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29 Gennaio 2021

Peuterey accelera sulla moda circolare: i piumini si fanno sempre più ecosostenibili

La presidente del brand italiano di outerwear, Francesca Lusini, racconta a SustainEconomy.24, il report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore – Radiocor,  il percorso del gruppo verso materiali riciclati, riciclabili ed ecologici     Il marchio Geospirit 100% ecosostenibile e i prodotti Peuterey ispirati all'economia circolare con la novità dei piumini da materiali rigenerati e recuperati. Francesca Lusini, presidente del gruppo toscano, rappresentante del made in Italy nell'abbigliamento outdoor che prende il nome da una cresta del Monte Bianco, di cui i tre puntini rossi del logo ne sono una riproduzione grafica e con un fatturato da 60 milioni, racconta a SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School, l'impegno per rendere circolare il settore del tessile e della moda. Con l'attenzione al sociale. E un percorso accelerato da pandemia e lockdown.  Sostenibilità, economia circolare: da anni il gruppo Peuterey persegue questa strada. Ce ne parla? «Oggi parlare di sostenibilità è senza dubbio, e aggiungo – finalmente - di tendenza. Il nostro gruppo è stato precursore in tal senso, con il brand Geospirit, che già nel 1990 evocava un nuovo rapporto tra uomo e natura con il claim "la terra ci invita a voltare pagina". Oggi la collezione Geospirit è 100% ecosostenibile, dai tessuti agli accessori, dalle imbottiture alle grucce fino al packaging, e tutti i brand del gruppo Peuterey condividono lo spirito di ricerca dell'eccellenza per realizzare capi di qualità, multifunzionali e durevoli, principi fondanti il paradigma economico circolare. Non vi è alcun dubbio che il settore tessile sia uno dei principali responsabili dell'inquinamento globale, con consumi incredibilmente ingenti: secondo un recente rapporto della European Environment Agency il consumo di abbigliamento, calzature e tessili per la casa nell'Ue ammonta ogni anno a circa 1,3 tonnellate di materie prime e oltre 100 metri cubi di acqua a persona. Ed emerge che ogni cittadino europeo consuma annualmente 26 chili di vestiti – addirittura il triplo rispetto al 1975 – e ne butta via almeno 11 chili. Purtroppo il settore tessile è ancora un sistema economico lineare, nel quale ben poco viene riutilizzato e riciclato: la strada è ancora lunga, ma un cambiamento può e deve essere attuato. Da parte nostra, il percorso è iniziato, e ad oggi, le nostre collezioni sono studiate e realizzate per limitare l'impatto ambientale dei processi, la ricerca è indirizzata verso i materiali riciclati, riciclabili ed ecologici, (ad esempio il nylon rigenerato realizzato dal recupero di materiali di scarto, come le reti da pesca abbandonate negli oceani), lavoriamo per abbattere gli sprechi e quindi l'utilizzo delle discariche e per ridare nuova vita ai nostri tessuti, secondo i principi, appunto, dell'economia circolare. Il nostro impegno per uno sviluppo sostenibile non ha peraltro a che fare solo con l'ecologia, ma anche con la società e l'impegno per le generazioni future. La pandemia e il lockdown hanno accelerato il nostro percorso in tale direzione: scegliamo di instaurare partnership solide e durature lungo la catena del valore con chi condivide i nostri stessi standard e valori. All'interno del Gruppo promuoviamo la parità di genere, perché lo sviluppo del potenziale umano venga garantito a tutti, indistintamente, per il proprio merito. E infine apriamo le porte a giovani talenti, accompagnandoli nell'inserimento nel mercato del lavoro, ma anche a esperte maestranze, che si sono rivelate preziose allo scoppiare dell'emergenza Covid-19: penso per esempio alle sarte che hanno reso possibile una veloce riconversione della linea produttiva al confezionamento di dispositivi medici». Tra le iniziative più recenti avete lanciato Peuterey Recycle e l'accordo tra Geospirit e Temera. Notate una crescita di consapevolezza tra i clienti verso i temi di eco-sostenibilità? «Assistiamo ad una crescente consapevolezza e sensibilità del consumatore nelle sue scelte di acquisto. Il nostro consumatore tradizionale è sempre stato attento a selezionare capi affidabili, di alta qualità e performance. Oggi più che mai, è necessario confermare la sua fiducia, mostrando grande responsabilità nella scelta di materie prime e processi, nella catena di approvvigionamento e nelle iniziative messe in atto per un business più sostenibile. E' in atto un progressivo cambiamento nelle abitudini delle persone; oggi tutte le informazioni sono a potata di mano tramite uno smartphone. Per questo, grazie alla tecnologia messa a disposizione da Temera - "Verified by Virgo" - abbiamo potuto dare accesso via NFC o QR Code, in maniera immediata e trasparente, alle informazioni sui diversi materiali utilizzati nella collezione Geospirit FW20. L'obiettivo è dichiarato nel payoff: you are what you wear, perché crediamo davvero che le scelte di ognuno, anche in fatto di abbigliamento outdoor, possano portare a realizzare il mondo che vogliamo. Per quanto riguardo Peuterey, il progetto Recycle – presentato in anteprima questo inverno su Farfetch e nella boutique toscana di Mantovani - è nato dall'estro del nostro team stile e prodotto proprio durante il periodo del lockdown. Abbiamo accelerato il nostro percorso in tale direzione, approcciando il tema dell'economia circolare, tramite la realizzazione di una serie di piumini limited edition, singolarmente numerati, realizzati con tessuti d'archivio e piuma riciclata e rigenerata, certificata GRS (Global Recycled Standard). Abbiamo dato nuova vita a ciò che consideriamo risorse preziose e non scarti: i tessuti di ricerca, gli accessori da collezione, le imbottiture riciclate che avevamo a disposizione nei nostri archivi. Sono nati così pezzi unici, dall'alto contenuto creativo e timeless nello stesso tempo, che rappresentano appieno i nostri valori e il nostro know-how. Quella che doveva essere un'operazione una tantum, anche grazie al riscontro ottenuto, è diventato un progetto continuativo da inserire in collezione. Ogni stagione, pertanto, inseriremo nuovi modelli, sempre con materiali attinti dai nostri archivi, con l'obiettivo di ridare nuova vita a ciò che era destinato invece ad essere inserito nella categoria ‘sprechi'». Ci siamo lasciati alle spalle un anno difficile e unico. Come vede il 2021 di Peuterey? «Il 2020 ha lasciato profonde cicatrici, che non spariranno con il nuovo anno. Quello che ho augurato ai miei collaboratori è che queste cicatrici ci aiutino a ricordare i valori che abbiamo trovato dentro di noi in questo periodo: la solidarietà, la condivisione, il rispetto per noi stessi e per l'ambiente che ci circonda, e la consapevolezza che tutti noi dobbiamo impegnarci per un cambiamento che non può più tardare. La condivisione di questi valori ci ha aiutato anche a liberare energie creative per i nuovi progetti che abbiamo messo in campo, punto di partenza per un futuro migliore. Il 2021 sarà pertanto un anno di grande impegno, da tutti i punti di vista, ma nello stesso tempo di progetti fecondi ed inventivi importanti. La nostra azienda nasce in Toscana, un territorio in cui l'incanto naturale del paesaggio convive con l'armonia della bellezza dell'arte e la creatività dell'uomo. Nutrendoci di questo equilibrio, vogliamo lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 29/1/2021

29 Gennaio 2021

Biagiotti, una storia di famiglia tra materiali naturali, moda e “Be green”

La filosofia della casa di moda e l'attenzione alle materie legate alla sostenibilità raccontate da Lavinia Biagiotti, Presidente e Ceo della maison, alla terza generazione, in un'intervista a SustainEconomy.24, il report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore – Radiocor   La storia di famiglia, l'etica verde e l'attenzione ai materiali naturali e sostenibili. Lavinia Biagiotti, presidente e ceo del gruppo di alta moda, alla terza generazione, racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Radiocor, la filosofia della moda Biagiotti e le scelte fatte fino al motto ‘Be Green'. Ma anche il rapporto speciale con Roma e il progetto di moda ‘Made in Centro'. La moda ha reagito e sta reagendo agli effetti imprevisti del coronavirus, sperimentando e proponendo nuovi format a livello creativo, finanziario e commerciale e il Made in Italy ha dimostrato compattezza, assicura. Parliamo di moda e sostenibilità. Quanto spazio c'è nel vostro settore per scelte sostenibili e coma vanno declinate? E per Biagiotti cosa vuol dire essere sostenibili? «Vivo e lavoro nella campagna romana circondata dal verde sconfinato del Golf Marco Simone, realizzato dalla famiglia, che ospiterà la Ryder Cup nel 2023, in un luogo storico e ‘coltivato'. E' un «ecosistema» che coniuga impresa, cultura e natura, valorizzando il patrimonio del territorio e gli asset del Made in Italy. Interpreto il messaggio di una storia di famiglia e la connessione tra generazioni nella cosciente percezione della contemporaneità, fatta di radici, rispetto e responsabilità con l'impegno costante di disegnare il futuro. Rappresento la terza generazione dell'azienda di famiglia fondata nel 1965 che continua a distinguersi per la sua attenzione alle materie legate alla sostenibilità: mettere lo straordinario nel quotidiano e farlo durare nel tempo, coniugando etica ed estetica, è la filosofia della moda Biagiotti, che utilizza tessuti naturali e da sempre investe nel verde. La stretta connessione tra moda, arte, natura e cultura è al centro della visione del gruppo Biagiotti. Proprio per questo e per lo stretto legame di Biagiotti con la città di Roma, la sostenibilità affonda le sue radici anche nel mecenatismo, sostenuto da un grande senso di responsabilità nel prendersi cura delle persone e del territorio. La prima scelta che ho fatto nel nuovo decennio è stata questa: lavorare con laboratori del Centro Italia, dunque del Lazio e delle regioni del Centro, dando vita ad un vero e proprio progetto che più di Made in Italy sarà Made in Centro. Questa etica del ‘verde' mi ha portato a lanciare già nel 2014 la Collezione Laura Biagiotti eyewear ‘Bio' all'insegna del ‘green-design'. La collezione opera nel rispetto dell'eco sostenibilità attraverso l'utilizzo di un materiale innovativo: la bioplastica M49 di Mazzucchelli. Si tratta di un acetato di cellulosa, polimero derivato dalla cellulosa – il composto organico più diffuso in natura, estratto dalle fibre del cotone e del legno – caratterizzato da una formulazione che prevede esclusivamente l'utilizzo di sostanze ottenute da fonti rinnovabili. M49 è il materiale 100% ecofriendly, biodegradabile e riciclabile che mantiene tutte le caratteristiche estetiche e di performance dell'acetato tradizionale e può essere lavorato senza modifiche al processo produttivo dell'occhiale. ‘Be green' è il motto della collezioni Laura Biagiotti, stampato anche sulle "sciarpe parlanti" della Collezione F/W 21 che fondono il logo e il logos e anche la cifra distintiva del marchio che opera con tessuti naturali. Radici e Riciclo come nella maglia integrale di cashmere di recupero, nelle trecce della tradizione o di totale piana semplicità nei tubini alla caviglia o nei pullover e la pelliccia che più che ecologica è totalmente biodegradabile». Come diceva, la sua maison racconta una importante storia di famiglia e un rapporto speciale con Roma. Quali sono i prossimi progetti? «Interpreto il messaggio di una storia di famiglia e la connessione tra generazioni nella cosciente percezione della contemporaneità, fatta di radici e di rispetto. La storia della nostra azienda e quella della nostra famiglia sono intrinsecamente legate a Roma con una visione e valori che ricordano quelli delle grandi famiglie rinascimentali, in un gioco di rimandi tra etica ed estetica. Roma è il luogo magico che ha lo straordinario potere di darmi quel senso di radici solide e proiezione verso il futuro di cui tutti abbiamo bisogno. Mi piace salire lentamente la Scala Cordonata di Michelangelo, restaurata grazie al contributo dei nostri profumi Laura Biagiotti Roma e Roma Uomo, fare un giro intorno al simulacro di Marco Aurelio per poi rifugiarmi nella terrazza che dà sul Foro Romano, che soprattutto all'ora del tramonto, con sfumature che vanno dal rosa all'oro, regala uno spettacolo unico al mondo. Gratificarmi con un'immersione di bellezza nella mia città mi rende creativa e coraggiosa. Nel 1998, assieme a Laura Biagiotti Parfums e al successo dei profumi Roma e Roma Uomo, Biagiotti Group ha portato agli antichi splendori la Scala Cordonata del Campidoglio disegnata da Michelangelo e i Due Dioscuri che la custodiscono e, in seguito, le Fontane di Piazze Farnese. Nel settembre 2020 è stato annunciato il contributo per il ripristino della Fontana della Dea Roma in Campidoglio, cuore della romanità. Abbiamo pensato più che altro a restituire, a conservare capolavori irripetibili anche per superare il senso di impermanenza della moda: le pietre vanno oltre. Noi combattiamo sempre contro il tempo e in fondo la moda è un foglio bianco sul quale disegnare il futuro». Dopo il drammatico 2020 si è appena aperto un nuovo anno e si ragiona e si lavora sulle strategie per la ripartenza. Cosa serve al settore del fashion? «Mi piace pensare alla bellissima frase di Voltaire ‘Bisogna coltivare il proprio giardino' e quindi occuparci non solo del verde che ci circonda ma anche e soprattutto della bellezza che ci viene affidata in quanto imprenditori italiani. La moda ha insito nel suo dna il tema della fiducia, in questo momento sto lavorando sulle collezioni 20/21 e 2022 quindi io sono portata a credere che ci saranno opportunità per il Made in Italy, certamente c'è stato un impatto violento su almeno due stagioni che sono l'Autunno Inverno 20/21 e la Primavera Estate 2020. Noi però abbiamo fiducia altrimenti non continueremmo a disegnare il futuro. Dobbiamo essere sempre più non solo testimonial ma anche testimoni della bellezza del nostro Paese. La moda è l'impresa che ha nel suo dna il gene della sperimentazione e del cambiamento: ogni 6 mesi, anzi ormai ogni 3, si vive una trasformazione radicale che nasce come processo creativo, e che diventa procedimento industriale. Ritengo che stiamo vivendo una metamorfosi epocale, innescata dalla rivoluzione digitale, che porta con sé la necessità di rivedere linguaggi e format. La moda ha reagito e sta reagendo agli effetti imprevisti, rapidissimi e dirompenti del Coronavirus, facendo leva su ciò che le è più congeniale: sperimentare e proporre nuovi format a livello creativo, finanziario e commerciale. Non esiste una ricetta unica, ma il Made in Italy ha dimostrato subito una certa compattezza nel reagire, nell'investire sulla creatività. Attraverso la ragione e la consapevolezza, mettendo in campo prima fra tutto l'orgoglio della nostra eccellenza italiana, della nostra ‘scienza' insieme a tutti i nostri primati di bellezza, arte e moda. Lanciamo un segnale di ripresa e di riaffermazione del nostro capitale-umano e del potenziale ‘immagine Italia' che oggi più che mai deve essere confermata. C'è un aspetto che può risultare chiave per affrontare questo difficilissimo e delicatissimo guado: la capacità della moda di ‘disegnare il futuro', e questo vale anche per le strategie. Siamo abituati a operare con 12/18 mesi di anticipo, la capacità di creare fiducia, e di guardare al futuro con un atteggiamento costruttivo e positivo, è per noi intrinseca. Dobbiamo dunque contribuire a creare bellezza e fiducia, a farlo con conoscenza, responsabilità e trasparenza. E con uno sguardo attento alle nostre radici, al territorio in cui agiamo e all'ambiente. Be green, un nuovo patto con la natura, è certamente un buon primo passo». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 29/1/2021

29 Gennaio 2021

Monnalisa: dalla sostenibilità a Chiara Ferragni, l'alta moda junior sceglie il green

La sostenibilità è un plus, spiega Sara Tommasiello, il cfo dell'azienda italiana presente in oltre 60 Paesi, a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School. E parla dei progetti e della spinta sull'e-commerce   Monnalisa, una delle prime aziende italiane del settore dell'alta moda per bambini, presente in oltre 60 Paesi con un fatturato di 48 milioni di cui il 67% all'estero , si dedica alla sostenibilità da circa venti anni. La cfo, Sara Tommasiello parla a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School, dell'impegno in termini economici, ambientali e sociali con attenzione all'intera supply chain. Ma anche dell'impatto della pandemia e dell'effetto domino per una società presente in tutto il mondo e dei prossimi progetti, dalla collezione con l'influencer Chiara Ferragni alla spinta su digitalizzazione ed e-commerce. Quanto sono conciliabili la sostenibilità con il vostro settore e che cosa fa Monnalisa per la sostenibilità? «E' un percorso che per noi è nato una ventina di anni fa in modo piuttosto naturale e molto graduale che è, poi, il modo per affrontare queste tematiche in modo che diventino un valore intrinseco dell'azienda. Questo macro-tema lo decliniamo con la stessa valenza in termini economici, sociali e ambientali. Questo periodo, con l'emergenza sanitaria ed economico-sociale e ambientale che si porta dietro, ha messo in evidenza la resilienza dei singoli e delle imprese a questi temi. Averli in azienda da tanto tempo è stato un plus, ci ha dato una chiave di lettura, già connaturata con la sostenibilità, per le scelte future. Noi la decliniamo in tutti i versanti. Il tema ambientale, che forse è il meno rilevante perché la nostra produzione è più labour-intensive, pesa comunque, perché abbiamo una presenza capillare in tutto il mondo e lavoriamo sui materiali e sul packaging. Ma vediamo soprattutto un tema di sostenibilità sociale: abbiamo una struttura in Italia ma anche produzione presso fornitori esteri e la cura e l'attenzione che prestiamo sulla supply chain, in tema di diritti e condizioni di lavoro, ora si fa ancora più rilevante. La sostenibilità che raccontiamo con i nostri bilanci integrati vuole essere la fine di un processo che nasce con un sistema di responsabilità e qualità certificati». Una grande attenzione la ponete anche sui giovani. «E' per noi un tema cruciale, abbiamo sempre lasciato aperte le porte della nostra azienda sia dando possibilità di tirocini sia offrendoci come case study per percorsi di studio. Abbiamo adottato anche una policy che coniuga giovani e aspetto sociale: garantiamo a tutti i nostri collaboratori la possibilità di far fare ai propri figli uno stage in azienda in qualsiasi ambito. Un'opportunità sul campo per i giovani». Parlava prima della pandemia e dell'accelerazione verso la sostenibilità. Per quanto riguarda la vostra società la pandemia che cambiamenti ha comportato? «La pandemia a livello di gruppo è stata un evento eccezionale perché avendo una serie di controllate in tutto il mondo è stato una sorta di effetto domino: a partire dall'Asia e poi in Europa e nel resto del mondo, abbiamo chiuso i punti vendita, poi li abbiamo riaperti a singhiozzo. Lo stesso evento abbiamo dovuto confrontarlo con modi diversi di affrontarlo da parte di persone e dei governi, con misure diverse in ogni parte del mondo. Abbiamo cercato soluzioni concrete per garantire il lavoro delle persone ma anche la sostenibilità economica dell'azienda e prima di tutto, mettere in sicurezza tutti. Abbiamo, poi, spinto fortemente sullo smart working che era un sogno nel cassetto e, a fine 2020 abbiamo firmato un accordo, in sede sindacale per lo smart working non emergenziale ma strutturale che offriremo a tutti i dipendenti la cui mansione si potrà coniugare con questa modalità». E' iniziato un nuovo anno. Quali sono i progetti della società? «Un progetto si è già concretizzato ed ora si sta declinando in realtà, mi riferisco all'accordo con Chiara Ferragni per una licenza di prodotto; abbiamo presentato la nuova collezione invernale che contiene già la collezione che andrà nei negozi da maggio, quindi metà anno è già interessato da questa realtà. Poi continueremo fortemente a spingere sulla digitalizzazione aziendale; abbiamo avuto risultati molto positivi in tema di e-commerce e continueremo sulla multicanalità, sul rendere visibili i magazzini ad alcuni retail, sull'e-commerce diretto e indiretto, per moltiplicare la catena di acquisto e avere negozi virtuali ovunque nel mondo. Continuiamo con la digitalizzazione anche in ambito di presentazione delle collezioni, non potendo essere in presenza, e abbiamo realizzato un sistema di virtual show-rooming che ha avuto un importante riscontro. Oltre alla ricerca di prodotti in ottica sostenibile. E stiamo lavorando anche sull'informativa finanziaria non solo con il bilancio integrato ma anche andare verso una sorta di Dnf, seguendo il percorso che stanno delineando Borsa Italiana e anche Consob e anche a livello europeo per estendere strumenti di sostenibilità finanziaria alle pmi. I cantieri aperti sono tanti». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 29/1/2021

29 Gennaio 2021

Zalando: «Raddoppiano i clienti in cerca di moda green. Dal 2023 il 20% dei volumi da prodotti sostenibili»

La piattaforma leader in Europa di vendite online di abbigliamento vuole essere il motore del cambiamento, come spiega a SustainEconomy.24 di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore - Radiocor, Riccardo Vola, Director Southern Europe e Gift Card di Zalando   Un assortimento sostenibile di 60mila articoli, l'obiettivo di una quota del 20% di volumi da prodotti più sostenibili entro il 2023 e consegne carbon neutral. Zalando, la piattaforma leader in Europa di vendite online di abbigliamento accelera sulla sostenibilità di fronte alla quota di clienti che acquistano green più che raddoppiata nell'ultimo anno.  «Con la pandemia è aumentata la sensibilità dei clienti» spiega Riccardo Vola, director Southern Europe e Gift Card a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor. Forte di 35 milioni di clienti raggiunti in Europa, nel 2021 lancerà il programma Connected Retail in Italia per supportare i negozi fisici che hanno sofferto durante il lockdown e mira a triplicarne la quantità nell'anno. Anche la moda sta perseguendo un cammino di sostenibilità. Che cosa significa sostenibilità per Zalando e quali sono i vostri impegni? «La sostenibilità è un elemento chiave per Zalando: significa bilanciare la crescita economica con il potenziale impatto che abbiamo sulle persone e sull'ambiente e crediamo sia estremamente importante che l'intera industria si muova nella stessa direzione. In qualità di piattaforma leader in Europa - e con l'obiettivo di diventare lo Starting Point for Fashion - ci impegniamo ogni giorno a contribuire al processo, aumentando la consapevolezza e il coinvolgimento nella moda sostenibile. Vogliamo permettere ai nostri clienti di fare scelte più responsabili e incentivare i brand a produrre questo tipo di offerta. Siamo consapevoli che c'è ancora molto da fare, ma vogliamo essere il motore di questo cambiamento insieme ai nostri partner. Per rispondere a questo abbiamo già portato il nostro assortimento sostenibile da 27 mila a oltre 60 mila articoli dall'inizio dell'anno scorso, e abbiamo deciso di accelerare il nostro impegno anche in risposta alla crescita straordinaria nella domanda dato che la quota di clienti attivi che acquistano moda più sostenibile è più che raddoppiata. I nostri clienti, per esempio, sono ora in grado di acquistare Beauty in modo ancora più sostenibile, poiché è stata introdotta una etichetta di sostenibilità nella categoria che permette ai clienti di scegliere tra circa 1.000 prodotti di bellezza con attributi come biologico, naturale, meno imballaggi, rispettoso delle foreste, biodegradabile o gentile con gli animali. Inoltre, Zalando ha lanciato la sua nuova categoria Pre-owned a settembre, consentendo ai clienti di acquistare e scambiare moda pre-owned con un livello di convenienza senza pari. L'accelerazione che abbiamo voluto dare a questo grande impegno si è tradotta nei circa 600 milioni di euro di GMV (valore lordo della merce) di moda più sostenibile nella prima metà del 2020, o in circa il 15% del GMV totale, facendo avvicinare l'azienda all'obiettivo del 20% entro il 2023. Insomma con la nostra strategia sulla sostenibilità "do.MORE" ci siamo posti l'ambizioso obiettivo di diventare una piattaforma di moda sostenibile, con un impatto netto positivo per le persone e il pianeta. Fin dal lancio del progetto, tutte le nostre operazioni, così come tutte le consegne e i resi, sono diventati carbon neutral. Ci siamo poi concentrati sugli imballaggi utilizzati per le spedizioni, utilizzando esclusivamente scatole realizzate con materiali riciclati al 100% e buste composte dall'80% di plastica riciclata; mentre le beauty bags sono convertite a carta riciclata al 100%. Ci siamo posti come obiettivo l'utilizzo di imballaggi in grado di ridurre al minimo gli sprechi e di consentire il recupero dei materiali, eliminando l'utilizzo della plastica monouso». Avete reso obbligatori per i brand con cui collaborate alcuni standard etici. Ce ne parla? «Vogliamo essere d'esempio per l'industria della moda. Al fine di avere un impatto positivo sull'intera catena del valore, Zalando si impegna a far sì che il 90% dei suoi partner chiave stabilisca obiettivi basati sulla scienza: si tratta di un piano concreto per ridurre l'impronta di carbonio in linea con l'accordo di Parigi e rendere obbligatoria la valutazione della sostenibilità per le private label e i brand partner. Tra gli obiettivi che ci siamo posti c'è anche quello di estendere il ciclo di vita dei capi attraverso la nostra offerta di articoli usati e la nostra app Zalando Zircle. Inoltre, insieme alle piattaforme Fashion for Good e circular.fashion, abbiamo recentemente lanciato il progetto pilota "redeZIGN for Circularity", con la nostra prima esclusiva capsule collection di cinque capi appositamente studiati per essere riutilizzati e riciclati, nel rispetto delle linee guida per la riciclabilità di circular fashion». Sulla vostra piattaforma sono riconoscibili i prodotti sostenibili? «La nostra etichetta sostenibile esiste dal 2016 per contrassegnare articoli sostenibili, come quelli realizzati con materiali riciclati o cotone biologico. Il nostro obiettivo per il 2023 è generare il 20% del nostro volume di articoli con prodotti più sostenibili. Con "redeZIGN for Circularity", i clienti possono anche scansionare un codice QR, Circularity.ID, sull'etichetta e ricevere immediatamente maggiori informazioni sulla composizione e la produzione del capo, istruzioni per la cura e cosa possono fare per prolungare la vita o riciclare il prodotto dopo il suo utilizzo». Che cosa è cambiato con la pandemia nel vostro settore? Avete notato un nuovo atteggiamento da parte dei clienti? «C'è uno slancio e una domanda di cambiamento e la necessità che l'intero settore della moda si trasformi. E noi, insieme ai nostri partner, vogliamo essere il motore di questo cambiamento e permettere ai nostri clienti di fare scelte ancora più sostenibili. Vediamo aumentare enormemente il numero di clienti che acquistano moda più sostenibile. Oggi più del 40% dei clienti di Zalando ha acquistato moda più sostenibile, rispetto al 20% del primo trimestre del 2020 e al 35% del secondo trimestre. Inoltre, secondo un sondaggio interno, il 34% dei nostri clienti ha detto che alla luce della pandemia di coronavirus, la sostenibilità è diventata ancora più importante». Il 2020 è stato un anno difficile ma importante per Zalando. Cosa vi aspettate dall'anno appena iniziato? «Nel 2021 lanceremo il programma Connected Retail in Italia per supportare i negozi fisici che hanno sofferto durante il lockdown e contribuire significativamente alla transizione della piattaforma. Ad oggi, Connected Retail è già diventata la più grande piattaforma europea per i negozi di moda con circa 2.000 negozi attivi collegati e Zalando mira a triplicarne la quantità nel 2021. Siamo stati fondati durante una crisi, nel 2008. Ciò che abbiamo imparato è ancora oggi nel Dna della nostra azienda: ogni crisi offre infatti delle opportunità, e la più grande opportunità è quella di crescere. Il 2020 è stato un anno significativo per Zalando. Stando ai dati attualmente disponibili, ovvero quelli relativi al terzo trimestre, Zalando ha registrato una crescita eccezionalmente forte e redditizia. Il Gross Merchandise Volume e il fatturato sono aumentati rispettivamente del 29,9% e del 21,6%, a 2,5 e 1,8 miliardi di euro. Nello stesso periodo, Zalando ha raggiunto un Ebit rettificato pari a 118,2 milioni o un margine del 6,4%. Come risultato del volume di vendita (sell-through) eccezionalmente forte nella primavera/estate, Zalando ha rilasciato un'indennità di valutazione dello stock (inventory valuation allowances) per un importo di 35 milioni, creando un effetto una tantum che ha impattato positivamente sul rendimento economico. Nella seconda metà del 2020 abbiamo incrementato in maniera significativa anche la nostra customer base. Sulla strada per diventare lo Starting Point for Fashion, ad oggi, serviamo più di 35 milioni di clienti attivi in tutta Europa (una crescita del 20,4% rispetto all'anno precedente) ». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  29/1/2021

29 Gennaio 2021

Master Fashion & Luxury Business – Webinar

Presentazione di Fashion and Luxury Business – Major of the Master in Fashion, Luxury & Tourism Management.  Registrati!    L’11 febbraio alle 16.30 ti invitiamo a partecipare al webinar di presentazione di Fashion and Luxury Business – Major of the Master in Fashion, Luxury & Tourism Management, un programma di 12 mesi progettato per giovani talenti che desiderano  lavorare all’interno di organizzazioni e aziende nel campo della moda e del lusso. Durante il webinar verranno approfonditi i punti di forza di questo programma e le prospettive di carriera future. Il Master permette infatti di conoscere da vicino le tendenze e le industrie del settore che operano sia in Italia che in Europa grazie ad un’esperienza di studio internazionale a Milano, al Milano Luiss Hub, e ad Amsterdam, all'Amsterdam Fashion Academy con lezioni tenute sia da accademici Luiss che da manager esperti del settore. I direttori e il Coordinatore del Master risponderanno inoltre, durante un Q&A, a tutte le domande e curiosità dei partecipanti fornendo dettagli, approfondimenti e suggerimenti per partecipare alla prossima edizione del Master in partenza a marzo 2021. Il webinar si rivolge a neolaureati o giovani professionisti con qualsiasi background di studi. Speaker  Carlo Fei, Adjunct Professor e Professor of Practice, Luiss Business School Daniela Della Rosa, Adjunct Professor, Luiss Business School e curator and lecturer, Luiss Master in Fashion Law Eleonora Negri, Coordinatore Master Full-time, Luiss Business School L’evento si terrà in lingua inglese. Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 29/1/2021

28 Gennaio 2021

Master International Management – Milan and Amsterdam –Webinar

Presentazione del Master Full-time in International Management – Milan and Amsterdam.  Registrati!   L’8 febbraio alle 18.00 ti invitiamo a partecipare al webinar di presentazione del Master in International Management – Milan & Amsterdam, un programma di 12 mesi progettato per giovani talenti che desiderano  lavorare all’interno di organizzazioni e aziende internazionali. Il webinar offre l’occasione unica di scoprire in anteprima i punti di forza di questo programma e capire come questo percorso di studi prepari gli studenti a diventare professionisti globali in grado di affrontare con successo le sfide attuali e future del management internazionale. Il Master permette infatti di conoscere da vicino le tendenze e le industrie che operano sia in Italia che in Europa studiando a Milano, al Milano Luiss Hub, e ad Amsterdam, all'Amsterdam Fashion Academy con lezioni tenute sia da accademici Luiss che da manager di aziende globali. Il Direttore e il Coordinatore del Master presenteranno durante il webinar i contenuti e la struttura del programma e, durante un Q&A, risponderanno a tutte le tue domande e curiosità dei partecipanti fornendo dettagli, approfondimenti e suggerimenti per partecipare alla prossima edizione del Master in partenza a marzo 2021. Il webinar si rivolge a neolaureati o giovani professionisti con qualsiasi background di studi. Speaker  Matteo Giuliano Caroli, Direttore del Master e Professore Ordinario di International Business, Luiss Guido Carli Università John Sterk, Professor of Practice, Luiss Business School and CEO Support Amsterdam Fashion Academy Giulia Antenucci, Coordinatore Master Full-time, Luiss Business School L’evento si terrà in lingua inglese. Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 28/01/2021

26 Gennaio 2021

Italia 2030: la sfida dell’economia circolare - rinviato a data da destinarsi

  In ragione del delicato momento istituzionale, e nel rispetto del grande lavoro di aziende ed enti coinvolti nel progetto “Obiettivo Italia 2030”, l’evento conclusivo “La sfida dell’economia circolare”, in programma per giovedì 28 gennaio alle ore 11, è rinviato a data da destinarsi.  Un lungo e meritorio percorso di analisi, studio e confronto sul tema dello sviluppo sostenibile che non si ferma. “Italia 2030” conferma il proprio obiettivo: supportare policy-maker e stakeholder economici e sociali nella comprensione di come l’economia circolare possa rappresentare il principale driver di sviluppo economico sostenibile dell’Italia e di profonde trasformazioni socio-demografiche. Il progetto, articolato in 12 webinar e 15 gruppi di lavoro nell’arco del 2020, è nato su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e di Luiss Business School, con il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna e la collaborazione dei Politecnici di Bari, Milano e Torino, l’Università Bocconi e l’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli. La nuova data dell’evento conclusivo di presentazione dei risultati verrà comunicata via e-mail a tutti gli ospiti già registrati e segnalata attraverso i canali ufficiali di Luiss Business School.  26/1/2021

25 Gennaio 2021

Cortina 2021: i Campionati del Mondo di sci alpino nelle aule Luiss Business School  

Una partnership tra il Commissario di Governo del progetto sportivo “Cortina 2021” e Luiss Business School, per gli studenti di Sport Management – Major del Master in Media and Entertainment e Digital Marketing – Major del Master in Marketing Management, che avranno la possibilità di imparare direttamente dai protagonisti, la progettazione e realizzazione dei Campionati del mondo di sci alpino nell’anno della pandemia. I Mondiali di sci alpino di Cortina (8-21 febbraio) sono un’occasione unica per lasciare anche un’eredità culturale, scientifica, organizzativa, conoscitiva oltre a quella fisica rappresentata da opere e interventi strutturali: è questo lo spirito che ha mosso il Commissario di Governo del progetto sportivo “Cortina 2021”, Dr. Valerio Toniolo e la Luiss Business School, Scuola di Business e Management della Luiss “Guido Carli” di Roma, a dare vita ad un progetto di alta caratura, destinato agli studenti di Sport Management – Major del Master in Media and Entertainment e Digital Marketing – Major del Master in Marketing Management, che avranno la possibilità di imparare direttamente dai protagonisti della progettazione e realizzazione dei Campionati del mondo di sci alpino. Un’opportunità straordinaria per vedere da vicino l’organizzazione complessa di un evento mondiale, resa ancora più complessa dall’emergenza Covid. Lo spiega il Commissario Valerio Toniolo: «Il lavoro che c'è dietro un appuntamento di questa portata è immenso. Da anni, la struttura che ora dirigo ha progettato e realizzato interventi sul territorio di importanza assoluta, dall'allargamento delle piste, al potenziamento degli impianti, alla creazione di aree parcheggio, di una nuova pista per gli allenamenti e per i prossimi mesi sono previsti altri interventi significativi per la viabilità e per la vita della comunità, come la ristrutturazione della piscina comunale. Per degli studenti capire come funziona la macchina operativa, quali siano le competenze e quali le priorità, è fondamentale. Non ultimo, l'aspetto di comunicazione, che per un evento mondiale di questa portata, ha un peso specifico notevole. E naturalmente le strategie di marketing con il coinvolgimento degli sponsor». Per Luiss Business School, che grazie ad una intesa con Confindustria Belluno Dolomiti è presente nel territorio con l’Hub Veneto delle Dolomiti (polo di alta formazione, consulenza e ricerca applicata nell'area del business), l’accordo contribuisce a stringere un legame ancora più forte con il tessuto nazionale, offrendo agli studenti un posto in prima fila nel processo di creazione e gestione di grandi eventi sportivi. In un contesto così dinamico, altamente competitivo e complesso come quello del business sportivo, le offerte formative di Luiss Business School sono in grado di fornire ai partecipanti la conoscenza necessaria per operare con successo. Il Major in Sport Management è realizzato da Luiss Business School in partnership con l’AS Roma, società calcistica con la missione di rappresentare la città di Roma in ambito sportivo, e Italiacamp, organizzazione che sviluppa processi di innovazione sociale a impatto positivo per il Paese, creando connessioni tra istituzioni, aziende, associazioni e università. Education, sport e impatto sociale sono quindi gli elementi che connettono i partner del Major. In un contesto così dinamico, altamente competitivo e complesso come quello del business sportivo, il Master in Media and Entertainment – Major in Sport Management è in grado di fornire ai partecipanti la conoscenza necessaria per operare con successo nell’industria sportiva. Il programma è infatti progettato per fornire le skill necessarie per competere non solo nell’industria sportiva, ma anche per cogliere le opportunità di altri business correlati. L’appuntamento, per gli studenti, è a Villa Blanc, sede romana della Luiss Business School, per il Welcome Day del 25 gennaio. L’intera attività didattica potrà così lasciare un segno per una manifestazione, che la pandemia ha costretto a porte chiuse, ma che rappresenta un appuntamento sportivo internazionale che sarà seguito da 500 milioni di persone sparse nei cinque continenti. Valerio Toniolo: «Sarà un evento 4.0, forte della complicità digitale e delle nuove frontiere apertesi in questi ultimi mesi. Una “sperimentazione”, un modello operativo. Una sfida vinta». 25/1/2021

22 Gennaio 2021

Appunti per l’interesse nazionale: la sovranità nell’era del Covid-19

Un nuovo webinar organizzato nell’ambito del ciclo “Appunti per l’interesse nazionale” con Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei, Raffaele Volpi, Presidente Copasir, Paola Severino, Vice Presidente Università Luiss Guido Carli, Giampiero Massolo, Presidente Fincantieri. Introdurrà i lavori Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence. RIVEDI IL WEBINAR       Il 4 febbraio alle 18.00 con Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei, Raffaele Volpi, Presidente Copasir, Paola Severino, Vice Presidente Università Luiss Guido Carli, Giampiero Massolo, Presidente Fincantieri, si terrà un nuovo appuntamento dei webinar organizzati nell’ambito del ciclo “Appunti per l’interesse nazionale”, in collaborazione con l’Associazione “Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence”. Un’opportunità unica di confronto, per analizzare come le evoluzioni della sovranità investano la politica interna, l’economia e le relazioni internazionali, in occasione della presentazione del libro di Leonardo Bellodi “La nuova sovranità. Un saggio” (Giappichelli Editore, 2020). Introdurrà i lavori Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence. AGENDA  Interventi Istituzionali Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence Ne discutono con l’Autore Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei Raffaele Volpi, Presidente Copasir Conclusioni Paola Severino, Vice Presidente Università Luiss Guido Carli Giampiero Massolo, Presidente Fincantieri Il webinar è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione. RIVEDI IL WEBINAR   22/1/2021

21 Gennaio 2021

Mancano oltre 5mila lavoratori per realizzare le reti fibra, senza riorganizzazione settore a rischio occupazione

I sindacati chiedono un tavolo al Mise e Tim assicura proroghe per i contratti sul rame. Per Ripa (Open Fiber) la formazione è fondamentale: servono giuntisti, progettisti, periti tecnici   Il 2021 sarà l'anno del boom della fibra, ma, nonostante questo, le società di installazione di rete che danno lavoro, compreso l'indotto, a circa 50mila dipendenti, sono in sofferenza. D'altro canto, secondo quanto risulta a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School), mancano all'appello, per realizzare le reti secondo i piani dei principali operatori, Tim e Open Fiber, tra le 5 e le 10mila risorse. E questo non perché non ci siano abbastanza dipendenti, anzi molte di queste società fanno già ricorso alla cig o alla solidarietà, ma perché scarseggiano le competenze per lavorare nel nuovo business. Manca in particolare, per fare un esempio, la figura del giuntista e mancano lavoratori, soprattutto, in Lombardia e Veneto.  Se da un lato servono più competenze, dall'altro, dicono i sindacati, senza una soluzione al più presto, ci saranno migliaia di esuberi. Per questo le sigle chiedono un tavolo col ministero dello Sviluppo economico e con quello del Lavoro. E una convocazione, secondo quanto si apprende, potrebbe arrivare già entro fine mese Sindacati: business del rame sta finendo, a rischio migliaia di occupati «Il fatto che - dice Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil – non si riesca a effettuare una vera e propria trasformazione tecnologica è un esempio di incapacità di programmare i cambiamenti. Quelle del settore sono aziende che si sono sviluppate attorno all'appalto della rete in rame, ma questo business sta finendo, ora bisogna formare le maestranze per essere in grado di utilizzare la nuova tecnologia. Altrimenti ci saranno alcune migliaia di disoccupati». Sulla stessa linea è Vito Vitale, segretario generale della Fistel Cisl, che indica, tra le priorità, la garanzia dell'occupazione e la formazione come «lo strumento fondamentale per il cambio del mix professionale sia nelle telco sia nelle società di ingegneria di rete. Nei prossimi 5 anni saranno cablati in fibra 13,5 milioni di utenti e il rame lascerà velocemente posto alla fibra, con la stessa velocità bisogna garantire nuove professionalità per supportare la digitalizzazione del Paese». Per le sigle serve un tavolo al Mise Per Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl, nel settore dell'installazione di rete emergono due tematiche principali: «da un lato si profilano grandi investimenti a partire dalla banda ultra larga, dall'altro sono in corso notevoli cambiamenti richiesti dalla nuova tecnologia. Molte aziende sono al centro di una grande trasformazione del modello di business. E' da sottolineare, poi, che molte grandi realtà fanno già ricorso alla cig o alla solidarietà; se non si trova una soluzione sono a rischio migliaia di posti di lavoro. Per queste ragioni abbiamo chiesto un tavolo ad hoc». L'8 gennaio, ricorda Benaglia, «abbiamo già avuto un incontro positivo assieme ai sindacati delle tlc con i vertici di Tim che sta assegnando i nuovi appalti. Dobbiamo lavorare in cooperazione per estendere questo modello a Open Fiber, Enel e tutte le altre grandi aziende di rete».  La sfida, gli fa eco Michele Paliani, funzionario nazionale della UIlm, «è quella di riconvertire chi ha le competenze di base. Il problema della mancanza di risorse c'è; non è detto, infatti, che un lavoratore entrato 30 anni fa in un'azienda di installazione sappia poi come lavorare sulla fibra. C'è, quindi, un forte rischio professionale che si aggiunge a quello del mondo del sub-appalto collegato al business dell'installazione». Paliani ricorda l'importanza di un utilizzo del Recovery Fund per dare respiro al settore e sottolinea come occorra anche evitare il rischio che piccole aziende che fanno prezzi bassi «si accaparrino gare a discapito della qualità del servizio». Opilio (fondo Cebf): trovare manodopera al Nord è più complicato Guardando ai numeri, per la fibra servirebbero alcune migliaia in più di lavoratori, e su questo sono d'accordo sindacati e aziende. Si tratta, secondo una fonte, di 10mila risorse; per altri il numero è più contenuto, sulle 5mila. «il passaggio dal rame alla fibra – dice Benaglia - comporta molte volte un cambio di mestiere. Stiamo parlando non di pochi lavoratori, ma di una platea importante, di migliaia di risorse. Per questo stiamo discutendo con le aziende su come cambiare il mix di professionalità». Basandosi sui singoli piani dei principali operatori, secondo Roberto Opilio, oggi a capo della regione Italia e Sud Europa del fondo Cebf, occorrono 5mila persone aggiuntive rispetto alla situazione attuale: «si pone un tema importante che riguarda le modalità per trovare le professionalità; l'Italia in questo campo presenta molte differenze, mentre al Sud rinvenire la manodopera è più facile, nel Nord e nel Nord-Est è più complicato». Tutto ciò senza considerare la realizzazione della rete in quella parte di aree grigie che al momento non rientrano nei piani di nessun operatore, aree per le quali è previsto l'utilizzo del Recovery Fund: «In questo caso – spiega Opilio - il fabbisogno di manodopera crescerebbe ancora». La mancanza di risorse è condivisa anche da uno degli stessi protagonisti del settore: secondo Davide Cilli, proprietario di Econet che sta proprio in questi mesi riorganizzando le società da lui controllate, servono almeno altre 5mila figure professionali. Tim proroga i contratti sul rame Intanto Tim, per rassicurare i lavoratori del settore, ha deciso di prorogare i contratti per il rame che saranno in vigore fino a dicembre 2021 e poi saranno prorogati di un anno o due sulla base delle determinazioni delle imprese appaltatrici. Lo ha stabilito l’azienda nell'ultimo incontro con i sindacati dei metalmeccanici e delle telecomunicazioni per quanto riguarda la situazione delle imprese di rete. Già nel corso del confronto, le sigle hanno espresso preoccupazione per il processo di transizione dal rame alla fibra e i conseguenti impatti occupazionali: si tratta quindi di predisporre un piano di formazione e addestramento per i lavoratori, assieme a strumenti di accompagnamento alla pensione dei lavoratori più anziani, in genere meno professionalizzati. Inoltre i sindacati hanno chiesto, nell'occasione, che la gestione della gara e delle assegnazioni avvenga evitando effetti di dumping contrattuale a danno dell'occupazione. Ripa (Open Fiber): la ripartenza passa dalla formazione delle risorse «Il tema delle competenze - dichiara a DigitEconomy.24 Elisabetta Ripa, ad di Open Fiber - è fondamentale. La ripartenza passa attraverso la formazione delle risorse da destinare alla realizzazione di nuove infrastrutture e nuovi servizi, e un progetto strategico come quello che Open Fiber sta portando avanti necessita di numerosi professionisti specializzati. Tali figure, tuttavia, scarseggiano a causa del mancato investimento in questa tipologia di rete trasmissiva nell'ultimo ventennio». Per questa ragione, aggiunge Ripa, «è molto importante la formazione, nelle scuole e nei centri specializzati, delle competenze necessarie allo svolgimento di mestieri altamente specializzati. In particolare, il comparto ricerca tecnici giuntisti per la fibra ottica, progettisti di reti Ftth, periti tecnici. Infine, la formazione sarà fondamentale anche per far sì che le nuove tecnologie e servizi abilitati dalle reti in fibra possano essere utilizzati con dimestichezza da tutti, indipendentemente dall'età». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 21/1/2021

21 Gennaio 2021

L'imprenditore Davide Cilli (Econet) riorganizza il business: in arrivo la newco Nextalia, all'orizzonte l'Ipo di due controllate

I piani dell'imprenditore abruzzese che ha acquistato una quota di 4 giornali di Gedi. «Nel giro di due-tre anni pensiamo alla quotazione di COM.TEL e Braga Moro»   Davide Cilli, già proprietario e amministratore delegato di EcoNet, gruppo di impiantistica di reti di tlc, energia e trasporti, riorganizza il business, dà vita a una nuova società e pensa alla quotazione di due controllate. L'imprenditore, secondo quanto dichiara a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School), denominerà la newco Nextalia, raggruppando sotto un unico ombrello, oltre a EcoNet, COM.TEL, Braga Moro e Full System. Attualmente, la holding Atlante Partecipazioni, di proprietà di Cilli e della moglie, controlla il 100% delle quattro società che in totale hanno un fatturato da oltre 100 milioni di euro e 700 dipendenti: «Quest'anno nasce Nextalia, un gruppo che creiamo per stare sul mercato a 360 gradi. Oggi, d'altronde, ci troviamo di fronte a un cambio di percezione dello spazio, oltre che delle distanze e del tempo, cambio nel quale è necessario vivere nuove tipologie di connessioni. Tecnologia e società attuali richiedono dinamismo, e il cambiamento è una costante nel tempo. Dopo la riorganizzazione, la holding avrà il 100% di Nextalia che a sua volta controllerà le quattro società EcoNet, COM.TEL, Braga Moro e Full System», spiega l'imprenditore, classe 1981, che di recente ha acquistato, in cordata, quattro giornali locali del gruppo Gedi (Il Tirreno, le Gazzette di Modena e Reggio e la Nuova Ferrara). Nel 2020 15-20 milioni in meno di ricavi, nel 2021 budget da 14o milioni «Nel 2020, con la pandemia di Covid – aggiunge - il gruppo fatturerà 15-20 milioni in meno della media, circa 100 milioni; per il 2021 abbiamo un budget di 140 milioni. La flessione nei ricavi complessivi, a causa dell'emergenza sanitaria, c'è stata, ma da inizio anno registriamo segnali di ripresa». Al netto delle difficoltà, c'è comunque «una quantità di lavoro che permette una pianificazione di sviluppo: abbiamo in mente di fare acquisizioni anche quest'anno, stiamo trattando piccole realtà ma anche società più grandi. Le piccole sono importanti per il know how, le grandi sono oggetto di interesse per realizzare economie di scala». Nell'orizzonte del gruppo c'è anche la Borsa: «Nel giro di due-tre anni- annuncia Cilli - pensiamo all'ipo di COM.TEL e Braga Moro». «La fibra un tempo era opportunità, ora è diventata una necessità» Oggi, prosegue, «stiamo attraversando un momento favorevole per l'installazione della fibra, anche alla luce dell'implementazione dei piani dei maggiori player del mercato come Open Fiber e Tim». Con l'avvento della pandemia e il boom di didattica e lavoro a distanza, rimarca l'imprenditore abruzzese, c'è stato un cambio culturale nell'approccio degli italiani alla connessione Internet: «prima la fibra era un'opportunità, ora è diventata una necessità». Riguardo al nodo della creazione della società della rete, integrando gli asset di Tim con Open Fiber, il gruppo si dice «neutrale». E', invece, da tener presente che, per stendere la fibra secondo i piani dei maggiori operatori, non ci sono nel mercato italiano tutte le competenze necessarie. Mancano all'appello - aggiunge Cilli - circa 5mila risorse. D'altronde, i dipendenti esperti nel rame non necessariamente sono adatti anche al business della fibra. Inoltre i prezzi che attualmente pagano gli operatori sono bassi». Per aggiornare le competenze Cilli punta a nuovi ingressi in azienda: «Nonostante abbiamo già gli skill necessari, stiamo assumendo personale, altre 100 persone tra il 2021 e il 2022». «Al 31 dicembre portafoglio ordini da 400 milioni in 5 anni» L'avventura imprenditoriale di Cilli inizia 10 anni fa con una piccola azienda di installazione nel settore dell'impiantistica per le telecomunicazioni, radicata in Abruzzo e denominata Telemetrica. Dopo l'espansione nel Centro Italia, nel 2016, attraverso operazioni di leveradge by out, acquista Econet, cominciando a lavorare con player come Tim, Open Fiber, Enel e Terna. Nel 2019 Cilli compra la COM.TEL di Milano, azienda che si occupa della progettazione, sviluppo e supporto di soluzioni e servizi Ict. Un'operazione conclusa a luglio 2020 in piena pandemia. «Al 31 dicembre – aggiunge Cilli – risulta un portafoglio ordini da 400 milioni per i prossimi 3-5 anni, e ciò ci consente una certa visibilità per il prossimo quinquennio». COM.TEL, che punterà al mondo IT e applicativo, chiuderà i conti del 2020 con circa 35 milioni di fatturato. Braga Moro, società acquisita nel pacchetto con COM.TEL, che ha base a Cinisello Balsamo e si occupa prevalentemente di sistemi di energia per ISP, chiuderà i conti, sottolinea Cilli, «a poco meno di sei milioni di fatturato rispetto ai sette milioni del 2019. Per questa società stiamo realizzando prototipi di sistemi di accumulo di energia a supporto del solare. Vogliamo concentrare il business di Braga Moro, che storicamente realizzava batterie per stazioni radio base, sulla smart city, dando cioè una connotazione più attuale. Anche per quanto riguarda il sistema elettrico si sta andando incontro a una rivoluzione, occorre un ammodernamento dell'infrastruttura, sfruttando pure l'opportunità del Recovery Fund. Full System, società di ingegneria impegnata nell'ambito 5G, chiuderà l'anno con circa 2 milioni di ricavi. EcoNet, infine, registra nel 2020 60 milioni di fatturato, nel 2021 puntiamo – conclude - a 80 milioni». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 21/1/2021

21 Gennaio 2021

Asstel: «Competenze necessarie per generare 'capitale innovativo', usare al meglio risorse del Next generation EU»

L'intervento della direttrice Laura Di Raimondo su DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) sullo skill mismatch e la necessità di nuove risorse   Questa crisi prima o poi passerà. Ciò che verrà dopo, "il new normal", dipenderà da noi. Sappiamo che gli elementi imprescindibili per operare in un contesto complesso, mutevole e iper-veloce sono le competenze, ossia, le uniche forze in grado di generare "capitale innovativo", oggi più che mai necessario per reagire a situazioni estreme e inedite come questa. Ci stiamo avviando verso una stagione in cui scopriremo nuovi spazi, perché grazie alle tecnologie digitali che abilitano lo smart working e alla didattica a distanza, vivremo sempre più uno spostamento dei nostri confini fisici e soprattutto mentali. Formare studenti e persone già presenti nel mercato del lavoro Ciò determina la necessità di un ripensamento sia del contesto lavorativo e della sua organizzazione, sia del ruolo del lavoratore. Pertanto, tra gli obiettivi primari si annovera il bisogno di investimenti nelle persone e nelle loro competenze. Ciò richiede un'attenzione sempre maggiore alla formazione sia degli studenti, sia delle persone già presenti nel mercato del lavoro, mettendo in campo azioni volte a superare lo skill mismatch. È in atto un'evoluzione del modo di pensare alla formazione e al lavoro che dovrà favorire da un lato la nascita di partnership didattiche con gli istituti tecnici superiori, con le università e i politecnici, sostenendo l'aggiornamento dei contenuti degli insegnamenti e l'orientamento occupazionale degli studenti e dall'altro, la promozione di percorsi di formazione continua per promuovere occupabilità, ricambio generazionale e active aging. Si pensi che secondo le previsioni della Oxford Martin School, il 60% di coloro che accedono oggi al mondo del lavoro, entro il 2025 ricopriranno una mansione che ancora non esiste. 26 nuovi profili professionali nel nuovo contratto collettivo In questa direzione si è mossa l'azione della filiera tlc e di Asstel, concretizzata nell'inserimento all'interno del Ccnl tlc rinnovato da poco, di ben 26 nuovi profili professionali legati alle innovazioni digitali, superando le figure non più presenti nel settore. Una rivisitazione del sistema di classificazione del personale legato ai processi di trasformazione digitale e che conferma l'impegno della filiera delle telecomunicazioni a lavorare avendo come obiettivo una prospettiva di medio lungo periodo. A questo si affianca la spinta verso un modello "espansivo" degli ammortizzatori sociali che coniughi le politiche attive del lavoro con gli strumenti di sostegno del reddito, per questo abbiamo infatti sostenuto e accolto con favore l'introduzione del "Contratto di espansione" nel 2019 e, da ultimo, il suo rifinanziamento previsto dalla legge di bilancio 2021; così come innovativa è stata la previsione del fondo di solidarietà di settore, all'interno del Ccnl tlc, che persegue l'obiettivo, con maggiore flessibilità e in una logica "tailor made", di accompagnare la trasformazione digitale e la riorganizzazione delle imprese della filiera, puntando a sostenere gli investimenti che, partendo dalla formazione in chiave sia di reskilling che di upskilling, favoriscano una nuova organizzazione del lavoro al passo con i tempi e con le sfide che abbiamo davanti. Ritengo che la combinazione coerente e simultanea dell'insieme degli strumenti illustrati, a favore della nuova occupazione e dell'occupazione esistente, possa condurre a un reale cambiamento a beneficio della competitività delle imprese e dello sviluppo del capitale umano, preservando l'occupabilità delle persone. Impiegare al meglio le risorse del Next Generation EU In questo scenario il Next Generation EU, costituisce un segnale di grande valore, aprendo le porte a una stagione nuova dell'Europa. Sarà fondamentale che le ingenti risorse previste dal piano, vengano impiegate al meglio e con intelligenza, consentendoci di passare dalla fase dell'emergenza a quella della progettualità e, infine, della realizzazione. Per questo diventa decisivo impiegarle per superare le diseguaglianze presenti sul territorio: dal divario materiale e immateriale, al divario occupazionale e sociale. Ben vengano le risorse stanziate per l'innovazione e la digitalizzazione, temi che oggi finalmente occupano una straordinaria centralità nel dibattito pubblico. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 21/1/2021

21 Gennaio 2021

Sirti: «col passaggio da rame a fibra reskilling del personale centrale, è necessario l'impegno di tutti»

L'ad della società fa il punto a DigitEconomy.24 (report del Sole 24Ore Radiocor e della Luiss Business School), sulle problematiche del settore delle aziende di rete. Ora, dice Roberto Loiola, «puntiamo su un business diversificato ma fortemente sinergico»   Il piano di re-skilling del personale è «quantomai centrale. È necessario l'impegno di tutte le parti chiamate a realizzare questi ambiziosi progetti, per far sì che si possa ridurre il periodo di latenza tra la ricerca delle competenze e la formazione della forza lavoro». Lo sostiene Roberto Loiola, amministratore delegato di Sirti, parlando con DigitEconomy.24 (report del Sole 24Ore Radiocor e della Luiss Business School) delle difficoltà del settore delle aziende di rete di fronte al passaggio ormai inevitabile dal network in rame a quello in fibra. Il tema del ricambio generazionale deve essere accompagnato «in modo fluido attraverso l'utilizzo di un ventaglio di strumenti il più ampio possibile, concordato e definito con le parti sociali». Sirti, che conta 4.100 dipendenti, prima nel settore per quote di mercato, è tra le società che hanno fatto ricorso alla cig (nel secondo semestre ha utilizzo Cigo Covid per 250 teste al mese). Ora punta, con il nuovo piano strategico, allo sviluppo «di un business diversificato, ma fortemente sinergico». Si pensi alla divisione Digital Solutions «che si occupa – spiega Loiola – di abilitare la trasformazione dei nostri clienti tramite nuove soluzioni digitali». E in questo ambito il gruppo pensa anche ad acquisizioni nel 2021. Il 2020 è stato caratterizzato dalle restrizioni per la pandemia di Covid. Quanto hanno impattato sul business di Sirti? In qualità di leader del settore delle infrastrutture di rete in Italia, Sirti, grazie all'evoluzione dei processi interni e agli investimenti in tecnologia e in digitalizzazione, non si è mai fermata ed è stata costantemente impegnata sul territorio per garantire la continuità operativa delle infrastrutture nazionali, con livelli estremi di sicurezza. Stiamo lavorando, e lavoreremo, per assicurare la continuità di servizi strategici, di pubblica utilità che garantiscono, ad esempio, il funzionamento di ospedali, il ricorso al lavoro agile e i servizi di ‘scuola a distanza', grazie ai quali il Paese sta, con coraggio, reagendo a questa emergenza. Sono migliori le prospettive per l'anno appena iniziato? Siamo ovviamente fiduciosi che questa rinnovata consapevolezza circa la centralità delle reti si possa tradurre in nuovi investimenti nel potenziamento delle infrastrutture attuali e nella costruzione di nuove, come prerequisito per fornire servizi digitali più innovativi e di maggiore qualità ai cittadini e alle imprese italiane. D'altronde, si tratta di uno dei punti cardine del programma Next Gen EU, vitale per la competitività della nostra economia e quindi per la crescita futura. In questo quadro, è obbligatorio che il Paese investa in maniera massiccia per abilitare ulteriormente l'uso produttivo di Internet, adeguando le infrastrutture e sviluppando i servizi necessari. Dal punto di vista aziendale, il 2020 è stato l'anno in cui abbiamo iniziato a vedere i frutti del nostro piano strategico di trasformazione, che prevede lo sviluppo di un business diversificato, ma fortemente sinergico, nelle nostre business unit, la trasformazione competitiva dell'azienda in linea con le sfide poste dal mercato, e l'evoluzione di un portafoglio di offerta sempre più innovativo e digitale, con particolare riferimento alla divisione Digital Solutions, che si occupa di abilitare la trasformazione dei nostri clienti tramite nuove soluzioni digitali, comprese le necessarie soluzioni di data center e cloud, virtualizzazione di rete, Internet-of-Things, cybersecurity, per citarne alcune. La Digital Solutions di Sirti ha raggiunto nel 2020 un volume di business pari a circa 200 milioni di euro – con un incremento superiore al 50% negli ultimi 24 mesi - e con una prospettiva di ulteriore crescita nel 2021. Nel 2021 proseguirà il roll out della fibra. Mancano però all'appello circa 5-10mila lavoratori in tutto il comparto per poter realizzare i lavori. Voi avete appena annunciato un piano di formazione, come si può ovviare alla carenza di competenze? Abbiamo accolto con favore, e visione strategica di medio-lungo periodo, l'opportunità offerta da Anpal e abbiamo lanciato il progetto New skills to build the future, che nel corso del 2021 coinvolgerà oltre 1.100 dipendenti, per un totale di 290mila ore di formazione in ottica digitale. In risposta alle mutate esigenze sia di mercato che di contesto sociale, Sirti sta da tempo lavorando all'evoluzione del proprio framework organizzativo e all'innovazione dei processi, per incrementare ogni anno di più la propria competitività e la capacità dei propri dipendenti di rispondere al nuovo scenario digitale. In questo universo sempre più digitale, il 5G e l'ultra-broadband della fibra ottica rappresentano gli elementi fondanti per trasformare in maniera radicale significative porzioni del tessuto industriale del Paese, abilitando nuovi mercati e nuovi business, oltre a fornire un'esperienza di qualità superiore ed omogenea sul territorio per i servizi che già utilizziamo. In quest'ottica, un piano di re-skilling è quantomai centrale. È necessario l'impegno di tutte le parti chiamate a realizzare questi ambizioni progetti, per far sì che si possa ridurre il periodo di latenza tra la ricerca delle competenze e la formazione della forza lavoro. Solo così riusciremo ad agevolare la crescita del nostro settore e realizzare al meglio i nuovi progetti. Tra le aziende italiane di installazione e manutenzione c'è una grande specializzazione nella rete in rame, tecnologia che sta diventando obsoleta. È possibile formare i dipendenti già specializzati nel rame ? Senza dubbio rifocalizzare le competenze della forza lavoro è uno dei tasselli irrinunciabili per indirizzare la transizione tecnologica. Inoltre, nel settore delle reti tradizionali esiste un tema importante di ricambio generazionale che deve essere accompagnato in modo fluido attraverso l'utilizzo di un ventaglio di strumenti il più ampio possibile – concordato e definito con le parti sociali – che sia in grado di gestite l'ingresso dei nativi digitali nel settore delle imprese di rete. Ovviamente, come in tutti i settori maturi, si tratta di una fase in cui la possibilità di una prospettiva di medio-lungo termine gioca un ruolo fondamentale, perché sono trasformazioni che richiedono tempo e forti investimenti. Secondo lei sarebbe auspicabile un'aggregazione tra le aziende del settore per affrontare meglio la crisi e l'emergenza? Dipende molto dalla posizione di partenza e posso rispondere per quanto riguarda il nostro gruppo. È nostro obiettivo confermare il ruolo di Sirti come leader nel settore delle infrastrutture di telecomunicazioni, per dare un ulteriore e fondamentale contributo alla pianificazione, realizzazione e gestione delle reti a banda ultralarga in fibra ottica e del 5G. Questo impegno richiederà ancora alcuni anni e importanti investimenti, insieme a un'accelerazione ulteriore dei progetti, per permettere di superare rapidamente la fase di crisi e di emergenza che viviamo, e di uscirne rafforzati anziché indeboliti come sistema paese. Inoltre, intendiamo posizionarci ancora di più come uno dei soggetti più rilevanti nelle soluzioni digitali, continuando ad aumentare il nostro business digital solutions, anche tramite operazioni di acquisizione in questo settore da perseguire nel corso del 2021. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  21/1/2021

19 Gennaio 2021

Italia 2030: la sfida dell'economia circolare

Il 28 gennaio si terrà l’evento conclusivo di “Italia 2030”, il progetto del Ministero dello Sviluppo Economico e Luiss Business School per il futuro sostenibile del Paese, con la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna. Interverranno Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Stefano Buffagni, Viceministro dello Sviluppo Economico, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, e gli Amministratori Delegati delle aziende partner. Per partecipare al webinar è necessaria la registrazione: registrati! Istituzioni e aziende stanno guidando lo sviluppo del Paese verso l’economia circolare, innovando i business model in tale prospettiva e indirizzando verso la circolarità i mercati e gli scenari in cui sono protagonisti. Il 28 gennaio alle ore 11.00 si terrà l’evento conclusivo di “Italia 2030”, il progetto del Ministero dello Sviluppo Economico e Luiss Business School per il futuro sostenibile del Paese, con la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna, che ha visto l’economia circolare al centro delle proposte di policy sviluppate congiuntamente da aziende, università e istituzioni. Il progetto ha messo a confronto gruppi e aziende con università di primaria importanza, quali Politecnico di Bari, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università Bocconi, Università Cattolica, Università degli studi di Napoli Federico II, Università La Sapienza. Interverranno Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Stefano Buffagni, Viceministro dello Sviluppo Economico, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, e gli Amministratori Delegati delle aziende partner. AGENDA Saluti istituzionali Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana Relazione introduttiva Stefano Buffagni, Viceministro dello Sviluppo Economico Interventi  Apertura lavori Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School Marco Alverà, AD Snam Matteo Del Fante, AD e DG Poste Italiane Claudio Descalzi, AD e DG Eni Stefano Donnarumma, AD e DG Terna Paolo Gallo, AD e DG Italgas Carlo Messina, Consigliere Delegato e CEO Intesa Sanpaolo Fabrizio Palermo, AD e DG Cassa Depositi e Prestiti Alessandro Profumo, AD Leonardo Marco Sesana, Country Manager & CEO Generali Italia Francesco Starace, AD e DG Enel Modera Matteo Caroli, Associate Dean for Research Luiss Business School e Coordinatore scientifico del progetto Per partecipare al webinar è necessaria la registrazione REGISTRATI  19/1/2021

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