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Lendlease: «Il real estate traguarda al 2040 con rigenerazione urbana e le città del futuro»
Lendlease: «Il real estate traguarda al 2040 con rigenerazione urbana e le città del futuro»
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In Italia una pipeline di circa 5 miliardi di euro da consegnare nei prossimi 10-15 anni. Andrea Ruckstuhl, Head of Continental Europe racconta a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School, i progetti a Milano, Mind e Santa Giulia

Era il 1973 quando il fondatore spiegava che le aziende devono occuparsi oltre che del ritorno economico per gli azionisti di un ritorno ambientale e sociale. Da allora la sostenibilità ispira l’attività di Lendlease, gruppo australiano del real estate che gestisce asset per un valore di 36 miliardi di dollari australiani (circa 24 miliardi di euro) e traguarda alle città del 2040. In Italia, spiega a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Radiocor, Andrea Ruckstuhl, Head of Continental Europe, il gruppo vuole essere uno dei maggiori sviluppatori di progetti di rigenerazione urbana a livello nazionale, con una pipeline di circa 5 miliardi di euro da consegnare nei prossimi 10-15 anni. L’obiettivo è di creare a Milano nuovi ecosistemi inclusivi, resilienti e capaci di attivare circuiti virtuosi. Esempio sono Mind che darà vita a un distretto dell’innovazione e Santa Giulia in partnership con Risanamento Spa. Con l’ambizione di crescere ancora.

Gli operatori del Real estate sono chiamati a costruire le città del domani. Voi state già operando una rigenerazione delle città, con quali impatti in termini di obiettivi ambientali e sostenibili?

«L’impegno alla rigenerazione urbana caratterizza la nostra impostazione ormai dagli ultimi 30 anni, e abbiamo circa 110 miliardi di dollari dedicati allo sviluppo di 21 progetti. Del resto la rigenerazione urbana è un’occasione straordinaria con circa il 60% della popolazione mondiale che entro il 2030 vivrà nelle città. Ma certo si tratta di progetti che maturano e vengono realizzati in un periodo molto lungo, ben oltre un orizzonte politico, ben oltre un orizzonte di ciclo di mercato e dobbiamo traguardare al 2040 e a temi sociali e ambientali che necessariamente devono superare le norme esistenti. L’interesse per questi temi è proprio nel dna dell’azienda – a partire dal fondatore che nel 1973 già indicava che le aziende dovevano occuparsi oltre del ritorno economico per gli azionisti di un ritorno ambientale – ed è nelle scelte per i nostri azionisti. Abbiamo recentemente dichiarato al mercato due impegni ambientali e sociali: entro il 2025 arrivare allo zero carbon su tutti i nostri progetti nel mondo ed entro il 2040 arrivare all’absolute zero carbon sia in progetti in sviluppo che in quelli in gestione con fondi pensioni e fondi sovrani. Per arrivarci bisogna progettare adesso e fare scelte importanti adesso nonostante una normativa un po’ arretrata. Un altro impegno che abbiamo preso è creare, entro il 2025, a livello di gruppo, circa 250 milioni di dollari di outcare sociale. E l’ultimo filone è l’inclusività: la rigenerazione può avere un effetto negativo se non si occupa dell’inclusività delle comunità già presenti sull’area e comprende le esigenze e il dna del luogo in cui operiamo».

Anche alla luce di queste premesse perché l’Italia e il mercato italiano?

«Noi siamo in Italia dalla fine degli anni 1990; poi, una decina di anni fa, quando eravamo presenti in una quarantina di Paesi, abbiamo deciso di selezionare Paesi e città che avevano le caratteristiche più adatte alla nostra esperienza di rigenerazione urbana. In Europa oggi abbiamo Londra e Milano. E sicuramente Milano ha dimostrato delle caratteristiche di opportunità perché non aveva tanti progetti di rigenerazione urbana ma un tessuto ricco e variegato di una città ancora in crescita demografica con una ricchezza culturale e una ricchezza di comunità».

Soffermiamoci sui progetti italiani partendo dal business district di Santa Giulia. A che punto siamo?

«Siamo partiti con lo sviluppo dei due lotti rimanenti dell’area più a sud, la più vicina alla stazione di Rogoredo e abbiamo completato entrambe le strutture dei due edifici SparkOne e SparkTwo: è un progetto che sta andando avanti bene dove abbiamo già un ‘anchor tenant’ per gli uffici e anche la componente di retail sta procedendo; nonostante la crisi siamo sorpresi della voglia di ripartire e, quindi, stiamo già traguardando ovviamente al 2022 come occupazione. Entrambi gli edifici si inseriscono in un progetto complessivo, il progetto di Milano Santa Giulia appunto, per il quale abbiamo un accordo con Risanamento. E grazie all’ accelerazione dell’arena olimpica – per i Giochi Olimpici invernali Milano-Cortina 2026 – il processo urbanistico per l’area nord sta per ripartire rapidamente».

Mind, nell’area che ha ospitato Expo2015, sarà uno dei primi distretti dell’innovazione al mondo carbon neutral. Qual è il ruolo di Lendlease? E quale sarà il plus di Mind?

«C’è una partnership pubblico-privata con Arexpo e noi siamo concessionari dell’area per 99 anni; questo significa che possiamo sviluppare circa 500.000 metri quadri in linea con la visione di Mind di realizzare un pezzo di città ma con una vocazione per la ricerca l’educazione e l’innovazione. Oltre all’ospedale Galeazzi, all’Human Technopole, al nuovo Campus dell’Università Statale e alla Cascina Triulza, abbiamo realizzato un’ulteriore ‘ancora’ nell’ultimo anno e mezzo, un’iniziativa che prenda il meglio di quanto visto in giro per il mondo per supportare un ‘ecosistema dell’innovazione’. Federated Innovation, questo il nome dell’iniziativa, è stata fondata da 32 aziende e vuole essere un modello unico di collaborazione tra grandi aziende, piccole imprese, startup, università e centri di ricerca e vede già più di 300 attori collegati. E’ l’interpretazione futura dell’innovazione ripensata con l’uomo al centro guardando alle città del futuro e alle scienze della vita. Ma Mind sarà anche un’isola senza combustibili fossili, con l’efficientamento energetico e la mobilità elettrica, edifici nearly zero energy con l’attenzione ai materiali e un target del 98%del materiale smontato che viene riciclato. La vera ambizione è di collegare il mondo della sostenibilità ambientale e sociale e misurare effettivamente il benessere delle persone».

Dopo questi due progetti guardate ancora a qualcosa in Italia?

«Noi stiamo continuando a guardare, partiremo con questi progetti attivamente perché ci piace far vedere i progetti più che raccontarli, faremo vedere i primi edifici ma sicuramente abbiamo ambizioni di crescere».

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26/3/2021

Data pubblicazione
26 Marzo 2021
Categorie
SustainEconomy.24