News & Insight
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29 Gennaio 2021

Master Fashion & Luxury Business – Webinar

Presentazione di Fashion and Luxury Business – Major of the Master in Fashion, Luxury & Tourism Management.  Registrati!    L’11 febbraio alle 16.30 ti invitiamo a partecipare al webinar di presentazione di Fashion and Luxury Business – Major of the Master in Fashion, Luxury & Tourism Management, un programma di 12 mesi progettato per giovani talenti che desiderano  lavorare all’interno di organizzazioni e aziende nel campo della moda e del lusso. Durante il webinar verranno approfonditi i punti di forza di questo programma e le prospettive di carriera future. Il Master permette infatti di conoscere da vicino le tendenze e le industrie del settore che operano sia in Italia che in Europa grazie ad un’esperienza di studio internazionale a Milano, al Milano Luiss Hub, e ad Amsterdam, all'Amsterdam Fashion Academy con lezioni tenute sia da accademici Luiss che da manager esperti del settore. I direttori e il Coordinatore del Master risponderanno inoltre, durante un Q&A, a tutte le domande e curiosità dei partecipanti fornendo dettagli, approfondimenti e suggerimenti per partecipare alla prossima edizione del Master in partenza a marzo 2021. Il webinar si rivolge a neolaureati o giovani professionisti con qualsiasi background di studi. Speaker  Carlo Fei, Adjunct Professor e Professor of Practice, Luiss Business School Daniela Della Rosa, Adjunct Professor, Luiss Business School e curator and lecturer, Luiss Master in Fashion Law Eleonora Negri, Coordinatore Master Full-time, Luiss Business School L’evento si terrà in lingua inglese. Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 29/1/2021

28 Gennaio 2021

Master International Management – Milan and Amsterdam –Webinar

Presentazione del Master Full-time in International Management – Milan and Amsterdam.  Registrati!   L’8 febbraio alle 18.00 ti invitiamo a partecipare al webinar di presentazione del Master in International Management – Milan & Amsterdam, un programma di 12 mesi progettato per giovani talenti che desiderano  lavorare all’interno di organizzazioni e aziende internazionali. Il webinar offre l’occasione unica di scoprire in anteprima i punti di forza di questo programma e capire come questo percorso di studi prepari gli studenti a diventare professionisti globali in grado di affrontare con successo le sfide attuali e future del management internazionale. Il Master permette infatti di conoscere da vicino le tendenze e le industrie che operano sia in Italia che in Europa studiando a Milano, al Milano Luiss Hub, e ad Amsterdam, all'Amsterdam Fashion Academy con lezioni tenute sia da accademici Luiss che da manager di aziende globali. Il Direttore e il Coordinatore del Master presenteranno durante il webinar i contenuti e la struttura del programma e, durante un Q&A, risponderanno a tutte le tue domande e curiosità dei partecipanti fornendo dettagli, approfondimenti e suggerimenti per partecipare alla prossima edizione del Master in partenza a marzo 2021. Il webinar si rivolge a neolaureati o giovani professionisti con qualsiasi background di studi. Speaker  Matteo Giuliano Caroli, Direttore del Master e Professore Ordinario di International Business, Luiss Guido Carli Università John Sterk, Professor of Practice, Luiss Business School and CEO Support Amsterdam Fashion Academy Giulia Antenucci, Coordinatore Master Full-time, Luiss Business School L’evento si terrà in lingua inglese. Per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI 28/01/2021

26 Gennaio 2021

Italia 2030: la sfida dell’economia circolare - rinviato a data da destinarsi

  In ragione del delicato momento istituzionale, e nel rispetto del grande lavoro di aziende ed enti coinvolti nel progetto “Obiettivo Italia 2030”, l’evento conclusivo “La sfida dell’economia circolare”, in programma per giovedì 28 gennaio alle ore 11, è rinviato a data da destinarsi.  Un lungo e meritorio percorso di analisi, studio e confronto sul tema dello sviluppo sostenibile che non si ferma. “Italia 2030” conferma il proprio obiettivo: supportare policy-maker e stakeholder economici e sociali nella comprensione di come l’economia circolare possa rappresentare il principale driver di sviluppo economico sostenibile dell’Italia e di profonde trasformazioni socio-demografiche. Il progetto, articolato in 12 webinar e 15 gruppi di lavoro nell’arco del 2020, è nato su iniziativa del Ministero dello Sviluppo Economico e di Luiss Business School, con il sostegno di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna e la collaborazione dei Politecnici di Bari, Milano e Torino, l’Università Bocconi e l’Università Cattolica di Milano, La Sapienza di Roma e l’Università Federico II di Napoli. La nuova data dell’evento conclusivo di presentazione dei risultati verrà comunicata via e-mail a tutti gli ospiti già registrati e segnalata attraverso i canali ufficiali di Luiss Business School.  26/1/2021

25 Gennaio 2021

Cortina 2021: i Campionati del Mondo di sci alpino nelle aule Luiss Business School  

Una partnership tra il Commissario di Governo del progetto sportivo “Cortina 2021” e Luiss Business School, per gli studenti di Sport Management – Major del Master in Media and Entertainment e Digital Marketing – Major del Master in Marketing Management, che avranno la possibilità di imparare direttamente dai protagonisti, la progettazione e realizzazione dei Campionati del mondo di sci alpino nell’anno della pandemia. I Mondiali di sci alpino di Cortina (8-21 febbraio) sono un’occasione unica per lasciare anche un’eredità culturale, scientifica, organizzativa, conoscitiva oltre a quella fisica rappresentata da opere e interventi strutturali: è questo lo spirito che ha mosso il Commissario di Governo del progetto sportivo “Cortina 2021”, Dr. Valerio Toniolo e la Luiss Business School, Scuola di Business e Management della Luiss “Guido Carli” di Roma, a dare vita ad un progetto di alta caratura, destinato agli studenti di Sport Management – Major del Master in Media and Entertainment e Digital Marketing – Major del Master in Marketing Management, che avranno la possibilità di imparare direttamente dai protagonisti della progettazione e realizzazione dei Campionati del mondo di sci alpino. Un’opportunità straordinaria per vedere da vicino l’organizzazione complessa di un evento mondiale, resa ancora più complessa dall’emergenza Covid. Lo spiega il Commissario Valerio Toniolo: «Il lavoro che c'è dietro un appuntamento di questa portata è immenso. Da anni, la struttura che ora dirigo ha progettato e realizzato interventi sul territorio di importanza assoluta, dall'allargamento delle piste, al potenziamento degli impianti, alla creazione di aree parcheggio, di una nuova pista per gli allenamenti e per i prossimi mesi sono previsti altri interventi significativi per la viabilità e per la vita della comunità, come la ristrutturazione della piscina comunale. Per degli studenti capire come funziona la macchina operativa, quali siano le competenze e quali le priorità, è fondamentale. Non ultimo, l'aspetto di comunicazione, che per un evento mondiale di questa portata, ha un peso specifico notevole. E naturalmente le strategie di marketing con il coinvolgimento degli sponsor». Per Luiss Business School, che grazie ad una intesa con Confindustria Belluno Dolomiti è presente nel territorio con l’Hub Veneto delle Dolomiti (polo di alta formazione, consulenza e ricerca applicata nell'area del business), l’accordo contribuisce a stringere un legame ancora più forte con il tessuto nazionale, offrendo agli studenti un posto in prima fila nel processo di creazione e gestione di grandi eventi sportivi. In un contesto così dinamico, altamente competitivo e complesso come quello del business sportivo, le offerte formative di Luiss Business School sono in grado di fornire ai partecipanti la conoscenza necessaria per operare con successo. Il Major in Sport Management è realizzato da Luiss Business School in partnership con l’AS Roma, società calcistica con la missione di rappresentare la città di Roma in ambito sportivo, e Italiacamp, organizzazione che sviluppa processi di innovazione sociale a impatto positivo per il Paese, creando connessioni tra istituzioni, aziende, associazioni e università. Education, sport e impatto sociale sono quindi gli elementi che connettono i partner del Major. In un contesto così dinamico, altamente competitivo e complesso come quello del business sportivo, il Master in Media and Entertainment – Major in Sport Management è in grado di fornire ai partecipanti la conoscenza necessaria per operare con successo nell’industria sportiva. Il programma è infatti progettato per fornire le skill necessarie per competere non solo nell’industria sportiva, ma anche per cogliere le opportunità di altri business correlati. L’appuntamento, per gli studenti, è a Villa Blanc, sede romana della Luiss Business School, per il Welcome Day del 25 gennaio. L’intera attività didattica potrà così lasciare un segno per una manifestazione, che la pandemia ha costretto a porte chiuse, ma che rappresenta un appuntamento sportivo internazionale che sarà seguito da 500 milioni di persone sparse nei cinque continenti. Valerio Toniolo: «Sarà un evento 4.0, forte della complicità digitale e delle nuove frontiere apertesi in questi ultimi mesi. Una “sperimentazione”, un modello operativo. Una sfida vinta». 25/1/2021

22 Gennaio 2021

Appunti per l’interesse nazionale: la sovranità nell’era del Covid-19

Un nuovo webinar organizzato nell’ambito del ciclo “Appunti per l’interesse nazionale” con Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei, Raffaele Volpi, Presidente Copasir, Paola Severino, Vice Presidente Università Luiss Guido Carli, Giampiero Massolo, Presidente Fincantieri. Introdurrà i lavori Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence. RIVEDI IL WEBINAR       Il 4 febbraio alle 18.00 con Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei, Raffaele Volpi, Presidente Copasir, Paola Severino, Vice Presidente Università Luiss Guido Carli, Giampiero Massolo, Presidente Fincantieri, si terrà un nuovo appuntamento dei webinar organizzati nell’ambito del ciclo “Appunti per l’interesse nazionale”, in collaborazione con l’Associazione “Davide De Luca – Una vita per l’Intelligence”. Un’opportunità unica di confronto, per analizzare come le evoluzioni della sovranità investano la politica interna, l’economia e le relazioni internazionali, in occasione della presentazione del libro di Leonardo Bellodi “La nuova sovranità. Un saggio” (Giappichelli Editore, 2020). Introdurrà i lavori Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence. AGENDA  Interventi Istituzionali Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School Gianni Letta, Presidente Onorario Associazione Davide De Luca – Una Vita per l’Intelligence Ne discutono con l’Autore Vincenzo Amendola, Ministro per gli Affari Europei Raffaele Volpi, Presidente Copasir Conclusioni Paola Severino, Vice Presidente Università Luiss Guido Carli Giampiero Massolo, Presidente Fincantieri Il webinar è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione. RIVEDI IL WEBINAR   22/1/2021

21 Gennaio 2021

Mancano oltre 5mila lavoratori per realizzare le reti fibra, senza riorganizzazione settore a rischio occupazione

I sindacati chiedono un tavolo al Mise e Tim assicura proroghe per i contratti sul rame. Per Ripa (Open Fiber) la formazione è fondamentale: servono giuntisti, progettisti, periti tecnici   Il 2021 sarà l'anno del boom della fibra, ma, nonostante questo, le società di installazione di rete che danno lavoro, compreso l'indotto, a circa 50mila dipendenti, sono in sofferenza. D'altro canto, secondo quanto risulta a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School), mancano all'appello, per realizzare le reti secondo i piani dei principali operatori, Tim e Open Fiber, tra le 5 e le 10mila risorse. E questo non perché non ci siano abbastanza dipendenti, anzi molte di queste società fanno già ricorso alla cig o alla solidarietà, ma perché scarseggiano le competenze per lavorare nel nuovo business. Manca in particolare, per fare un esempio, la figura del giuntista e mancano lavoratori, soprattutto, in Lombardia e Veneto.  Se da un lato servono più competenze, dall'altro, dicono i sindacati, senza una soluzione al più presto, ci saranno migliaia di esuberi. Per questo le sigle chiedono un tavolo col ministero dello Sviluppo economico e con quello del Lavoro. E una convocazione, secondo quanto si apprende, potrebbe arrivare già entro fine mese Sindacati: business del rame sta finendo, a rischio migliaia di occupati «Il fatto che - dice Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil – non si riesca a effettuare una vera e propria trasformazione tecnologica è un esempio di incapacità di programmare i cambiamenti. Quelle del settore sono aziende che si sono sviluppate attorno all'appalto della rete in rame, ma questo business sta finendo, ora bisogna formare le maestranze per essere in grado di utilizzare la nuova tecnologia. Altrimenti ci saranno alcune migliaia di disoccupati». Sulla stessa linea è Vito Vitale, segretario generale della Fistel Cisl, che indica, tra le priorità, la garanzia dell'occupazione e la formazione come «lo strumento fondamentale per il cambio del mix professionale sia nelle telco sia nelle società di ingegneria di rete. Nei prossimi 5 anni saranno cablati in fibra 13,5 milioni di utenti e il rame lascerà velocemente posto alla fibra, con la stessa velocità bisogna garantire nuove professionalità per supportare la digitalizzazione del Paese». Per le sigle serve un tavolo al Mise Per Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl, nel settore dell'installazione di rete emergono due tematiche principali: «da un lato si profilano grandi investimenti a partire dalla banda ultra larga, dall'altro sono in corso notevoli cambiamenti richiesti dalla nuova tecnologia. Molte aziende sono al centro di una grande trasformazione del modello di business. E' da sottolineare, poi, che molte grandi realtà fanno già ricorso alla cig o alla solidarietà; se non si trova una soluzione sono a rischio migliaia di posti di lavoro. Per queste ragioni abbiamo chiesto un tavolo ad hoc». L'8 gennaio, ricorda Benaglia, «abbiamo già avuto un incontro positivo assieme ai sindacati delle tlc con i vertici di Tim che sta assegnando i nuovi appalti. Dobbiamo lavorare in cooperazione per estendere questo modello a Open Fiber, Enel e tutte le altre grandi aziende di rete».  La sfida, gli fa eco Michele Paliani, funzionario nazionale della UIlm, «è quella di riconvertire chi ha le competenze di base. Il problema della mancanza di risorse c'è; non è detto, infatti, che un lavoratore entrato 30 anni fa in un'azienda di installazione sappia poi come lavorare sulla fibra. C'è, quindi, un forte rischio professionale che si aggiunge a quello del mondo del sub-appalto collegato al business dell'installazione». Paliani ricorda l'importanza di un utilizzo del Recovery Fund per dare respiro al settore e sottolinea come occorra anche evitare il rischio che piccole aziende che fanno prezzi bassi «si accaparrino gare a discapito della qualità del servizio». Opilio (fondo Cebf): trovare manodopera al Nord è più complicato Guardando ai numeri, per la fibra servirebbero alcune migliaia in più di lavoratori, e su questo sono d'accordo sindacati e aziende. Si tratta, secondo una fonte, di 10mila risorse; per altri il numero è più contenuto, sulle 5mila. «il passaggio dal rame alla fibra – dice Benaglia - comporta molte volte un cambio di mestiere. Stiamo parlando non di pochi lavoratori, ma di una platea importante, di migliaia di risorse. Per questo stiamo discutendo con le aziende su come cambiare il mix di professionalità». Basandosi sui singoli piani dei principali operatori, secondo Roberto Opilio, oggi a capo della regione Italia e Sud Europa del fondo Cebf, occorrono 5mila persone aggiuntive rispetto alla situazione attuale: «si pone un tema importante che riguarda le modalità per trovare le professionalità; l'Italia in questo campo presenta molte differenze, mentre al Sud rinvenire la manodopera è più facile, nel Nord e nel Nord-Est è più complicato». Tutto ciò senza considerare la realizzazione della rete in quella parte di aree grigie che al momento non rientrano nei piani di nessun operatore, aree per le quali è previsto l'utilizzo del Recovery Fund: «In questo caso – spiega Opilio - il fabbisogno di manodopera crescerebbe ancora». La mancanza di risorse è condivisa anche da uno degli stessi protagonisti del settore: secondo Davide Cilli, proprietario di Econet che sta proprio in questi mesi riorganizzando le società da lui controllate, servono almeno altre 5mila figure professionali. Tim proroga i contratti sul rame Intanto Tim, per rassicurare i lavoratori del settore, ha deciso di prorogare i contratti per il rame che saranno in vigore fino a dicembre 2021 e poi saranno prorogati di un anno o due sulla base delle determinazioni delle imprese appaltatrici. Lo ha stabilito l’azienda nell'ultimo incontro con i sindacati dei metalmeccanici e delle telecomunicazioni per quanto riguarda la situazione delle imprese di rete. Già nel corso del confronto, le sigle hanno espresso preoccupazione per il processo di transizione dal rame alla fibra e i conseguenti impatti occupazionali: si tratta quindi di predisporre un piano di formazione e addestramento per i lavoratori, assieme a strumenti di accompagnamento alla pensione dei lavoratori più anziani, in genere meno professionalizzati. Inoltre i sindacati hanno chiesto, nell'occasione, che la gestione della gara e delle assegnazioni avvenga evitando effetti di dumping contrattuale a danno dell'occupazione. Ripa (Open Fiber): la ripartenza passa dalla formazione delle risorse «Il tema delle competenze - dichiara a DigitEconomy.24 Elisabetta Ripa, ad di Open Fiber - è fondamentale. La ripartenza passa attraverso la formazione delle risorse da destinare alla realizzazione di nuove infrastrutture e nuovi servizi, e un progetto strategico come quello che Open Fiber sta portando avanti necessita di numerosi professionisti specializzati. Tali figure, tuttavia, scarseggiano a causa del mancato investimento in questa tipologia di rete trasmissiva nell'ultimo ventennio». Per questa ragione, aggiunge Ripa, «è molto importante la formazione, nelle scuole e nei centri specializzati, delle competenze necessarie allo svolgimento di mestieri altamente specializzati. In particolare, il comparto ricerca tecnici giuntisti per la fibra ottica, progettisti di reti Ftth, periti tecnici. Infine, la formazione sarà fondamentale anche per far sì che le nuove tecnologie e servizi abilitati dalle reti in fibra possano essere utilizzati con dimestichezza da tutti, indipendentemente dall'età». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 21/1/2021

21 Gennaio 2021

L'imprenditore Davide Cilli (Econet) riorganizza il business: in arrivo la newco Nextalia, all'orizzonte l'Ipo di due controllate

I piani dell'imprenditore abruzzese che ha acquistato una quota di 4 giornali di Gedi. «Nel giro di due-tre anni pensiamo alla quotazione di COM.TEL e Braga Moro»   Davide Cilli, già proprietario e amministratore delegato di EcoNet, gruppo di impiantistica di reti di tlc, energia e trasporti, riorganizza il business, dà vita a una nuova società e pensa alla quotazione di due controllate. L'imprenditore, secondo quanto dichiara a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School), denominerà la newco Nextalia, raggruppando sotto un unico ombrello, oltre a EcoNet, COM.TEL, Braga Moro e Full System. Attualmente, la holding Atlante Partecipazioni, di proprietà di Cilli e della moglie, controlla il 100% delle quattro società che in totale hanno un fatturato da oltre 100 milioni di euro e 700 dipendenti: «Quest'anno nasce Nextalia, un gruppo che creiamo per stare sul mercato a 360 gradi. Oggi, d'altronde, ci troviamo di fronte a un cambio di percezione dello spazio, oltre che delle distanze e del tempo, cambio nel quale è necessario vivere nuove tipologie di connessioni. Tecnologia e società attuali richiedono dinamismo, e il cambiamento è una costante nel tempo. Dopo la riorganizzazione, la holding avrà il 100% di Nextalia che a sua volta controllerà le quattro società EcoNet, COM.TEL, Braga Moro e Full System», spiega l'imprenditore, classe 1981, che di recente ha acquistato, in cordata, quattro giornali locali del gruppo Gedi (Il Tirreno, le Gazzette di Modena e Reggio e la Nuova Ferrara). Nel 2020 15-20 milioni in meno di ricavi, nel 2021 budget da 14o milioni «Nel 2020, con la pandemia di Covid – aggiunge - il gruppo fatturerà 15-20 milioni in meno della media, circa 100 milioni; per il 2021 abbiamo un budget di 140 milioni. La flessione nei ricavi complessivi, a causa dell'emergenza sanitaria, c'è stata, ma da inizio anno registriamo segnali di ripresa». Al netto delle difficoltà, c'è comunque «una quantità di lavoro che permette una pianificazione di sviluppo: abbiamo in mente di fare acquisizioni anche quest'anno, stiamo trattando piccole realtà ma anche società più grandi. Le piccole sono importanti per il know how, le grandi sono oggetto di interesse per realizzare economie di scala». Nell'orizzonte del gruppo c'è anche la Borsa: «Nel giro di due-tre anni- annuncia Cilli - pensiamo all'ipo di COM.TEL e Braga Moro». «La fibra un tempo era opportunità, ora è diventata una necessità» Oggi, prosegue, «stiamo attraversando un momento favorevole per l'installazione della fibra, anche alla luce dell'implementazione dei piani dei maggiori player del mercato come Open Fiber e Tim». Con l'avvento della pandemia e il boom di didattica e lavoro a distanza, rimarca l'imprenditore abruzzese, c'è stato un cambio culturale nell'approccio degli italiani alla connessione Internet: «prima la fibra era un'opportunità, ora è diventata una necessità». Riguardo al nodo della creazione della società della rete, integrando gli asset di Tim con Open Fiber, il gruppo si dice «neutrale». E', invece, da tener presente che, per stendere la fibra secondo i piani dei maggiori operatori, non ci sono nel mercato italiano tutte le competenze necessarie. Mancano all'appello - aggiunge Cilli - circa 5mila risorse. D'altronde, i dipendenti esperti nel rame non necessariamente sono adatti anche al business della fibra. Inoltre i prezzi che attualmente pagano gli operatori sono bassi». Per aggiornare le competenze Cilli punta a nuovi ingressi in azienda: «Nonostante abbiamo già gli skill necessari, stiamo assumendo personale, altre 100 persone tra il 2021 e il 2022». «Al 31 dicembre portafoglio ordini da 400 milioni in 5 anni» L'avventura imprenditoriale di Cilli inizia 10 anni fa con una piccola azienda di installazione nel settore dell'impiantistica per le telecomunicazioni, radicata in Abruzzo e denominata Telemetrica. Dopo l'espansione nel Centro Italia, nel 2016, attraverso operazioni di leveradge by out, acquista Econet, cominciando a lavorare con player come Tim, Open Fiber, Enel e Terna. Nel 2019 Cilli compra la COM.TEL di Milano, azienda che si occupa della progettazione, sviluppo e supporto di soluzioni e servizi Ict. Un'operazione conclusa a luglio 2020 in piena pandemia. «Al 31 dicembre – aggiunge Cilli – risulta un portafoglio ordini da 400 milioni per i prossimi 3-5 anni, e ciò ci consente una certa visibilità per il prossimo quinquennio». COM.TEL, che punterà al mondo IT e applicativo, chiuderà i conti del 2020 con circa 35 milioni di fatturato. Braga Moro, società acquisita nel pacchetto con COM.TEL, che ha base a Cinisello Balsamo e si occupa prevalentemente di sistemi di energia per ISP, chiuderà i conti, sottolinea Cilli, «a poco meno di sei milioni di fatturato rispetto ai sette milioni del 2019. Per questa società stiamo realizzando prototipi di sistemi di accumulo di energia a supporto del solare. Vogliamo concentrare il business di Braga Moro, che storicamente realizzava batterie per stazioni radio base, sulla smart city, dando cioè una connotazione più attuale. Anche per quanto riguarda il sistema elettrico si sta andando incontro a una rivoluzione, occorre un ammodernamento dell'infrastruttura, sfruttando pure l'opportunità del Recovery Fund. Full System, società di ingegneria impegnata nell'ambito 5G, chiuderà l'anno con circa 2 milioni di ricavi. EcoNet, infine, registra nel 2020 60 milioni di fatturato, nel 2021 puntiamo – conclude - a 80 milioni». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 21/1/2021

21 Gennaio 2021

Asstel: «Competenze necessarie per generare 'capitale innovativo', usare al meglio risorse del Next generation EU»

L'intervento della direttrice Laura Di Raimondo su DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) sullo skill mismatch e la necessità di nuove risorse   Questa crisi prima o poi passerà. Ciò che verrà dopo, "il new normal", dipenderà da noi. Sappiamo che gli elementi imprescindibili per operare in un contesto complesso, mutevole e iper-veloce sono le competenze, ossia, le uniche forze in grado di generare "capitale innovativo", oggi più che mai necessario per reagire a situazioni estreme e inedite come questa. Ci stiamo avviando verso una stagione in cui scopriremo nuovi spazi, perché grazie alle tecnologie digitali che abilitano lo smart working e alla didattica a distanza, vivremo sempre più uno spostamento dei nostri confini fisici e soprattutto mentali. Formare studenti e persone già presenti nel mercato del lavoro Ciò determina la necessità di un ripensamento sia del contesto lavorativo e della sua organizzazione, sia del ruolo del lavoratore. Pertanto, tra gli obiettivi primari si annovera il bisogno di investimenti nelle persone e nelle loro competenze. Ciò richiede un'attenzione sempre maggiore alla formazione sia degli studenti, sia delle persone già presenti nel mercato del lavoro, mettendo in campo azioni volte a superare lo skill mismatch. È in atto un'evoluzione del modo di pensare alla formazione e al lavoro che dovrà favorire da un lato la nascita di partnership didattiche con gli istituti tecnici superiori, con le università e i politecnici, sostenendo l'aggiornamento dei contenuti degli insegnamenti e l'orientamento occupazionale degli studenti e dall'altro, la promozione di percorsi di formazione continua per promuovere occupabilità, ricambio generazionale e active aging. Si pensi che secondo le previsioni della Oxford Martin School, il 60% di coloro che accedono oggi al mondo del lavoro, entro il 2025 ricopriranno una mansione che ancora non esiste. 26 nuovi profili professionali nel nuovo contratto collettivo In questa direzione si è mossa l'azione della filiera tlc e di Asstel, concretizzata nell'inserimento all'interno del Ccnl tlc rinnovato da poco, di ben 26 nuovi profili professionali legati alle innovazioni digitali, superando le figure non più presenti nel settore. Una rivisitazione del sistema di classificazione del personale legato ai processi di trasformazione digitale e che conferma l'impegno della filiera delle telecomunicazioni a lavorare avendo come obiettivo una prospettiva di medio lungo periodo. A questo si affianca la spinta verso un modello "espansivo" degli ammortizzatori sociali che coniughi le politiche attive del lavoro con gli strumenti di sostegno del reddito, per questo abbiamo infatti sostenuto e accolto con favore l'introduzione del "Contratto di espansione" nel 2019 e, da ultimo, il suo rifinanziamento previsto dalla legge di bilancio 2021; così come innovativa è stata la previsione del fondo di solidarietà di settore, all'interno del Ccnl tlc, che persegue l'obiettivo, con maggiore flessibilità e in una logica "tailor made", di accompagnare la trasformazione digitale e la riorganizzazione delle imprese della filiera, puntando a sostenere gli investimenti che, partendo dalla formazione in chiave sia di reskilling che di upskilling, favoriscano una nuova organizzazione del lavoro al passo con i tempi e con le sfide che abbiamo davanti. Ritengo che la combinazione coerente e simultanea dell'insieme degli strumenti illustrati, a favore della nuova occupazione e dell'occupazione esistente, possa condurre a un reale cambiamento a beneficio della competitività delle imprese e dello sviluppo del capitale umano, preservando l'occupabilità delle persone. Impiegare al meglio le risorse del Next Generation EU In questo scenario il Next Generation EU, costituisce un segnale di grande valore, aprendo le porte a una stagione nuova dell'Europa. Sarà fondamentale che le ingenti risorse previste dal piano, vengano impiegate al meglio e con intelligenza, consentendoci di passare dalla fase dell'emergenza a quella della progettualità e, infine, della realizzazione. Per questo diventa decisivo impiegarle per superare le diseguaglianze presenti sul territorio: dal divario materiale e immateriale, al divario occupazionale e sociale. Ben vengano le risorse stanziate per l'innovazione e la digitalizzazione, temi che oggi finalmente occupano una straordinaria centralità nel dibattito pubblico. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 21/1/2021

21 Gennaio 2021

Sirti: «col passaggio da rame a fibra reskilling del personale centrale, è necessario l'impegno di tutti»

L'ad della società fa il punto a DigitEconomy.24 (report del Sole 24Ore Radiocor e della Luiss Business School), sulle problematiche del settore delle aziende di rete. Ora, dice Roberto Loiola, «puntiamo su un business diversificato ma fortemente sinergico»   Il piano di re-skilling del personale è «quantomai centrale. È necessario l'impegno di tutte le parti chiamate a realizzare questi ambiziosi progetti, per far sì che si possa ridurre il periodo di latenza tra la ricerca delle competenze e la formazione della forza lavoro». Lo sostiene Roberto Loiola, amministratore delegato di Sirti, parlando con DigitEconomy.24 (report del Sole 24Ore Radiocor e della Luiss Business School) delle difficoltà del settore delle aziende di rete di fronte al passaggio ormai inevitabile dal network in rame a quello in fibra. Il tema del ricambio generazionale deve essere accompagnato «in modo fluido attraverso l'utilizzo di un ventaglio di strumenti il più ampio possibile, concordato e definito con le parti sociali». Sirti, che conta 4.100 dipendenti, prima nel settore per quote di mercato, è tra le società che hanno fatto ricorso alla cig (nel secondo semestre ha utilizzo Cigo Covid per 250 teste al mese). Ora punta, con il nuovo piano strategico, allo sviluppo «di un business diversificato, ma fortemente sinergico». Si pensi alla divisione Digital Solutions «che si occupa – spiega Loiola – di abilitare la trasformazione dei nostri clienti tramite nuove soluzioni digitali». E in questo ambito il gruppo pensa anche ad acquisizioni nel 2021. Il 2020 è stato caratterizzato dalle restrizioni per la pandemia di Covid. Quanto hanno impattato sul business di Sirti? In qualità di leader del settore delle infrastrutture di rete in Italia, Sirti, grazie all'evoluzione dei processi interni e agli investimenti in tecnologia e in digitalizzazione, non si è mai fermata ed è stata costantemente impegnata sul territorio per garantire la continuità operativa delle infrastrutture nazionali, con livelli estremi di sicurezza. Stiamo lavorando, e lavoreremo, per assicurare la continuità di servizi strategici, di pubblica utilità che garantiscono, ad esempio, il funzionamento di ospedali, il ricorso al lavoro agile e i servizi di ‘scuola a distanza', grazie ai quali il Paese sta, con coraggio, reagendo a questa emergenza. Sono migliori le prospettive per l'anno appena iniziato? Siamo ovviamente fiduciosi che questa rinnovata consapevolezza circa la centralità delle reti si possa tradurre in nuovi investimenti nel potenziamento delle infrastrutture attuali e nella costruzione di nuove, come prerequisito per fornire servizi digitali più innovativi e di maggiore qualità ai cittadini e alle imprese italiane. D'altronde, si tratta di uno dei punti cardine del programma Next Gen EU, vitale per la competitività della nostra economia e quindi per la crescita futura. In questo quadro, è obbligatorio che il Paese investa in maniera massiccia per abilitare ulteriormente l'uso produttivo di Internet, adeguando le infrastrutture e sviluppando i servizi necessari. Dal punto di vista aziendale, il 2020 è stato l'anno in cui abbiamo iniziato a vedere i frutti del nostro piano strategico di trasformazione, che prevede lo sviluppo di un business diversificato, ma fortemente sinergico, nelle nostre business unit, la trasformazione competitiva dell'azienda in linea con le sfide poste dal mercato, e l'evoluzione di un portafoglio di offerta sempre più innovativo e digitale, con particolare riferimento alla divisione Digital Solutions, che si occupa di abilitare la trasformazione dei nostri clienti tramite nuove soluzioni digitali, comprese le necessarie soluzioni di data center e cloud, virtualizzazione di rete, Internet-of-Things, cybersecurity, per citarne alcune. La Digital Solutions di Sirti ha raggiunto nel 2020 un volume di business pari a circa 200 milioni di euro – con un incremento superiore al 50% negli ultimi 24 mesi - e con una prospettiva di ulteriore crescita nel 2021. Nel 2021 proseguirà il roll out della fibra. Mancano però all'appello circa 5-10mila lavoratori in tutto il comparto per poter realizzare i lavori. Voi avete appena annunciato un piano di formazione, come si può ovviare alla carenza di competenze? Abbiamo accolto con favore, e visione strategica di medio-lungo periodo, l'opportunità offerta da Anpal e abbiamo lanciato il progetto New skills to build the future, che nel corso del 2021 coinvolgerà oltre 1.100 dipendenti, per un totale di 290mila ore di formazione in ottica digitale. In risposta alle mutate esigenze sia di mercato che di contesto sociale, Sirti sta da tempo lavorando all'evoluzione del proprio framework organizzativo e all'innovazione dei processi, per incrementare ogni anno di più la propria competitività e la capacità dei propri dipendenti di rispondere al nuovo scenario digitale. In questo universo sempre più digitale, il 5G e l'ultra-broadband della fibra ottica rappresentano gli elementi fondanti per trasformare in maniera radicale significative porzioni del tessuto industriale del Paese, abilitando nuovi mercati e nuovi business, oltre a fornire un'esperienza di qualità superiore ed omogenea sul territorio per i servizi che già utilizziamo. In quest'ottica, un piano di re-skilling è quantomai centrale. È necessario l'impegno di tutte le parti chiamate a realizzare questi ambizioni progetti, per far sì che si possa ridurre il periodo di latenza tra la ricerca delle competenze e la formazione della forza lavoro. Solo così riusciremo ad agevolare la crescita del nostro settore e realizzare al meglio i nuovi progetti. Tra le aziende italiane di installazione e manutenzione c'è una grande specializzazione nella rete in rame, tecnologia che sta diventando obsoleta. È possibile formare i dipendenti già specializzati nel rame ? Senza dubbio rifocalizzare le competenze della forza lavoro è uno dei tasselli irrinunciabili per indirizzare la transizione tecnologica. Inoltre, nel settore delle reti tradizionali esiste un tema importante di ricambio generazionale che deve essere accompagnato in modo fluido attraverso l'utilizzo di un ventaglio di strumenti il più ampio possibile – concordato e definito con le parti sociali – che sia in grado di gestite l'ingresso dei nativi digitali nel settore delle imprese di rete. Ovviamente, come in tutti i settori maturi, si tratta di una fase in cui la possibilità di una prospettiva di medio-lungo termine gioca un ruolo fondamentale, perché sono trasformazioni che richiedono tempo e forti investimenti. Secondo lei sarebbe auspicabile un'aggregazione tra le aziende del settore per affrontare meglio la crisi e l'emergenza? Dipende molto dalla posizione di partenza e posso rispondere per quanto riguarda il nostro gruppo. È nostro obiettivo confermare il ruolo di Sirti come leader nel settore delle infrastrutture di telecomunicazioni, per dare un ulteriore e fondamentale contributo alla pianificazione, realizzazione e gestione delle reti a banda ultralarga in fibra ottica e del 5G. Questo impegno richiederà ancora alcuni anni e importanti investimenti, insieme a un'accelerazione ulteriore dei progetti, per permettere di superare rapidamente la fase di crisi e di emergenza che viviamo, e di uscirne rafforzati anziché indeboliti come sistema paese. Inoltre, intendiamo posizionarci ancora di più come uno dei soggetti più rilevanti nelle soluzioni digitali, continuando ad aumentare il nostro business digital solutions, anche tramite operazioni di acquisizione in questo settore da perseguire nel corso del 2021. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  21/1/2021

19 Gennaio 2021

Italia 2030: la sfida dell'economia circolare

Il 28 gennaio si terrà l’evento conclusivo di “Italia 2030”, il progetto del Ministero dello Sviluppo Economico e Luiss Business School per il futuro sostenibile del Paese, con la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna. Interverranno Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Stefano Buffagni, Viceministro dello Sviluppo Economico, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, e gli Amministratori Delegati delle aziende partner. Per partecipare al webinar è necessaria la registrazione: registrati! Istituzioni e aziende stanno guidando lo sviluppo del Paese verso l’economia circolare, innovando i business model in tale prospettiva e indirizzando verso la circolarità i mercati e gli scenari in cui sono protagonisti. Il 28 gennaio alle ore 11.00 si terrà l’evento conclusivo di “Italia 2030”, il progetto del Ministero dello Sviluppo Economico e Luiss Business School per il futuro sostenibile del Paese, con la collaborazione di Cassa Depositi e Prestiti, Enel, Eni, Generali, Intesa Sanpaolo, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Snam e Terna, che ha visto l’economia circolare al centro delle proposte di policy sviluppate congiuntamente da aziende, università e istituzioni. Il progetto ha messo a confronto gruppi e aziende con università di primaria importanza, quali Politecnico di Bari, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Università Bocconi, Università Cattolica, Università degli studi di Napoli Federico II, Università La Sapienza. Interverranno Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, Stefano Buffagni, Viceministro dello Sviluppo Economico, Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, e gli Amministratori Delegati delle aziende partner. AGENDA Saluti istituzionali Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana Relazione introduttiva Stefano Buffagni, Viceministro dello Sviluppo Economico Interventi  Apertura lavori Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School Marco Alverà, AD Snam Matteo Del Fante, AD e DG Poste Italiane Claudio Descalzi, AD e DG Eni Stefano Donnarumma, AD e DG Terna Paolo Gallo, AD e DG Italgas Carlo Messina, Consigliere Delegato e CEO Intesa Sanpaolo Fabrizio Palermo, AD e DG Cassa Depositi e Prestiti Alessandro Profumo, AD Leonardo Marco Sesana, Country Manager & CEO Generali Italia Francesco Starace, AD e DG Enel Modera Matteo Caroli, Associate Dean for Research Luiss Business School e Coordinatore scientifico del progetto Per partecipare al webinar è necessaria la registrazione REGISTRATI  19/1/2021

14 Gennaio 2021

Euro Group e il cuore delle auto green. «I nostri componenti in 1/3 delle auto vendute»

L'ad Marco Arduini racconta a SustainEconomy.24 la storia e i risultati dell'azienda che produce le parti principali di motori elettrici e generatori   La storia di Euro Group Laminations, l'azienda lombarda a metà strada tra l'azienda di famiglia e la multinazionale, che produce rotori e statori – le parti principali dei motori elettrici e generatori - e costruisce il cuore dell'auto elettrica di marchi come Volkswagen o Porsche. L'amministratore delegato, Marco Arduini in un'intervista a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School, delinea una panoramica del gruppo che conta 7 stabilimenti in Italia e 5 extraeuropei (Messico, Tunisia, Usa, Cina, Russia) e un organico di 2.100 addetti, parla del contributo nel percorso verso zero emissioni e i risultati del 2020 con l'accelerazione sull' elettrificazione delle auto. «Abbiamo stimato che lo scorso anno, su 2,4 milioni di auto elettriche vendute nel mondo, 800mila hanno avuto i nostri componenti per i motori per la trazione». Il vostro gruppo rappresenta una storia di famiglia e una bella storia italiana. Quanto spazio c'è per la sostenibilità? «Il generatore elettrico, se alimentato da energie rinnovabili, è un'applicazione sostenibile per definizione, può utilizzare il vento o il movimento delle acque per produrre energia pulita, sostenibile, rinnovabile; dall'altra parte abbiamo il tema della transizione da quello che è il mercato delle automobili con motore a combustione di idrocarburi a quelle a trazione elettrica. Quindi noi operiamo in mercati che lavorano a favore della sostenibilità. Tutti pensano che l'energia si consumi principalmente per l'illuminazione, ma il grande consumo, fino al 50%, passa per l'energia che è utilizzata dai motori elettrici per la ventilazione, per l'aria condizionata, per le applicazioni industriali e da tutti gli elettrodomestici che abbiamo in casa. Se rendiamo più efficienti questi motori siamo in grado di ridurre il consumo complessivo di energia in maniera notevole ed avere meno emissioni. E noi siamo impegnati, proprio, su questo percorso di riduzione della CO2. Del resto, anche i nostri clienti, che sono per lo più grandi gruppi tedeschi, ci chiedono di essere al loro fianco e lavorare in questa direzione». Euro Group produce rotori e statori per motori elettrici per clienti che si chiamano Volkswagen, Porsche oltre a Siemens, Marelli, Bombardier. La pandemia ha accelerato o rallentato il percorso verso la mobilità elettrica? «Eravamo già lanciati su questo trend, avevamo una serie di progetti che dovevano partire in Nord America ed Europa che sono stati accelerati. Abbiamo avuto una crescita in questo segmento rispetto allo scorso anno del 58%. Ho stimato che l'anno scorso sono state vendute nel mondo circa 2,4 milioni di auto "full electric" e di queste almeno 800mila hanno i nostri componenti». Ci ha anticipato i dati sul settore auto. Quali sono i settori e i mercati di maggiore crescita? «Il 2020 è stato un anno unico nel suo genere; malgrado questo, non abbiamo mai fermato la produzione ma abbiamo diminuito la capacità in alcune settimane, nei momenti cruciali della pandemia e, come dicevo, il segmento dell'elettrificazione dell'auto è cresciuto del 58% mentre quello dell'energia rinnovabile e delle applicazioni domestiche ha avuto una leggera crescita. Ha sofferto, invece, tutto quello che chiamiamo mercato industriale nel suo complesso e le applicazioni legate all'auto tradizionale. Quanto ai mercati, siamo cresciuti in Europa e in Nord America mentre in Cina la situazione è stata più delicata ma lì siamo arrivati solo nel 2016 e quindi è un mercato che per noi è ancora in fase di sviluppo». Lo scorso anno avete aperto il capitale agli investitori privati con l'ingresso di Tikehau Capital. Cosa cambia e cosa rappresenta? «Rappresenta un rafforzamento finanziario proprio per perseguire l'evoluzione del mercato e la necessità di investimenti. Il trend di crescita dei veicoli elettrici richiede una aggiunta di capacità specifica e, quindi, avere una iniezione di capitali ci permette di seguire il mercato con le risorse necessarie. Abbiamo già raccolto commesse per 2 miliardi di euro da eseguire nei prossimi 6-7 anni, e un assetto rafforzato ci consente di realizzarli. L'investitore è un fondo di private equity francese, entrato in minoranza al 30%, lo abbiamo scelto per la sensibilità alle tematiche industriali; è un soggetto finanziario con il giusto know-how e la capacità di sostenerci in questa evoluzione». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 14/1/2021

14 Gennaio 2021

Msc Crociere: «Quattro pilastri per la sostenibilità e navi a impatto zero»

Il piano del gruppo crocieristico raccontato a SustainEconomy.24 dal Managing Director Italia, Leonardo Massa. Che, dopo il 2020 caratterizzato dalla pandemia, vede un 2021 di turismo di prossimità con attenzione alle aree del Mediterraneo e Nord Europa   Un piano di sostenibilità basato su quattro pilastri e 5 miliardi di investimenti per 5 navi alimentate a Gnl. Leonardo Massa, managing director Italia di Msc Crociere parla a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor dell'impegno e degli obiettivi del gruppo che punta a navi con tecnologie ambientali all'avanguardia e a zero emissioni e ad una riduzione del carbon footprint del 40% entro il 2030. Dopo il difficile 2020 per l'impatto della pandemia sui viaggi, Msc Crociere vede un 2021 di turismo di prossimità, con attenzione alle aree del Mediterraneo e del Nord Europa. Il vostro piano di sostenibilità ha ricevuto recentemente dei riconoscimenti. Come si declina? «Per Msc Crociere, l'ambiente è un elemento importantissimo e per questo siamo da anni impegnati nella protezione dell'ecosistema e delle comunità costiere raggiunte dalle nostre navi. Il nostro obiettivo è quello di raggiungere la leadership necessaria per aiutare l'intero settore crocieristico ad avanzare nel suo cammino verso un futuro più sostenibile. E il nostro obiettivo finale è costruire navi a emissioni zero. Recentemente abbiamo presentato il piano di sostenibilità basato su quattro pilastri fondamentali: pianeta, persone, luoghi e approvvigionamenti. Parole chiave a cui corrispondono quattro precisi obiettivi come l'impegno continuo per la riduzione dell'impatto ambientale della flotta, la promozione della diversità e inclusione tra tutti i dipendenti, la sostenibilità dell'impatto della nostra attività sulle comunità con cui collaboriamo e l'approvvigionamento responsabile dei prodotti e dei servizi acquistati e disponibili sulle navi. Tra i risultati più significativi ottenuti in termini di sostenibilità c'è sicuramente l'inaugurazione nel dicembre 2019 di Ocean Cay Msc Marine Reserve alle Bahamas, per la quale sono stati investiti oltre 200 milioni di dollari. In soli tre anni abbiamo trasformato un ex sito di estrazione della sabbia in paradiso ecosostenibile. Ora stiamo lavorando alla creazione di un vivaio di coralli e di un laboratorio marino sull'isola per sostenere la rigenerazione dei coralli e della fauna marina. Ma l'impegno per l'ambiente è testimoniato anche dall'implementazione di nuove tecnologie di bordo e nella costruzione di 5 nuove navi alimentate a Gnl, progetti su cui sono stati investiti oltre 5 miliardi di euro. Abbiamo ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Marine Environment Protection Awards 2020 e, recentemente, il "Greenest Shipowner of the Year" Neptune Award al Global Sustainable Shipping and Ports Forum di Copenhagen, il "Porthole Reader's Choice Award" come compagnia di crociera più eco-friendly e la Biosafe dal RINA. Inoltre siamo stati la prima compagnia internazionale a ricevere la ClassNK in Giappone che consentirà di ripartire nel Sol Levante appena sarà possibile». Questo impegno porterà ad avere navi da crociera green? «Msc Crociere intende diventare leader ambientale nel settore marittimo a livello globale, tracciando un percorso verso un futuro sostenibile che non può prescindere dall'impiego di navi green di nuova generazione. Proprio seguendo questo obiettivo nel 2021 entreranno in servizio MSC Virtuosa e MSC Seashore, navi di ultima generazione che presentano tecnologie ambientali all'avanguardia. In termini di emissioni impiegano sistemi di pulizia dei gas di scarico e sistemi di riduzione catalitica selettiva per ridurre al minimo le emissioni. Inoltre, come tutte le nostre navi consegnate dal 2017 in poi, anche queste due navi sono dotate di sistemi di alimentazione dell'energia da terra che consentono di collegarsi alle reti elettriche locali mentre sono ormeggiate, riducendo significativamente l'impatto della nave in porto. Bisogna considerare infatti che, se tutti i porti fossero attrezzati per l'alimentazione da terra con energia rinnovabile potremmo risparmiare 320mila tonnellate di CO2. Il 2022 sarà, invece, caratterizzato dalla consegna di Msc World Europa, la prima nave di Msc Crociere alimentata a Gnl (Gas Naturale Liquefatto)». A che punto siete sul fronte della riduzione delle emissioni? E quali sono i target futuri? «Msc Crociere ha fissato un ambizioso obiettivo di riduzione del consumo di carburante del 2,5% annuo, che punta a migliorare le prestazioni e a raggiungere una sostanziale riduzione delle emissioni nell'aria. In linea con le decisioni dell'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO), l'obiettivo è quello di ridurre il carbon footprint del 40% entro il 2030 rispetto al 2008. Dal 2008 ad oggi grazie ai nostri investimenti e all'attenzione che poniamo all'ambiente abbiamo già ottenuto un miglioramento del 28% del carbon footprint, una riduzione del 98% dell'anidride carbonica emessa. L'80% dell'acqua potabile proviene da acqua di mare desalinizzata a bordo e gli oltre 26mila metri cubi di rifiuti vengono differenziati e riciclati tramite i nostri sistemi di bordo». Abbiamo appena archiviato un anno molto difficile, anche per il vostro settore. Appena sarà possibile Msc Crociere riprenderà a navigare. Cosa vi aspettate per il nuovo anno e cosa servirebbe al comparto? «Il 2021, anche a causa delle restrizioni dei vari Governi nazionali legate all'avvento della pandemia Covid, sarà ancora caratterizzato da un turismo di prossimità che, già negli ultimi mesi del 2020, ha consentito ai passeggeri di riscoprire le meraviglie che ci offre il nostro Paese grazie a misure che assicurino un elevato livello di sicurezza. Il nostro protocollo, grazie al quale, a partire da agosto, abbiamo trasportato oltre 30 mila passeggeri, prevede infatti lo screening universale di tutti gli ospiti e i membri dell'equipaggio prima dell'imbarco tramite tampone Covid-19 antigenico, l'igienizzazione di tutti i bagagli, misure igienico-sanitarie e di pulizia rafforzate in tutta la nave, il distanziamento sociale a bordo e l'uso di mascherine nelle aree pubbliche fornite quotidianamente dalla compagnia. Inoltre, a tutti gli ospiti viene consegnato un braccialetto smart e contactless che consente di tracciare, se necessario, i contatti di prossimità. L'adozione di tali misure richiede notevoli investimenti ma vogliamo dare il segnale chiaro che le nostre navi sono sicure. La speranza è quella di tornare al più presto a una condizione di normalità che si avvicini il più possibile a quella vissuta nel 2019 e, considerando che si tratterà, soprattutto, ancora di turismo di prossimità, guarderemo con attenzione alle aree del Mediterraneo e del Nord Europa». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 14/1/2021

14 Gennaio 2021

Neutralità delle emissioni e biocarburanti nella sfida del trasporto aereo. E la difficile ripartenza 

Il direttore generale di Enac, Alessio Quaranta ne parla a SustainEconomy.24, il report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor   È possibile immaginare un futuro sostenibile per il trasporto aereo con uno sforzo, sia a livello internazionale che nazionale, che punta alla neutralità delle emissioni e ai biocarburanti. Alessio Quaranta, il direttore generale dell'Enac, l'ente nazionale per l'aviazione civile, descrive in un'intervista a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor, le iniziative e l'impegno degli operatori e delle istituzioni. Ci sono già aeroporti italiani, che rappresentano oltre la metà del traffico passeggeri, che hanno raggiunto la neutralità carbonica. E si lavora a sterlizzare le emissioni ai livelli del 2020. Enac, in team con altre istituzioni, lavora per favorire lo sviluppo di carburanti alternativi e un action plan di riduzione delle emissioni che sarà rivisto quest'anno. Un anno che sarà ancora difficile per il settore con un ritorno ai livelli pre-pandemia, basandosi sulle stime europee, realistico nel 2024-2026. È possibile rendere il trasporto aereo sostenibile? «Sì, è possibile sia dal punto di vista nazionale che internazionale. Oggi i dati ci dicono che il trasporto aereo contribuisce per meno del 3% alle emissioni totali di CO2. Il che non significa che non ci si deve porre il problema della diminuzione delle emissioni, anzi, bisogna fare uno sforzo ulteriore. E sono tante le iniziative che si stanno portando avanti con questo obiettivo proprio perché non è tantissimo il gap da dover ridurre. Quindi si può immaginare, in futuro, un trasporto aereo sostenibile. Anche a livello industriale sono tante le innovazioni che si stanno studiando, dall'aeroplano elettrico all'alimentazione a idrogeno: ci sono le condizioni per andare in quella direzione. A livello internazionale, si è raggiunto un accordo, in ambito Icao (l'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile), affinché in tempi programmati le emissioni – attraverso un sistema di compensazioni - siano limitate a quelle del 2020; già si sta lavorando per sterilizzare le emissioni a quei livelli, certo con un minimo di ripensamento rispetto a quello che è accaduto con la pandemia. È evidente che guardare unicamente ai dati del 2020 è qualcosa di difficilmente realizzabile e stiamo ragionando in termini di mediazione dei dati su un triennio. Comunque, una sterilizzazione ai livelli del 2020, in termini di emissioni pre-pandemia, è un contributo importante alla sostenibilità del settore». Dal vostro punto di osservazione gli aeroporti italiani e i vettori italiani stanno compiendo un percorso di sostenibilità? A che punto siamo? «Ci sono una serie di programmi non obbligatori ma volontari, e più privati che pubblici, che vedono gli aeroporti cimentarsi nella riduzione, fino alla neutralità, delle emissioni. In Italia abbiamo come aeroporti un discreto numero di soggetti che partecipano a questi programmi. In particolare, c'è un programma gestito da Aci (Airport Council International) di riduzione delle emissioni e in Italia abbiamo 14 aeroporti che aderiscono a questo programma e che rappresentano, in termini di traffico passeggeri, circa l'80% del trasporto aereo in Italia (dati sempre pre-pandemia). Di questi 14, la metà (che rappresentano circa il 57% del traffico 2019), hanno già raggiunto il livello di neutralità, non perché non producono CO2 ma perché la compensano. Abbiamo già messo in piedi in Italia sia su base volontaria che obbligatoria una serie di attività fortemente indirizzate alla riduzione delle emissioni. Questo è il contribuito che viene dagli operatori». E quale può essere, invece, il ruolo di Enac? «Noi cerchiamo di dare una mano accompagnando questi percorsi sia in termini di ausilio che di verifica e raccolta dati. In più stiamo studiando una serie di altre possibilità, come lo sviluppo di carburanti alternativi e biocarburanti e abbiamo lanciato un progetto di ricerca di carburanti biologici dalla sintetizzazione di alcune microalghe, abbiamo indetto una gara e siamo in fase avanzata. L'obiettivo, in ambito Icao, è ambizioso: ridurre attraverso l'uso di biocarburanti e carburanti alternativi di almeno il 10% le emissioni rispetto ai combustibili fossili e non è poco. A questo aggiungiamo altre iniziative: abbiamo approvato un nostro piano d'azione sulla riduzione delle emissioni che rivedremo nel corso di quest'anno e abbiamo creato un gruppo coeso e stabile di soggetti, anche con Enav, per individuare gli sforzi che ognuno può apportare per la riduzione delle emissioni. Mi piace segnalare anche che stiamo portando avanti il ridisegno delle rotte che devono seguire gli aeroplani in volo perché a certe altezze vengono scelte dall'operatore aereo. Questo, insieme all'efficientamento dei tempi di taxing o la gestione del traffico con procedure satellitari, ha prodotto nel 2018 una riduzione stimata di circa 415mila tonnellate di CO2, come se parlassimo della quantità di carburante risparmiata che servirebbe a far volare 79mila voli tra Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Quindi parliamo di dati importanti. Da ultimo abbiamo istituito un osservatorio nazionale sui carburanti sostenibili con istituzioni e ministeri, enti di ricerca e vettori con l'obiettivo di contribuire alla diffusione formativa». La pandemia di Covid-19 ha rivoluzionato le nostre vite e i nostri spostamenti. Il bilancio 2020 è stato pesante. Ora è iniziato il nuovo anno, cosa si aspetta? «Nell'immediato in termini di recupero di traffico non ci sono segnali, almeno finché non si sarà diffusa la campagna vaccinale in maniera massiva. Non mi aspetto nella prima parte dell'anno un recupero dei numeri del traffico e mi auguro che nella seconda fase - anche sfruttando la stagione estiva - si possa ricominciare a ragionare su una ripresa. Quello che serve è ricostituire la confidenza del passeggero nei confronti del mezzo di trasporto aereo perché ora, oltre alle restrizioni, ci sono paura e preoccupazioni. E parlo a livello generale. Quanto all'Italia, per come è dimensionato il nostro traffico, siamo fortemente dipendenti dalle attività internazionali; nel Paese, aldilà di alcune direttrici Nord-Sud oggi parlare di dimensioni del trasporto aereo a livello nazionale ha poco senso soprattutto su direttrici dove è presente l'Alta velocità. Il nostro sistema del trasporto aereo si basa sul traffico internazionale anche perché siamo naturalmente attrattivi e finché resteranno la paura di volare per il timore di ammalarsi e le restrizioni alla libera circolazione sarà difficile immaginare una ripresa. Con il paradosso che l'aereo resta il mezzo di trasporto più sicuro. Dai dati Easa in luglio-agosto ogni 100mila passeggeri sono risultati infetti solo 7, un numero millesimale. Quindi il sistema ha garantito una sua sicurezza. Noi siamo stati il Paese che ha subito i maggiori contraccolpi nel settore, a marzo-maggio dello scorso anno abbiamo avuto fino a -98% e l'estate scorsa abbiamo 'festeggiato' il -75% di traffico, per dare un'idea delle condizioni in cui si trova il settore. Ma anche quando il traffico inizierà a ripartire, l'esperienza lascerà il segno e non si potrà recuperare al 100%. Una quota parte del traffico d'affari che avevamo prima difficilmente tornerà, mentre, il traffico turistico riprenderà ma va necessariamente inquadrato nel contesto più ampio di crisi economica. Abbiamo la necessità di immaginare qualche anno per ripartire. I dati di Eurocontrol, l'Organizzazione europea per la sicurezza della navigazione aerea che conta 41 Stati europei, immaginano una ripresa del traffico ai livelli pre-pandemia a seconda di quando il vaccino sarà efficace: il 2022-2023 nel caso in cui si riuscisse a vaccinare gran parte della popolazione mondiale con effetti efficaci mentre, in caso di fallimento del vaccino, il recupero non è previsto prima del 2029 con una previsione intermedia - e forse la più realistica- che con un funzionamento corretto del vaccino ma con la necessità di distribuirlo in un arco temporale adeguato stima tra il 2024 e il 2026 un ritorno ai livelli di traffico 2019. Un lasso di tempo non indifferente che in termini aeronautici non è tantissimo mentre in termini economici è una perdita notevole per il settore». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 14/1/2021

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