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La filiera dell’elettricità italiana: un’eccellenza internazionale
La filiera dell’elettricità italiana: un’eccellenza internazionale
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Tra innovazione, sostenibilità e visione condivisa

rinnovabili elettricità caroli
La filiera dell’elettricità italiana: un’eccellenza internazionale. Tra innovazione, sostenibilità e visione condivisa” è lo studio del Prof. Matteo Caroli, Associate Dean for Executive Education della LUISS Business School, presentato l’11 dicembre 2018 alla Farnesina. Lo studio racconta l’evoluzione dell’industria elettrica italiana negli ultimi quindici anni, ne evidenzia le eccellenze e indaga i processi alla base dei risultati riportati; individua inoltre le sfide per la transizione energetica dei prossimi anni, dedicando un focus al ruolo cruciale che potrà giocare Elettricità Futura per completare l’integrazione tra termoelettrici e rinnovabili.


Dall’inizio di questo secolo, l’industria elettrica italiana ha attraversato una profonda trasformazione industriale e in termini di competitività, per diversi aspetti ancora in atto. Oltre al radicale cambiamento della struttura industriale, conseguente alla liberalizzazione del settore, si è registrata una crescita molto intensa della produzione da fonti rinnovabili, che già nel 2015 è arrivata a coprire il 33,5% dei consumi, per un totale di quasi 110 TWh, anche oltre l’obiettivo dei 99TWh al 2020, fissato dal Piano di Azione Nazionale sulle Energie Rinnovabili. Il cambiamento dell’industria elettrica nella direzione delle rinnovabili sta in effetti accadendo a livello mondiale dal 2007, quando la quota di elettricità mondiale generata da fonti rinnovabili era al 5%; è arrivata all’11% nel 2016 e ha superato il 12% nel 2017.

Del resto, lo sviluppo di energia green è un pilastro delle politiche industriali e ambientali dell’Unione Europea almeno dall’inizio del secolo e si è ulteriormente rafforzato in questi ultimi anni. Il “2030 Climate and Energy Framework”, emanato nel 2014, prevede infatti obiettivi molto ambiziosi da conseguire entro il 2030:

  1. riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990;
  2. incremento dell’efficienza energetica di almeno il 27%;
  • raggiungimento di un livello di interconnessione pari al 15% della capacità elettrica installata.

A questo intervento è seguito il pacchetto di proposte legislative “Clean Energy for All Europeans”, emanato nel novembre 2016 dalla Commissione Europea, finalizzato a fornire un chiaro riferimento istituzionale per la transizione verso l’energia pulita e a compiere un passo significativo verso la creazione dell’Unione Energetica Europea e di un mercato unico europeo dell’energia.

L’industria elettrica italiana ai primi posti del sistema delle rinnovabili

Le imprese italiane hanno saputo cogliere le opportunità offerte da questi cambiamenti diventando leader nella produzione di elettricità da rinnovabili. Già nel 2015, la percentuale di energia rinnovabile sul totale del consumo finale era arrivata sopra al 17%, raggiungendo il target fissato dall’Unione Europea per il 2020. Nel 2016, l’Italia era al sesto posto al mondo e seconda in Europa per capacità installata di generazione da fonte rinnovabile (escluso idroelettrico), con un valore di circa 34 GW. La capacità complessiva, considerato anche l’idroelettrico, sale a circa 52GW. L’eccellenza italiana nelle rinnovabili è determinata anche dalla notevole diversificazione delle fonti utilizzate, risultato di una specie di stratificazione avvenuta nel tempo. L’Italia ha un mix produttivo eccellente dal punto di vista ambientale, non solo per l’elevata presenza e diversificazione di rinnovabili, ma anche perché la seconda fonte più utilizzata è il gas, utilizzato in centrali realizzate in tempi recenti e tecnologicamente avanzate; del resto, già all’inizio di questo secolo iniziò la progressiva sostituzione degli impianti a olio, appunto, con quelli a gas. I dati del GSE evidenziano che nel 2016 oltre il 38% della produzione è da fonti rinnovabili, poco meno dello stesso valore da gas, il carbone segue con il 15%; le altre fonti fossili sono del tutto marginali. Nell’ultimo biennio, si è verificato un “fuel switching” virtuoso nell’ambito delle fonti tradizionali, con la produzione a carbone in costante diminuzione. 

La rapida diffusione dei consumi di elettricità prodotta da fonti rinnovabili è stata possibile anche grazie all’eccellenza della rete distributiva esistente nel paese, che ha saputo garantire la massima efficienza nella connessione degli utenti finali. La cifra fortemente green del settore elettrico italiano sta anche nella sua efficienza complessiva. Secondo il “2018 International Energy Efficiency Scoreboard”, pubblicato ogni due anni dall’American Council for Energy Efficient Economy, l’Italia (insieme alla Germania) è al primo posto per efficienza energetica complessiva, tra i 25 paesi nel mondo maggiori consumatori di energia.

Le sfide future

Per gestire efficacemente il nuovo grande fabbisogno di FER, è essenziale fare in modo che il mercato superi la logica di breve termine propria di questi ultimi decenni, a favore di un approccio focalizzato sul lungo periodo. In questo senso, è ampiamente condivisa la necessità che anche nel nostro paese si definiscano chiaramente le condizioni di interesse generale rilevanti per i “purchase power agreements” (PPA), così da eliminare fattori di incertezza che limitino l’efficacia di tali contratti nella loro funzione di stabilizzazione dei flussi di cassa dei produttori e quindi di bancabilità dei nuovi investimenti. Occorre anche favorire un ulteriore salto tecnologico sul fronte dei sistemi di accumulo, le smart grid e la digitalizzazione dei piccoli impianti per introdurre efficaci meccanismi di controllo a distanza. La localizzazione degli impianti sul territorio è un altro tema cruciale, perché molti governi e stakeholder locali sono sensibili al consumo del suolo e al mantenimento della qualità del paesaggio esteso, e le produzioni da fonti rinnovabili sono caratterizzate da bassa densità di energia prodotta per unità di superfice necessaria.

Se quindi da un lato è chiaro agli stessi produttori termoelettrici che tutto lo sviluppo futuro dell’industria si gioca su investimenti e innovazione tecnologica nella generazione da rinnovabili e nell’efficienza energetica, dall’altro, è altrettanto chiaro ai produttori da rinnovabili che la produzione termoelettrica avrà comunque un ruolo irrinunciabile ancora a lungo, per garantire la necessaria sicurezza al sistema elettrico nel suo insieme, avendo sviluppato tecnologie che la rendono comunque efficace anche dal punto di vista ambientale.

È necessario inoltre accompagnare l’innovazione del mercato, intervenendo da un lato su un problema e dall’altro su un’opportunità. Il primo attiene ai rischi per il sistema derivanti dall’eccessiva frammentazione di una parte del mercato retail; la seconda riguarda le aspettative di sviluppo della partecipazione della domanda ai mercati, il cosiddetto “market response”, con i vantaggi economici e di stabilizzazione della rete che ne derivano. Anche nel segmento retail occorre dunque trovare il giusto equilibrio tra abbattimento delle barriere all’entrata e mantenimento dell’affidabilità complessiva del sistema elettrico. L’opportunità su cui si dovrà lavorare è, invece, la partecipazione della domanda ai mercati: “demand response”. Il nostro paese ha caratteristiche della domanda e di penetrazione FER che la rendono un mercato potenzialmente interessante per lo sviluppo del “demand response” e, affinchè questa opportunità sia colta anche in Italia, è essenziale creare le condizioni a partire da interventi sul quadro regolatorio.

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17/12/2018

Data pubblicazione
17 Dicembre 2018
Categorie
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Tematiche
energy Research