Formazione
Formazione
Formazione
Formazione

31 Luglio 2019

Cassa Depositi e Prestiti e Luiss insieme per la promozione di progetti di ricerca e iniziative volte al rilancio dell’economia italiana

Saranno elaborate ricerche volte a cogliere le principali opportunità di sviluppo per i settori produttivi strategici del sistema Paese   Rassegna stampa Askanews, Accordo Cdp – Luiss, focus su progetti ricerca sviluppo economia, 31 luglio 2019 IlSole24Ore.com – Scuola 24, Cdp e Luiss insieme per la promozione di progetti di ricerca e iniziative per il rilancio dell’economia italiana, 01 agosto 2019 Il Giornale, Arriva l'asse Luiss – Cassa Depositi per rilanciare l'economia italiana, 01 agosto 2019 Il Messaggero, Cdp – Luiss accordo sulla ricerca, 01 agosto 2019 Il Sole 24 Ore, Cdp e Luiss insieme nella ricerca, 01 agosto 2019 Milano Finanza, Cdp – Luiss, 01 agosto 2019 Roma, 31 luglio 2019 – Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e Luiss hanno sottoscritto oggi un accordo finalizzato alla promozione di progetti di ricerca e di iniziative volte al rilancio dell’economia italiana. L’intesa - siglata dall’Amministratore delegato di CDP, Fabrizio Palermo, e da Giovanni Lo Storto, Direttore generale di Luiss - riguarderà l’analisi dei settori produttivi strategici e le opportunità di sviluppo offerte dalle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione, anche alla luce dei megatrend globali di medio-lungo periodo. L’accordo prevede, tra l’altro, la creazione di un gruppo di lavoro congiunto fra Cassa Depositi e Prestiti e Luiss Business School - che si avvarrà anche della collaborazione di altre strutture dell'ateneo – per sviluppare metodologie analitiche utili a identificare gli ambiti di investimento nei settori produttivi strategici per il Sistema Paese, con l’obiettivo di rafforzarne ulteriormente la competitività, alla luce delle trasformazioni tecnologiche in atto. Fabrizio Palermo, Amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti ha affermato: “Grazie all’accordo con Luiss, CDP promuove le attività di ricerca e studio finalizzate ad individuare quei settori a maggior valore aggiunto che mostrano più ampie prospettive di crescita e che sono in grado di garantire la competitività del nostro Paese in un contesto globale sempre più sfidante. Il nostro obiettivo è di favorire il rafforzamento di questi settori agendo come abilitatore di potenzialità per il Paese”. Gianfranco Di Vaio, Responsabile Ricerca e Studi di Cassa Depositi e Prestiti ha precisato: “Questo accordo con Luiss Business School conferma la volontà di CDP di lavorare in partnership con i migliori centri di ricerca italiani. Crediamo che le sinergie tra ricerca accademica e ricerca applicata siano fondamentali per il trasferimento delle conoscenze, ai fini di fornire un indirizzo strategico alle imprese italiane, avvicinare le nuove generazioni al mondo del lavoro e supportare la crescita del Paese”. “Grazie a questo accordo vogliamo fornire strumenti di analisi e suggerimenti concreti per la crescita delle nostre aziende sia in Italia sia, soprattutto, all’estero. Luiss ha un osservatorio privilegiato sull’economia reale e sui trend globali e siamo fieri di metterlo a disposizione del Sistema Paese, supportando Cassa Depositi e Prestiti nella sua missione istituzionale”, ha dichiarato Giovanni Lo Storto, direttore generale di Luiss. “La trasformazione digitale e le nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale e l’analisi dei big data offrono delle opportunità ancora oggi in gran parte inesplorate: dotarsi di nuove competenze è quindi cruciale per il successo di lungo termine delle nostre imprese”, ha aggiunto Andrea Prencipe, rettore della Luiss. Il gruppo di lavoro definirà altresì approfondimenti periodici, volti anche a tracciare possibili soluzioni per la politica industriale, ai fini di aumentare la resilienza del Sistema Paese ai fattori di rischio, massimizzandone la capacità di coglierne le opportunità. Non meno importanti saranno le attività di formazione previste dal protocollo firmato oggi: Cassa Depositi e Prestiti e Luiss Business School valuteranno infatti l’istituzione di programmi congiunti di recruiting e iniziative formative, quali a esempio stage e tirocini da destinare a giovani risorse, connessi alle tematiche di ricerca e analisi relative ai progetti svolti dal gruppo di lavoro. "L'accordo con @LUISSBusiness conferma la volontà di CDP a collaborare con i migliori centri studi. Crediamo nelle sinergie tra ricerca accademica e applicata per dare un indirizzo strategico alle imprese, avvicinare i giovani al mondo del lavoro e supportare l'economia italiana" pic.twitter.com/t3qvRwBOT6 — Gruppo CDP (@GruppoCDP) July 31, 2019 31/07/2019 

25 Luglio 2019

Il futuro delle professioni in ambito bancario si gioca sul campo della formazione

"Il calo dei desk è una tendenza globale, per queste funzioni si va verso una progressiva automazione di tutte le operazioni. Servono quindi riqualificazioni professionali e soprattutto nuove competenze: penso all'analisi dei dati e alle opportunità dell'intelligenza artificiale. Le sfide del futuro si giocano a monte, sul campo della formazione": Raffaele Oriani, Associate Dean Luiss Business School, nell'intervista di Camilla Conti per Il Giornale. Tassi a zero, Fintech e postumi della crisi finanziaria cui si aggiungeranno presto anche gli effetti del consolidamento europeo. È una sorta di tempesta perfetta quella che si sta abbattendo sul sistema bancario, non solo italiano ma europeo, che deve trovare un nuovo centro di gravità permanente. Le voci sui 10mila esuberi predisposti nel nuovo piano che Unicredit presenterà a dicembre sono la conferma di una ristrutturazione permanente del settore del credito a livello globale o il sacrificio necessario per adeguarsi alle nuove regole del gioco? Secondo Raffaele Oriani, associate Dean alla Luiss Business School e ordinario di Finanza, «il settore bancario è cambiato nell'ultimo decennio per tre ragioni principali. La prima è legata alla crisi finanziaria del 2008 che ha modificato la propensione al rischio degli investitori rivoluzionando settori come quello della finanza strutturata. La seconda è la svolta Fintech, che ha rivoluzionato il ruolo della rete distributiva: è cambiata l'interfaccia tra il cliente e la banca. La filiale serve ancora per acquisire clienti, ma, dopo, tutto viene gestito altrove, online: serve quindi un nuovo tipo di personale operativo e questo business model non è stato ancora del tutto digerito». La terza ragione, secondo Oriani, riguarda i bassi tassi d'interesse, che erodono implacabilmente i margini di intermediazione, riducendo le possibilità per una banca di lavorare bene sul fronte dei ricavi. Il risultato è che «la gestione del personale operativo del front desk non può non passare dall'efficientamento della rete distributiva». Il caso di Unicredit non è dunque isolato, anzi. È una tendenza globale che si consolida. Bisognerà capire quanto sarà drammatica. Perché «una cosa è rinunciare alle assunzioni in cambio di prepensionamenti, un altro è procedere con tagli drastici come è avvenuto in Deutsche Bank dove un numero consistente del personale in esubero non verrà ricollocato», prosegue Oriani. Ai tagli strutturali presto si potrebbero inoltre aggiungere anche le razionalizzazioni degli organici frutto del necessario consolidamento bancario che ancora stenta a partire. «Big come Unicredit e Intesa sono già in grado di competere a livello europeo; il vero impatto delle aggregazioni e delle conseguenti riorganizzazioni interne riguarderà le banche di medie e piccole dimensioni», sottolinea l'esperto della Luiss. Come se ne esce? «Comparti come il private banking e il wealth management offrono servizi ad alto valore aggiunto richiedendo elevate competenze specialistiche, mentre il profilo professionale di impiegato di rete per attività a basso valore aggiunto è destinato a scomparire: per queste funzioni si va verso una progressiva automazione di tutte le operazioni. Servono quindi riqualificazioni professionali e soprattutto nuove competenze e ibridazioni con altre discipline: penso all'analisi dei dati e alle opportunità dell'intelligenza artificiale». Le sfide del futuro si giocano a monte, ovvero sul campo della formazione: «Alla Luiss Business School abbiamo programmi e master focalizzati su questi temi, laboratori di data management e digital skills. L'obiettivo - conclude Oriani - è formare ragazzi che siano al tempo stesso specialisti dell'analisi dei dati ed esperti nella comprensione del business. Quello è il profilo perfetto, qualcuno che capisca i dati e li usi per risolvere i problemi». Scopri l'offerta formativa Luiss Business School sulla Digital Transformation: Digital ecosystem – major of the master in Management and Technology  Big Data and Management  Executive programme in Innovation, Big Data & Digital Transformation 25/07/2019 

22 Luglio 2019

Luiss Business School prima in Italia certifica la formazione post-laurea con la blockchain 

Eliminata l’asimmetria informativa fra candidati e datori di lavoro, sia privati che istituzioni. Big Data for Executive e Blockchain Business Revolution saranno i primi corsi ad essere certificati  Per la prima volta in Italia, Luiss Business School certificherà attraverso la blockchain la formazione executive erogata dalla Scuola nonché le effettive competenze conseguite dagli studenti e dai partecipanti ai corsi post-laurea: grazie a un registro universale, garantito e immodificabile reso disponibile dalle nuove tecnologie, sarà quindi eliminata l’asimmetria informativa fra candidati e datori di lavori, sia privati che istituzioni. In particolare, a partire dal prossimo settembre, Luiss Business School adotterà il metodo blockchain per certificare, controllare e validare le carriere dei propri studenti: dalla laurea all’ultima esperienza professionale. Come noto, la blockchain è un registro pubblico e distribuito condiviso tra i diversi partecipanti di un network peer-to-peer. Ciascun blocco (lista di transazioni) è legato al precedente in maniera tale da rendere impossibile modificare un blocco senza modificare i successivi e senza possedere il controllo di un determinato numero di nodi del network. Affinché una transazione venga registrata in un blocco, questa deve essere controllata e validata dai partecipanti; il network abilita il trasferimento di dati in maniera sicura e immutabile. "L'applicazione della blockchain alla formazione executive rappresenta un punto di svolta fondamentale per Luiss Business School e per tutto il settore: attraverso il digitale cambiamo il nostro modo di lavorare e saremo in grado di determinare profondi cambiamenti in tutto il mercato del lavoro e dell'educazione, introducendo un livello di trasparenza fino a ieri inimmaginabile", ha commentato Paolo Boccardelli, direttore della Luiss Business School. "Aziende e istituzioni saranno in grado di conoscere nel dettaglio il percorso, la formazione e soprattutto le competenze delle persone, siano esse impiegati o top executive”. Secondo una analisi di EY, partner tecnologico del progetto, infatti, lo scorso anno l’86% degli employer ha riscontrato, in fase di verifica, informazioni non veritiere sui Curriculum Vitae dei candidati, mentre addirittura il 50% dei potenziali datori di lavoro non ha controllato il campo relativo all’executive education nei Curriculum Vitae dei candidati. La certificazione blockchain di Luiss Business School partirà proprio dai corsi di formazione executive, riservati cioè a chi è già laureato e vuole arricchire il curriculum puntando su nuove e più specializzate offerte: il primo corso a essere certificato sarà quello da poco partito sui Big Data, seguito dal nuovo programma che sarà lanciato a ottobre proprio sulla blockchain. “Gli sviluppi della Blockchain sono ancora per molti versi inesplorati e anche per questo vi abbiamo dedicato un corso ad hoc, consapevoli delle potenzialità dello strumento anche in campi come le filiere agroalimentari e, ovviamente, il “fintech”", ha aggiunto Boccardelli. La soluzione di Luiss Business School permette di generare un certificato digitale registrato nella blockchain, facilmente condivisibile e immutabile, una vera e propria scheda personale collegata alla propria identità digitale, completa di tutte le informazioni anagrafiche e professionali. L’utilizzo di questa tecnologia consentirà inoltre, tramite innovativi badge associati alla blockchain stessa, di tracciare i punti in cui l’allievo si è particolarmente distinto durante il suo percorso di studi e le varie competenze conseguite. “Ricostruiamo – spiega Enzo Peruffo, responsabile Executive Education di Luiss Business School – l’intera vita dell’interessato con tutte le competenze che ha acquisito, ovviamente con il suo consenso, e la inseriamo nel curriculum “notarizzato” e certificato, che quindi acquisisce tutta un’altra affidabilità”. Scopri i primi corsi Luiss Business School certificati con la blockchain: Big Data Management for Executive DOWNLOAD BROCHURE   Blockchain business revolution DOWNLOAD BROCHURE Rassegna stampa Lauree e master, alt ai furbetti ora li smaschera la Blockchain, Eugenio Occorsio, Repubblica Affari & Finanza, 22 luglio 2019 Luiss Business School La formazione post-laurea certificata dalla tecnologia, Il Messaggero, 23 luglio 2019 La blockchain certificherà le competenze degli studenti, Il Giornale, 23 luglio 2019 Luiss Business School: formazione post-laurea e competenze certificate con la blockchain, Key4biz, 25 luglio 2019   22/07/2019 

16 Luglio 2019

Competenze digitali per il futuro del Paese

Leggi l'intervento del direttore Paolo Boccardelli in occasione dell'evento "Investire Accelerare Crescere. Un piano straordinario per il digitale" in partnership con Confindustria Digitale e sfoglia la rassegna stampa RASSEGNA STAMPA Rai TG1 Economia   Askanews, Confindustria Digitale-Luiss Business School: piano straordinario per Italia 4.0   Ansa, Tria: la fuga di cervelli fa perdere all'Italia 14 mld  la Repubblica, Digitale, Confindustria: "Rischiamo di perdere metà dei fondi Ue". Tria: "Fuga dei cervelli costa 14 miliardi"  La Stampa, Da ConfindustriaDigitale  un piano straordinario per l’Italia 4.0  Avvenire, Trasformazione digitale. Un Piano straordinario per l'Italia 4.0  Il Sole 24 Ore, Ritardo digitale, al Paese serve un piano L’Italia ha un gap digitale, è tecnologicamente indietro rispetto alla media europea a causa della sua struttura produttiva frammentata e allo sviluppo limitato delle reti tlc di nuova generazione. D’altra parte, nell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI) della Commissione Europea per il 2019, l'Italia si colloca al 24º posto fra i 28 Stati membri dell'UE; solo il 92 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 24 anni usano abitualmente internet, il che posiziona l'Italia all'ultimo posto in UE, e oltre metà della popolazione non possiede competenze digitali di base, con il risultato che nella categoria “Capitale umano” ci collochiamo al 26esimo posto. Tale carenza si riflette anche in un minore utilizzo dei servizi online, dove si registrano ben pochi progressi, sia da parte dei cittadini che delle PMI che rappresentano l’ossatura del nostro capitalismo. Secondo i dati diffusi da Sace  nel 2018, a causa del deficit infrastrutturale, dove la parte legata alle reti e alle tecnologie è molto rilevante, l’Italia perde 70 miliardi di euro l’anno di esportazioni, l’equivalente di 4 punti percentuali di PIL. Non ce lo possiamo permettere: le infrastrutture, le tecnologie, le competenze digitali rappresentano fattori cruciali per poter competer in un mondo sempre più complesso e connesso. Ma per colmare il divario servono investimenti importanti.   Se guardiamo alla banda ultralarga mobile, il “5G Wireless Outlook” di Morgan Stanley stima che le spese a carico degli operatori di telecomunicazioni ammonteranno a circa 225 miliardi di dollari a livello globale tra il 2019 e il 2025. Elevati investimenti, dai quali comunque si attendono ritorni altrettanto significativi; solo per la tecnologia 4G sono stati spesi circa 275 miliardi di dollari, e gli operatori del settore stanno ancora guadagnando significativi ritorni da quegli investimenti. Gli economisti stimano che l'impatto economico globale del 5G sarà pari a 12 trilioni di dollari entro il 2035 in nuovi beni e servizi. Peraltro, il 5G da solo non basta se non è complementare a una infrastruttura di rete fissa avanzata: in Italia, per quanto negli ultimi anni siano stati fatti passi avanti, la diffusione della banda ultralarga a un gigabit al secondo è ancora appannaggio solo del 24% della popolazione rispetto ad una media europea del 60% e la copertura con le nuove tecnologie in fibra sino alle abitazioni ma soprattutto fino alle imprese procede a passo non così spedito come dovrebbe. La “gigabit society” non è più qualcosa di futuribile: la Commissione Europea richiede che entro il 2025 scuole, servizi pubblici, imprese e snodi nevralgici delle infrastrutture e dei trasporti debbano avere accesso a connettività gigabit. Entro il 2020, l'utente medio di Internet avrà oltre 200 account online; entro il 2022, 150 milioni di persone saranno in possesso di identità digitali basate su blockchain: chiari segnali, questi, che la digital transformation non sta risparmiando nessuno, tantomeno il mondo dei servizi. Il nostro tessuto produttivo ha bisogno di essere iperconnesso, per cogliere le opportunità offerte dai grandi trend internazionali, che sono destinati a rivoluzionare non solo il modo di fare business, ma l’essenza artificiale ai big data, dall’edge computing ai servizi cluod all’internet delle cose. Qualunque sia il contesto geografico, l’adozione degli strumenti di nuova generazione richiede che siano sviluppate adeguate competenze digitali. Il WEF stima che entro il 2022 per almeno il 54% dei dipendenti sarà richiesto un significativo reskilling e upskilling; basti pensare all’impatto degli algoritmi in finanza, dove si stima che gli asset gestiti dai robo-adviso siano aumentati da 98 miliardi di dollari nel 2017 e si prevede che raggiungano 450 miliardi di dollari nel 2021. Sviluppare infrastrutture e puntare sul digitale è cruciale per un Paese che ambisca ad essere competitivo a livello locale e globale: incentivarli è la più importante manovra economica che potrebbe fare il nostro Paese. È fondamentale diffondere la cultura del digitale, fare formazione a tutti i livelli, creare figure con nuove competenze e cittadini digitali del futuro. L'Italia oggi non ha una strategia complessiva per le competenze digitali che invece sarebbe fondamentale per ridurre il divario digitale e ampliare l’inclusione sociale. 16/07/2019

26 Novembre 2018

Veneto in Azione: corsi di formazione gratuita per i lavoratori della regione Veneto

“Veneto in Azione: Capitale Umano e Innovazione” è il progetto promosso dalla Regione Veneto, con l’obiettivo di investire nella formazione del capitale umano per accrescere competenze e cooperazione come leve di cambiamento nelle relazioni tra cittadini, imprese e Amministrazioni. La LUISS Business School si è aggiudicata il bando di gara su percorsi di capacity building, un’offerta formativa innovativa nata con metodo partecipativo. I corsi si rivolgono ai lavoratori della regione Veneto. La Governance della Privacy – Il DPO e gli altri ruoli chiave Il 5 e il 6 dicembre 2018 è in partenza il corso “La Governance della Privacy – Il DPO e gli altri ruoli chiave”. Obiettivo del corso è fornire ai dipendenti pubblici una panoramica esaustiva sulla disciplina codificata dal nuovo Regolamento Europeo (679/2016) sulla protezione dei dati e sui suoi impatti organizzativi. Tra le novità e gli adempimenti che saranno approfonditi, il principio di accountability, il concetto di “privacy by design”, il ruolo del Data Protection Officer. Destinatari dell’iniziativa sono: enti locali, parti sociali, terzo settore, spettacolo, imprese. Il corso sarà articolato su due giornate e ciascun incontro avrà una durata di 6 ore (10:30 – 17:00). Il corso si svolgerà presso il Best Western Plus Quid Hotel Venice - Via Terraglio, 15 - Venezia Mestre. Motivazione e self-empowerment   Il 20 dicembre 2018 è in partenza il corso “Motivazione e self-empowerment “.  Il percorso mira a fornire una buona padronanza dei concetti legati alla motivazione del personale e a trasferire strumenti e possibili azioni per attivare l’empowerment dei propri collaboratori. Un focus sarà dedicato ai metodi per accrescere l’engagement, in una logica di miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia delle prestazioni qualitative e quantitative verso i clienti-utenti dei servizi. Destinatari dell’iniziativa sono: enti locali, parti sociali, terzo settore, spettacolo, imprese. Il corso sarà articolato su una giornata e avrà una durata di 6 ore (10:00 – 17:00). Il corso si svolgerà presso il Best Western Plus Quid Hotel Venice - Via Terraglio, 15 - Venezia Mestre. Per partecipare al corso è necessario registrarsi sulla piattaforma di collaborazione del progetto - CoLabora - accessibile al sito www.venetoinazione.it. Successivamente effettuato l’accesso, sarà necessario iscriversi al corso di interesse. COME REGISTRARSI Per info: 06 85222251  26/11/2018