10 Settembre 2021
Parla Antonio Baldassarra, amministratore delegato di Seeweb, una delle aziende del Consorzio Italia Cloud, a a DigitEconomy.24, report Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School
Il Consorzio Italia Cloud, che ha già manifestato interesse per il polo strategico nazionale, «parteciperà con un'offerta». Lo chiarisce Antonio Baldassarra, presidente e ad di Seeweb, una delle aziende che fa parte della compagine. Tuttavia, chiarisce a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) «ora siamo in attesa che il ministero dell'Innovazione precisi le condizioni per presentare l'offerta. Abbiamo appreso che c'è stato un dialogo tra il ministero e una serie di soggetti che ha presentato la manifestazione di interesse, chiediamo ora di avere le stesse informazioni degli altri». Per il resto, spiega Baldassarra, «malgrado avessimo auspicato un'affermazione più ampia dei requisiti richiesti ai vari soggetti per il trattamento dei dati, abbiamo apprezzato e rispettato l'approccio ecumenico del scelto dal Ministro».
«La nostra non è un'azione di disturbo»
La partita del cloud nazionale ha registrato l'interesse di pesi massimi come Tim e Leonardo. Ma quella del consorzio «non è un'azione di disturbo» e, nonostante le piccole dimensioni, le aziende in pista, spiega Baldassarra, hanno le carte in regola per poter gestire il cloud della Pa. Anzi, la commessa pubblica potrebbe essere lo stimolo alla crescita delle aziende italiane. Seeweb nasce nel '98 come service provider, agli albori di Internet, per poi intuire, dal 2005, le potenzialità del cloud computing. Di recente ha fondato, assieme a Sourcesense, Infordata, Babylon Cloud, Eht e NetaliaIl, il Consorzio Italia Cloud che, «è nato a inizio luglio in concomitanza con l'accelerazione che negli ultimi mesi si è avuta con l'azione del ministro Colao». Il consorzio, al momento, raggruppa sei realtà per un fatturato totale di 270 milioni di euro e 1.890 dipendenti.
«Per fare cloud non è necessario essere player globali»
«Operatori globali come Microsoft, Amazon e Google sono scesi in campo in vario modo per posizionarsi nella corsa al cloud italiano», ma per fare cloud, sottolinea Baldassarra, «non è necessario essere player globali». Bisogna, dunque, «sgombrare il campo da un tipico pregiudizio italiano secondo cui per fare il cloud bisogna avere una certa dimensione. Un tipo di ragionamento che ha portato alla candidatura di soggetti che non sono mai stati attori del cloud. Esistono, invece, operatori che giornalmente si confrontano col mercato e competono con quelli globali». Lo spirito del consorzio è, dunque, quello di proporre «una narrazione alternativa; è legittimo per i big player aspirare a entrare nel mercato italiano, ma lo è altrettanto per le società che si confrontano col mercato ogni giorno. Noi siamo certi di avere le capacità tecnologiche e le competenze necessarie. Ora bisognerà vedere nel dettaglio quali sono le richieste del Governo». D'altro canto, il consorzio, peraltro aperto all'ingresso di altre aziende, è pronto ad alleanze o collaborazioni: «Ci teniamo, tuttavia che qualsiasi forma potenziale di collaborazione venisse realizzata – spiega Baldassarra – valorizzando le imprese in prima battuta italiane, poi quelle europee, poi in terza battuta quelle al di fuori dell'Europa».
«Il cloud della Pa è un'occasione per far crescere le imprese italiane»
Resta, in conclusione, un punto fermo, secondo il ceo di Seeweb: «il cloud della Pa è un'occasione per far crescere le competenze e le imprese domestiche. Il nostro obiettivo è affermare che esistono aziende in grado di fare e che questo è uno dei casi in cui la commessa pubblica diventa uno dei motori della crescita del tessuto industriale del Paese. D'altronde, il ruolo propulsivo delle commesse pubbliche è stato decisivo anche per la crescita dei big Usa. Non ho dubbi che il Governo ne terrà conto».
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10/9/2021