste ragioni abbiamo chiesto un tavolo ad hoc». L’8 gennaio, ricorda Benaglia, «abbiamo già avuto un incontro positivo assieme ai sindacati delle tlc con i vertici di Tim che sta assegnando i nuovi appalti. Dobbiamo lavorare in cooperazione per estendere questo modello a Open Fiber, Enel e tutte le altre grandi aziende di rete».  La sfida, gli fa eco Michele Paliani, funzionario nazionale della UIlm, «è quella di riconvertire chi ha le competenze di base. Il problema della mancanza di risorse c’è; non è detto, infatti, che un lavoratore entrato 30 anni fa in un’azienda di installazione sappia poi come lavorare sulla fibra. C’è, quindi, un forte rischio professionale che si aggiunge a quello del mondo del sub-appalto collegato al business dell’installazione». Paliani ricorda l’importanza di un utilizzo del Recovery Fund per dare respiro al settore e sottolinea come occorra anche evitare il rischio che piccole aziende che fanno prezzi bassi «si accaparrino gare a discapito della qualità del servizio».

Opilio (fondo Cebf): trovare manodopera al Nord è più complicato

Guardando ai numeri, per la fibra servirebbero alcune migliaia in più di lavoratori, e su questo sono d’accordo sindacati e aziende. Si tratta, secondo una fonte, di 10mila risorse; per altri il numero è più contenuto, sulle 5mila. «il passaggio dal rame alla fibra – dice Benaglia – comporta molte volte un cambio di mestiere. Stiamo parlando non di pochi lavoratori, ma di una platea importante, di migliaia di risorse. Per questo stiamo discutendo con le aziende su come cambiare il mix di professionalità». Basandosi sui singoli piani dei principali operatori, secondo Roberto Opilio, oggi a capo della regione Italia e Sud Europa del fondo Cebf, occorrono 5mila persone aggiuntive rispetto alla situazione attuale: «si pone un tema importante che riguarda le modalità per trovare le professionalità; l’Italia in questo campo presenta molte differenze, mentre al Sud rinvenire la manodopera è più facile, nel Nord e nel Nord-Est è più complicato». Tutto ciò senza considerare la realizzazione della rete in quella parte di aree grigie che al momento non rientrano nei piani di nessun operatore, aree per le quali è previsto l’utilizzo del Recovery Fund: «In questo caso – spiega Opilio – il fabbisogno di manodopera crescerebbe ancora». La mancanza di risorse è condivisa anche da uno degli stessi protagonisti del settore: secondo Davide Cilli, proprietario di Econet che sta proprio in questi mesi riorganizzando le società da lui controllate, servono almeno altre 5mila figure professionali.

Tim proroga i contratti sul rame

Intanto Tim, per rassicurare i lavoratori del settore, ha deciso di prorogare i contratti per il rame che saranno in vigore fino a dicembre 2021 e poi saranno prorogati di un anno o due sulla base delle determinazioni delle imprese appaltatrici. Lo ha stabilito l’azienda nell’ultimo incontro con i sindacati dei metalmeccanici e delle telecomunicazioni per quanto riguarda la situazione delle imprese di rete. Già nel corso del confronto, le sigle hanno espresso preoccupazione per il processo di transizione dal rame alla fibra e i conseguenti impatti occupazionali: si tratta quindi di predisporre un piano di formazione e addestramento per i lavoratori, assieme a strumenti di accompagnamento alla pensione dei lavoratori più anziani, in genere meno professionalizzati. Inoltre i sindacati hanno chiesto, nell’occasione, che la gestione della gara e delle assegnazioni avvenga evitando effetti di dumping contrattuale a danno dell’occupazione.

Ripa (Open Fiber): la ripartenza passa dalla formazione delle risorse

«Il tema delle competenze – dichiara a DigitEconomy.24 Elisabetta Ripa, ad di Open Fiber – è fondamentale. La ripartenza passa attraverso la formazione delle risorse da destinare alla realizzazione di nuove infrastrutture e nuovi servizi, e un progetto strategico come quello che Open Fiber sta portando avanti necessita di numerosi professionisti specializzati. Tali figure, tuttavia, scarseggiano a causa del mancato investimento in questa tipologia di rete trasmissiva nell’ultimo ventennio». Per questa ragione, aggiunge Ripa, «è molto importante la formazione, nelle scuole e nei centri specializzati, delle competenze necessarie allo svolgimento di mestieri altamente specializzati. In particolare, il comparto ricerca tecnici giuntisti per la fibra ottica, progettisti di reti Ftth, periti tecnici. Infine, la formazione sarà fondamentale anche per far sì che le nuove tecnologie e servizi abilitati dalle reti in fibra possano essere utilizzati con dimestichezza da tutti, indipendentemente dall’età».

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21/1/2021

Data pubblicazione
21 Gennaio 2021