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08 Febbraio 2021

Il Welfare del futuro, dopo la pandemia

In un Paese stretto fra rivoluzione digitale e sanitaria, come sviluppare un welfare che sappia garantire crescita e sostenibilità? Con questo obiettivo, Luiss Business School promuove un Osservatorio sul Welfare: non mancare al webinar di inaugurazione giovedì 18 febbraio alle 17:30. Seguire in modo costante uno dei settori chiave del prossimo futuro per la sostenibilità economica e sociale dei vari Paesi: con questo obiettivo, Luiss Business School promuove un Osservatorio sul Welfare. L’iniziativa verrà presentata il prossimo 18 febbraio alle 17.30 nel corso di un webinar cui interverranno Marina Calderone, Presidente Consiglio Nazionale Ordine Consulenti del Lavoro, Maria Bianca Farina, Presidente Poste Italiane, Pier Carlo Padoan, Presidente designato UniCredit, e Roberto Pessi, Prorettore Università Luiss Guido Carli. Introdurrà i lavori Luigi Abete, Presidente Luiss Business School. L’Osservatorio sul Welfare e i principali temi di ricerca verranno presentati da Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School, e da Mauro Marè, Direttore dell’Osservatorio sul Welfare, Luiss Business School. Le conclusioni sono affidate a Giuliano Amato, Giudice della Corte Costituzionale. In un Paese stretto fra rivoluzione digitale e rivoluzione sanitaria, il webinar affronterà le tematiche connesse al nuovo welfare, dopo la pandemia in atto. AGENDA Ore 17:30 Saluti e introduzione Luigi Abete, Presidente Luiss Business School Presentazione Osservatorio sul Welfare Paolo Boccardelli, Direttore Luiss Business School Mauro Marè, Direttore Osservatorio Welfare (OW), Luiss Business School Interventi e discussione Marina Calderone, Presidente Consiglio Nazionale Ordine Consulenti del Lavoro Maria Bianca Farina, Presidente Poste Italiane Pier Carlo Padoan, Presidente designato UniCredit Roberto Pessi, Prorettore Università Luiss Guido Carli Ore 19:00 Conclusioni Giuliano Amato, Giudice della Corte Costituzionale Il webinar è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI  8/2/2021

07 Febbraio 2021

Emba & Flex Emba – Orientation Day  

Nelle giornate di venerdì 12 e giovedì 25 febbraio siamo lieti di invitarti a partecipare all’Orientation Day dedicato alle prossime edizioni dell’Executive MBA e del Flex EMBA, i due programmi indirizzati a manager, imprenditori ed executive che desiderano consolidare il proprio bagaglio di competenze, velocizzare la propria carriera e accrescere la consapevolezza del proprio progetto professionale. A partire dalle ore 11.00 fino alle ore 20.00 sarà possibile prenotare una sessione informativa personalizzata da 30 minuti con i coordinatori didattici MBA. Le sessioni informative permettono ai partecipanti di: approfondire la prossima edizione del Flex EMBA erogato in lingua inglese per il 70% in distance learning e in partenza a Marzo 2021 e dell’EMBA erogato in lingua italiana in formato part-time weekend in partenza a Roma ad aprile 2021; Confrontarsi con i coordinatori didattici per scoprire le differenze tra i due programmi ed identificare la metodologia didattica più in linea con le proprie esigenze di formazione; Ricevere una consulenza sul proprio profilo professionale per comprendere quale sia il programma più adatto per il raggiungimento degli obiettivi professionali e personali prefissi; Conoscere da vicino il processo di selezione e le possibili borse di studio per cui è possibile candidarsi. Per partecipare a una sessione informativa è necessario registrarsi compilando il form, caricando il proprio CV e selezionando lo slot di interesse. REGISTRATI   7/2/2021

07 Febbraio 2021

Il Piano Nazionale Transizione 4.0 nella legge di bilancio per il 2021: le nuove agevolazioni fiscali

Il potenziamento e la nuova durata del Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali, Ricerca, Sviluppo e Innovazione e le nuove misure per la Formazione 4.0. Registrati al webinar!  In collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Economico  Il Piano Transizione 4.0 è il progetto del Ministero per lo Sviluppo Economico - introdotto con la Legge di Bilancio 2020 -  che disegna una nuova politica industriale per il Paese, in cui innovazione, investimenti green e sostenibilità, creatività e design sono imprescindibili motori per la ripartenza. Il piano amplia in particolare le agevolazioni economiche a sostegno della trasformazione digitale delle imprese, rispetto al precedente piano “Industria 4.0”. La Legge di Bilancio 2021 ha ulteriormente potenziato le agevolazioni fiscali contenute nel Piano e ne ha esteso la durata fino al 2022. Il webinar illustrerà le principali misure fiscali del Piano contenute nella legge di Bilancio e in che modo il credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design, il credito d’imposta formazione 4.0, il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali incentivano e supportano la crescita e la competitività delle nostre imprese. PROGRAMMA  Interventi  Il credito d’imposta per i beni strumentaliMarco Calabrò, Dirigente Divisione IV – Politiche per l’innovazione e per la riqualificazione dei territori in crisi, Direzione Generale per la politica industriale l’innovazione e le PMI, Ministero dello Sviluppo Economico Il credito d’imposta per la formazione 4.0Luca Fioravanti, Dottore Commercialista, Open Consulting Luiss Business School Il credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e designLuca Romanelli, AndPartners Tax and Law firm Modera: Giulietta Sada, Avvocato, Open Consulting Luiss Business School Q&A Il webinar è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI  7/2/2021

07 Febbraio 2021

Il Piano Nazionale Transizione 4.0 nella legge di bilancio per il 2021: le nuove agevolazioni fiscali

Il potenziamento e la nuova durata del Credito d’imposta per investimenti in beni strumentali, Ricerca, Sviluppo e Innovazione e le nuove misure per la Formazione 4.0. Registrati al webinar!  In collaborazione con il Ministero per lo Sviluppo Economico Il Piano Transizione 4.0 è il progetto del Ministero per lo Sviluppo Economico - introdotto con la Legge di Bilancio 2020 -  che disegna una nuova politica industriale per il Paese, in cui innovazione, investimenti green e sostenibilità, creatività e design sono imprescindibili motori per la ripartenza. Il piano amplia in particolare le agevolazioni economiche a sostegno della trasformazione digitale delle imprese, rispetto al precedente piano “Industria 4.0”. La Legge di Bilancio 2021 ha ulteriormente potenziato le agevolazioni fiscali contenute nel Piano e ne ha esteso la durata fino al 2022. Il webinar illustrerà le principali misure fiscali del Piano contenute nella legge di Bilancio e in che modo il credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design, il credito d’imposta formazione 4.0, il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali incentivano e supportano la crescita e la competitività delle nostre imprese. PROGRAMMA  Introduzione dei lavori Luca Olivari, Adjunct Professor e Responsabile Open Consulting Luiss Business School Interventi  Il credito d’imposta per i beni strumentali Marco Calabrò, Dirigente Divisione IV – Politiche per l’innovazione e per la riqualificazione dei territori in crisi, Direzione Generale per la politica industriale l’innovazione e le PMI, Ministero dello Sviluppo Economico Il credito d’imposta per la formazione 4.0 Luca Fioravanti, Dottore Commercialista, Open Consulting Luiss Business School Il credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design Luca Romanelli, AndPartners Tax and Law firm Modera: Luca Olivari, Adjunct Professor e Open Consulting Luiss Business School Q&A Il webinar è gratuito, per partecipare è necessaria la registrazione. REGISTRATI  7/2/2021

05 Febbraio 2021

Zte: «Pronti a portare lo smart stadium in Italia, il tifoso sarà  regista di quello che vede in campo»

Parla il vicepresidente Lucio Fedele a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School. L'applicazione  non necessita di coperture estese,  in Cina è già una realtà   Le applicazioni per il 5G sono pronte, e sono già realtà. Quello che manca è la copertura di rete per partire con una diffusione massiva. A fare il punto con DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) su come la nuova tecnologica cambierà la nostra vita, dal divertimento alla medicina e alle cure, è il vicepresidente di Zte Italia, Lucio Fedele. Al momento gli stadi sono deserti per le misure di contrasto all'emergenza Covid, ma una delle applicazioni già pronte e che non necessiterebbe neanche di una copertura molto estesa, è quella dello smart stadium, lo stadio ‘intelligente' che in Cina è già una realtà. «Con il 5G parcheggio intelligente e ingressi facilitati negli stadi» «Le peculiarità del 5G – racconta il vicepresidente - sono tante, ci sono applicazioni per l'industria e la sanità, altre per il gaming oppure per gli show e il divertimento. Una su cui stiamo lavorando è quella dello smart stadium. Lato Zte, abbiamo già realizzato questa tecnologica in Cina, in Italia stiamo discutendo. D'altronde c'è una serie di cose che il 5G abiliterà, dal banale parcheggio intelligente, che ci dice in anticipo dove troveremo posto auto, alla facilitazione degli ingressi fino alla cosa più interessante, il vero e proprio smart stadium. Grazie al posizionamento con lo smartphone, chiunque avrà cioè la possibilità di assistere alla partita come se fosse il regista di ciò che sta guardando, scegliendo il calciatore da inquadrare e conoscendo immediatamente le statistiche storiche, quelle in tempo reale sulla sua performance, quanto ha corso, quali zone ha coperto, quanto era veloce il suo ultimo tiro». Tutti aspetti che gli appassionati di calcio ora riescono a sapere solo dopo la fine della partita, nel corso dei programmi televisivi di approfondimento, e che, in questa maniera, conoscerebbero in diretta. A livello tecnologico «quella dello smart stadium è un'applicazione pronta. E' ora necessario coprire le strutture col 5G, scegliendo tra le diverse strade: dalle antenne standard alle microcelle, meno impattanti. Oltre alla copertura 5G, c'è un'altra tecnologica necessaria, sempre inerente al mondo 5G, definita Mec (multi-access edge computing) che consente di elaborare il dato vicino all'utente, avendo una reazione di tipo immediata». «Pronte le applicazioni di telemedicina come la maglietta intelligente» Dal calcio e dallo sport alla musica e agli eventi. «L'applicazione che abbiamo studiato per lo stadio – aggiunge Fedele – vale, infatti, anche per un concerto, consentendo ad esempio di vedere che cosa sta facendo esattamente un musicista in un determinato momento». In attesa che si ritorni alla normalità e stadi e concerti tornino a popolarsi, ci sono altre applicazioni legate alla medicina, che, se ci fosse una copertura capillare con rete 5G, potrebbero già essere utilizzate in maniera massiva. «Uno degli esempi su cui stiamo lavorando – racconta il top manager - è la maglietta intelligente che consente il monitoraggio di parametri vitali del nostro corpo e, in caso di anomalia, può comunicare a livello di alert. Allo stesso tempo la gestione di un numero di dati molto alto consente di monitorare nel tempo un paziente, analizzarlo e seguire la sua evoluzione. Lo step successivo è poi, grazie a sistemi di machine learning e AI, provare a predire quello che potrebbe accadere in futuro». Infine Zte ha partecipato alle sperimentazioni del Mise a Prato e L'Aquila. Nel primo caso si tratta di un'applicazione che consente al paziente, «attraverso sensori e sistemi di misurazione da utilizzare a casa di essere direttamente monitorato da un medico o da un ospedale». Il secondo use-case consente, attraverso videochiamate ad altissima risoluzione, di visitare a distanza il paziente. «Per la diffusione massiva manca la copertura di rete» Un'ulteriore applicazione è «l'utilizzo degli smart glasses nelle ambulanze. In tempo reale, cioè, chi è al pronto soccorso vede che cosa sta facendo sul campo l'operatore sanitario che indossa gli occhiali, dando indicazioni su come operare. Inoltre il medico in ospedale sa già che cosa deve preparare perché conosce le condizioni del paziente che sta arrivando». Gli smart glasses possono essere utilizzati anche nella sicurezza: «ad esempio un poliziotto che li indossa può vedere che cosa un drone sta trasmettendo o che cosa vede un collega che ha una visuale diversa dalla sua». «Implementazione legata alla semplificazione della permissistica» Tutte queste applicazioni di telemedicina, dalla maglietta intelligente alle visite a distanza, potrebbero giovare nel caso della pandemia. «Quello che manca in questo momento – sottolinea Fedele - è la copertura 5G, a oggi tutte queste applicazioni di telemedicina, a breve anche quella più complessa dell'operazione a distanza, sono già realtà. Ma non essendoci una copertura 5G non è possibile renderle disponibili in maniera massiva». La velocità di implementazione, conclude, «dipenderà molto dal supporto che verrà da parte delle istituzioni nella semplificazione della permissistica. Un discorso che vale per qualsiasi tipo di sviluppo infrastrutturale, anche per la rete in fibra. La parte burocratica, cioè, è più complessa di quella realizzativa, ci vuole più tempo a ottenere permessi piuttosto che a installare la rete». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  4/2/2021

05 Febbraio 2021

Reithera: «Grazie ai nuovi bioreattori pronti a soddisfare il fabbisogno italiano dei vaccini»

L'intervista alla presidente Antonella Folgori sul ruolo della tecnologia nella produzione. AI e big data saranno sempre più importanti ReiThera è pronta a produrre 100milioni di dosi di vaccino contro il Covid rendendo così l'Italia «autonoma». A dirlo, in un'intervista a  DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore Radiocor e della Luiss Business School) è Antonella Folgori, presidente e direttrice del dipartimento di immunologia della casa di Castel Romano. Il gruppo, in cui ha investito di recente Invitalia, ha acquistato dei bioreattori grazie ai quali potrà aumentare la produzione. «I nuovi bioreattori – spiega Folgori che è anche fondatrice del nucleo originario di Reithera, Okairos - sono stati acquistati anche in previsione della produzione su larga scala e a pieno regime, se ReiThera disporrà delle risorse necessarie, saremo in grado di produrre fino a 100.000.000 dosi all'anno e quindi potremmo soddisfare l'intero fabbisogno vaccinale dell'Italia». Che ruolo ha la tecnologia nella ricerca e produzione dei vaccini? In tutti i processi di manifattura, l'avanzamento tecnologico va in parallelo con l'ottimizzazione degli step produttivi. Ciò vale anche per i vaccini. Per esempio, l'introduzione nel processo di materiali innovativi a basso rilascio di sostanze estraibili ha permesso di aumentare la qualità dei prodotti. Anche in termini di automazione sono stati introdotti importanti progressi. La gestione dei parametri di processo avviene attraverso sistemi di controllo in remoto, e operazioni come l'ispezione visiva del prodotto finale e il riempimento delle provette vaccinali avvengono oramai in maniera completamente automatizzata. Sicuramente sistemi di intelligenza artificiale e l'ausilio di big data nella gestione e registrazione dei dati di processo rappresentano il futuro dell'industria manifatturiera, di cui i vaccini sono una componente importante. Avete acquistato un bioreattore per la produzione di vaccini su larga scala, come funziona e su quali tecnologie si basa? Consentirà di aumentare la produzione per le necessità dell'Italia? I processi produttivi in ReiThera seguono le Norme di Buona Fabbricazione (normalmente definite GMP, dall'inglese "Good Manufacturing Practices") che descrivono i metodi, le attrezzature, i mezzi e la gestione delle produzioni per assicurarne gli standard di qualità appropriati. L'officina farmaceutica applica in ambiente GMP processi di produzione dei vettori virali attenuati utilizzando linee cellulari ingegnerizzate al fine di ottimizzarne la produttività, grazie all' impiego di bioreattori che utilizzano sacche monouso per colture di cellule in sospensione su una scala che va da 2 a 2000L. Questo processo denominato di "upstream", basato sull'uso di bioreattori "STR" (stirred tank bioreactors) permette di aumentare i volumi di produzione in modo efficiente e lineare.  Il vettore virale viene successivamente purificato (processo di "downstream") per rimuovere i contaminanti del processo di produzione e quindi principalmente della linea cellulare. La fase di purificazione del virus è basata su tecnologie avanzate che prevedono l'utilizzo di tecniche per filtrazione di profondità, separazione con cromatografia a scambio ionico e formulazione attraverso filtrazione a flusso tangenziale. Al fine di garantire la qualità del vaccino, l'intero processo produttivo viene monitorato con campionamenti rappresentativi delle varie fasi produttive, necessarie alle opportune analisi chimico-biologiche. Il formulato vaccinale a questo punto è pronto per essere sottoposto a una procedura di riempimento automatizzato di flaconi per prodotti iniettabili, e conservato in condizioni refrigerate in attesa della distribuzione I nuovi bioreattori sono stati acquistati anche in previsione della produzione su larga scala e a pieno regime, se ReiThera disporrà delle risorse necessarie, saremo in grado di produrre fino a 100.000.000 dosi all'anno e quindi potremmo soddisfare l'intero fabbisogno vaccinale dell'Italia, rendendola autonoma. Studiate la produzione anche per altri Paesi? Come abbiamo sempre detto, le dosi andranno prioritariamente all'Italia, ma ciò non esclude che successivamente potremo aprirci alla vendita presso altri Paesi. Invitalia partecipa al finanziamento da 81 milioni di euro del vostro vaccino. Come sono spacchettati i fondi nel dettaglio? Il consiglio di amministrazione di Invitalia ha approvato il contratto di Sviluppo presentato da Reithera che finanzia un investimento industriale e di ricerca da 81 milioni di euro. Le agevolazioni concesse, in conformità alle norme sugli aiuti di Stato, ammontano a circa 49 milioni di euro: 41,2 milioni a fondo perduto e 7,8 milioni di finanziamento agevolato. I restanti 32 milioni saranno invece fondi stanziati da ReiThera con finanziamenti propri. Inoltre, in attuazione delle previsioni dell'articolo 34 del decreto-legge 14 agosto 2020, Invitalia acquisirà una partecipazione del 27% del capitale della società a seguito di un aumento del capitale di ReiThera. Riguardo alla tempistica, è emerso ultimamente scetticismo sul fatto che si arrivi a distribuire il vaccino in tempi brevi. Sarà tutto pronto per settembre? Siamo ottimisti sul fatto di poter iniziare il prima possibile i più ampi studi di Fase 2 e 3. Molto dipende dalle risorse che avremo a disposizione per iniziare la produzione su larga scala e dalla struttura della filiera distributiva. Non conoscendo ancora i dettagli logistici non possiamo dare risposte esatte, ma auspichiamo che, dopo l'approvazione, il vaccino possa arrivare agli italiani nel più breve tempo possibile. La tecnologia può essere d'aiuto anche nella seconda fase di distribuzione del vaccino? Certamente: è uno ormai strumento fondamentale nella maggior parte dei settori, compreso quello farmaceutico, soprattutto per la sua capacità di semplificazione e coordinazione dei processi. Per la distribuzione sicuramente utilizzeremo, e con noi anche tutti i nostri partner, gli strumenti più all'avanguardia a nostra disposizione per assicurarci che il vaccino arrivi agli operatori sanitari e ai cittadini nel modo più efficiente e più rapido possibile. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  4/2/2021

05 Febbraio 2021

«Senza intelligenza artificiale e big data impossibile  un vaccino contro il Covid in tempi brevi»

Parla Giovanni Vizzini, direttore medico-scientifico di Upmc Italy, a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School. La pandemia, dice, sta producendo una mole di dati enorme  da usare in tempi rapidi   Senza intelligenza artificiale e big data non sarebbe stato possibile sviluppare un vaccino contro il Covid-19 in pochi mesi. Parola di Giovanni Vizzini, chief operating officer e direttore medico scientifico della divisione italiana di Upmc (University of Pittsburgh medical center). La tecnologia, aggiunge, sarà fondamentale anche nella prosecuzione sullo studio del vaccino, man mano che si allarga la platea di chi lo riceve. «Non sarebbe stato possibile, senza la disponibilità di strumenti e software potentissimi– spiega a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School -, sviluppare un vaccino in tempi così brevi. Prima la tempistica era misurata in anni, oggi in mesi. La pandemia, inoltre, sta producendo una mole di dati enorme, abbiamo a disposizione una quantità di informazioni che ci consentirà di avere soluzioni e indicazioni in tempi rapidissimi, con un'accuratezza che non si sarebbe potuta avere in altri casi». Anche la caratterizzazione del virus ha giovato delle nuove tecnologie Sono stati vari i fattori che hanno permesso la scoperta del vaccino così velocemente, senza, afferma Vizzini, sacrificarne la sicurezza. Innanzitutto, c'erano a disposizione gli studi già compiuti per la Sars. «In quel caso, fortunatamente, il virus si è spento da solo, ma i centri di ricerca avevano già attivato programmi per lo sviluppo dei vaccini che poi non hanno avuto impiego clinico. Nel momento in cui è stato identificato il virus del Covid-19, i laboratori hanno ripreso in mano il lavoro fatto in precedenza e lo hanno sviluppato, sulla base delle similitudini tra il virus della Sars 2 e quello della Sars». Tutto questo è stato possibile anche grazie «all'informatizzazione e al livello di conservazione dei dati che negli anni precedenti non era immaginabile. Il lavoro di ricerca fatto in laboratorio, inoltre, non avviene solo in provetta; gran parte viene compiuto utilizzando computer e dati: la stessa informazione fornita dal banco di laboratorio viene subito digitalizzata. Abbiamo banche dati che prima non esistevano, entriamo cioè a pieno titolo nell'area dei big data». Anche la caratterizzazione del virus è avvenuta velocemente grazie alla tecnologia. «L'Rna, cioè il dna del virus, viene studiato attraverso apparecchiature guidate dai computer, grazie a strumenti di intelligenza artificiale che permettono di gestire una grande mole di dati. Il Coronavirus 19, studiato e tipizzato a distanza di qualche settimana da quando se ne è iniziato a parlare, è un evento che non ha precedenti». «Nessun scorciatoia per le agenzie del farmaco» Sulla velocità della scoperta del vaccino ha inciso in maniera fondamentale il finanziamento da parte degli Stati «che possono permettersi di non ragionare in termini di rischio come i privatic. Centrale anche il contributo delle agenzie mondiali del farmaco: «Le sperimentazioni cliniche hanno goduto della piena collaborazione da parte di tutte agenzie che hanno tagliato di molto i tempi della burocrazia, senza sacrificare la sicurezza. Almeno quando si parla di Fda e Ema, non c'è sicuramente stata nessuna scorciatoia. I tempi sono stati abbreviati solo perché i dati sono stati raccolti in contemporanea grazie agli ingenti finanziamentc. «Ora usare big data e AI per la fase di sorveglianza del vaccino» Le tecnologie daranno una mano anche nella fase che si apre con la somministrazione del vaccino. « Ora – prosegue Vizzini - occorre usare big data e collaborazione per continuare a monitorare il vaccino che è stato testato su un frammento microscopico della popolazione rispetto alla quantità di persone che lo riceveranno; come per tutti i farmaci c'è una valutazione prima dell'impiego clinico, poi si avvia la fase della sorveglianza». «Cruciali le competenze, servono nuove figure come il biostatistico» Nodo cruciale nello sviluppo della nuova era, che si apre nella medicina grazie alle tecnologie, è la creazione di nuovi skill. «Pensiamo per esempio alla formazione della figura specifica del biostatistico che ha competenze mediche e di biologia assieme a quelle statistiche o alle competenze nello sviluppo e nella gestione di programmi di intelligenza artificiale. Tutte le valutazioni, e questo è uno dei grossi problemi dell'AI, non fanno immediatamente comprendere le ragioni dell'esito. I meccanismi interni di calcolo sono basati su algoritmi e hanno bisogno, dunque, di qualcuno che riesca a interpretare e spiegare i risultati».  Grandi novità in campo sanitario possono arrivare, infine, dai competence center. «In Italia ce ne sono 5 o 6 che hanno il compito di sviluppare innovazione. A Bologna c'è il centro di calcolo Cineca, dove Upmc è entrato come capofila dell'area biomedica. La missione del competence center è applicare tecnologie innovative come big data e Ai nel settore della salute attraverso lo sviluppo di progetti innovativi, con un programma importante di formazione e supporto». Solo per fare un esempio, conclude Vizzini, c'è uno studio che porta all'identificazione della dose di radioterapia che risponde meglio nei vari casi presentati dai pazienti. E riguardo a un grosso problema come quello delle infezioni negli ospedali, si punta a sistemi di sorveglianza che vigilino sulle procedure da seguire. SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  4/2/2021

04 Febbraio 2021

Retelit: «Rete fissa migliore per la telemedicina, in atto sperimentazione con San Camillo sui teleconsulti»

Parla l'amministratore delegato Federico Protto a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore e Luiss Business School. E la rete unica?  «Dipende da come e dove verrà realizzata, cruciali i fondi del Pnrr»    Per le operazioni chirurgiche e le visite a distanza non c'è solo il 5G. Retelit, ad esempio, dopo aver concluso un accordo con il gruppo milanese San Donato per la fornitura di un'infrastruttura abilitante che può operare anche nel campo dei teleconsulti, ora ha in atto degli use –case con la Fondazione Opera San Camillo sempre nell'ambito infrastrutturale, con cui è possibile abilitare applicazioni di telemedicina sulla rete fissa.  «La tecnologia 5G – spiega a DigitEconomy.24 (report del Sole 24 Ore e della Luiss Business School) l'amministratore delegato Protto – sta partendo e ha al momento un problema di capillarità, inoltre c'è un rischio di ritardo più evidente con la rete mobile che con quella fissa». Fondamentale poi, prosegue Protto, è tutelare la sicurezza dei dati sanitari, dati sensibili che sono soggetti di hackeraggio più di quelli bancari. «Con rete mobile più problemi sui ritardi» Uno dei problemi che potrebbero nascere con la connessione mobile è proprio quello relativo alla velocità della connessione. «Il ritardo in sé – afferma – non è un problema, perché si tratterebbe di uno scollamento minimo rispetto al tempo reale, il problema nasce quando il ritardo è variabile. Il chirurgo da remoto, cioè, compie il movimento e il piccolo robot collegato in ospedale opera fisicamente, ma con un ritardo non costante la mano del medico potrebbe risultare non ferma, con il rischio di avere un movimento discontinuo». La continuità di movimento è un aspetto che viene garantito «nativamente» in misura superiore dalle reti fisse. La connessione mobile, invece, sarebbe utile nel caso in cui l'operazione non avvenga in un nosocomio vero e proprio, dove si presume ci sia la connessione, ma, ad esempio, in un ospedale da campo. In questo caso, che probabilmente non sarà tra i primi a verificarsi, la connessione mobile è necessaria: «riassumendo la connessione fissa è migliore dal punto di vista tecnologico, la mobile inizialmente non è necessaria». «Sicurezza dei dati fondamentale, quelli sanitari colpiti dagli hacker» In questo contesto non bisogna trascurare la sicurezza dei dati sanitari che vengono scambiati tramite le applicazioni di telemedicina. «Si pensa che i grossi attacchi di hacker siano soprattutto sui sistemi bancari, invece sono soprattutto sui sistemi sanitari. Solo per fare un esempio si può hackerare un fascicolo elettronico a scopo ricattatorio». Un tema, quello della sicurezza, «che abbiamo affrontato non tanto sulla parte della rete ma su quella dei data center relativamente alla diagnostica per immagini». E nella telemedicina avere una rete unica in fibra potrebbe giovare? Sulla rete unica Protto ribadisce la posizione tenuta anche in passato: «stanno venendo al pettine tanti nodi, sicuramente superabili, che rendono tutto più complicato. Oltre all'incognita della posizione del nuovo governo, c'è poi l'opportunità dei fondi del Recovery: se il Pnrr sarà un po' più circostanziato, se il governo sarà solido e forte, parte di quei fondi potrebbero essere utilizzati bene nel digitale e nella rete unica». Protto, ricordando che la rete unica è un'opportunità per il Paese, aggiunge anche che va chiarito come e dove farla: «sicuramente nelle aree bianche e forse nelle aree grigie, sicuramente no nelle aree nere dove c'è già concorrenza» SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  4/2/2021

29 Gennaio 2021

Peuterey accelera sulla moda circolare: i piumini si fanno sempre più ecosostenibili

La presidente del brand italiano di outerwear, Francesca Lusini, racconta a SustainEconomy.24, il report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore – Radiocor,  il percorso del gruppo verso materiali riciclati, riciclabili ed ecologici     Il marchio Geospirit 100% ecosostenibile e i prodotti Peuterey ispirati all'economia circolare con la novità dei piumini da materiali rigenerati e recuperati. Francesca Lusini, presidente del gruppo toscano, rappresentante del made in Italy nell'abbigliamento outdoor che prende il nome da una cresta del Monte Bianco, di cui i tre puntini rossi del logo ne sono una riproduzione grafica e con un fatturato da 60 milioni, racconta a SustainEconomy.24, report de Il Sole 24 Ore Radiocor e Luiss Business School, l'impegno per rendere circolare il settore del tessile e della moda. Con l'attenzione al sociale. E un percorso accelerato da pandemia e lockdown.  Sostenibilità, economia circolare: da anni il gruppo Peuterey persegue questa strada. Ce ne parla? «Oggi parlare di sostenibilità è senza dubbio, e aggiungo – finalmente - di tendenza. Il nostro gruppo è stato precursore in tal senso, con il brand Geospirit, che già nel 1990 evocava un nuovo rapporto tra uomo e natura con il claim "la terra ci invita a voltare pagina". Oggi la collezione Geospirit è 100% ecosostenibile, dai tessuti agli accessori, dalle imbottiture alle grucce fino al packaging, e tutti i brand del gruppo Peuterey condividono lo spirito di ricerca dell'eccellenza per realizzare capi di qualità, multifunzionali e durevoli, principi fondanti il paradigma economico circolare. Non vi è alcun dubbio che il settore tessile sia uno dei principali responsabili dell'inquinamento globale, con consumi incredibilmente ingenti: secondo un recente rapporto della European Environment Agency il consumo di abbigliamento, calzature e tessili per la casa nell'Ue ammonta ogni anno a circa 1,3 tonnellate di materie prime e oltre 100 metri cubi di acqua a persona. Ed emerge che ogni cittadino europeo consuma annualmente 26 chili di vestiti – addirittura il triplo rispetto al 1975 – e ne butta via almeno 11 chili. Purtroppo il settore tessile è ancora un sistema economico lineare, nel quale ben poco viene riutilizzato e riciclato: la strada è ancora lunga, ma un cambiamento può e deve essere attuato. Da parte nostra, il percorso è iniziato, e ad oggi, le nostre collezioni sono studiate e realizzate per limitare l'impatto ambientale dei processi, la ricerca è indirizzata verso i materiali riciclati, riciclabili ed ecologici, (ad esempio il nylon rigenerato realizzato dal recupero di materiali di scarto, come le reti da pesca abbandonate negli oceani), lavoriamo per abbattere gli sprechi e quindi l'utilizzo delle discariche e per ridare nuova vita ai nostri tessuti, secondo i principi, appunto, dell'economia circolare. Il nostro impegno per uno sviluppo sostenibile non ha peraltro a che fare solo con l'ecologia, ma anche con la società e l'impegno per le generazioni future. La pandemia e il lockdown hanno accelerato il nostro percorso in tale direzione: scegliamo di instaurare partnership solide e durature lungo la catena del valore con chi condivide i nostri stessi standard e valori. All'interno del Gruppo promuoviamo la parità di genere, perché lo sviluppo del potenziale umano venga garantito a tutti, indistintamente, per il proprio merito. E infine apriamo le porte a giovani talenti, accompagnandoli nell'inserimento nel mercato del lavoro, ma anche a esperte maestranze, che si sono rivelate preziose allo scoppiare dell'emergenza Covid-19: penso per esempio alle sarte che hanno reso possibile una veloce riconversione della linea produttiva al confezionamento di dispositivi medici». Tra le iniziative più recenti avete lanciato Peuterey Recycle e l'accordo tra Geospirit e Temera. Notate una crescita di consapevolezza tra i clienti verso i temi di eco-sostenibilità? «Assistiamo ad una crescente consapevolezza e sensibilità del consumatore nelle sue scelte di acquisto. Il nostro consumatore tradizionale è sempre stato attento a selezionare capi affidabili, di alta qualità e performance. Oggi più che mai, è necessario confermare la sua fiducia, mostrando grande responsabilità nella scelta di materie prime e processi, nella catena di approvvigionamento e nelle iniziative messe in atto per un business più sostenibile. E' in atto un progressivo cambiamento nelle abitudini delle persone; oggi tutte le informazioni sono a potata di mano tramite uno smartphone. Per questo, grazie alla tecnologia messa a disposizione da Temera - "Verified by Virgo" - abbiamo potuto dare accesso via NFC o QR Code, in maniera immediata e trasparente, alle informazioni sui diversi materiali utilizzati nella collezione Geospirit FW20. L'obiettivo è dichiarato nel payoff: you are what you wear, perché crediamo davvero che le scelte di ognuno, anche in fatto di abbigliamento outdoor, possano portare a realizzare il mondo che vogliamo. Per quanto riguardo Peuterey, il progetto Recycle – presentato in anteprima questo inverno su Farfetch e nella boutique toscana di Mantovani - è nato dall'estro del nostro team stile e prodotto proprio durante il periodo del lockdown. Abbiamo accelerato il nostro percorso in tale direzione, approcciando il tema dell'economia circolare, tramite la realizzazione di una serie di piumini limited edition, singolarmente numerati, realizzati con tessuti d'archivio e piuma riciclata e rigenerata, certificata GRS (Global Recycled Standard). Abbiamo dato nuova vita a ciò che consideriamo risorse preziose e non scarti: i tessuti di ricerca, gli accessori da collezione, le imbottiture riciclate che avevamo a disposizione nei nostri archivi. Sono nati così pezzi unici, dall'alto contenuto creativo e timeless nello stesso tempo, che rappresentano appieno i nostri valori e il nostro know-how. Quella che doveva essere un'operazione una tantum, anche grazie al riscontro ottenuto, è diventato un progetto continuativo da inserire in collezione. Ogni stagione, pertanto, inseriremo nuovi modelli, sempre con materiali attinti dai nostri archivi, con l'obiettivo di ridare nuova vita a ciò che era destinato invece ad essere inserito nella categoria ‘sprechi'». Ci siamo lasciati alle spalle un anno difficile e unico. Come vede il 2021 di Peuterey? «Il 2020 ha lasciato profonde cicatrici, che non spariranno con il nuovo anno. Quello che ho augurato ai miei collaboratori è che queste cicatrici ci aiutino a ricordare i valori che abbiamo trovato dentro di noi in questo periodo: la solidarietà, la condivisione, il rispetto per noi stessi e per l'ambiente che ci circonda, e la consapevolezza che tutti noi dobbiamo impegnarci per un cambiamento che non può più tardare. La condivisione di questi valori ci ha aiutato anche a liberare energie creative per i nuovi progetti che abbiamo messo in campo, punto di partenza per un futuro migliore. Il 2021 sarà pertanto un anno di grande impegno, da tutti i punti di vista, ma nello stesso tempo di progetti fecondi ed inventivi importanti. La nostra azienda nasce in Toscana, un territorio in cui l'incanto naturale del paesaggio convive con l'armonia della bellezza dell'arte e la creatività dell'uomo. Nutrendoci di questo equilibrio, vogliamo lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo ricevuto». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 29/1/2021

29 Gennaio 2021

Biagiotti, una storia di famiglia tra materiali naturali, moda e “Be green”

La filosofia della casa di moda e l'attenzione alle materie legate alla sostenibilità raccontate da Lavinia Biagiotti, Presidente e Ceo della maison, alla terza generazione, in un'intervista a SustainEconomy.24, il report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore – Radiocor   La storia di famiglia, l'etica verde e l'attenzione ai materiali naturali e sostenibili. Lavinia Biagiotti, presidente e ceo del gruppo di alta moda, alla terza generazione, racconta a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Radiocor, la filosofia della moda Biagiotti e le scelte fatte fino al motto ‘Be Green'. Ma anche il rapporto speciale con Roma e il progetto di moda ‘Made in Centro'. La moda ha reagito e sta reagendo agli effetti imprevisti del coronavirus, sperimentando e proponendo nuovi format a livello creativo, finanziario e commerciale e il Made in Italy ha dimostrato compattezza, assicura. Parliamo di moda e sostenibilità. Quanto spazio c'è nel vostro settore per scelte sostenibili e coma vanno declinate? E per Biagiotti cosa vuol dire essere sostenibili? «Vivo e lavoro nella campagna romana circondata dal verde sconfinato del Golf Marco Simone, realizzato dalla famiglia, che ospiterà la Ryder Cup nel 2023, in un luogo storico e ‘coltivato'. E' un «ecosistema» che coniuga impresa, cultura e natura, valorizzando il patrimonio del territorio e gli asset del Made in Italy. Interpreto il messaggio di una storia di famiglia e la connessione tra generazioni nella cosciente percezione della contemporaneità, fatta di radici, rispetto e responsabilità con l'impegno costante di disegnare il futuro. Rappresento la terza generazione dell'azienda di famiglia fondata nel 1965 che continua a distinguersi per la sua attenzione alle materie legate alla sostenibilità: mettere lo straordinario nel quotidiano e farlo durare nel tempo, coniugando etica ed estetica, è la filosofia della moda Biagiotti, che utilizza tessuti naturali e da sempre investe nel verde. La stretta connessione tra moda, arte, natura e cultura è al centro della visione del gruppo Biagiotti. Proprio per questo e per lo stretto legame di Biagiotti con la città di Roma, la sostenibilità affonda le sue radici anche nel mecenatismo, sostenuto da un grande senso di responsabilità nel prendersi cura delle persone e del territorio. La prima scelta che ho fatto nel nuovo decennio è stata questa: lavorare con laboratori del Centro Italia, dunque del Lazio e delle regioni del Centro, dando vita ad un vero e proprio progetto che più di Made in Italy sarà Made in Centro. Questa etica del ‘verde' mi ha portato a lanciare già nel 2014 la Collezione Laura Biagiotti eyewear ‘Bio' all'insegna del ‘green-design'. La collezione opera nel rispetto dell'eco sostenibilità attraverso l'utilizzo di un materiale innovativo: la bioplastica M49 di Mazzucchelli. Si tratta di un acetato di cellulosa, polimero derivato dalla cellulosa – il composto organico più diffuso in natura, estratto dalle fibre del cotone e del legno – caratterizzato da una formulazione che prevede esclusivamente l'utilizzo di sostanze ottenute da fonti rinnovabili. M49 è il materiale 100% ecofriendly, biodegradabile e riciclabile che mantiene tutte le caratteristiche estetiche e di performance dell'acetato tradizionale e può essere lavorato senza modifiche al processo produttivo dell'occhiale. ‘Be green' è il motto della collezioni Laura Biagiotti, stampato anche sulle "sciarpe parlanti" della Collezione F/W 21 che fondono il logo e il logos e anche la cifra distintiva del marchio che opera con tessuti naturali. Radici e Riciclo come nella maglia integrale di cashmere di recupero, nelle trecce della tradizione o di totale piana semplicità nei tubini alla caviglia o nei pullover e la pelliccia che più che ecologica è totalmente biodegradabile». Come diceva, la sua maison racconta una importante storia di famiglia e un rapporto speciale con Roma. Quali sono i prossimi progetti? «Interpreto il messaggio di una storia di famiglia e la connessione tra generazioni nella cosciente percezione della contemporaneità, fatta di radici e di rispetto. La storia della nostra azienda e quella della nostra famiglia sono intrinsecamente legate a Roma con una visione e valori che ricordano quelli delle grandi famiglie rinascimentali, in un gioco di rimandi tra etica ed estetica. Roma è il luogo magico che ha lo straordinario potere di darmi quel senso di radici solide e proiezione verso il futuro di cui tutti abbiamo bisogno. Mi piace salire lentamente la Scala Cordonata di Michelangelo, restaurata grazie al contributo dei nostri profumi Laura Biagiotti Roma e Roma Uomo, fare un giro intorno al simulacro di Marco Aurelio per poi rifugiarmi nella terrazza che dà sul Foro Romano, che soprattutto all'ora del tramonto, con sfumature che vanno dal rosa all'oro, regala uno spettacolo unico al mondo. Gratificarmi con un'immersione di bellezza nella mia città mi rende creativa e coraggiosa. Nel 1998, assieme a Laura Biagiotti Parfums e al successo dei profumi Roma e Roma Uomo, Biagiotti Group ha portato agli antichi splendori la Scala Cordonata del Campidoglio disegnata da Michelangelo e i Due Dioscuri che la custodiscono e, in seguito, le Fontane di Piazze Farnese. Nel settembre 2020 è stato annunciato il contributo per il ripristino della Fontana della Dea Roma in Campidoglio, cuore della romanità. Abbiamo pensato più che altro a restituire, a conservare capolavori irripetibili anche per superare il senso di impermanenza della moda: le pietre vanno oltre. Noi combattiamo sempre contro il tempo e in fondo la moda è un foglio bianco sul quale disegnare il futuro». Dopo il drammatico 2020 si è appena aperto un nuovo anno e si ragiona e si lavora sulle strategie per la ripartenza. Cosa serve al settore del fashion? «Mi piace pensare alla bellissima frase di Voltaire ‘Bisogna coltivare il proprio giardino' e quindi occuparci non solo del verde che ci circonda ma anche e soprattutto della bellezza che ci viene affidata in quanto imprenditori italiani. La moda ha insito nel suo dna il tema della fiducia, in questo momento sto lavorando sulle collezioni 20/21 e 2022 quindi io sono portata a credere che ci saranno opportunità per il Made in Italy, certamente c'è stato un impatto violento su almeno due stagioni che sono l'Autunno Inverno 20/21 e la Primavera Estate 2020. Noi però abbiamo fiducia altrimenti non continueremmo a disegnare il futuro. Dobbiamo essere sempre più non solo testimonial ma anche testimoni della bellezza del nostro Paese. La moda è l'impresa che ha nel suo dna il gene della sperimentazione e del cambiamento: ogni 6 mesi, anzi ormai ogni 3, si vive una trasformazione radicale che nasce come processo creativo, e che diventa procedimento industriale. Ritengo che stiamo vivendo una metamorfosi epocale, innescata dalla rivoluzione digitale, che porta con sé la necessità di rivedere linguaggi e format. La moda ha reagito e sta reagendo agli effetti imprevisti, rapidissimi e dirompenti del Coronavirus, facendo leva su ciò che le è più congeniale: sperimentare e proporre nuovi format a livello creativo, finanziario e commerciale. Non esiste una ricetta unica, ma il Made in Italy ha dimostrato subito una certa compattezza nel reagire, nell'investire sulla creatività. Attraverso la ragione e la consapevolezza, mettendo in campo prima fra tutto l'orgoglio della nostra eccellenza italiana, della nostra ‘scienza' insieme a tutti i nostri primati di bellezza, arte e moda. Lanciamo un segnale di ripresa e di riaffermazione del nostro capitale-umano e del potenziale ‘immagine Italia' che oggi più che mai deve essere confermata. C'è un aspetto che può risultare chiave per affrontare questo difficilissimo e delicatissimo guado: la capacità della moda di ‘disegnare il futuro', e questo vale anche per le strategie. Siamo abituati a operare con 12/18 mesi di anticipo, la capacità di creare fiducia, e di guardare al futuro con un atteggiamento costruttivo e positivo, è per noi intrinseca. Dobbiamo dunque contribuire a creare bellezza e fiducia, a farlo con conoscenza, responsabilità e trasparenza. E con uno sguardo attento alle nostre radici, al territorio in cui agiamo e all'ambiente. Be green, un nuovo patto con la natura, è certamente un buon primo passo». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 29/1/2021

29 Gennaio 2021

Monnalisa: dalla sostenibilità a Chiara Ferragni, l'alta moda junior sceglie il green

La sostenibilità è un plus, spiega Sara Tommasiello, il cfo dell'azienda italiana presente in oltre 60 Paesi, a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School. E parla dei progetti e della spinta sull'e-commerce   Monnalisa, una delle prime aziende italiane del settore dell'alta moda per bambini, presente in oltre 60 Paesi con un fatturato di 48 milioni di cui il 67% all'estero , si dedica alla sostenibilità da circa venti anni. La cfo, Sara Tommasiello parla a SustainEconomy.24, report di Radiocor e Luiss Business School, dell'impegno in termini economici, ambientali e sociali con attenzione all'intera supply chain. Ma anche dell'impatto della pandemia e dell'effetto domino per una società presente in tutto il mondo e dei prossimi progetti, dalla collezione con l'influencer Chiara Ferragni alla spinta su digitalizzazione ed e-commerce. Quanto sono conciliabili la sostenibilità con il vostro settore e che cosa fa Monnalisa per la sostenibilità? «E' un percorso che per noi è nato una ventina di anni fa in modo piuttosto naturale e molto graduale che è, poi, il modo per affrontare queste tematiche in modo che diventino un valore intrinseco dell'azienda. Questo macro-tema lo decliniamo con la stessa valenza in termini economici, sociali e ambientali. Questo periodo, con l'emergenza sanitaria ed economico-sociale e ambientale che si porta dietro, ha messo in evidenza la resilienza dei singoli e delle imprese a questi temi. Averli in azienda da tanto tempo è stato un plus, ci ha dato una chiave di lettura, già connaturata con la sostenibilità, per le scelte future. Noi la decliniamo in tutti i versanti. Il tema ambientale, che forse è il meno rilevante perché la nostra produzione è più labour-intensive, pesa comunque, perché abbiamo una presenza capillare in tutto il mondo e lavoriamo sui materiali e sul packaging. Ma vediamo soprattutto un tema di sostenibilità sociale: abbiamo una struttura in Italia ma anche produzione presso fornitori esteri e la cura e l'attenzione che prestiamo sulla supply chain, in tema di diritti e condizioni di lavoro, ora si fa ancora più rilevante. La sostenibilità che raccontiamo con i nostri bilanci integrati vuole essere la fine di un processo che nasce con un sistema di responsabilità e qualità certificati». Una grande attenzione la ponete anche sui giovani. «E' per noi un tema cruciale, abbiamo sempre lasciato aperte le porte della nostra azienda sia dando possibilità di tirocini sia offrendoci come case study per percorsi di studio. Abbiamo adottato anche una policy che coniuga giovani e aspetto sociale: garantiamo a tutti i nostri collaboratori la possibilità di far fare ai propri figli uno stage in azienda in qualsiasi ambito. Un'opportunità sul campo per i giovani». Parlava prima della pandemia e dell'accelerazione verso la sostenibilità. Per quanto riguarda la vostra società la pandemia che cambiamenti ha comportato? «La pandemia a livello di gruppo è stata un evento eccezionale perché avendo una serie di controllate in tutto il mondo è stato una sorta di effetto domino: a partire dall'Asia e poi in Europa e nel resto del mondo, abbiamo chiuso i punti vendita, poi li abbiamo riaperti a singhiozzo. Lo stesso evento abbiamo dovuto confrontarlo con modi diversi di affrontarlo da parte di persone e dei governi, con misure diverse in ogni parte del mondo. Abbiamo cercato soluzioni concrete per garantire il lavoro delle persone ma anche la sostenibilità economica dell'azienda e prima di tutto, mettere in sicurezza tutti. Abbiamo, poi, spinto fortemente sullo smart working che era un sogno nel cassetto e, a fine 2020 abbiamo firmato un accordo, in sede sindacale per lo smart working non emergenziale ma strutturale che offriremo a tutti i dipendenti la cui mansione si potrà coniugare con questa modalità». E' iniziato un nuovo anno. Quali sono i progetti della società? «Un progetto si è già concretizzato ed ora si sta declinando in realtà, mi riferisco all'accordo con Chiara Ferragni per una licenza di prodotto; abbiamo presentato la nuova collezione invernale che contiene già la collezione che andrà nei negozi da maggio, quindi metà anno è già interessato da questa realtà. Poi continueremo fortemente a spingere sulla digitalizzazione aziendale; abbiamo avuto risultati molto positivi in tema di e-commerce e continueremo sulla multicanalità, sul rendere visibili i magazzini ad alcuni retail, sull'e-commerce diretto e indiretto, per moltiplicare la catena di acquisto e avere negozi virtuali ovunque nel mondo. Continuiamo con la digitalizzazione anche in ambito di presentazione delle collezioni, non potendo essere in presenza, e abbiamo realizzato un sistema di virtual show-rooming che ha avuto un importante riscontro. Oltre alla ricerca di prodotti in ottica sostenibile. E stiamo lavorando anche sull'informativa finanziaria non solo con il bilancio integrato ma anche andare verso una sorta di Dnf, seguendo il percorso che stanno delineando Borsa Italiana e anche Consob e anche a livello europeo per estendere strumenti di sostenibilità finanziaria alle pmi. I cantieri aperti sono tanti». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO 29/1/2021

29 Gennaio 2021

Zalando: «Raddoppiano i clienti in cerca di moda green. Dal 2023 il 20% dei volumi da prodotti sostenibili»

La piattaforma leader in Europa di vendite online di abbigliamento vuole essere il motore del cambiamento, come spiega a SustainEconomy.24 di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore - Radiocor, Riccardo Vola, Director Southern Europe e Gift Card di Zalando   Un assortimento sostenibile di 60mila articoli, l'obiettivo di una quota del 20% di volumi da prodotti più sostenibili entro il 2023 e consegne carbon neutral. Zalando, la piattaforma leader in Europa di vendite online di abbigliamento accelera sulla sostenibilità di fronte alla quota di clienti che acquistano green più che raddoppiata nell'ultimo anno.  «Con la pandemia è aumentata la sensibilità dei clienti» spiega Riccardo Vola, director Southern Europe e Gift Card a SustainEconomy.24, report di Luiss Business School e Il Sole 24 Ore Radiocor. Forte di 35 milioni di clienti raggiunti in Europa, nel 2021 lancerà il programma Connected Retail in Italia per supportare i negozi fisici che hanno sofferto durante il lockdown e mira a triplicarne la quantità nell'anno. Anche la moda sta perseguendo un cammino di sostenibilità. Che cosa significa sostenibilità per Zalando e quali sono i vostri impegni? «La sostenibilità è un elemento chiave per Zalando: significa bilanciare la crescita economica con il potenziale impatto che abbiamo sulle persone e sull'ambiente e crediamo sia estremamente importante che l'intera industria si muova nella stessa direzione. In qualità di piattaforma leader in Europa - e con l'obiettivo di diventare lo Starting Point for Fashion - ci impegniamo ogni giorno a contribuire al processo, aumentando la consapevolezza e il coinvolgimento nella moda sostenibile. Vogliamo permettere ai nostri clienti di fare scelte più responsabili e incentivare i brand a produrre questo tipo di offerta. Siamo consapevoli che c'è ancora molto da fare, ma vogliamo essere il motore di questo cambiamento insieme ai nostri partner. Per rispondere a questo abbiamo già portato il nostro assortimento sostenibile da 27 mila a oltre 60 mila articoli dall'inizio dell'anno scorso, e abbiamo deciso di accelerare il nostro impegno anche in risposta alla crescita straordinaria nella domanda dato che la quota di clienti attivi che acquistano moda più sostenibile è più che raddoppiata. I nostri clienti, per esempio, sono ora in grado di acquistare Beauty in modo ancora più sostenibile, poiché è stata introdotta una etichetta di sostenibilità nella categoria che permette ai clienti di scegliere tra circa 1.000 prodotti di bellezza con attributi come biologico, naturale, meno imballaggi, rispettoso delle foreste, biodegradabile o gentile con gli animali. Inoltre, Zalando ha lanciato la sua nuova categoria Pre-owned a settembre, consentendo ai clienti di acquistare e scambiare moda pre-owned con un livello di convenienza senza pari. L'accelerazione che abbiamo voluto dare a questo grande impegno si è tradotta nei circa 600 milioni di euro di GMV (valore lordo della merce) di moda più sostenibile nella prima metà del 2020, o in circa il 15% del GMV totale, facendo avvicinare l'azienda all'obiettivo del 20% entro il 2023. Insomma con la nostra strategia sulla sostenibilità "do.MORE" ci siamo posti l'ambizioso obiettivo di diventare una piattaforma di moda sostenibile, con un impatto netto positivo per le persone e il pianeta. Fin dal lancio del progetto, tutte le nostre operazioni, così come tutte le consegne e i resi, sono diventati carbon neutral. Ci siamo poi concentrati sugli imballaggi utilizzati per le spedizioni, utilizzando esclusivamente scatole realizzate con materiali riciclati al 100% e buste composte dall'80% di plastica riciclata; mentre le beauty bags sono convertite a carta riciclata al 100%. Ci siamo posti come obiettivo l'utilizzo di imballaggi in grado di ridurre al minimo gli sprechi e di consentire il recupero dei materiali, eliminando l'utilizzo della plastica monouso». Avete reso obbligatori per i brand con cui collaborate alcuni standard etici. Ce ne parla? «Vogliamo essere d'esempio per l'industria della moda. Al fine di avere un impatto positivo sull'intera catena del valore, Zalando si impegna a far sì che il 90% dei suoi partner chiave stabilisca obiettivi basati sulla scienza: si tratta di un piano concreto per ridurre l'impronta di carbonio in linea con l'accordo di Parigi e rendere obbligatoria la valutazione della sostenibilità per le private label e i brand partner. Tra gli obiettivi che ci siamo posti c'è anche quello di estendere il ciclo di vita dei capi attraverso la nostra offerta di articoli usati e la nostra app Zalando Zircle. Inoltre, insieme alle piattaforme Fashion for Good e circular.fashion, abbiamo recentemente lanciato il progetto pilota "redeZIGN for Circularity", con la nostra prima esclusiva capsule collection di cinque capi appositamente studiati per essere riutilizzati e riciclati, nel rispetto delle linee guida per la riciclabilità di circular fashion». Sulla vostra piattaforma sono riconoscibili i prodotti sostenibili? «La nostra etichetta sostenibile esiste dal 2016 per contrassegnare articoli sostenibili, come quelli realizzati con materiali riciclati o cotone biologico. Il nostro obiettivo per il 2023 è generare il 20% del nostro volume di articoli con prodotti più sostenibili. Con "redeZIGN for Circularity", i clienti possono anche scansionare un codice QR, Circularity.ID, sull'etichetta e ricevere immediatamente maggiori informazioni sulla composizione e la produzione del capo, istruzioni per la cura e cosa possono fare per prolungare la vita o riciclare il prodotto dopo il suo utilizzo». Che cosa è cambiato con la pandemia nel vostro settore? Avete notato un nuovo atteggiamento da parte dei clienti? «C'è uno slancio e una domanda di cambiamento e la necessità che l'intero settore della moda si trasformi. E noi, insieme ai nostri partner, vogliamo essere il motore di questo cambiamento e permettere ai nostri clienti di fare scelte ancora più sostenibili. Vediamo aumentare enormemente il numero di clienti che acquistano moda più sostenibile. Oggi più del 40% dei clienti di Zalando ha acquistato moda più sostenibile, rispetto al 20% del primo trimestre del 2020 e al 35% del secondo trimestre. Inoltre, secondo un sondaggio interno, il 34% dei nostri clienti ha detto che alla luce della pandemia di coronavirus, la sostenibilità è diventata ancora più importante». Il 2020 è stato un anno difficile ma importante per Zalando. Cosa vi aspettate dall'anno appena iniziato? «Nel 2021 lanceremo il programma Connected Retail in Italia per supportare i negozi fisici che hanno sofferto durante il lockdown e contribuire significativamente alla transizione della piattaforma. Ad oggi, Connected Retail è già diventata la più grande piattaforma europea per i negozi di moda con circa 2.000 negozi attivi collegati e Zalando mira a triplicarne la quantità nel 2021. Siamo stati fondati durante una crisi, nel 2008. Ciò che abbiamo imparato è ancora oggi nel Dna della nostra azienda: ogni crisi offre infatti delle opportunità, e la più grande opportunità è quella di crescere. Il 2020 è stato un anno significativo per Zalando. Stando ai dati attualmente disponibili, ovvero quelli relativi al terzo trimestre, Zalando ha registrato una crescita eccezionalmente forte e redditizia. Il Gross Merchandise Volume e il fatturato sono aumentati rispettivamente del 29,9% e del 21,6%, a 2,5 e 1,8 miliardi di euro. Nello stesso periodo, Zalando ha raggiunto un Ebit rettificato pari a 118,2 milioni o un margine del 6,4%. Come risultato del volume di vendita (sell-through) eccezionalmente forte nella primavera/estate, Zalando ha rilasciato un'indennità di valutazione dello stock (inventory valuation allowances) per un importo di 35 milioni, creando un effetto una tantum che ha impattato positivamente sul rendimento economico. Nella seconda metà del 2020 abbiamo incrementato in maniera significativa anche la nostra customer base. Sulla strada per diventare lo Starting Point for Fashion, ad oggi, serviamo più di 35 milioni di clienti attivi in tutta Europa (una crescita del 20,4% rispetto all'anno precedente) ». SFOGLIA IL REPORT COMPLETO  29/1/2021

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