News & Insight
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02 Ottobre 2015

Gli Acquisti come driver strategico di innovazione e ottimizzazione dei costi per competere nella globalizzazione.

(di Vincenzo La Notte, docente corso Acquisti e Supply Management, LUISS Business School) 30/09/2015 Nel mondo industriale di 30/40 anni fa la domanda di beni e servizi era molto superiore all’offerta e il ruolo della Produzione era preponderante; le produzioni erano verticalizzate e gli Acquisti aveva un ruolo strategico marginale. Un tempo l’acquisitore svolgeva mansioni prettamente amministrative e i rapporti con i fornitori si limitavano a chiedere 3 offerte e a scegliere quella più conveniente. Oggi stiamo vivendo in un contesto completamente ribaltato, l’offerta di beni e servizi è decisamente superiore alla domanda e le aziende devono costruirsi al loro interno il vantaggio competitivo per far fronte alla concorrenza, che non è più locale o regionale, ma è globale! Le aspettative principali del cliente sono: la qualità, la velocità di consegna, l’affidabilità delle consegne, la flessibilità di prodotto (personalizzazione) e in più quasi tutte le realtà industriali hanno terziarizzato gran parte della loro produzione per focalizzarsi sulle loro core competencies (fenomeno dell’outsourcing). Da ciò deriva che i fornitori sono parte integrante della produzione per soddisfare le aspettative del cliente. Quindi la scelta del fornitore è fondamentale, perché non si sceglie un fornitore, ma un partner che deve sostenere il business. Il buyer moderno ha un ruolo molto più strategico e deve avere competenze trasversali. Innanzitutto strategiche, posizionando correttamente il fornitore ne determina l’importanza strategica attraverso la matrice di Kraljic; da cui deriva la corretta impostazione dei rapporti e l’implementazione di iniziative strategiche atte a costruire quel vantaggio competitivo, supportato dalle creazione di sinergie cliente fornitore nell’ottica comune di conquistare il mercato Secondariamente il buyer moderno è un facilitatore di business che spaziando dalla lettura di un bilancio e l’interpretazione di indici finanziari capisce la solidità finanziaria del fornitore. Ha competenze tecniche e di tecnologie industriali per capire se il parco macchine del fornitore è adeguato alle esigenze della propria organizzazione; detiene anche competenze logistiche per curare gli aspetti relativi ai trasporti e alla movimentazione del materiale; senza trascurare competenze legali per poter stendere insieme al fornitore accordi e contratti, conoscendone le implicazioni legali. A questo si devono accompagnare doti relazionali e di negoziazione per ottenere sempre il massimo risultato sia con i fornitori che con i clienti interni. Tutti questi temi sono approfonditi nel corso ACQUISTI & SUPPLY MANAGEMENT (Percorso formativo finalizzato alla certificazione CPSM® dell’ISM* - pensata per professionisti, esperti e manager dell’area Acquisti e Approvvigionamenti) con un programma impostato per mettere a disposizione dei partecipanti un bagaglio completo di competenze e conoscenze. La certificazione prevede il superamento di 3 esami e una esperienza pregressa nel ruolo di almeno 3/5 anni. Il materiale didattico e gli esami sono in lingua inglese. *ISM è la più antica e influente associazione di Acquisti e di Supply Management del mondo, fondata agli inizi del 1900 con una base associativa di 50.000 professionisti in 75 paesi del mondo delle più importanti organizzazioni del mondo.

30 Settembre 2015

Valutazioni di bilancio e frodi contabili

(di Saverio Bozzolan, Professore di Economia Aziendale e Financial Reporting e Performance Measurement, Dipartimento di Economia e Management, Università LUISS Guido Carli) 29/09/2015 In ambito professionale e accademico vi sono da tempo approfondite analisi e accese discussioni relativamente all’individuazione di frodi contabili e al falso in bilancio. Recentemente è stata approvata una legge (Legge 69/15) che modifica in modo rilevante tali ambiti. La legge pre-esistente (D.Lgs 61/2002) sanzionava direttori, amministratori delegati, CFO, sindaci in caso di omissione nella comunicazione di informazioni quando queste erano richieste dalla legge ovvero quando anche, ma non solo, in conseguenza di omesse informazioni il bilancio non forniva una rappresentazione veritiera e corretta della situazione economica e finanziaria della società, anche a seguito di errate valutazioni. La recente legge sul falso in bilancio (Legge 69/15) contempla tutte le nuove fattispecie ai fini dell’individuazione dell’ipotesi di reato di falso in bilancio. Il principale cambiamento ha riguardato la rilevanza delle valutazioni contabili: secondo il D.lgs. 61/2002 errate valutazioni potevano determinare (anzi determinavano) frodi contabili mentre per la legge 69/15 errate valutazioni o stime sbagliate non sono più fattispecie per il falso in bilancio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (33774/15) fornisce un'interessante prima applicazione della nuova legge. Le indicazioni che emergono dall'analisi delle motivazioni di detta sentenza sono diverse e muovono tutte nella stessa direzione. Ad esempio, la violazione del principio di "prudenza" nella valutazione delle poste  non è più una condizione sufficiente per l’individuazione del falso in bilancio e per la persecuzione dei soggetti che ne sono responsabili. La stessa disposizione si applica alla valutazione dei crediti in sofferenza: in tal modo l'adozione del valore netto di realizzo non è più una possibile causa di frodi contabili. Sulla stessa linea, si trovano tutte le (assai critiche) stime effettuate per la valutazione delle immobilizzazioni materiali ed immateriali (tra cui l’avviamento), relativamente sia all'iscrizione iniziale che alla verifica di una eventuale successiva perdita di valore. Quello che in sintesi emerge dalla sentenza della Corte di Cassazione è chiaro: tutti i valori stimati contenuti nel bilancio che sono il risultato di un processo di soggettivo valutazione non hanno più rilevanza ai fini della determinazione di una frode contabile e del falso in bilancio.

29 Settembre 2015

Come si costruisce una carriera di successo? L’incontro con Barbara Del Neri, Southern Europe Corporate Marketing Director in Procter & Gamble

Il mercato del lavoro oggi è sempre più complesso, le imprese richiedono costantemente figure professionali estremamente specializzate. In passato gli studenti potevano costruirsi il proprio percorso step by step in una logica learning-by-doing; oggi emerge la necessità-opportunità per gli studenti di selezionare l’industry o la funzione in cui operare. La scelta di un master può risultare quasi un must per quegli studenti che, seppur molto giovani, hanno idee chiare e già conoscono quali sono i propri obiettivi professionali e le propri passioni manageriali. Per capire come raggiungere i propri obiettivi professionali, in occasione dell’Open Evening dei Master Specialistici, i giovani laureati hanno avuto la possibilità di incontrare in LUISS Business School Barbara Del Neri, Direttore Marketing South Europe di Procter and Gamble, colosso multinazionale che possiede uno dei più importanti portafogli di marchi di qualità al mondo tra i quali 24 fatturano oltre 1 miliardo di dollari l’anno ciascuno. P&G opera in 70 Paesi nel mondo ed in Italia è presente dal 1956. Laureatasi con il massimo dei voti presso la LUISS Guido Carli, Barbara del Neri fu subito chiamata per un colloquio in marketing con P&G. Il colloquio della vita in pratica, dato che ci racconta come desiderava lavorare in questa rinomata palestra di marketing fin dal liceo. Ma come ha fatto a raggiungere la posizione che oggi ricopre? Sicuramente una forte passione per il lavoro che fa, un’ottica learning-by-doing ed uno stile di leadership che va oltre il semplice comandare. La Del Neri afferma infatti come “c’è una gran differenza tra imporre ed essere seguiti. I leader appartengono alla seconda categoria: sanno ascoltare, suggerire, innovare per creare quel contesto che spinge all’innovazione”. Serve fare delle scelte che implicano sacrifici, investire su se stessi è importante quando si parla di formazione, il talento non basta, ci vuole apprendimento e passione, tanta passione. In merito alla formazione post-laurea Barbara Del Neri afferma come sia estremamente importante, nell’attuale contesto, acquisire le conoscenze necessarie ad operare in uno specifico settore. Ma che si tratti di Finanza, Marketing o Real Estate puntualizza come ai giovani si richieda un forte background in termini di soft skill, un’attitudine can-do, capacità di confrontarsi a livello globale, curiosità intellettuale, flessibilità e agilità di pensiero e azione. Il contesto attuale ci pone infatti di fronte a nuove sfide e cambiamenti costanti che solo lo spirito di adattamento e una mentalità globale possono superare. Infine quando uno studente puntualizza la difficolta oggi di poter scegliere il proprio percorso carriera, la Del Neri suggerisce con spirito un po’ materno di continuare ad inseguire i propri sogni sempre pur dovendo scendere spesso a compromessi: bisogna amare il proprio lavoro per raggiungere i migliori risultati. Guarda il Video 29/09/2015

22 Settembre 2015

Board Practice: il ruolo strategico della Corporate Governance negli Intermediari finanziari

Di Alessandro Zattoni, Associate Dean for Executive Education and life-long learning, LUISS BS. (22/09/2015) Il Consiglio di Amministrazione è il più importante organo di corporate governance poiché ad esso è demandato lo svolgimento di tre ruoli di cruciale importanza. Innanzitutto, il consiglio deve svolgere un ruolo strategico, ovvero deve indirizzare e contribuire alla formulazione del processo decisionale strategico. In secondo luogo, il consiglio deve salvaguardare l’interesse degli azionisti e, in una visione allargata, deve presidiare il contemperamento dell’interesse di tutti gli stakeholder. Infine, il consiglio svolge un ruolo di legittimazione e di gestione della relazione tra l’impresa e l’ambiente circostante. Nonostante l’efficace svolgimento di questi tre ruoli abbia un grande impatto sulla performance aziendale, il legislatore ha tradizionalmente fornito indicazioni generali e relativamente vaghe in merito alla tipologia di compiti attribuiti al consiglio, né ha proposto indicazioni puntuali in merito alla sua composizione, struttura o funzionamento. D’altro lato, anche gli accademici e i consulenti hanno per lungo tempo ignorato questo tema, non sviluppando delle prassi operative volte a facilitare un efficiente ed efficace funzionamento del consiglio di amministrazione. Questa carenza di attenzione nei confronti dei ruoli e delle caratteristiche del consiglio di amministrazione, unitamente all’emergere di comportamenti irresponsabili se non addirittura illeciti dei vertici aziendali, ha generato nel corso degli ultimi decenni numerosi cambiamenti legislativi e ha favorito l’introduzione (e le successive revisioni) del codice di autodisciplina. Questi interventi hanno positivamente influenzato le caratteristiche dei consigli di amministrazione. In particolare, essi hanno definito con maggiore dettaglio i compiti del consiglio di amministrazione e hanno fornito delle indicazioni in merito alla composizione ideale del consiglio (in termini di numero di consiglieri, mix tra consiglieri esecutivi, non esecutivi e indipendenti, varietà dei profili demografici e professionali) e alla suddivisione dei ruoli e dei compiti all’interno del consiglio (suggerendo la separazione tra presidente e amministratore delegato, la costituzione di comitati consultivi e l’introduzione del lead independent director). Parallelamente all’evoluzione della normativa e del codice di autodisciplina, Banca d’Italia ha dedicato una crescente attenzione al tema della corporate governance delle banche, degli intermediari e delle società di assicurazione a partire dalle Disposizioni di vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche del 2008. Al termine di un lungo percorso di raccomandazioni, interventi e consultazioni pubbliche, Banca d’Italia ha recentemente aggiornato le Disposizioni di Vigilanza il 6 maggio 2014. Il documento affronta con decisione il tema della corporate governance delle banche e fornisce indicazioni puntuali in merito ad alcuni aspetti critici come ad esempio: la dimensione ottimale o massima del consiglio di amministrazione, il livello e la diversificazione delle competenze dei consiglieri, la presenza di un adeguato numero di consiglieri non esecutivi e indipendenti, l’obbligo di costituzione di comitati per le banche di maggiori dimensioni. Da quanto scritto finora si deduce che la normativa e i codici di buona governance hanno favorito, e talvolta persino imposto, una positiva evoluzione delle caratteristiche dei consigli di amministrazione. Tuttavia, la normativa e i codici, concentrando la loro attenzione su criteri legati alla composizione e alla struttura dei consigli di amministrazione, non hanno attribuito la necessaria importanza alle variabili comportamentali e di processo. Alcuni studi recenti indicano, invece, che l’efficacia del consiglio è significativamente influenzata da tali variabili, come ad esempio un dibattito aperto e critico, l’impegno dei consiglieri nello svolgimento del loro incarico e il coordinamento dei contributi forniti alle attività del consiglio. Questi studi evidenziano quindi che la progettazione del consiglio di amministrazione coinvolge sia aspetti di composizione e struttura, sia aspetti di processo e comportamento. Per migliorare entrambi, alcuni studiosi e codici di buona governance suggeriscono di introdurre trasparenti processi di valutazione dei consiglieri e dell’intero consiglio e di organizzare interventi di formazione sulle best practice che consentono di affrontare le crescenti responsabilità del consiglio. L’efficace implementazione di questi strumenti può dare un significativo contributo al miglioramento della performance dei singoli consiglieri e dell’intero consiglio di amministrazione.  

09 Settembre 2015

La prima giornata di team building LUISS Business School: un’esperienza outdoor dove si incontrano entusiasmo, collaborazione e fiducia per una visione comune.

“Non abbiamo bisogno della magia per cambiare il mondo: abbiamo già dentro di noi tutto il potere di cui abbiamo bisogno, abbiamo il potere di immaginare le cose migliori di quelle che sono” (J.K. Rowling) Il 4 settembre si è svolta la prima giornata dedicata al team building della Scuola presso il Resort «Alla Corte delle Terme» a Viterbo. Un momento di divertimento e di svago in cui lo staff LUISS BS, diviso in squadre, si è messo in gioco attraverso diverse attività che hanno stimolato la fiducia reciproca, la capacità di ascolto e di mediazione. Collaborando e valorizzando il contributo di ognuno per raggiungere obiettivi comuni, consolidando così un team di lavoro performante e affiatato. La giornata è stata anche un'opportunità per favorire la conoscenza reciproca e approfondire i legami tra colleghi. La giornata esprime e testimonia un messaggio di fondamentale importanza: la centralità della persona, vero motore del cambiamento, ed elemento centrale dell'azione LUISS BS che fa della trasformazione dei suoi allievi il core delle sue attività. .embed-container { position: relative; padding-bottom: 56.25%; padding-top: 30px; height: 0; overflow: hidden; max-width: 100%; height: auto; } .embed-container iframe, .embed-container object, .embed-container embed { position: absolute; top: 0; left: 0; width: 100%; height: 100%; } Guarda le foto

03 Agosto 2015

Il Forum della Sanita’ Digitale - Il digitale per una salute universale, equa e sostenibile

Roma, 10/11/12 Settembre 2015 - LUISS Guido Carli, Viale Romania, 32   Per la Sanità, il digitale può rappresentare una vera rivoluzione. “S@lute, il Forum della salute digitale” è l’evento che racconta la transizione in corso. Per farlo punta su tre giorni appassionanti di dibattiti intensi, confronto multidisciplinare e lavoro concreto che vedrà coinvolti 120 discussant. 10/9 si apre Un’inaugurazione e tre diversi forum per elaborare il quadro complessivo. Innanzitutto, tracciando una panoramica degli scenari tecnologici e interrogandosi su come riuscire a governare l’innovazione. Racconteremo casi ed esperienze di successo, anche grazie a LUISS. Perché la sanità digitale “sulla carta” non serve. 11/9 si entra nel vivo. Tavoli di lavoro e momenti LIVE Demo per toccare con mano il cambiamento. I tavoli di lavoro saranno dedicati a tre elementi nodali: il farmaco, i nuovi modelli assistenziali, l’empowerment del paziente. La digitalizzazione del SSN infatti inciderà radicalmente sul modello assistenziale e porterà a un ridisegno complessivo dei luoghi e dei processi di cura; in questa trasformazione, il cittadino godrà di diritti e doveri nuovi, per questo occorre favorire un progressivo empowerment del paziente. Ma anche il rapporto con il farmaco – e con la farmacia e i farmacisti – è destinato a cambiare. Perché la sanità digitale è per tutti. 12/9 Si chiude in bellezza Con una mattinata interamente dedicata alle start up italiane. “All you can IT” è 10 start up italiane che raccontano la loro idea per migliorare la Sanità del Paese a pubblico e potenziali investitori, Un momento importante di confronto per la trasformazione di un settore che rappresenta un’occasione di crescita economica, e un’opportunità di sviluppo sociale e benessere sanitario. Perché la rivoluzione digitale della Sanità passa per la ricerca e l’innovazione. Maggiori informazioni

03 Agosto 2015

Il Lean Thinking nelle Aziende di Servizi

Lo scenario economico degli ultimi anni espone sempre di più le organizzazioni aziendali ad una prova estremamente impegnativa: da un lato assicurare prestazioni e servizi tempestivi e di qualità, dall’altro contenere i costi e ottimizzare le procedure. Se l’unica risposta a tale condizione di crisi è mantenere/recuperare il proprio vantaggio competitivo, la soluzione per farlo è, indubbiamente, ripensare al proprio modello di business nella dimensione strategica ed in quella operativa, coniugando innovazione di prodotto ed innovazione organizzativa. Al riguardo è noto, e crescente, il successo riscosso da specifici modelli di management, tra i quali il Lean Thinking, in grado garantire risultati eccellenti in termini di qualità, efficienza e produttività. Il Lean Thinking rappresenta una filosofia organizzativo-gestionale orientata a massimizzare il valore creato per il cliente cercando di minimizzare ogni forma possibile di spreco. Sebbene la genesi del Lean Thinking sia riconducibile al mondo produttivo-manifatturiero, principi, strumenti ed applicazioni operative hanno dimostrato la loro efficacia trasversale ed intersettoriale, tanto da imporsi all’attenzione del mondo “service” e da trovare applicazioni concrete e di successo in numerose aziende di servizi (Sanità, Banche, Servizi turistici, Assicurazioni, Servizi Pubblici, Pubblica Amministrazione, ecc). L’applicazione operativa di tale approccio, inteso come combinazione e integrazione di  principi, metodi e strumenti, ha dimostrato, infatti, che è possibile al contempo preservare il livello di qualità nell’erogazione del servizio, agendo sulla complessità dei processi, favorendone la semplificazione, eliminando gli sprechi (e dunque, i relativi costi) e migliorare l'esperienza complessiva dell’ cliente nonché la qualità (e dunque, il livello di soddisfazione) del lavoro di tutti gli attori coinvolti. L’applicazione della filosofia Lean al mondo dei servizi deve, ovviamente, passare per un processo di personalizzazione e necessaria contestualizzazione; non si può, difatti, prescindere dalle sue peculiarità: l’intangibilità dei servizi, la contestualità della produzione con il consumo e la difficoltà a standardizzare molti processi, rappresentano solo alcuni degli aspetti su cui porre attenzione nel momento in cui si voglia intraprendere un processo volto all’applicazione dei principi e degli strumenti Lean. Il Lean Thinking è qualcosa di più di un metodo per il miglioramento dei processi, è un nuovo modo di ragionare che investe l’organizzazione nella sua totalità che si propone di aggredire gli sprechi lungo tutta la catena del valore facendo partecipare direttamente il personale alla ricerca delle soluzioni. L’adozione dell’approccio Lean porta continuamente a domandarsi non solo qual è il valore che il cliente (interno ed esterno all’organizzazione) si aspetta dai nostri prodotti e servizi, ma anche come sarebbe possibile aumentarlo costantemente andando ad eliminare tutte quelle attività che non sono considerate a valore aggiunto. Ci troviamo quindi di fronte ad una differente visione gestionale, un sistema di valori e comportamenti che vanno ben oltre l’ applicazione di tecniche e strumenti e che, una volta interiorizzati, costituiranno il nucleo portante di una rinnovata cultura aziendale. Alessandro Bacci Partner Telos Consulting Lean System programme Scientific Coordinator

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